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Pranoterapia e Prano-pratica: tecniche avanzate
Pranoterapia e Prano-pratica: tecniche avanzate
Pranoterapia e Prano-pratica: tecniche avanzate
E-book468 pagine5 ore

Pranoterapia e Prano-pratica: tecniche avanzate

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Info su questo ebook

Il volume propone una continuità didattica con il precedente Biopranoterapia, ma, mentre quest’ultimo era stato scritto in forma di manuale progressivo (nei contenuti teorici e nelle applicazioni pratiche) ed era adatto ai principianti, Pranoterapia e prano-pratica vuole essere, invece, un libro “sferico” dedicato a chi ha già esperienza nel campo del prana e vuole acquisire nuovi elementi di conoscenza e nuove metodologie operative. “Sferico” perché in realtà ogni capitolo può essere letto da solo, senza un ordine cronologico. Come in un’arancia, i suoi spicchi, le parti, sono interconnesse tra loro ma senza un ordine progressivo da rispettare. Si può iniziare, infatti, da qualsiasi capitolo, essendo ognuno collegato da ampi riferimenti con gli altri. Ciò che unisce il tutto, la “buccia” cioè, è la Prima parte, dedicata all’Immaginazione creativa e all’Intuizione. Compresi e assimilati questi importanti e fondamentali strumenti operativi, tutto il resto può essere studiato e messo in pratica scegliendo via via le tecniche avanzate, esposte nella Terza parte (“La prassi”), più consone alla propria esperienza e consapevolezza operativa, oppure gli studi e le ricerche scientifiche di cui si parla nella Seconda parte (“La conoscenza”). La Quarta parte, poi, riporta delle “schede operative” che utilizzano le Tecniche Avanzate e, per finire, una ricca Appendice riferisce la situazione legislativa nazionale e regionale, in merito alle Discipline del Benessere (DBN) chiamate anche, in alcuni Decreti Legge, Discipline Olistiche per la Salute (DOS). Un volume, quindi, a tutto tondo, da cui emerge una visione olistica del prana, dono dell’uomo per l’uomo.
LinguaItaliano
Data di uscita16 dic 2013
ISBN9788827224021
Pranoterapia e Prano-pratica: tecniche avanzate
Autore

Gabriele Laguzzi

Presidente dell’Associazione ALARO (Archigymnasium Luigi Lapi ad Reparandam Omoestasim) di Firenze, da oltre trent’anni opera nel campo della prano-pratica, della bioenergetica (bio-pranoterapia) e delle discipline olistiche. Nell’ambito delle discipline del benessere e della bioenergia ha ideato e realizzato varie collaborazioni e progetti rivolti al recupero dalla tossicodipendenza, agli anziani e ai Centri diurni di accoglienza, ottenendo risultati incoraggianti e utili a dimostrare la valenza del prana come supporto e integrazione ai percorsi terapeutici della medicina ortodossa e della medicina complementare. Con il suo precedente volume, Biopranoterapia (Edizioni Mediterranee), ha fornito agli operatori un valido strumento teorico-pratico per un responsabile e consapevole approccio all’arte pranica. Musicista, ha pubblicato anche il libro Musica delle culture extraeuropee, che pone l’accento sul potere terapeutico del suono nelle diverse tradizioni e culture.

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    Anteprima del libro

    Pranoterapia e Prano-pratica - Gabriele Laguzzi

    COPERTINA

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    Pranoterapia e prano-pratica

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    Tecniche avanzate

    Gabriele Laguzzi

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    Copyright

    Pranoterapia e prano-pratica - Tecniche avanzate

    di Gabriele Laguzzi

    ISBN 978-88-272-2402-1

    Prima edizione digitale 2013

    © Copyright 2013 by Edizioni Mediterranee

    Via Flaminia, 109 - 00196 Roma

    www.edizionimediterranee.net

    Versione digitale realizzata da Volume Edizioni srl - Roma

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    Dedica

    Albero di salde e generose radici e poderosi rami,

    ai miei genitori

    e ai miei figli

    Presentazione - Per un nuovo umanesimo

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    Erede del fondativo Biopranoterapia, apparso nel 2004, questo nuovo contributo di Gabriele Laguzzi va anche oltre le promesse pur rilevanti del titolo, che ne annunciano la natura di manuale teorico-pratico per pranoterapeuti già sperimentati. Qui, infatti, nel nome di una visione olistica dell’uomo come microcosmo in un universo col quale deve imparare a sintonizzarsi come in un tutto armonico e interagente, si dischiudono all’operatore cui è ufficialmente destinato i saperi pratici acquisiti dall’Autore in decenni di attività terapeutica nell’ambito delle discipline del benessere, ma ogni volta preceduti e introdotti da una serie di riflessioni teoriche pertinenti all’argomento via via trattato, che oscillano con eclettica naturalezza tra l’esposizione dei risultati delle ricerche più aggiornate in ambito, ad esempio, d’onde elettromagnetiche o di psicologia sperimentale da una parte e il recupero dei capisaldi filosofico-religiosi delle culture tradizionali, sia occidentali, sia, ancor più, orientali, dall’altra. Ed è facile riconoscere che tale cospicua, propedeutica presenza di informazioni e di approfondimenti (che valgono al tempo stesso come suggerimenti, aprendo ogni poco inattesi spiragli verso la scoperta di nuovi orizzonti, vale a dire di nuove relazioni e interrelazioni all’interno di contesti d’ogni ordine e grado: da singolo all’universo) rende interessante e fruibile il lavoro anche ai non addetti – purché in grado di apprezzare e condividere quel senso di serena, rispettosa apertura verso l’altro e verso il mondo intero, intesi entrambi come entità sacre e preziose, che permea ogni sua pagina, ogni sua riga.

    Di fatto, Pranoterapia e prano-pratica si presenta come un contributo rilevante all’interno di quella sorta di nuovo umanesimo che da qualche decennio promuove, in un contesto di segno contrario, tragicamente rassegnato alla guerra e al predominio degli interessi economici su ogni altro ideale, il convergere verso un unico centro ideale di tutto ciò che di non-rassegnato si sta elaborando in vari ambiti della scienza in ogni parte del mondo. Tale nuovo umanesimo sostiene i valori della pace, fa propria la coscienza planetaria maturata da oltre un trentennio attorno all’ipotesi Gaia (James Lovelock, Gaia. A New Look at Life on Earth: L’intera gamma della materia vivente sulla terra, dalle balene ai virus e dalle querce alle alghe, può essere considerata come costituente una singola unità vivente), sostiene la priorità della qualità della vita considerata, anche dal punto di vista economico, un problema non più individuale, bensì sociale, e per la quale è indispensabile dare all’interiorità un peso almeno pari, se non, potendo, superiore a quello attribuito all’esteriorità, propugna, infine, la necessità di un’apertura matura e disponibile alle medicine tradizionali cosiddette, impropriamente, alternative, medicine che per la loro stessa essenza considerano l’essere umano come sistema interdipendente, in cui la salute corporea non è separata – né separabile – da quella mentale, emozionale, esistenziale e coscienziale, così come un organo non è isolato dagli altri e dall’intero organismo (E. Cheli-N. Montecucco, I creativi culturali. Persone nuove e nuove idee per un mondo migliore, Xenia, Milano 2009, p. 106).

    Va aggiunto che, nel suo complesso, l’efficacia di Pranoterapia e prano-pratica è legata a un forte senso della missione, a un entusiasmo non di circostanza che spiega anche la qualità intellettuale e umana dell’esperienza da cui il lavoro è nato. L’augurio che scaturisce spontaneo nel lettore non di parte è che queste pagine di Gabriele Laguzzi favoriscano, oltre al resto, un ulteriore passo di avvicinamento delle pratiche pranoterapeutiche e del benessere a quel riconoscimento ufficiale da parte degli amministratori che non può più ormai ragionevolmente tardare.

    Gioachino Chiarini

    Progetto "Medicine dell’anima"

    Gioachino Chiarini, già professore ordinario di Letteratura Italiana e Storia del Teatro Classico nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena, è autore di numerose pubblicazioni sull’epica classica, la storia della filologia classica, il teatro classico e moderno. Attualmente è direttore della Scuola di Dottorato Logos e Rappresentazione. Studi interdisciplinari in Letteratura, Estetica, Arti e Spettacolo, presidente del-l’Associazione Warburg Italia (fondata nel 1999 dal Comune e dall’Università di Siena); delegato del Rettore per la Produzione culturale e referente d’Ateneo per il progetto Mediterraneo e Oriente. Lingue Culture Religioni.

    Presentazione

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    Un libro è scritto con le stesse frasi che siamo soliti impiegare per descrivere la realtà che ci circonda. I pensieri si modellano sulle nostre parole e la sfida è il raggiungimento della capacità di applicare e trasmettere le nostra conoscenza e comprensione nella vita nostra e in quella degli altri.

    Questo non è un libro per terapisti o per non-terapisti, è piuttosto un libro per le menti curiose di svelare l’interdipendenza e la complementarità fra la conoscenza e la sua applicazione, come è scritto nelle antiche scritture vediche Gyana e Vigyana.

    La vita dell’Autore è dedicata, ormai da anni, ad applicare le proprie esperienze terapeutiche alla vita concreta e a quella psicofisica, per cercare di trasformare la vita stessa e la realtà esteriore. Questa energia di Verità e Coscienza è la sola energia che può produrre una trasformazione dinamica davvero integrale e irreversibile della materia.

    Il condurre – come dice Steiner – lo spirituale che è nell’uomo allo spirituale che è nell’universo significa dunque condurre l’intelletto alla natura vivente, il conscio all’inconscio, il soggetto all’oggetto o l’ego al non-ego.

    Personalmente, come musicista, ho cercato di porgere dei piccoli contributi sul rapporto su frequenze sonore e risonanza, studio che porto avanti parallelamente alla mia attività di compositore; nella mia musica il percorso che seguo è una gerarchia di valori basata sull’introspezione, sostenuta dall’ascolto e infine dalla sperimentazione in collaborazione con esperti – come Laguzzi – che mi permettono di capire non solo l’effetto del mio lavoro sonoro ma principalmente l’utilità: l’arte, come diceva Bohm, è l’implicito che si cela oltre la realtà esplicita.

    Concludendo, desidero perciò invitare quanti vogliono praticare la scienza della consapevolezza a meditare, leggendo questo libro, sull’intimo nesso che lega la conoscenza teorica a quell’evento che possiamo chiamare conoscenza sperimentata.

    Fabio Pianigiani

    Siena, primavera 2011

    Fabio Pianigiani, musicista e compositore di fama internazionale, ricercatore del suono e docente di Teorie e Tecniche della Produzione Musicale alla Facoltà di Lettere e Filosofia – Dipartimento di Scienza della Comunicazione – dell’Università di Siena, è altresì socio fondatore del CSB (Centro Studi Bhaktivedanta), dove approfondisce la natura del suono e il suo rapporto con la meditazione Bhakti Yoga.

    Introduzione

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    Questo volume è nato per la continuità didattica con il mio precedente Biopranoterapia¹. Ma, mentre il precedente è stato scritto in forma di manuale progressivo, nei contenuti teorici e nelle applicazioni pratiche, e adatto, quindi, ai principianti della nostra arte, l’attuale vuol essere invece un libro sferico, utilissimo, quindi, per chi ha già esperienza nel campo del prana e voglia acquisire nuovi elementi di conoscenza e nuove metodologie operative. E altresì è valido supporto di studio e di riflessione per tutti coloro che vogliano approfondire – a vari livelli – la personale conoscenza della bioenergia.

    Lo chiamo libro sferico perché in realtà ogni capitolo può essere letto da solo, senza un ordine cronologico: immaginiamolo, quindi, come un’arancia (il tutto) e i suoi spicchi (le singole parti). Ogni parte è interconnessa con le altre e non c’è un ordine progressivo da rispettare. Si può iniziare, infatti, da qualsiasi capitolo, essendo ognuno collegato da ampi riferimenti con tutti gli altri.

    L’insieme comune, il legame che unisce tutto (la buccia), è la parte prima (la luce del cuore), dedicata all’immaginazione creativa e all’Intuizione: compresi e assimilati questi importanti e fondamentali strumenti operativi, tutto il resto può essere studiato e messo in pratica scegliendo via via – e senza un ordine cronologico – le tecniche avanzate esposte nella terza parte (la prassi) più consone alla propria esperienza e consapevolezza operativa.

    Ugual discorso vale per la seconda parte (la conoscenza) dove sono riportati studi e ricerche scientifiche, e anche considerazioni personali, utili e necessarie per una individuale dotazione culturale che possa in qualche modo iniziare a dare spiegazioni (e/o approfondirle) e supporti razionali a tutto il nostro operare in stato Alfa!

    In tal modo si potranno comprendere meglio anche tutte quelle fenomenologie pseudo-magiche-spiritualiste che si confondono e si mescolano (per ignoranza) con il nostro mondo pranico, come ad esempio la cura a distanza, o la percezione sottile dello stato energetico del prossimo.

    Fenomenologie che iniziano a trovare spiegazioni anche nelle nuove scienze ma che tuttora, sovente, vengono descritte e spiegate con riferimenti ai soliti stantii e devianti limiti di un sedicente occultismo/esoterismo ancora molto – purtroppo – diffuso tra la popolazione, grazie anche all’attività di ciarlatani e truffatori.

    Occorre riportare tutto all’uomo: è lo scopo principale di questo libro.

    Riportare tutto all’uomo con trasparenza di intenti, seria ricerca e dedicata operatività; perché solo dopo una personale e vera maturazione della coscienza l’uomo può iniziare a guardare il Cosmo con occhi nuovi e non accecati da illusioni e credenze mistificanti e, soprattutto, da un abbondante grado di ignoranza delle cose che crede, invece, di conoscere, possedere e usare. Prana compreso.

    Nella quarta parte sono riportate le schede operative² che utilizzano le nostre tecniche avanzate e, in ultimo, una ricca Appendice riferisce la situazione legislativa nazionale e regionale, in riferimento alle Discipline del Benessere (DBN) chiamate anche, in alcuni ddl, Discipline Olistiche per la Salute (DOS).

    E, in particolare, è esposta tutta la documentazione, unica in Italia, dell’esperienza toscana e del lavoro svolto fin qui con le Istituzioni regionali: un’importante rassegna di manifestazioni ed eventi che coinvolgono la nostra arte pranica, le istituzioni e i cittadini e che possono essere benissimo di esempio e di stimolo per la sempre auspicata legge nazionale del settore. In particolare sono riportati i rapporti finali dei progetti effettuati con il prana nell’ambito del recupero dalla tossicodipendenza e nei centri per anziani.

    Un volume a tutto tondo, dove emerge la visione olistica del prana: dono dell’uomo per l’uomo.

    Parliamo di pranoterapia (e prano-pratica) olistica perché l’operatore del prana non può prescindere, ormai, dalla complessa semplicità con cui la Vita si presenta a lui: vita che si manifesta in lui e nelle sofferenze di chi si affida alle sue mani.

    Il sentire intuitivo che possiede gli permette – quando emerge – di cogliere nell’attimo del presente tutto l’esistente di ogni essere: è come cogliere il senso del cielo semplicemente guardandolo, anziché contarne all’infinito… tutte le stelle.

    Occorre quindi aprire il cuore all’intuizione, leggendo e rileggendo anche le parti più ardue e di difficile comprensione immediata: coglierne il senso sottile e poi – solo poi – passare alla messa in opera delle varie tecniche. E valutarne, infine, i risultati concreti.

    In tal modo l’immaginazione creativa non diviene fantasia fiabesca e, contemporaneamente, la tecnica applicata (supportata dalla teoria e dalla conoscenza) si riempie e si vitalizza con i contenuti energetici e dinamici della vita stessa.

    Questo è il nostro operare olistico, complessivo, unitario, sferico, dove teoria e pratica si compenetrano a vicenda e vivono l’una dell’altra, per lo scopo comune che è e rimane il bene dell’uomo.

    Oratorio e Laboratorio, come direbbero gli alchimisti. Ora et labora, secondo le regole conventuali.

    Un’ultima considerazione.

    Alcune delle nostre tecniche avanzate sono senza dubbio di confine e richiedono, come abbiamo fatto intendere, prudenza, umiltà, costanza e dedizione. Oltre alla presenza e all’esperienza confortante e illuminante di un Istruttore, fino a che non si sappia nuotare da soli!

    Non bisogna aver fretta di realizzare e nemmeno strafare: e non è nemmeno da buttare alle ortiche la metodologia ordinaria che ognuno ha saputo costruirsi e strutturarsi, acquisita nel tempo con la pratica e l’esperienza.

    Sia ben chiaro: bastano e avanzano tutte le metodologie ordinarie; e quanto ognuno ha acquisito e consolidato nel tempo con la propria esperienza! Non è necessario – se non c’è una spinta interiore – indagare e ricercare in altri campi.

    Ma nello stesso tempo occorre sottolineare che le tecniche avanzate proposte, oltre a fornire strumenti magari nuovi e non da tutti utilizzati, hanno lo scopo ambizioso di far progredire la professionalità complessiva (olistica) dell’operatore del prana insieme anche alla personale consapevolezza interiore d’esser uomo, proponendo inoltre conoscenze nuove e comparate tra loro nei diversi campi dell’esperienza umana: come suono, musica, colore, biologia, bio-fisica, ricerche d’avanguardia nell’ambito delle nuove scienze ecc.

    Poco a poco la Natura saprà svelare al ricercatore paziente e perseverante nuove vie da percorrere con sicurezza e determinazione, avendo però sempre ben chiaro davanti la mappa dei limiti e delle capacità personali fin qui acquisite e consolidate dall’esperienza.

    Sono sempre i fatti concreti e i risultati tangibili – lo ripeto – a farci capire la bontà del nostro operare.

    Le tecniche – per quanto avanzate siano – da sole (e fini a se stesse) non portano da nessuna parte, se manca l’adesione e la partecipazione del cuore: che è la sede dell’Intelligenza che deve illuminare la via e istruirci sottilmente man mano che procediamo.

    Le tecniche avanzate, illuminate da questa Luce, non sono altro che i mezzi con cui, aiutando gli altri, di-sveliamo gradualmente il meraviglioso Universo che è celato e occultato in noi e che ci permette di andare incontro alle sofferenze del prossimo per cercare di lenirle veicolando quella forza che, come dice Dante, "move il Sole e l’altre stelle".

    Amor Est Salus.

    Una volta acquisite, le tecniche avanzate diventano loro stesse usuali e necessitano di ulteriore progresso… di altre tecniche avanzate, e così via.

    Pian piano assimiliamo e diventiamo l’Universo ignoto che è in noi; come diventa noi il pane che mangiamo ogni giorno.

    Le tecniche avanzate, divenute mezzo di crescita e di evoluzione personale, ci aiutano prima a guardare e a osservare il Cielo interno, poi a raggiungerlo e, infine, a diventare uno con esso: così aggiungiamo un altro passo del cammino verso la comprensione di Dio e della sua Verità.

    Gabriele Laguzzi

    Primavera 2011

    Ringraziamenti

    Ringrazio sentitamente Gioachino Chiarini e Fabio Pianigiani

    (docenti presso l’Ateneo senese)

    per le presentazioni fatte con disponibile spirito e amichevole sentimento

    e dalle quali traspare, evidente, un comune sentire

    nei confronti della Vita e dell’Uomo.

    Prima parte - La luce del cuore

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    Amor Est Salus

    1. L’immaginazione creativa

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    1.1. Premessa

    Sovente, quando la velocità del pensiero sorprende noi stessi che stiamo pensando, stentiamo a immaginare qualcosa di più veloce, di più simultaneo delle nostre idee e immagini che scaturiscono sincrone con la nostra medesima volontà di pensare/ideare proprio quel concetto e proprio quell’immagine: la realtà virtuale del nostro sistema-uomo è probabilmente più avveniristica e progressiva di quella stessa realtà virtuale che abbiamo creato per mezzo del computer: internet.

    La conoscenza – e poi l’uso adeguato – di quell’importante strumento che si chiama immaginazione creativa è fondamentale per capire e comprendere la nostra esistenza e la nostra vita e le modalità di approccio a essa insieme alle possibilità di modificarne aspetti e situazioni.

    L’immaginazione è, infatti, un vero potere creativo, un dono che ci viene da Dio per poter costruire ed edificare la nostra vita, come veri e propri artigiani della materia e dell’energia che la permea: un potere che è quindi divino ma che può tendere anche al diabolico a seconda dell’uso che noi ne facciamo.

    L’immaginazione creativa è, infatti, come il fuoco che scalda, cuoce o distrugge a seconda delle intenzioni e dell’intelligenza di chi lo maneggia.

    Per questo un’opportuna conoscenza è indispensabile per l’uomo che attraverso questo potere/dono immaginativo può divenire libero o rimanere schiavo e prigioniero delle immagini che ha e/o si è fatto di sé durante la propria esistenza.

    Infatti, l’immaginazione definisce e specifica, come un progetto, la casa (e l’esistenza) che poi via via viene edificata giorno dopo giorno.

    L’immaginazione crea e fissa un’immagine precisa (il progetto) che poi la forza di volontà realizza nella materia/energia attraverso vari passaggi e tempi diversi.

    Per capire meglio, poniamoci ora questa domanda: "La penna che teniamo in mano, prima di essere in mano, dove era?".

    Riflettiamo un momento…

    La risposta: "Era, invisibile, nella mente di chi l’ha ideata/immaginata e progettata".

    Poi dal progetto si è passati all’azione esecutiva ed ecco che, finalmente, dopo un certo tempo, questa penna appare visibile, ben stretta nella nostra mano.

    Dall’immagine mentale, dal progetto, si è giunti alla "materializzazione" dell’oggetto, ma solo dopo un certo tempo: in questo caso, pensiero e realizzazione non sono simultanei.

    Solo l’Universo creato è sincrono nel pensiero/ideazione e nella sua realizzazione materiale e visibile: solo Dio può essere nello stesso istante la cosa pensante e la cosa creata e visibile nella materia/energia; ciò che pensa è nel contempo materializzato e viceversa.

    Anche l’uomo fa la stessa cosa, ma dal pensiero/ideazione all’azione/materializzazione ha bisogno di un tempo intermedio per la sua creazione: tempo che può essere più o meno lungo.

    Palesemente, dunque, la cosa che più appassiona l’uomo nel suo vivere è proprio la capacità di creare.

    Ogni attimo del suo vivere è creazione: ideale, materiale, artistica, filosofica, tecnologica, procreativa ecc. Tutto è in perenne movimento; tutto è ideazione seguita dalla materializzazione visibile dell’immagine/idea.

    Quando questo processo si ferma l’uomo entra in crisi e va in depressione esistenziale: demotivato e apatico vive il quotidiano per forza di inerzia, passivamente. È come essere morti.

    L’immaginazione creativa è invece vita, perché la vita è perenne movimento dalle tenebre alla luce, dall’indifferenziato all’individuazione, dalla materia prima all’oggetto creato ecc. E viceversa, in un processo continuo di solve et coagula. In questo contesto l’immaginazione è vita, evoluzione dinamica, forza plasmatrice, perché progetta e crea il futuro.

    1.2. Dove nasce l’immaginazione

    Il cervello umano è suddiviso in due metà speculari, l’emisfero sinistro e l’emisfero destro, comunicanti per mezzo del corpo calloso. Va ricordato che, per l’incrociarsi delle fibre nervose, l’emisfero destro governa la parte sinistra del corpo e viceversa.

    Caratteristiche dell’emisfero sinistro sono la logica analitica, la ragione, la ricerca dell’obiettività, il linguaggio, l’interpretazione, i processi delicati che avanzano per tappe e successioni, la percezione del tempo, il controllo motorio e altre funzioni meccaniche.

    All’emisfero destro competono invece i processi visivi, la percezione dello spazio, la simultaneità, la comprensione degli insiemi, le metafore, i simboli, il sogno, gli stati alternativi di coscienza, i cosiddetti flash d’ispirazione e tutto quanto rimandi a una totalità o a una relazione tra le parti.

    Lo stato di coscienza definisce la sostanziale e importante differenza tra i due emisferi: l’emisfero sinistro, razionale, ha coscienza delle informazioni che elabora, quello destro è completamente inconscio.

    La metà sinistra si assume il ruolo di parlare per l’intera persona, ma non è consapevole e cosciente (perché non fa giungere alla coscienza) delle informazioni presenti nell’emisfero opposto.

    Siamo di fronte a due differenti visioni del mondo e quindi a due differenti linguaggi.

    L’emisfero destro appare, di fatto, il più ricettivo: grazie a esso il soggetto apprende i dati che provengono dalle realtà più sottili (comunicazione non verbale, sensazioni inavvertibili a livello conscio, odori, suoni, percezioni sottili ecc.).

    Per questo i nostri canali di comunicazione con l’esterno sarebbero intasati da un sovraccarico sensoriale di messaggi, se l’emisfero sinistro non filtrasse e frenasse questo flusso esercitando un’azione critica e selettiva.

    La medicina simbolica, lo sciamanesimo, i rituali terapeutici di gruppo, e anche l’arte pranica (in parte) lavorano direttamente con l’emisfero destro.

    L’attività immaginativa del cervello è associata alla presenza delle onde Theta.

    La loro frequenza è tra i 4 e i 7 Hz e si generano quando la mente immagina, visualizza ed è colta da profonde ispirazioni creative e intuitive, durante la meditazione profonda e il sogno a occhi aperti, nell’ipnosi e nella fase REM del sonno (cioè, quando si sogna).

    Le onde Theta manifestano la loro presenza durante i processi di conoscenza intuitiva e di immaginazione creativa radicata nel profondo.

    Sono inoltre il ponte tra il conscio e l’inconscio. Quando si è in fase Theta si ha accesso al subconscio, sede delle memorie e delle sensazioni.

    Secondo un recente studio dell’Università di Harvard, coordinato dal professor Daniel Schacter, il declino nella memoria, che avviene invecchiando, può anche significare un’immaginazione meno attiva: infatti, man mano che passano gli anni diventa sempre più difficoltoso, per le nostre strutture cerebrali, mettere insieme i particolari della nostra vita personale passata.

    Questo processo involutivo, oltre a dissolvere lentamente i ricordi a cui siamo più affezionati, sembra diminuire anche la nostra capacità di immaginazione, convalidando la tesi che le aree del cervello deputate alle due attività si basino sullo stesso meccanismo neuronale, e quindi che l’immaginare sia strettamente collegato alla memorizzazione. Le conclusioni di questa ricerca inducono a ipotizzare che il ruolo primario della memoria non sia tanto quello di ricordare il passato, ma di immaginare e preparare il proprio futuro.

    Di fatto l’operatore del prana, basandosi sulla propria esperienza/capacità (che è il sunto di tutte le azioni praniche fatte, ed è quindi la sua memoria, memoria che gli permette di essere quello e solo quello nel presente dell’atto pranico), immagina e costruisce per il paziente, operando, il suo futuro risanato.

    1.3. Emisfero destro, immaginazione e simbolo

    Un aspetto fondamentale della facoltà immaginativa è l’evocazione di forme/simbolo a uso terapeutico.

    Per James Dow "la medicina simbolica si avvale della tendenza propria del mondo mitico a contenere simboli capaci di avvicinare il sistema sociale al Sé del paziente. Il guaritore attinge al mondo mitico specifico della sua cultura, ne seleziona una trama particolare e simbolica (simboli transazionali) e vi associa le emozioni del sofferente []. Manipolando direttamente questi simboli lo specialista terapeutico agisce sulle emozioni dell’ammalato, che a loro volta destano quei processi psicologici e fisiologici in grado di alterare le dinamiche del sé e le reazioni del sistema somatico" ³.

    In uno studio sulla medicina Angbandi, Gilles Bibeau sostiene che "l’attività simbolica è determinante per mobilitare gli stati emozionali ai quali il cervello reagirebbe per stimolare i processi neuroendocrini che inducono modificazioni fisiologiche nell’organismo []. L’efficacia dei trattamenti rituali degli Angbandi si spiega dunque come un’attivazione di meccanismi endogeni in grado di rinforzare il processo di auto-guarigione iniziato dal corpo" ⁴.

    L’inconscio parla e reagisce con immagini e la percezione di queste ultime è una prerogativa dell’emisfero destro. L’immagine mentale è talmente efficace che le aree cerebrali che si attivano facendo un movimento reagiscono nello stesso modo anche quando ci limitiamo a immaginare quell’azione: una verità questa nota agli sciamani che facendo ricorso, nella teatralità rituale, alla suggestione⁵ destano quei meccanismi endogeni che presiedono all’auto-guarigione del malato.

    L’immagine-azione è esperienza e l’esperienza è la causa del mondo, lo strumento attraverso il quale realizziamo la nostra proiezione del reale.

    Ugualmente l’animo umano, la coscienza di sé, si organizza strutturalmente e accresce attraverso un processo di identificazione con le nostre rappresentazioni del reale. Il pensiero razionale, sperimentale, si polarizza sull’oggettività del reale; il pensiero analogico/intuitivo si polarizza sulla soggettivazione del reale, sulla proiezione identificativa, sul simbolo.

    La conoscenza totale del simbolo, la sua proprietà di trascendere forme e significati, e l’immaginazione, la capacità di congiungere differenti qualità ed esperienze in un’unica realtà, rappresentano due delle qualità tipiche dell’emisfero destro. In questa regione tutto è ancora pienamente manifesto e indifferenziato: il Tutto e il Nulla, il vuoto potenziale, coincidono. Entrambi mancanti di margini e confini, per l’emisfero sinistro sono inconcepibili, esistono solo come semplici parole.

    L’inconscio (il non definibile a parole, il non-misurabile) comunica con noi per mezzo di immagini simboliche.

    Le immagini portano, al pari dei sogni, dei messaggi con la differenza che si possono evocare quando si vuole. Lasciare emergere immagini significa anche arricchirsi di informazioni preziose.

    Ogni immagine ha un significato. Ad esempio, il fuoco può voler dire calore, passione, purificazione; l’acqua può significare la madre, il nutrimento, la comprensione ecc.

    Ma nessun significato è statico e definitivo: occorre capire che ogni immagine è una realtà vivente che palpita, si modifica e, intelligente, può interagire con noi.

    Le immagini integrano e aiutano a far crescere e a far maturare la nostra esistenza. Per questo è necessario farle emergere con la loro funzionalità di guida e carica rigenerante.

    Ciascuno può trovare in sé questo tipo di immagini-guida che ci permettono di collegarci con quella parte di noi stessi che è molto più saggia del nostro livello di coscienza ordinario; quella parte di noi che è la fonte di intuizioni, ispirazioni creative, illuminazioni, impulsi morali, estasi; quella parte di noi più saggia, più libera, più fiorente e creativa.

    Tipica immagine che riflette e incarna questo livello inconscio è quella del vecchio saggio, figura che rappresenta l’uomo completo che tutto comprende e conosce e che possiede la vera forza, unita alla calma e alla serena profondità d’animo.

    Possiamo quindi usare le immagini per creare un progetto di noi stessi e per diventare veramente artefici del nostro destino; nessuna immagine è neutra ma ha un potere motore: cioè la tendenza a stimolare l’organismo a trasformarla in realtà.

    La scienza dello yoga ci insegna che noi non percepiamo il mondo in maniera diretta e oggettiva, ma ci costruiamo un modello soggettivo con il quale ci aiutiamo a decifrare l’universo circostante; creiamo il mondo dentro di noi, e i nostri atteggiamenti e comportamenti dipendono molto più da questa costruzione psichica che dalle entità e dagli eventi esterni.

    Questa visione è di fondamentale importanza per chi intraprenda un cammino verso la comprensione e la trasformazione di sé: se non possiamo cambiare il mondo esterno, possiamo di certo cambiare il mondo dentro di noi. Di fatto noi non fotografiamo il mondo ma lo interpretiamo.

    Non esiste un mondo che si possa percepire in una maniera soltanto: la nostra è una delle possibili modalità, magari più consistente di altre, ma è sempre una modalità soggettiva, una percezione particolare che esclude molti elementi e quelle parti che non sono in immediata risonanza con noi.

    Ad esempio, ricerche e studi approfonditi sul tatto e sulla visione dei colori dimostrano che la percezione dei colori varia enormemente da persona e persona; e ugualmente accade per i sapori, per il dolore, per il caldo e il freddo e, in genere, per tutte le altre percezioni.

    La variazione da persona a persona avviene anche nel modo in cui le percezioni sono trasmesse attraverso il sistema nervoso: e varia poi, da individuo a individuo, anche l’organo che interpreta e sintetizza tutti i dati, il cervello.

    Consapevoli di questo, possiamo riappropriarci della prerogativa di scelta: infatti, come abbiamo creato un’intera realtà senza renderci conto di essere stati noi stessi a crearla, così, nel momento in cui ci assumiamo la responsabilità di questo atto, riprendiamo il possesso di una facoltà che è nostra, essendoci liberati dall’ineluttabilità di un destino estraneo e inesorabile.

    Di conseguenza, tutto ciò che ci circonda ci diventa più familiare e amico, essendo una proiezione/realizzazione/materializzazione consapevole e voluta della creatività interiore della nostra anima.

    1.4. Immaginazione e prana

    Nel nostro agire pranico, l’immaginazione creativa diventa il contenitore/veicolo del nostro potenziale realizzativo che, in questo caso, è forza/intenzione/volontà terapeutica: l’immagine creata porta in sé i contenuti motivazionali del nostro operare.

    Le immagini utilizzate possono essere all’inizio molto personali e legate al nostro contesto culturale e sociale, oltre che emotivo.

    Ad esempio, immagini di paesaggi montani possono aiutare nell’infondere il senso di calma e forza quieta e stabile.

    Ugualmente prati in fiore o albe radiose possono servire per

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