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Presagi del destino
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E-book199 pagine2 ore

Presagi del destino

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Info su questo ebook

La ruota del destino - Volume 1

Una meteora appare in pieno giorno e solca il cielo con la coda lunga; i terremoti scuotono l'ovest di Rubidium; un vulcano, a lungo ritenuto estinto, vomita nuovamente cenere e lava; un'enorme onda di maremoto porta morte e distruzione sulle rive del Mare del Nord dello Yodan - e, poco, dopo il Tempio della Luce e delle Tenebre invia un equipaggio eterogeneo in una missione segreta e pericolosa.
Che cosa porterà il destino?
Ad un Elfo bloccato nel bel mezzo del nulla e che ha perso la sua memoria?
Ad un giovane e dotato Evocatore che sta giusto seguendo le orme del suo padrone?

Questo thriller fantasy da togliere il fiato porta il lettore in un mondo minacciato dalla rovina e a seguire la corsa disperata dei suoi eroi contro il tempo.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita26 nov 2020
ISBN9781071565261
Presagi del destino

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    Anteprima del libro

    Presagi del destino - Marc Baco

    Indice

    Mappa di Rubidium

    Dedica

    Prologo

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Mappa di Yodan

    Registro dei nomi

    Ringraziamenti

    Panoramica sulla serie

    Mappa di Rubidium

    Dedico questo libro

    al mio compagno di giochi di ruolo,

    che ha trascorso con me molti giorni e

    molte notti.

    Prologo

    Bergola era una ladra Nana ed era anche una molto brava come ladra. Diversamente dal luogo comune che diceva che i Nani non sapessero arrampicarsi, Bergola era invece un'eccellente scalatrice. Non solo sapeva arrampicarsi su muri apparentemente lisci. Era anche molto veloce ad appendersi ad un braccio e fare altre cose allo stesso tempo. Le sue braccia erano estremamente muscolose. Una carriera da ladro - anche questo un pregiudizio comune - non era molto diffusa tra i Nani. In qualche misura era vero ma, d'altra parte, in ogni popolo ci sono dei ladri, no?

    E quindi, eccola. L'obiettivo di oggi era la casa del ricco Mago Vogos. Aveva accettato l'incarico di rubare una statuetta a Vogos, che l'aveva nascosta ben protetta in casa sua. Per questo incarico, aveva acquistato appositamente un rotolo di incantesimi, soprattutto per scoprire trappole magiche. E lo aveva già consumato. Aveva letto il rotolo quando era rimasta bloccata ad una porta chiusa con una trappola magica. Ora però, aveva un nuovo problema. Si trovava in piedi davanti a un'altra porta e dietro doveva esserci proprio la statuetta. Aveva avuto questa informazione da un ex apprendista del Mago. Cosa avrebbe dovuto fare? Non riusciva proprio ad aprirla quella porta. Neanche con un ariete e un centinaio di uomini, non si sarebbe potuta aprire una porta che fosse stata sigillata magicamente. La sua missione avrebbe dovuto fallire proprio quando era già arrivata così vicino? Si chiese se era il caso di abbattere il muro accanto alla porta. Ma era più che altro una reazione alla frustrazione.

    Hm, oh Lakisch, cosa devo fare?

    Lakisch era il Dio dei ladri. E appena l'aveva sussurrato piano, una nebbiolina argentea si formò alla sua destra e si materializzò una figura. Estrasse di riflesso la sua ascia per difendersi, ma poi riconobbe Lakisch, il Dio dei ladri, e il Dio le sorrise.

    Bergola, vedo che non sai andare avanti. Ma non sarai in grado di superare questa porta con i tuoi metodi .

    Sì, l'ho già notato! sospirò rassegnata. Beh, si vede che alcuni lavori non sono proprio in grado di farli .

    Guardo alla tua carriera con benevolenza, Bergola. Nella Casa della Corporazione dei Ladri, offri regolarmente dei sacrifici al mio altare - dai sempre la decima alla Corporazione dei ladri, a volte anche di più. Sei stata scelta per grandi cose. Penso che tu sia la miglior ladra vivente in questo momento. E a volte basta solo essere fortunati. Ti lascio una cosa. Non permettere mai che si trovi vicino ai tuoi oggetti magici. Ma ti aiuterà....

    E all'improvviso, così come apparve, Lakisch sparì. La nuvola, la nebbiolina argentea sbiadì e Bergola fu di nuovo sola. Nel luogo in cui il Dio era apparso, c'era ora un ragno delle dimensioni di una tarantola, che brillava di una luce leggermente fluorescente. Bergola osservava con interesse che cosa stava succedendo. Avrebbe dovuto aiutarla un ragno? Il ragno trotterellò verso la porta e tesse due fili: dal telaio destro della porta a quello sinistro e indietro. Poi si rannicchiò, come dopo un pasto opulento. Per il resto, non successe niente di spettacolare e sembrava voler dormire. Bergola verificò la porta. Davvero il ragno era riuscito a rimuovere la protezione magica? Effettivamente, la porta si aprì. Bergola prese un panno dallo zaino e prese con cura il ragno in mano, lo ripose in una tasca esterna, separato da tutti gli altri oggetti magici e si portò all'interno della stanza. Presto trovò la statuetta, che era su un piccolo piedistallo e la inserì con cura nel sacchetto per i soldi appositamente previsto. Di buon umore, se ne andò col suo doppio bottino...

    Capitolo 1

    Si svegliò da una profonda incoscienza sentendo un dolore al petto. Davanti a lui vide sfocatamente un pezzo di carta strappato, steso su una cornice d'argento.  Di fronte al suo busto era installato un dispositivo di metallo. Parte del dispositivo era conficcato nel suo petto, più precisamente un ago che costituiva la fine di un pezzo di metallo cilindrico.

    Che ci faccio qui? Pensò.

    Voleva alzare il braccio e si rese conto di essere legato.

    No, sono solo lacci sciolti.

    Questi lacci fissavano braccia e busto alla sedia di metallo. Fece scivolare i lacci dal braccio e slacciò faticosamente la fibbia della tracolla, mentre cercava di rimuovere il dispositivo cilindrico dal suo petto. Dopo vari tentativi, finalmente ci riuscì. Uno strano, odore dolciastro emanava dalla punta dell'ago. L'aveva già annusato da qualche altra parte! Immagini di fiale e ampolle scorsero veloci fra i banchi di nebbia che gli affollavano il cervello. Un rivolo di sangue scorreva giù lungo il suo corpo liscio e nudo. Lentamente ora metteva più a fuoco la vista. Si trovava in una piccola stanza, debolmente illuminata da luci fluorescenti. Sembrava che tutto fosse fatto di metallo. Tentò di rialzarsi, ma immediatamente ricadde indietro e tutto divenne nero. Solo con un'estrema forza di volontà riuscì ad impedirsi di svenire di nuovo.

    Si ricordava di un buon incantesimo contro debolezza e problemi circolatori. Le parole magiche gli arrivarono lentamente alle labbra. Quando finì, non era successo niente.

    Ci provò diverse volte e provò anche una magia di luce - senza risultato.

    Che merda! Imprecò fra sé e sé. Quindi si preparò a meditare come un Maestro di psionica, decisamente priva, questa, di qualsivoglia magia. Raccolse energia nel chakra di base. Con i suoi pensieri immersi nel colore rosso, scivolò millimetro per millimetro verso l'ombelico e mentalmente aggiunse sempre un po' più di giallo. Nel chakra del sesso aveva raggiunto un arancione saturo. La sua energia interiore incominciò a vibrare leggermente. Poi passò al plesso solare, eliminando il rosso e aumentando il giallo. All'improvviso percepì tutto quanto il suo corpo: le braccia e le gambe scolpite ma potenti, i suoi muscoli, i capelli in testa che gli ricadevano fino alle spalle. Continuò su, verso il chakra del cuore, aggiungendo lentamente il blu. Il verde che ne risultava pulsò con il suo respiro e il battito cardiaco. Ora poteva anche percepire girare le ruote. Ad ogni respiro lo attraversava il fluire di una nuova vitalità. Ridusse il giallo e intensificò il blu, fino a quando non raggiunse un leggero blu calcedonio nel chakra della gola. Gli venne in mente una canzone elfica e ne mormorò i versi con religiosa devozione. Gli tornarono in mente formule magiche, formule di evocazione, incantesimi e maledizioni. Le pronunciò silenziosamente a fior di labbra, prima di scurire il blu e aggiungere lentamente il rosso. Nel chakra della fronte, divenne consapevole delle sue capacità psioniche. La psionica non si fonda sulle stesse basi della magia. La psionica usa il potere della propria mente, la magia usa le energie e i poteri dell'ambiente circostante. Ricordava le immagini mentali delle abilità psioniche. Ma di questo si sarebbe occupato dopo. Intensificò il rosso e si avvicinò al chakra della corona. All'improvviso si rese conto che non era qui per caso. Ci era stato inviato. Aveva una missione, era un emissario e un agente in missione. Poi quei pensieri gli scivolarono via, dietro l'oscuro muro dell'oblio.

    Respirò consapevolmente in ciascun chakra per qualche altro minuto, finché non sentì di essere abbastanza forte da alzarsi. Lentamente si tirò su dalla sedia metallica. Si guardò intorno. La stanza era quasi a forma d'uovo ed era abbastanza grande da consentirgli di stare in piedi o disteso per tutta la sua lunghezza. Nella parte posteriore c'era una scatola di metallo scuro.

    Probabilmente piombo, pensò dentro sé, dato che il metallo scintillava solo opacamente nella luce fosforescente. Si avvicinò con fare curioso e l'aprì. Ci trovò un equipaggiamento completo: abito, armatura, scudo rotondo, spada lunga con cintura e fodero e anche uno zaino. Indossò abito e armatura, si allacciò la spada e frugò nello zaino. Il solito kit di sopravvivenza, più una custodia con diverse monete d'argento e d'oro, ma nessuna di esse recava alcuno stemma, segno o effige. Tutte erano lisce, senza incisioni, come se fossero state salvate direttamente prima dell'incisione stessa. Estrasse la spada dal fodero. I muscoli delle sue braccia si ricordavano dell'allenamento da combattimento e il suo naso dell'odore di sangue e sudore. Tutto gli stava perfetto come un guanto, era ovvio che fosse stato realizzato proprio per lui. Lo scudo rotondo era specchiato all'interno, così poteva guardare il suo viso con una leggera curvatura. Lunghi capelli biondi incorniciavano quel viso allungato, da elfo. Gli coprivano le orecchie che finivano a punta. Gli occhi viola scuro lo guardavano curiosi, come se lo vedessero per la prima volta. Questi lineamenti impeccabili non gli parvero familiari. Solo adesso notava che non c'era alcuna porta. Perlomeno, non ne vedeva nessuna. La sua capacità elfica di rafforzamento della luce residua era in realtà completamente sufficiente. La luce proveniva da dei licheni, che evidentemente crescevano solo sugli oggetti fatti di piombo. Quando tornò alla sedia di metallo, la carta strappata venne a trovarsi nel suo campo visivo. In arzigogolata scrittura elfica, vi si leggeva:

    1. Aspetta, fino a quando l'effetto del coma artificiale non sia svanito!

    2. La tua memoria tornerà solo dopo un po' di tempo!

    3. Qui la magia non funziona, probabilmente nemmeno le arti psioniche! Fai tutto manualmente!

    4. Hai solo un'ora, poi la tua scorta d'aria sarà esaurita!

    5. Hai una fiaccola al magnesio nello zaino con cui puoi sciogliere e attraversare la parete di piombo!

    6. Porta con te questo documento! Ti renderà ancora importanti servigi.

    Buona fortuna!

    Lu

    Sotto c'era il simbolo di un nido d'api, attorno al quale si cingeva un tentacolo. Gli sembrava familiare. Fece mente locale. Per una mezz'ora aveva meditato, per alcuni minuti si era guardato intorno. Era diventato urgente uscire di qui o almeno creare un'apertura per l'aria. Prese la fiaccola dallo zaino e l'accese. Fu un errore.

    Accecato per qualche secondo, maledisse la sua imperizia. Nella sua mente scorsero le immagini di un laboratorio, dove aveva già visto una fiamma come quella. Quando il bagliore non si era placato nemmeno dopo un minuto, ebbe paura che la fiaccola potesse esaurirsi prima che potesse aprirsi mediante fusione un varco verso la libertà. Tastando cercò la parete.

    Ah, solo sulle pareti in piombo c'erano i licheni! Ecco, ora poteva sentirli. Fece un passo indietro e appoggiò la fiaccola alla parete. Imprecando, subito dopo la tirò indietro, quando una goccia di piombo fuso gli bruciò l'indice. Ricominciò, stavolta con maggior attenzione. Alcuni minuti dopo, finalmente l'aria fresca fluì attraverso una piccola apertura. Quando la fiaccola si era ormai quasi esaurita, riuscì a rivederci chiaramente. La tenne dietro la schiena per dare un'occhiata fuori. Non era per niente facile, dato che la parete di piombo era spessa quasi quanto la lunghezza del suo avambraccio. E il buco che si era formato era appena sufficiente da permettergli di infilarci il pugno. Sembrava fosse notte là fuori. Vide uno scampolo di cielo scuro. Non osò avvicinarsi ancora di più al buco a causa del calore. Inveendo tra sé e sé, cercò di allargare il buco con quel che gli restava della fiaccola. Ben presto si esaurì e l'apertura non fu molto più grande di prima. Il piano non era certamente stato pensato così. Disperato, avrebbe voluto un'altra fiaccola in magnesio, ma c'erano solo cinque fiaccole in resina. Non gli restò altra scelta che consumarle tutte, una dopo l'altra, per guadagnare almeno qualche centimetro in più. Il risultato dei suoi sforzi fu piuttosto scarso, ma quando le torce furono esaurite, aveva raggiunto quasi 20 cm di diametro.

    Era scritto così chiaro e tondo sulla carta: fa' tutto a mano! Di infimo umore, estrasse la spada dal fodero. Dopo un'ora di martellamento, si fermò per la prima volta, chiedendosi se avesse senso dare un’affilata alla spada con la pietra affilatrice. Decise di non farlo. La sua missione non doveva proprio iniziare in quel modo. Tuttavia, ora sentiva dei rumori dall'esterno. Spruzzi e fruscii... Si trovava vicino a uno specchio d'acqua. Si era appena riposato un po' quando, attraverso l'apertura che ora forse aveva raggiunto i 40 cm gli si sparò addosso un enorme serpente di mare, veloce come una freccia.

    La mia missione termina prima ancora che possa cominciarla...

    * * *

    Era già passata l'ottava ora del giorno, quando Aldonas si alzò. Uno dei vantaggi dell'essere uno studente del grande Kotoran era che potevi dormire più a lungo. Dopo la meditazione mattutina, scese in cucina. In quel momento, Salana stava preparando la colazione. L'odore il profumo di peperoni, cipolle e aglio permeava l'aria. Lei sollevò brevemente lo sguardo quando si sedette al tavolo della cucina, per poi abbassare rapidamente la testa. Anche se era stata evocata dal Maestro stesso, si poteva scorgere in lei la paura anche di Aldonas. Proveniva dal Vecchio Regno, dove attualmente vivevano ancora poche persone, perché gli Orchi vi avevano effettuato delle pulizie etniche in grande stile. Praticamente, non sapeva nulla di lei. Il Maestro a volte era piuttosto brutale con lei. Lo testimoniavano i segni di strozzamento al collo e gli avambracci graffiati. Tuttavia, Aldonas se ne era ricordato il nome. Ma tanto, per lui contava poco più di una mucca da latte. Mentre mangiava la sua ricca colazione, fissava annoiato i grossi seni nella sua scollatura e anche quelli mostravano dei vecchi lividi. Ormai, da oltre dieci settimane non si era più concesso l’evocazione di alcuna compagna di giochi. Era sempre un terno al lotto, quale tipo di donna ti arrivava quando ne evocavi una. All'inizio era sempre davvero molto eccitato, già a cominciare da quando disegnava il cerchio magico, posizionava gli ingredienti magici e disegnava il simbolo che stava per donna sulla sabbia. Ma potevano apparire donne di qualsiasi genere: giovani, vecchie, mature, grasse, magre, brutte e belle. Un giorno poi, il Maestro gli insegnò i segni per le diverse età. Da quel momento in poi aveva evocato per sé solo donne fino a un massimo di 25 anni.

    La grande quantità di aglio gli fece venire le lacrime agli occhi. Autoritario, disse a Salana: Ma non ti ho detto già cento volte di non aggiungere così tanto aglio al tuo cibo?! Lei si chinò consapevole della sua colpa e bisbigliò delle scuse. Aveva voglia di picchiarla, ma preferiva lasciare tale pratica al suo Maestro Kotoran. Dopo aver trangugiato il resto della sua colazione, andò in laboratorio. Qui si sentiva davvero a suo agio. Aveva appena varcato la soglia con i suoi simboli incisi nel legno, quando sentì l'aria stantia che puzzava di sangue vecchio, feci, alcool e fuliggine. Era piuttosto buio, finché non sostituì i mozziconi di candela bruciati e accese le nuove

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