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Le ombre del passato - L'isola degli spiriti parte 2
Le ombre del passato - L'isola degli spiriti parte 2
Le ombre del passato - L'isola degli spiriti parte 2
E-book163 pagine2 ore

Le ombre del passato - L'isola degli spiriti parte 2

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Fantasy - romanzo (128 pagine) - Un patto con uno spirito non può essere infranto. Ora è giunto il momento di ripagarlo...


Alex aveva promesso a se stesso di non rimettere mai piede sull’Isola degli Spiriti, eppure la ricerca di Invidia lo ha costretto a infrangere quel giuramento. Ad accoglierlo ha trovato una serie di inspiegabili omicidi, persone pietrificate e le tracce di uno spirito diverso da quello che stava cercando.

Cosa si cela dietro quelle morti? E perché il Consiglio sembra così interessato a farlo partecipare a quelle indagini?

Nel tentativo di scoprire la verità e fermare gli omicidi, Alex e l’amico Cris saranno costretti ad alleanze impensabili. Trovare il colpevole non sarà abbastanza, però, perché il tempo rimasto ad Alex è agli sgoccioli: presto dovrà pagare per il patto stretto tre anni prima. E il prezzo potrebbe rivelarsi più alto di quello che si aspetta.


Valentina Tini, classe 1991, laureata in Biotecnologie e specializzata in statistica genomica, lavora come bioinformatica all’ospedale di Perugia. La scrittura ha sempre occupato un posto speciale nel suo cuore e ha continuato a studiare narratologia in ogni momento libero. Accanita lettrice e appassionata di fantasy fin dall’infanzia, è sempre impegnata a trovare nuovi angoli di casa in cui infilare libri. Ha cominciato a pubblicare storie su Wattpad nel 2019, e con l’Isola degli Spiriti ha vinto i Wattys 2020 nella categoria paranormale.

LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2022
ISBN9788825421705
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    Anteprima del libro

    Le ombre del passato - L'isola degli spiriti parte 2 - Valentina Tini

    Capitolo 1

    Qualcosa da nascondere

    I talismani degli esorcisti che brulicavano nei dintorni del monastero rischiaravano appena i due cadaveri. Riccardo aveva ordinato loro di cercare un pentacolo tracciato col sangue, ma dubitava che sarebbero riusciti a trovare qualcosa in quel buio. Forse sarebbe stato più saggio aspettare la mattina seguente, ma si sentiva così impotente in quel momento che anche fare qualcosa di inutile era meglio che non fare niente. Tutto, pur di non pensare a quel viso bloccato nell’immobilità della pietra, il viso dell’uomo che per tanto tempo era stato il suo mentore, il comandante Valentini. Di cui ora non rimaneva altro che un corpo di roccia nascosto sotto una coperta.

    Riccardo strinse i pugni e distolse lo sguardo.

    – Ne abbiamo ancora per molto? – Alessio Tivoli, di fronte a lui, ondeggiava sulle gambe e sembrava a disagio, con lo sguardo che non si posava mai su niente per più di qualche istante. Dava le spalle ai due cadaveri e Riccardo sospettava che non fosse una coincidenza. Non aveva ancora capito, però, se il suo fosse dolore o senso di colpa.

    Incrociò le braccia sul petto. Doveva concentrarsi. – Devi andare da qualche parte?

    Alessio agitò il moncherino alle proprie spalle. – Sai, il trauma. Ho bisogno di andarmene di qui. E pensavo che tu avessi delle domande.

    Riccardo strinse gli occhi. Sembrava quasi sincero. – Hai detto di aver sentito dei rumori.

    – Già, fruscio di foglie, bubolare di un gufo, non ricordo nemmeno cosa sia stato. Sì, insomma, ero solo curioso e… – Fece per voltare la testa, ma si bloccò a metà del gesto e si strinse nelle spalle. – E ho trovato i corpi.

    – Il comandante Valentini e… – Come si chiamava la ragazza?

    – Sì, loro. – Alessio teneva la testa bassa, improvvisamente interessato alla punta dei propri piedi.

    Riccardo aggrottò le sopracciglia. – La conoscevi, vero?

    Un cenno d’assenso.

    Forse il suo disagio era dovuto a quello, ma c’era comunque qualcosa di strano. – Però lei non ha nessuna ferita. Dubito che qualcuno abbia usato il suo sangue.

    – Forse ho interrotto il colpevole prima che potesse farlo. – Alessio sospirò e si passò la mano sul viso. – Non lo so, Riccardo, pensavo che fosse compito tuo indagare.

    – Lo farei, se tu rispondessi con sincerità alle mie domande. Cosa ci facevi qui?

    – Una passeggiata, ma… è davvero importante? – Digrignò i denti. – Sono morti, dannazione, e io non ho potuto fare niente per impedirlo.

    Sembrava davvero provato, ma era stato fin troppo vago e la sua storia faceva acqua da tutte le parti. Stava nascondendo qualcosa, di questo Riccardo era convinto, ma dubitava che avrebbe ottenuto delle risposte da lui.

    – Potresti fare qualcosa per il bene di quest’isola, sai? – Alessio sollevò lo sguardo a quelle parole. – Se per un attimo smettessi di pensare a te stesso e cominciassi a collaborare.

    – Io non…

    – Puoi andare – sbottò Riccardo. – Qui abbiamo finito. – Gli diede le spalle e si allontanò, prima di essere sopraffatto dalla voglia di prenderlo a pugni. Come ci si poteva fidare di una persona simile? Non aveva idea del perché il consiglio gli avesse permesso di restare, ma avrebbe finito per farli ammazzare tutti. Però… non era lo stesso consiglio che si stava comportando in modo strano? Riccardo scosse la testa. Adesso aveva altro a cui pensare.

    Lasciò scorrere lo sguardo tra le sagome degli esorcisti in cerca di un volto familiare. Lo trovò ai margini del sentiero, lontano dal caos delle rovine. Ma non da solo. Cosa ci faceva Chiara con Cris? Pensava che quei due non avessero più nulla da dirsi. E perché sembravano così dannatamente a proprio agio? Una sensazione di vuoto gli strisciò fino alla bocca dello stomaco, ma Riccardo la scacciò. In ogni caso, Cris non poteva stare lì.

    Marciò nella loro direzione con i pugni stretti lungo i fianchi. – Cosa ci fai qui?

    Cris alzò gli occhi su di lui con l’accenno di un sorriso sulle labbra. – Riccardo.

    Sembrava perfino felice di vederlo. E, dannazione, forse avrebbe dovuto sentirsi allo stesso modo e scusarsi per il modo in cui l’aveva trattato al suo arrivo, ma… stava solo facendo il suo lavoro, giusto? Era evidente che Alessio Tivoli nascondeva qualcosa e che Cris stava dalla sua parte, quindi non ci si poteva fidare neanche di lui. Era semplice logica.

    – Non dovresti stare qui – disse a denti stretti.

    – Glielo stavo spiegando anche io. – La luce di un talismano si riflesse sul viso di Chiara mentre inclinava la testa in direzione di Cris. – Ma era venuto solo a prendere Alessio.

    Cris alzò le mani in segno di resa. – Non voglio causare problemi. In fondo siamo insieme in questa storia. Se hai finito con le domande, lo riaccompagno alla caserma.

    Indicò alle proprie spalle, dove la sagoma di Alessio Tivoli spiccava ai margini del cerchio di luce. Stava strusciando un piede a terra ed era chino in avanti. Riccardo avrebbe scommesso tutte le sue armi che stava cercando il pentacolo di sangue. Era convinto che i suoi esorcisti non fossero all’altezza? – Stavolta assicurati che ci rimanga.

    Cris sollevò le sopracciglia. – Non sono il suo carceriere e non mi pare che il consiglio abbia detto che non potesse andarsene in giro per l’isola.

    Riccardo fece un passo avanti. – Questo non vuol dire che…

    Chiara si mise tra loro due. – Va bene, Cris, grazie. Forse è meglio che andiate, ora.

    Lui fece un cenno d’assenso e le rivolse un sorriso di gratitudine prima di allontanarsi.

    – Non c’è da fidarsi di loro – borbottò Riccardo. Cris aveva raggiunto Alessio e ora stavano parlando. Era pronto a scommettere che stavano continuando a indagare di nascosto.

    – Perché? – La voce di Chiara lo riportò alla realtà. – Capisco che tu possa essere arrabbiato con lui, ma lo conosci, eravate amici.

    Riccardo abbassò lo sguardo e strinse i pugni. Già, perché ce l’aveva tanto con lui? Per un attimo si era trovato a desiderare che Cris non fosse mai tornato e si odiava per quello, ma… – È solo per il bene dell’isola – sussurrò. Solo per quello. – Alessio sta nascondendo qualcosa, ne sono sicuro. Forse un tempo conoscevo Cris, ma sono passati tre anni e… – Incrociò lo sguardo di Chiara. – Non abbiamo idea di che genere di persona sia diventato in questo periodo. Gli omicidi sono cominciati con il loro arrivo sull’isola e ho scoperto che stanno indagando di nascosto, nonostante quello che ha chiesto il consiglio. Come posso fidarmi?

    Chiara si passò una mano tra i capelli. – D’accordo, ma…

    – Ti chiedo solo un po’ di tempo, va bene? Finché non avrò scoperto cosa nascondono, è meglio che tu stia lontana da loro.

    Chiara sembrava scettica e Riccardo temette che non avrebbe acconsentito, ma alla fine annuì. – Se questo ti fa stare meglio, allora va bene.

    Riccardo sospirò. – Non è che mi faccia stare meglio. – O forse invece sì? – Comunque ti ringrazio. – Una sensazione di sollievo gli pervase il petto al pensiero che, nonostante tutto, Chiara fosse ancora dalla sua parte. Almeno aveva la certezza di poter contare su di lei.

    Capitolo 2

    Un’unica mente con un unico obiettivo

    Il sole di quella mattina era oscurato dalle nuvole e una nebbia leggera era calata sul paesaggio. Riccardo lo trovava appropriato per quella giornata di lutto. Era come se l’isola si fosse calata un velo sul volto, in rispetto alle morti a cui aveva assistito.

    I cadetti e gli esorcisti erano radunati nell’arena e Riccardo li guardava dall’alto della pedana dei duelli. Erano tutti in silenziosa attesa e si scambiavano sguardi che erano più eloquenti di mille parole; il loro dolore li aveva resi un’unica mente con un unico obiettivo, più di quanto ore di allenamento e disciplina avessero mai fatto.

    Riccardo fece un respiro profondo. – Sono felice di vedervi tutti qui, in questo triste giorno. – La sua voce viaggiò attraverso la nebbia nel silenzio dell’arena. – So che molti di voi soffrono per non poter essere al funerale in questo momento, a dare l’ultimo saluto al nostro comandante. Valentini, però, non ci avrebbe voluto inutili e piangenti sulla sua bara quando c’è un colpevole, un assassino, a piede libero sull’isola. Uomo o spirito che sia, ha ucciso il comandante e altre due persone innocenti, due compagni. Chi tra voi non li aveva incrociati almeno una volta in paese? Chi tra voi non conosceva i loro nomi? È proprio per loro che dobbiamo continuare a lottare. Perché abbiano giustizia.

    – La nostra isola è stata per lungo tempo un rifugio sicuro per tutti i suoi abitanti, ma ora la sicurezza di questo luogo sacro è stata violata. Qualcuno pensa di poterci uccidere e farla franca, vuole spaventarci e renderci incapaci di reagire. Ma non sarà così. Tutto ciò non farà che rinforzare la nostra determinazione. Lotteremo anche per coloro che non possono farlo e fermeremo il colpevole.

    Riccardo trasse un altro respiro profondo. – Molti di noi sono ancora fuori in missione e non potranno aiutarci. Come loro stanno svolgendo il loro dovere fuori, noi dobbiamo svolgere il nostro qui. Abbiamo il compito di proteggere quest’isola e i suoi abitanti da chiunque si nasconda nella nostra casa. Sono già morte tre persone. Non permetteremo che ne muoiano altre.

    – Questi omicidi hanno a che fare con i simboli che vengono tracciati col sangue delle vittime ed è proprio da qui che cominceremo. Il ritrovamento del corpo del capitano ha reso evidente che non sappiamo quando sia cominciata, perciò il vostro compito oggi sarà mappare la posizione di tutti i pentacoli presenti sull’isola: dobbiamo scoprire se ci sono altre vittime di cui non sappiamo nulla. Anche oggi lavorerete a coppie, ma stavolta divideremo in settori l’intera isola e la rivolteremo da cima a fondo fino a trovare tutto ciò che ci è sfuggito, che siano macchie di sangue, pentacoli o corpi pietrificati. Buona fortuna a tutti e che gli spiriti degli Antichi vi guidino e vi proteggano.

    Riccardo diede le spalle all’arena, scese le scale della pedana e si rifugiò all’ombra del colonnato. Strinse il pugno e colpì una delle colonne. Il dolore fu solo una scintilla in mezzo alla rabbia che lo divorava. Ritrasse la mano con le nocche sanguinanti e fissò le ferite.

    Avrebbe voluto urlare e rompere qualcosa, ma sapeva di non poterselo permettere. I cadetti si aspettavano che lui fosse il capitano che aveva sempre le risposte, calmo e con la situazione sotto controllo. E adesso anche gli esorcisti, per quanto non fosse il loro capitano, si aspettavano che lui li guidasse.

    Riccardo aveva sperato nel ritorno di Valentini, di quell’uomo che era stato per lui mentore e amico prima ancora di diventare comandante. Ora invece sapeva che non se n’era mai andato, ma che per lui, ormai, non sarebbe stato più né mentore né amico.

    Colpì ancora la colonna, con la mano che urlava dal dolore. Avrebbe voluto avere davanti il colpevole, avrebbe voluto colpirlo e vederlo a terra sanguinante, farlo soffrire e…

    Riccardo scosse la testa. In quel momento più che mai aveva bisogno di rimanere calmo ed equilibrato per tutti quelli che contavano su di lui. E c’era una sola persona che riusciva a tranquillizzarlo, quando si sentiva così.

    Avvolse un fazzoletto intorno alla mano ferita e si mosse lungo il colonnato. Aveva continuato a cercare gli occhi di Chiara tra la folla prima, mentre parlava, e aveva sentito la mancanza della sua presenza al proprio fianco. Era l’unica persona di cui sapeva di potersi fidare sempre e che gli rimaneva accanto anche nei suoi momenti peggiori. E quello era proprio uno dei momenti in cui aveva bisogno di lei.

    Fece scorrere lo sguardo sui volti che affollavano l’arena, ma lei non c’era. Si mosse verso l’uscita e attraversò le mura che circondavano la caserma. Possibile che fosse già

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