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Finché morte non ci separi (eLit): eLit
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E-book202 pagine2 ore

Finché morte non ci separi (eLit): eLit

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Info su questo ebook

ROMANZO INEDITO

43 Light Street 6
Lunghi capelli biondi, un viso angelico... e un carattere di ferro. Questa è Marissa Devereaux, titolare con la sorella dell'agenzia di viaggi Adventures in Travel. Apparentemente una vita tranquilla, salvo considerare il fatto che lei è anche un'agente segreto. E proprio sotto queste spoglie Marissa scopre che un esotico paese dell'America Latina da paradiso per turisti può diventare il peggiore degli abissi. Quando viene sbattuta in prigione, teme di non rivedere la luce del sole.
La sua ultima chance: assecondare Jed Prentiss, che sostiene di essere il suo fidanzato...
LinguaItaliano
Data di uscita2 gen 2019
ISBN9788858996874
Finché morte non ci separi (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Finché morte non ci separi (eLit) - Rebecca York

    successivo.

    1

    Gli costò continuare a sorridere.

    Con la mente in subbuglio e le dita che stringevano convulsamente un bicchiere di punch locale, Jed Prentiss fissò attraverso la sala affollata la donna dai soffici riccioli biondi. Era Marissa? Di nuovo lì a complicargli la vita?

    Il ministro dello sviluppo economico gli chiese qualcosa e lui rispose automaticamente in spagnolo. Al tempo stesso, si spostò sulla destra, tornando a sbirciare la bionda.

    Con un movimento aggraziato questa si girò verso il buffet, e lui riuscì a vederla in viso. Aveva fatto centro. Era Marissa Devereaux. Avrebbe riconosciuto dappertutto quei capelli vaporosi. Incoronavano un visetto dalla forma ovale, con grandi occhi azzurri, un nasetto impertinente e una bocca che mentiva con la stessa naturalezza con cui sapeva sorridere. Quando si trattava di fregare qualcuno, non la batteva nessuno.

    Anzi, come agente segreto era brava quasi quanto lui. Solo che rischiava troppo. Come se non avesse nulla da perdere.

    Accidenti! Era l'ultima persona che avrebbe voluto vedere. Che cosa diavolo ci faceva a San Marcos... e più precisamente a un ricevimento che si teneva nella casa di città di Miguel Sanchez? Quale ragione poteva mai avere il comandante delle forze armate di San Marcos per invitarla? Jed non avrebbe saputo dirlo.

    Dopo aver promesso al ministro di parlare di finanziamenti minerari nell'arco della settimana, si scusò e attraversò la sala. Più si avvicinava a Marissa e più diventava consapevole della sua presenza. Era ancora troppo distante per avvertire il suo profumo, tuttavia gli sembrava di cogliere un familiare aroma di gardenia.

    La ragazza indossava un semplice abitino nero. Niente di sexy, per carità, sebbene il modello accentuasse la sua vita sottile e i fianchi rotondi. Lui non aveva ancora visto il davanti, ma era certo che il tessuto leggero le disegnasse le curve del seno.

    Una ruga gli solcò la fronte. Meglio pensare ad altro. E alla svelta, anche.

    Marissa stava finendo di parlare con Thomas Leandro, l'eccentrico professore universitario che si era fatto un nome coi suoi fantasiosi progetti di trasformare la repubblica centro americana in un paradiso socialista. Anche il professore era sulla lista di Jed. Ma avrebbe potuto aspettare.

    Quando Leandro si congedò con un sorriso, Jed ne approfittò per farsi avanti. Marissa diventò rossa e sgranò leggermente gli occhi, ma per il resto non tradì sorpresa.

    Per quante volte si fossero incontrati, Jed non era mai preparato alla reazione che aveva con lui. Come se stesse reprimendo emozioni fortissime che non voleva fargli vedere... o che non era disposta ad ammettere. Ogni volta che aveva cercato di andare più a fondo, quegli splendidi occhi azzurri si erano fatti di ghiaccio. L'implicito rifiuto aveva ferito il suo ego. Si era ripromesso di non ritentare più.

    «Jed. Che bello vederti. Sei qui per conto della Global Bank

    Che disinvoltura, pensò lui. Come se fossero semplici colleghi che frequentavano gli stessi ambienti di lavoro.

    «Sì» replicò imitando la sua freddezza.

    Si studiarono l'un l'altra con attenzione.

    Quali erano i suoi progetti per la serata? si chiese Jed. Era stata informata della sua presenza? O era rimasta spiacevolmente sorpresa come lui? Solo uno dei due avrebbe lasciato la capitale con le prove che era venuto a rubare. Di questo si sarebbe occupato personalmente.

    «Sei molto lontana da Baltimora» le disse.

    Lei esitò prima di rispondere. «Sì.»

    «Che cosa ti porta a San Marcos?»

    «Oh, sai. Il solito. Sto esplorando le mete meno battute per Adventures in Travel

    «Trovato qualcosa d'interessante?»

    «Dovrei riuscire a organizzare un'escursione ai nuovi scavi maya che sono andata a visitare nella giungla. E ci sono ottime possibilità per immersioni e snorkeling lungo la barriera corallina. Penso anche di poter mostrare ai turisti i fondali dove sono solite cibarsi le pastinache.»

    «Quei pesci con gli aculei veleniferi, vuoi dire? Non è pericoloso?»

    «Non per chi è preparato.»

    «Sta' attenta.»

    «Contaci.»

    «Non sapevo che conoscessi Miguel Sanchez.»

    «Non lo conosco, infatti. Ted Bailey dell'ambasciata è stato così gentile da farmi avere un invito.»

    «Quindi, sei in missione per il Dipartimento di Stato?»

    «No.»

    C'era da scommettere che stesse mentendo. Jed sapeva che era solita mescolare gli incarichi segreti per Victor Kirkland del Dipartimento con le ricerche per la sua agenzia viaggi, Adventures in Travel. Stava per indagare più a fondo quando un cameriere li interruppe.

    «Señorita Devereaux?»

    «

    «Télefono para usted

    Lei si scusò con Jed. «Ci vediamo dopo.»

    «Aspetti una chiamata importante?»

    Marissa ebbe una lieve incertezza. Poi, senza rispondere, scrollò le spalle e seguì il cameriere.

    Vedendola entrare in biblioteca, Jed si chiese se non ci fosse il modo di origliare la conversazione telefonica.

    Aveva memorizzato la pianta della casa. La biblioteca aveva un altro accesso, dalla porticina ad arco che si apriva sul patio.

    Fingendosi accaldato, infilò la portafinestra più vicina.

    Quando uscì sulla terrazza di pietra, la notte tropicale lo avvolse nel suo profumato abbraccio. Gli ci volle qualche secondo per abituarsi al buio. A quel punto, si bloccò. Marissa era uscita dalla porticina verso cui aveva pensato di dirigersi lui e stava camminando verso l'ala orientale della villa, dove si trovavano gli uffici. Era una zona rigorosamente riservata a Sanchez e ai suoi più stretti collaboratori. Jed aveva sentito di sospette spie fucilate in modo sommario dopo essere state sorprese a curiosare lì dentro.

    Marissa non si rendeva conto dei rischi che correva? Non sapeva che c'era una guardia? Jed sbirciò nel buio.

    Ci sarebbe dovuta essere una guardia. Tuttavia, non c'era. Aveva provveduto Marissa? Gli sfuggì un'imprecazione. Era proprio il genere di bravata che le riusciva così bene.

    Fece per seguirla. Poi, vide un uomo uscire furtivamente dall'ombra. Senza fare rumore, tallonò la ragazza.

    Jed si sentì rizzare i capelli. Marissa era spacciata. A meno che lui non l'avesse fermata prima che raggiungesse l'ala degli uffici.

    Al di sopra del canto dei mariachi che si esibivano al ricevimento, Marissa pensò di sentire una voce. S'irrigidì mentre aspettava che qualcuno la bloccasse. Quando non successe niente, coprì l'ultimo tratto che la separava dall'ala degli uffici. Il portone era aperto. Faceva parte dell'accordo. Spalancandolo, entrò e si guardò intorno.

    Adesso che era lì, avrebbe voluto avere qualche altro piano per procurarsi le informazioni di cui Victor aveva bisogno. Anche per lei, il rischio era enorme. Ma sarebbe andato tutto per il meglio. Aveva distribuito così tante bustarelle da mantenere per almeno sei mesi l'intero esercito di San Marcos!

    Tuttavia, mentre lottava per normalizzare il respiro, ispezionò il corridoio in cerca di eventuali segni di vita. Il posto era più silenzioso di una tomba. L'unica illuminazione giungeva da un'applique di ottone brunito che sembrava portare lampadine da quindici candele. Col fatto che l'elettricità a San Marcos mancava di continuo, la bassa luminosità era giustificata. Forse Sanchez stava utilizzando un generatore privato e quella sera aveva bisogno del grosso delle sue riserve elettriche per il ricevimento.

    I suoi tacchi alti ticchettavano come quelli di una ballerina di flamenco sul pavimento piastrellato, così si sfilò le scarpe e riprese a camminare. Di quando in quando si voltava, quasi aspettandosi di vedere Jed Prentiss che le correva appresso. Era il solo che potesse scocciarla quella sera.

    Si era sentita gelare quando lo aveva visto mezz'ora prima.

    Senza volere, strinse così forte la borsetta da conficcare le unghie laccate nell'elegante maglia di metallo. Quando si rese conto di ciò che stava facendo, allentò le dita. Uff. Era venuta lì per sbrigare un lavoro. Lo avrebbe portato a termine e sarebbe riapparsa al ricevimento prima che qualcuno si accorgesse della sua assenza.

    Mentre continuava ad avanzare lungo il corridoio con le scarpe in mano, rimpianse di non avere maggiori informazioni sulle recenti attività di Jed. D'altra parte, prima di partire per San Marcos, non aveva avuto il tempo di controllare ogni singolo agente che aveva lavorato in America Latina. E comunque, non era certo a Prentiss che avrebbe dovuto pensare in quel momento.

    Consultando l'orologio, vide che erano passati tre minuti da quando si era allontanata dal ricevimento. Il che ne lasciava poco più di quindici per uscire di lì con la merce che voleva Victor.

    Perlomeno l'ufficio di Sanchez era al pianterreno, pensò Marissa mentre girava l'angolo e raggiungeva la fine del corridoio. Si sentì meno esposta non appena si fu introdotta nell'anticamera ed ebbe chiuso la porta alle sue spalle.

    La stanza era spartana, con la scrivania della segretaria, tre sedie di legno e alcune cassettiere metalliche. Marissa passò oltre. La roba seria era conservata sotto chiave nell'ufficio privato di Sanchez.

    Victor le aveva detto dove guardare, così andò direttamente alla scrivania del generale e s'inginocchiò per terra. Le pratiche più confidenziali si trovavano nei due cassetti in fondo. Le tremavano le mani, così inspirò un paio di volte. Quando si fu calmata, tirò fuori dalla borsetta un piccolo astuccio di cuoio marrone. Ciò che sembrava una trousse da manicure era in realtà un set di grimaldelli. Una rapida occhiata al contenuto del primo dei due cassetti le disse che aveva mancato il bersaglio. E le rimanevano soltanto dieci minuti.

    Stringendo i denti, aprì l'altra serratura e s'imbatté in un fascio di documenti cifrati. Non era in grado di leggere il testo. Ma era ciò che Victor le aveva detto di cercare.

    Deglutì mentre posava il primo foglio sulla scrivania ed estraeva la macchina fotografica camuffata da rossetto. Metodicamente incominciò a fotografare documenti e lettere compromettenti.

    Aveva quasi finito quando un rumore dal corridoio le fece rizzare i capelli.

    Stava arrivando qualcuno!

    Radunò e ripose le carte a tempo di record. Poi, richiuse a chiave il cassetto.

    Non le restava adesso che uscire di lì. E in fretta. La finestra era sbarrata, quindi non sarebbe potuta fuggire da quella parte. Con la macchina fotografica e la borsetta in mano, optò per l'unica alternativa possibile: il bagno privato del generale.

    «¿Eres tu

    Jed si fermò in mezzo al sentiero, evitando di stretta misura la giovane ispanica che era uscita dal buio a bloccargli il cammino.

    «Con permesso» mormorò, ascoltando con un orecchio soltanto mentre cercava di girarle intorno per raggiungere Marissa.

    La ragazza si attaccò alla manica del suo smoking. «Jed» esclamò con calore. «Sei proprio tu. Sul momento ho pensato di sognare.» Si fermò di colpo, voltandosi furtivamente indietro come se temesse di essere spiata.

    Spiazzato dall'urgenza del suo tocco, Jed la guardò più da vicino. C'era qualcosa di familiare nel suo volto, decise. Ma lì in giardino la luce era troppo tenue perché riuscisse a darle un nome.

    «Devo...»

    «Sono Clarita» lo interruppe lei. «Non mi riconosci? Sono così felice che tu sia ritornato a San Marcos.»

    I lineamenti si ricomposero in linee familiari. Clarita. La figlia di Miguel Sanchez. Era più matura adesso. Una ragazza in fiore. Aveva avuto undici anni quando Jed si era trovato lì sei anni prima ad addestrare le truppe del generale. L'aveva subito inquadrata come la figlia trascurata di un uomo ricco che aveva cose più importanti da fare che preoccuparsi della felicità di una mocciosa. Nei weekend di riposo, si era sforzato di farla divertire.

    «Li ho sentiti parlare di te, così ho sbirciato la lista degli invitati al ricevimento» spiegò lei. «Sapevo che ci saresti stato. Come ai vecchi tempi. Quando tutto era semplice.» Il suo tono era nostalgico.

    «Clarita, non posso fermarmi a parlare con te adesso.»

    La ragazza andò avanti come se non avesse sentito. «È tutto a posto. Ricordi quando giocavamo a ping-pong? Vincevo sempre io. Vieni. Andiamo a sederci da qualche parte.»

    Mentre blaterava su come si erano divertiti, il tempo scorreva per Marissa. Era scomparsa qualche minuto prima... insieme all'uomo che la stava seguendo.

    Jed cercò di mostrarsi cordiale. «Sono felice anch'io di rivederti» dichiarò, «ma devo occuparmi di una faccenda importante. Parleremo dopo, okay?» Le staccò la mano con gentilezza e si diresse verso gli uffici, augurandosi di essere ancora in tempo.

    Clarita gli andò dietro. «No!»

    Il grido strozzato lo fece trasalire. «Torno subito, niña» promise usando l'antico vezzeggiativo.

    «Non sono più una bambina! E non devi andare nell'ala degli uffici! Conosco le regole. Non è permesso. Le guardie ti spareranno.»

    «Va tutto bene. Il generale è informato» mentì Jed. Tutto pur di tranquillizzarla.

    «Non ci credo.» Sembrava allucinata mentre tornava ad afferrargli la manica della giacca. «È inutile, non ti permetterò di rischiare la pelle!»

    Guardandola negli occhi, lui capì istintivamente che se avesse cercato di divincolarsi, la ragazza avrebbe incominciato a gridare. A quel punto sarebbero accorse le guardie. E quando Marissa fosse riemersa, sarebbero state lì ad aspettarla.

    Incominciò a parlare in tono suadente, dicendo a Clarita che non gli sarebbe successo niente. Che sarebbe ritornato nel giro di pochi minuti.

    Ma anche mentre parlava, aveva l'orribile sensazione che fosse già troppo tardi.

    Marissa studiò il piccolo locale mentre chiudeva a chiave la porta.

    C'era un finestrino. Ma era sbarrato anche quello.

    Qualcuno abbassò la maniglia e incominciò a bussare.

    «Fuori di lì!» gridò una voce in spagnolo.

    «Solo un minuto» rispose lei nella stessa lingua, quasi aspettandosi che un grosso pugno spaccasse il legno.

    Lavandino.

    Water-closet.

    Armadietto dei medicinali.

    Pavimento piastrellato...

    Marissa guardò la macchina fotografica che continuava a stringere in mano. Se non voleva essere colta in flagrante, avrebbe dovuto buttarla giù per il gabinetto. Sempre che lo sciacquone la facesse scomparire. O forse avrebbe potuto gettare soltanto il rullino.

    «Se non si spiccia a uscire, sparerò attraverso la porta!» ordinò la voce rabbiosa.

    Ormai disperata, lei rovistò la borsa in cerca dell'involucro vuoto del rullino. Le sue dita si chiusero intorno alla pratica bustina zip-lock in cui aveva infilato le pastiglie contro la cosiddetta vendetta di Montezuma.

    Era abbastanza grande da contenere la macchina fotografica. Avrebbe osato?

    Ignorando i colpi alla porta, gettò le pillole nel gabinetto. Poi, introdusse la macchina fotografica e l'involucro vuoto nella bustina, fece uscire l'aria e sigillò la striscia

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