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Un eredità proibita: Harmony Destiny
Un eredità proibita: Harmony Destiny
Un eredità proibita: Harmony Destiny
E-book180 pagine1 ora

Un eredità proibita: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Elizabeth Minerva è l'ereditiera più in vista di Manhattan, ed è l'unica che può salvare la reputazione di Roark Black, il miglior cacciatore di tesori della Waverly's, accusato di aver trafugato una delle statue del Cuore d'Oro. Lei ha la proprietà esclusiva di una preziosa collezione di vini, lasciatale dalla famiglia, e se accetterà di metterla all'asta lui in cambio le promette di soddisfare il suo più ardente desiderio aiutandola a concepire un figlio. Elizabeth sa che non dovrebbe cedere a quella proposta, ma la prospettiva di entrare nel letto di Roark è troppo allettante. Quel che non sa è che lui non intende più lasciarla andare.
LinguaItaliano
Data di uscita12 set 2019
ISBN9788830504424
Un eredità proibita: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Un eredità proibita - Cat Schield

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Rogue’s Fortune

    Harlequin Desire

    © 2012 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-442-4

    1

    Avanzò tra la folla elegante elargendo un sorriso indolente a quelli che lo colmavano di congratulazioni. Alto, di costituzione robusta, aveva attirato gli sguardi ammirati di metà delle donne presenti in sala. Da parte sua, non sembrava interessato allo scalpore che suscitava mentre si faceva largo tra i duecento ospiti riuniti per l’asta di vini pregiati.

    Mentre perlustrava l’ambiente, soltanto i suoi occhi penetranti rivelavano che non era così rilassato come sembrava.

    La maggior parte della gente non si sarebbe accorta che Roark Black era sulle spine. La maggior parte della gente non possedeva radar ipersensibili per i tipi pericolosi.

    Elizabeth Minerva lo possedeva.

    «I gamberetti stanno finendo!»

    Strappata alle sue riflessioni da Brenda Stuart, la sua assistente facile preda del panico, Elizabeth distolse lo sguardo dal bell’avventuriero e si asciugò i palmi umidi sul vestito.

    «Ho appena controllato e ci sono ancora gamberetti in abbondanza.» Abbondavano anche lo champagne e le tartine, oltre a una decina di altre cose per cui Brenda si era agitata nell’ultima ora. «Perché non ti prepari un piatto e vai a gustartelo nel retro?»

    Qualsiasi cosa pur di sbarazzarsi della ex organizzatrice di matrimoni. Josie Summers, il capo di Elizabeth, le aveva appioppato Brenda perché, come sempre, ne aveva sottovalutato le capacità. Era il secondo evento che organizzavano insieme e trovarsi in contatto con i ricchi e i famosi di Manhattan rivelava perché Brenda non era pronta ad affrontare quell’ambiente. Invece di muoversi tra gli ospiti come se fosse invisibile, aveva assillato un cameriere in presenza di Bunny Cromwell, rinomata in città per la perfezione dei suoi ricevimenti, e aveva rimproverato un barista per non aver preparato secondo le regole un drink per un consigliere municipale. Lei, invece, si sentiva perfettamente a suo agio. Prima che decidesse di rendersi indipendente dalla famiglia, lei era considerata una delle ereditiere più in vista della città ed era abituata a certi ambienti, anche se non negava che lo stare dietro le quinte le era più congeniale.

    «Non posso rilassarmi» esclamò Brenda, in un tono così acuto da richiamare l’attenzione di due ospiti lì vicine, che si scambiarono un’occhiata di disgusto. «E non dovresti rilassarti nemmeno tu.»

    Incollandosi sul volto un sorriso soave, Elizabeth l’afferrò per il braccio, stringendoglielo senza troppa delicatezza. «Ho tutto sotto controllo. L’asta inizierà tra mezz’ora. Perché non te ne vai a casa?»

    «Non posso.» Brenda oppose resistenza mentre Elizabeth la trascinava verso i tramezzi, dietro i quali veniva preparato il rinfresco, al riparo dagli occhi degli ospiti.

    «Certo che puoi» ribatté Elizabeth, continuando ad allontanare la donna dal party. «Questa settimana hai fatto molti straordinari. Meriti di riposarti. Io posso cavarmela.»

    «Se ne sei sicura...»

    Come se Elizabeth non avesse gestito ricevimenti ben più numerosi nei tre anni da quando, dopo il diploma, era andata a lavorare per la Event Planning di Josie Summers. Certo, quella era la prima volta che si trovava a lavorare per conto di ospiti tanto altolocati. Ed era stata sulle spine fino a quando non li aveva uditi fare apprezzamenti lusinghieri sul modo in cui aveva trasformato uno spazio anonimo in un luogo sofisticato ed elegante.

    «Più che sicura. Va’ a casa e rimbocca le coperte alla tua bella bambina.»

    Erano passate le dieci ed era probabile che la sua figlioletta di sei anni dormisse già, ma Elizabeth aveva scoperto che tutto quello che Brenda faceva era in funzione della sua piccola.

    Era l’unica cosa di lei che a Elizabeth piaceva. E che le invidiava.

    «D’accordo. Grazie.»

    Elizabeth aspettò che Brenda fosse scomparsa prima di tornare al ricevimento.

    «Bene, salve.»

    Lei era quasi riuscita a dimenticare Roark Black, invece eccolo lì, a meno di due metri, appoggiato a una delle colonne che sorreggevano il soffitto.

    Dannazione. Da vicino, quell’uomo emanava un’energia sbalorditiva. Da lui trasudava virilità e pericolo. Aveva rinunciato al tradizionale farfallino e aveva lasciato slacciati i primi due bottoni della camicia bianca. Vizioso e sexy, quell’uomo la turbava.

    Hai chiuso con i cattivi ragazzi, per sempre, ricordi?

    E se c’era un cattivo ragazzo, quello era Roark Black. Anche il suo nome la faceva rabbrividire.

    Eppure, poco prima, aveva sognato a occhi aperti cos’avrebbe provato a infilare le dita nella sua folta capigliatura castana.

    «Posso offrirle qualcosa?» gli chiese.

    «Credevo che non me l’avrebbe mai domandato» replicò lui, sollevando un angolo della bocca.

    Aveva un tono che la invitava ad accettare la schermaglia. I suoi occhi la sfidavano a togliersi l’abito nero per offrirgli una visione di quello che nascondeva.

    Deglutì a fatica. «Ha bisogno di qualcosa?» Appena ebbe pronunciato quella domanda, se ne pentì. E se la interpretasse nel modo sbagliato?

    «Tesoro...»

    «Elizabeth» lo interruppe lei, tendendogli la mano in un gesto professionale. «Elizabeth Minerva. Sono l’organizzatrice dell’evento.»

    Si aspettava che lui le prendesse la mano in una stretta vigorosa, invece gliela voltò con il palmo insù e vi passò sopra l’indice. Il suo corpo fu attraversato da una scarica elettrica, e i suoi sensi scattarono in allarme.

    «Roark.» Lui le scrutò il palmo. «Roark Black. Hai una linea dell’intelligenza molto sinuosa.»

    «Una cosa?» Fu tutto quello che lei riuscì a dire, tanto secca era la sua bocca.

    «Linea dell’intelligenza.» Con la punta del dito riprese il suo viaggio attraverso il palmo. «Guarda qui. Significa che ti piace giocare con idee nuove. È così, Elizabeth?»

    «Cosa mi piace?» L’aria nella sala sembrava essersi rarefatta negli ultimi sessanta secondi. Con la testa che le girava, era a corto di ossigeno.

    «Ti piace giocare con idee nuove?»

    Elizabeth si schiarì la gola e recuperò la mano con un gesto così brusco che il sorriso di Roark si allargò mentre lei si sentiva avvampare.

    «Mi piace creare ambienti particolari per ricevimenti, se è questo che intende.»

    Più a suo agio quando si parlava del suo lavoro, Elizabeth incrociò le braccia sul petto ed esaminò quello che aveva realizzato nelle ultime ventiquattr’ore.

    «Non c’era molto quando ho iniziato. Solo un pavimento di cemento e pareti bianche. Oltre a quelle incredibili finestre ad arco con una vista spettacolare sulla città.» Le indicò, sperando che lui avrebbe distolto quel suo sguardo inquietante.

    «Mi dicono che è sua l’idea della proiezione di diapositive per onorare Tyler.»

    Tyler Banks era morto l’anno prima. Si era sempre comportato in modo sgradevole e nessuno aveva mai sospettato che, nell’ultimo decennio, fosse stato uno dei principali finanziatori delle opere di carità di New York.

    «Può darsi che non abbia voluto attirare l’attenzione su ciò che di buono aveva fatto, ma la sua generosità ha aiutato molte persone. Pensavo che meritasse un tributo.»

    «Bella e intelligente.» Roark la divorava con gli occhi. «D’accordo, sono affascinato.»

    Come lo era lei. Naturalmente. I cattivi ragazzi erano la rovina della sua vita sentimentale. Quanto peggio erano tanto più li voleva.

    Da tutto quello che aveva letto sul conto di Roark Black, si era aspettata un tipo arrogante e privo di scrupoli. Macho e sexy, certo, ma con una morale discutibile. Il tipo di uomo per il quale, fino a un anno prima, lei avrebbe perso la testa.

    Ma dopo quello che era successo con Colton l’ottobre scorso, aveva giurato sulla tomba di sua sorella di aver chiuso con uomini di quel genere.

    Purtroppo, dal momento che sembravano essere l’unico tipo di uomo che stuzzicava il suo interesse, in quegli ultimi dodici mesi la sua vita amorosa era stata di un vuoto desolante. Il che spiegava come mai i suoi ormoni fossero impazziti quando Roark aveva fatto la sua comparsa.

    «Non esageri, signor Black» disse Elizabeth in tono acido, nella speranza di controbattere lo stato sdolcinato e melenso in cui si trovava nel suo intimo.

    «Io non le piaccio?» Non sembrava particolarmente preoccupato di non piacerle. Anzi, si sarebbe detto che la sfida lo stuzzicasse.

    «Non la conosco.»

    «Ma si è fatta un’opinione. Che dice, scopriamo le nostre carte?»

    Ah, voleva farle intendere che si sarebbe comportato lealmente! Lei non lo credeva neanche per un secondo. Anzi, sospettava che, se avesse abbassato la guardia, si sarebbe ritrovata in una toilette con l’orlo del vestito sopra le orecchie.

    Rimase sconvolta avvertendo un formicolio tra le cosce. L’irritazione aggiunse più veemenza di quanta intendesse alla sua replica. «Ho letto delle cose.»

    «Che genere di cose?»

    Lui era il motivo per cui si stava svolgendo quel party. Se non avesse convinto la nipote di Tyler ad acconsentire che la Waverly’s mettesse all’asta i pezzi più rari della collezione di vini di Tyler, quell’evento non avrebbe mai avuto luogo, e lei non sarebbe stata scelta per organizzarlo.

    Si pentì di non aver tenuto la bocca chiusa. Quell’uomo era troppo sicuro di sé. La sua personalità era troppo forte. «Certe cose.»

    Le scure sopracciglia ebbero un guizzo sopra un paio di penetranti occhi grigioverdi. «Oh, non fare la timida con me dopo aver gettato il guanto.»

    Prima di allora, nessuno l’aveva mai accusata di essere timida. «Ascolti, non sono affari che mi riguardino, inoltre devo assicurarmi che tutto fili liscio.»

    Lui si spostò, bloccandole la strada. «Non prima di aver risposto alla mia domanda.»

    Con il suo metro e ottantotto, lui rappresentava una barriera massiccia mentre la spingeva verso la colonna che li aveva nascosti agli occhi curiosi degli altri ospiti. Elizabeth si accorse con fastidio che il suo corpo reagiva alla mole minacciosa di lui. Un lampo le saettò nello stomaco e si diramò lungo i nervi, lasciando un ronzio inquietante nella sua scia.

    «Tu hai un’opinione.» Roark piazzò una mano sulla colonna sopra la sua spalla. «Vorrei ascoltarla.»

    «Non capisco perché.»

    Da quello che aveva udito dire sul suo conto, gli era indifferente quello che gli altri pensavano. O dicevano. Lui andava per la sua strada e al diavolo le regole. Per di più, a detrimento del suo impegno anti mascalzoni, la totale sicurezza di quell’uomo la eccitava.

    «Diciamo che tu sei la prima donna da molto tempo a questa parte che non fa la preziosa. E credo che tu sia incapace di giocare sporco. Ora, dimmi che cosa sai di me» concluse Roark, avvicinandosi ancora di più.

    Turbata dall’effetto che la vicinanza di quell’uomo aveva sul suo battito cardiaco, lei sbottò: «La Waverly’s è nei guai per via di uno scandalo. Se la casa d’aste fallisce, lei potrebbe esserne la causa principale». Preoccupata per quello che aveva appena detto, Elizabeth trattenne il fiato e aspettò le conseguenze.

    «E questo dove l’hai letto?» Lui non sembrava né sorpreso né seccato dalla sua schietta accusa.

    «Mi dispiace. Non sono affari che mi riguardino. Dovrei proprio tornare al ricevimento.»

    «Non così in fretta.» Lui la studiò socchiudendo gli occhi. Il suo fascino era svanito. Con la bocca stretta e ogni muscolo contratto che prometteva terribili conseguenze se si fosse rifiutata di rispondere, Roark aggiunse: «Credo che tu mi debba una spiegazione».

    «Ho parlato a sproposito.»

    «Ma con notevole cognizione di causa.» L’affascinante avventuriero aveva lasciato il posto a un cacciatore dagli occhi di ghiaccio.

    Elizabeth tremò, ma non di paura. La parte avventata di lei, che si era data tanta pena per arginare, reagiva alle vibrazioni pericolose di Roark. «Ascolti...»

    Prima che potesse spiegarsi, fu salvata dalla comparsa di Kendra Darling, sua vecchia compagna di scuola e assistente di Ann Richardson, direttrice della Waverly’s.

    «Signor Black, Ann mi ha mandata a cercarla.»

    «Non può aspettare? Elizabeth e io stavamo facendo una piccola chiacchierata.»

    Dietro gli occhiali dalla montatura di tartaruga, i grandi occhi nocciola di Kendra si spalancarono quando riconobbe la persona che Roark aveva monopolizzato con la sua presenza carismatica. «È importante» disse. «Ci sono degli uomini che vogliono parlarle. Sono dell’FBI.»

    Stringendo i denti per l’irritazione, Roak annuì. «Le dica che la raggiungo fra un paio di minuti.»

    «Credo che preferirebbe se la raggiungesse subito.»

    In altre parole, l’assistente non voleva tornare senza di lui. Era abituata a trattare con clienti ricchi e a volte difficili, non con i rappresentanti della legge. Altrimenti avrebbe saputo che l’FBI voleva parlare con lui ogni volta che succedeva qualcosa di discutibile in

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