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Sherlock Holmes e l’aborigeno australiano
Sherlock Holmes e l’aborigeno australiano
Sherlock Holmes e l’aborigeno australiano
E-book99 pagine1 ora

Sherlock Holmes e l’aborigeno australiano

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Info su questo ebook

Giallo - racconto lungo (42 pagine) - Un uomo cade assassinato davanti al 221B di Baker Street.


Un uomo dall’aspetto selvaggio si presenta al numero 221B di Baker Street; aprendogli la porta, Holmes e Watson lo vedono morire davanti a loro, assassinato. Ben presto si rendono conto che si tratta di un aborigeno australiano. Forse, però, la soluzione al mistero del suo omicidio si trova non in quel lontano Paese ma molto più vicino a Londra…


John A. Little è uno scrittore irlandese freelance che ha pubblicato molti articoli su riviste e scritto due libri di saggistica, due thriller ambientati nel mondo dei Sistemi Informativi, un'autobiografia comica, una rappresentazione teatrale, dieci sceneggiature e diciassette storie di Sherlock Holmes.

LinguaItaliano
Data di uscita8 nov 2022
ISBN9788825422238
Sherlock Holmes e l’aborigeno australiano

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    Anteprima del libro

    Sherlock Holmes e l’aborigeno australiano - John A. Little

    Sherlockiana

    A cura di Luigi Pachì

    Delos Digital

    John A. Little

    Sherlock Holmes e l’aborigeno australiano

    RACCONTO LUNGO

    Traduzione di Marco Piva

    ISBN 9788825422238

    © 2016

    Titolo originale: Sherlock Holmes And The Shepherds Bushman

    Edizione ebook © 2022 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano

    Versione: 1.0

    Traduzione di Marco Piva

    Copertina di Dante Primoverso

    Collana a cura di Luigi Pachì

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.

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    Grazie, da parte di Delos Digital, dell'autore del libro e di tutti coloro che vi hanno lavorato.

    Indice

    Copertina

    Il libro

    L'autore

    Sherlock Holmes e l’aborigeno australiano

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

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    Il libro

    Un uomo cade assassinato davanti al 221B di Baker Street.

    Un uomo dall’aspetto selvaggio si presenta al numero 221B di Baker Street; aprendogli la porta, Holmes e Watson lo vedono morire davanti a loro, assassinato. Ben presto si rendono conto che si tratta di un aborigeno australiano. Forse, però, la soluzione al mistero del suo omicidio si trova non in quel lontano Paese ma molto più vicino a Londra…

    L'autore

    John A. Little è uno scrittore irlandese freelance che ha pubblicato molti articoli su riviste e scritto due libri di saggistica, due thriller ambientati nel mondo dei Sistemi Informativi, un'autobiografia comica, una rappresentazione teatrale, dieci sceneggiature e diciassette storie di Sherlock Holmes.

    Dallo stesso autore

    John A. Little, Sherlock Holmes e il lupo mannaro di Richmond Sherlockiana ISBN: 9788825417463 John A. Little, Sherlock Holmes e il cannibale di Holland Park Sherlockiana ISBN: 9788825417555 John A. Little, Sherlock Holmes e la loggia massonica di Battersea Sherlockiana ISBN: 9788825421880 John A. Little, Sherlock Holmes e la strega di Clapham Sherlockiana ISBN: 9788825421958 John A. Little, Sherlock Holmes e l’omicida di Notting Hill Sherlockiana ISBN: 9788825422085 John A. Little, Sherlock Holmes e le voci bianche scomparse Sherlockiana ISBN: 9788825422139

    1

    – Asso di fiori – aprì Sherlock Holmes, aspirando energeticamente dalla pipa.

    – Asso di quadri – sussurrò Jasper Lestrade con aria nervosa.

    – Asso di picche – continuai, diligente.

    – Due di cuori.

    – Uno, senza atout. – Il volto tetro di Holmes si aprì in un sorriso degno di un folle.

    – Tre di cuori. Ehm. – Come sempre, Jasper seguiva quello che faceva Lily.

    – Eh… tre senza atout? – Cosa stava cercando di dirmi il mio compagno di gioco con un codice tanto oscuro?

    – Quattro senza atout.

    – Sette senza atout.

    – Passo.

    – Passo. – Accidenti! Un grande slam! Tipico di Holmes.

    – Raddoppio. – Lily alzò la posta in maniera aggressiva.

    – Alzo e raddoppio – rispose Holmes, quasi con brutalità.

    – Passo.

    – Passo – ripetei.

    – Tutti e tredici? Raddoppiati e alzati? Mi sembra un po’ poco prudente, Holmes, siamo già in rosso di tremilaquattrocentosettantacinque punti; perché, poi, tocca sempre a me giocare la mano del morto? – brontolai sconsolato sistemando le carte sul tavolo in quattro file verticali.

    – Non c’è risposta a una domanda di una tale profondità – rispose il grande investigatore, provocando l’ilarità di Jasper Lestrade e di Lily Hudson.

    – Molto divertente. – Mi versai un altro brandy e, per la quinta volta quella sera, mi alzai afferrando il bastone e zoppicando fino alla finestra, dove potei nascondere il fastidio osservando i passanti lungo Baker Street. Ora che avevo raggiunto la bella età di settantaquattro anni, la ferita che avevo subito a Maiwand era peggiorata a tal punto che avevo continuamente bisogno di un supporto per muovermi; mi ritrovai a invidiare chi passeggiava piacevolmente in quella nebbiolina di novembre. L’inverno del 1926 si stava dimostrando uno dei più miti mai registrati.

    Da quando avevano fatto ritorno dal viaggio di nozze, due mesi prima, la nostra partita settimanale di bridge con l’investigatore di Scotland Yard, figlio del nostro vecchio amico George, e sua moglie, la nostra governante Lily Hudson, era diventato un momento di sollievo per Holmes, se non per me. Sin dal caso, molto frustrante, dei segugi di Hammersmith e dalla successiva morte di Irene Adler, il mio amico e collega era davvero depresso. Il tempo gli pesava, e l’assenza di omicidi interessanti lo aveva spinto a tornare ad assumere quotidianamente una soluzione al sette per cento di cocaina. Avevo abbandonato l’impresa di cercare di controllare il suo orribile vizio: all’età di settantadue anni, aveva pieno diritto di distruggere il proprio corpo se lo desiderava.

    Continuai ad assaporare l’eccellente Hennessy con la mia sesta pipa di tabacco Arcadia di quel giorno mentre, alle mie spalle, gli altri tre giocavano rumorosamente. Guardando fuori dalla finestra sentii per un istante un senso di perdita ripensando alle splendide lampade a gas sibilanti, ormai del tutto rimpiazzate da quelle moderne, elettrice, silenziose. L’atmosfera di Baker Street sembrava completamente cambiata; le ombre non si muovevano. Cambiamento, cambiamento, cambiamento. Ma per quale motivo?

    Quando Holmes vinse, come prevedibile, il grande slam, Jasper chiese: – Ma come ha fatto? Come poteva sapere quali carte ci fossero nelle mani mie e di Lily, e in quelle del dottor Watson? Ha forse sviluppato la visione a raggi X, o forse è un mago?

    – Nessuna di queste opzioni – rispose il grande investigatore; raccolse le carte e le mescolò, passandole poi a Lestrade. – Poiché non ho avuto di meglio da fare, e dato che perdere non mi piace per nulla, ho passato un po’ di tempo a studiare il sistema di bridge a contratto che Vanderbilt ha pubblicato qualche mese fa in un’edizione del New York Times. Inoltre, conosco tanto bene il nostro buon dottore che sono in grado di leggergli nel pensiero, in particolare se continua a sedersi di fronte allo specchio che è lì, sul muro alle sue spa…

    – Holmes! – esclamai. – Venga qui subito!

    Avevo notato una figura gigantesca che incespicava sul marciapiede dall’altra parte della strada; sembrava sul punto di crollare a terra dove si trovava. Invece si fermò in mezzo alla via, nel traffico, e mi guardò con un’aria di intenso disprezzo scuotendo il pugno chiuso nella mia direzione prima di andarsene con la stessa andatura di prima, del tutto noncurante dei clacson che suonavano e dell’ira degli autisti. Quello che mi aveva fatto sussultare era la sua densa

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