Liam: La Tribù Degli Angeli Guardiani Libro 5
Di Virginie T.
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Info su questo ebook
Ultimo volume della Saga
Slave non era la mia compagna, malgrado il legame esistente tra noi. Lo sapevo, ma non ne comprendevo il motivo. Poi è arrivata Blood. L'ho marchiata come una mia proprietà. Sarei pronto ad attraversare l'Inferno pur di stare con lei. Solo che l'Inferno rischia di essere il nostro problema minore. La resa dei conti si avvicina, gli Angeli Guardiani lo sanno. La guerra incombe e sarà vinta dai dissidenti oppure da noi. Se perdiamo, sarà la fine dei fateliani.
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Anteprima del libro
Liam - Virginie T.
Capitolo 1
Blood
Finalmente un po' di calma. Potrò isolarmi un po' con Lili, come sogno di fare da giorni.
— Sei ritornata!
Si lancia tra le mie braccia e io la faccio roteare per aria, proprio come le piace.
— Sì. Sono tua per tutta la giornata.
— Veramente?
Ha gli occhi che brillano di desiderio; è passato così tanto tempo dall'ultima volta che abbiamo potuto giocare insieme. Non dovrebbe vivere in questo modo, non dovrebbe avere un'infanzia come la mia. Cosa sto dicendo? Infanzia? No, in questo branco non c'è posto per l'infanzia. A pensarci bene, non c'è nemmeno posto per la gente come noi. Ho sperato per molto tempo, ho aspettato a lungo che qualcuno, chiunque, venisse in mio soccorso. Ho sempre saputo di essere diversa; Fletcher non me l'ha mai nascosto. Al contrario, mi ha gettato in faccia la mia natura fateliana, come se fosse un insulto. In realtà ha paura di me. Mi teme da quando avevo sei anni, da quando si sono manifestati i miei poteri e ho rischiato di fargli perdere la vita congelandogli il sangue nelle vene. Ciò mi ha provocato anni di sofferenza e umiliazione.
— A cosa pensi?
Lili mi guarda con aria innocente sul suo viso da bambolina. Darei tutto quello che ho per lei, sarei capace di mettere a ferro e fuoco il mondo per tenerla al sicuro, fino al punto di perdere l'anima. D'altra parte, probabilmente è già successo da molto tempo. Fletcher se n'è assicurato: uccidere e mutilare la gente nel nome dei Feroci mi ha reso una reietta, un essere senz'anima che brucerà all'inferno. Comunque, a me va bene, purché io non trascini Lili con me.
— Stavo pensando a quello che potremmo fare oggi.
— Possiamo giocare all'aperto? È una bellissima giornata.
Solleva verso di me i suoi occhietti supplichevoli, un sorriso incerto sulle labbra. Odio portarla fuori; non posso farci niente, è una cosa viscerale. Faccio sempre tutto il possibile per nasconderla agli sguardi dei mutaforma del branco. Le iene sono subdole: non vorrei mai che a una di loro venisse voglia di impossessarsi di mia figlia. L’alfa ha altri progetti per Lili, lo so e l'ho sempre saputo fin dal giorno della sua nascita, ma siccome mi tiene gelosamente solo per il suo piacere, ha provocato rancore tra i suoi stessi ranghi. In effetti, alcuni membri hanno già cercato di togliergli il potere, ma lui è quasi invincibile, visto che è l'unico che beve il mio sangue. Sono anni che nessuno osa più sfidarlo.
— Per favore!
— D’accordo, d’accordo.
Come potrei mai resistere a questo bel faccino?
Raggiunge la porta molto prima di me e saltella sul posto con impazienza. Non riesco a trattenere un sorriso di fronte al suo entusiasmo: è talmente adorabile! Il mio buon umore si guasta leggermente davanti al paesaggio che si offre al nostro sguardo; il parco giochi di mia figlia non è niente di meglio che una prigione. Il nostro piccolo chalet è circondato da un recinto smisurato, sormontato da filo spinato. Nessuno può uscire senza il consenso di Fletcher. Il vantaggio è che nessuno può entrare senza la sua autorizzazione; le mie guardie del corpo restano sempre fuori dalla recinzione. Mia figlia è al sicuro, finché io resto ubbidiente. Non offrirei mai all'alfa una ragione per prendersela con il sangue del mio sangue.
— Fammi uno scivolo, mamma!
Lili ha ben pochi giocattoli; ha capito ormai da tempo che la sua è una vita particolare. Le ho insegnato il minimo per poter sopravvivere, ma per il resto affrontiamo le cose giorno per giorno. A dire la verità, mia figlia ha una straordinaria capacità d'adattamento, quindi faccio tutto il possibile per accontentarla: se vuole uno scivolo, allora lo avrà. Mi concentro per un istante, per abbassare leggermente la temperatura nel punto prescelto. Il ghiaccio inizia a uscire a poco a poco dal suolo per prendere la forma di uno scivolo liscio e brillante. Completo l'opera creando quattro gradini non troppo alti, in modo che Lili possa salire in cima. Adesso mia figlia non salta più come un canguro, ma freme dall'entusiasmo e batte le mani.
— Evviva!!! Grazie, mamma, è perfetto. Dici che posso salire?
Rido della sua ingenuità.
— Certo. Fai pure, mia cara.
Amo guardarla giocare: quando stiamo insieme, ho l'impressione di vivere una vita normale, da madre. Vorrei poterle offrire un futuro fatto di gioia e senza preoccupazioni, ma non so se sarà possibile. La data fatidica si sta avvicinando rapidamente. Sarei pronta a tutto pur di tenerla al sicuro, ma non potrò fare niente se Fletcher decide di portarmela via. La cosa positiva è che vuole che sia io a istruirla. Che ironia! A quanto ho capito, i figli non hanno sempre gli stessi poteri dei genitori. Io stessa ho imparato facendo pratica tutta da sola. L'unica cosa che potrei fare, sarebbe insegnare a Lili a controllarsi nel miglior modo possibile: questa è la vera sfida. Non deve uccidere gli animorfi di slancio o in un eccesso di rabbia, altrimenti sarà condannata a morte senza preavviso. Non posso perderla, non sopporterei di perdere un altro figlio. Stringo i pugni fino a fare sbiancare le nocche a quel ricordo. Fletcher, con il suo sorriso falso che nasconde una parte diabolica, mi aveva guardata dritta negli occhi, sfidandomi a fare qualsiasi cosa. Mi sanguina ancora il cuore per quella perdita; la mia unica soddisfazione è che non ha più avuto occasione di farmi così male. Non gli permetterò mai più di avere un tale ascendente su di me.
— Fermati, mamma, stai sanguinando!
Sbatto varie volte gli occhi, per ritornare al presente. Lili si trova proprio davanti a me ed è agitata.
— Cosa, mia cara?
— Hai del sangue sulla mano.
Accidenti, devo essermi perforata la pelle con le unghie. Eppure… Quando apro il pugno, quello che trovo non sono quattro piccole ferite al centro del palmo, ma un taglio profondo che attraversa tutta la parte interna della mano in una linea retta continua.
— Cosa succede, mamma?
Lo stress di Lili sta aumentando; delle piccole lacrime si formano agli angoli dei suoi bellissimi occhi, del colore dell'oceano. Il problema è che, nello stesso momento, sulla punta delle sue dita appaiono dei piccoli artigli affilati. Devo rassicurarla, per evitare che accada qualcosa di spiacevole.
— Calma, Lili, va tutto bene. È solo un semplice taglio.
Un taglio del quale ignoro del tutto la provenienza. Comunque, non è il momento di soffermarsi a riflettere; la cosa più importante è il dolore di Lili. I sentimenti forti sono pericolosi per una fateliana, soprattutto per una che vive in mezzo a una tribù di mutaforma. Mi affretto a fare affluire i miei poteri verso l'indice della mano sinistra e lo passo delicatamente sopra la ferita della mano destra. Ben presto uno strato sottile di brina chiude la piaga, bloccando il sangue che ne fuoriusciva.
— Guarda, Lili.
Le mostro il mio palmo guarito.
— Vedi, non c'è più niente.
Si asciuga gli occhi con il risvolto della manica.
— Vuoi un bacetto magico?
— Mi piacerebbe tantissimo, ma attenzione, sai che sarà molto freddo.
Posa delicatamente le labbra sul mio graffio, per baciarlo.
— Ecco fatto. Adesso non hai più male.
— Hai ragione. Ho una mano nuova di zecca!
— Era freddo come quando si mangia un gelato.
— Sarebbe un modo di dirmi che hai fame?
— Sìììì. Ma solo di un po' di gelato.
Scoppio a ridere, anche se sono preoccupata. Mia figlia deve conservare la sua innocenza infantile il più a lungo possibile. Imparerà fin troppo presto che la vita di una fateliana non è affatto facile.
— Vada per un gelato. Però, stasera è obbligatorio lavarsi i denti.
— Promesso, mamma.
Appena schiocco le dita, lo scivolo scompare. Inutile attirarsi le critiche di Fletcher perché vizio troppo Lili. Non potrei mai viziarla troppo, visto che non sa niente del mondo che la circonda.
Mentre Lili inghiotte con piacere dei grossi bocconi di gelato, io rifletto sull'ultimo avvenimento all'ordine del giorno: un taglio senza alcuna spiegazione. Non è la prima volta che non riesco a ricordare come ho fatto a ferirmi, ma normalmente si tratta di qualche livido senza importanza. Chi mai si ricorda da dove viene questo o quel livido? Io no. Ciò che mi ha sempre stupita, era l'apparizione di alcuni lividi quando avevo passato tutto il giorno a letto. È sempre accaduto, a quanto riesco a ricordare. Fletcher mi ha detto che non ha alcuna importanza e che il giorno in cui l'avrà, me ne accorgerò. Ma mi accorgerò di cosa, esattamente? La cosa migliore da fare sarebbe chiamarlo, ma esito a farlo. Questa doveva essere una giornata soltanto tra madre e figlia: la deluderò per l'ennesima volta.
— Te ne devi andare?
C'è così tanta tristezza in questa domanda. Non posso. Non voglio lasciarla di nuovo. Stamattina Fletcher mi ha morsa, ha bevuto il mio sangue e mi ha assicurato che, dopo, avrei potuto trascorrere una giornata tranquilla con mia figlia. E non permetterò a uno strano fenomeno di rovinare questa giornata.
— No. Resto con te fino a quando non ti addormenti.
— Se aspetti, ti farà male. Devi dirgli che ti sei fatta male, vero?
Lili non è affatto stupida, vede troppe cose e ne comprende ancora di più.
— Non preoccuparti, nessuno mi farà del male. E nemmeno a te. Ti ricordi la prima regola?
Annuisce diverse volte.
— Nessun animorfo ha il diritto di avvicinarmi, quando tu non sei con me.
— Bene. E la seconda?
— Nessun mutaforma ha il diritto di allontanarmi da te.
— Perfetto, Lili.
Continuo a ribadirle queste regole fin dal giorno in cui è nata. Ancora prima che sapesse parlare, gliele ripetevo già. Non permetterò a nessuno di trasformarla in una riserva di sangue come me. Ormai l'ho accettato da tempo, è il mio destino in quanto fateliana di questa tribù. Tuttavia, aspiro a qualcosa di più per mia figlia e combatterò per ottenerlo. Fletcher non è eterno e io sono molto più giovane di lui. Spero che il suo successore sarà meno… sadico. Non c'è niente di più incerto, ma posso sempre pregare. Da quando è nata Lili e lui se ne serve come mezzo per farmi pressione e ridurmi all'obbedienza, ho avuto accesso a molte informazioni. Una volta sicuro della mia docilità, mi ha permesso di leggere: è incredibile quante cose si imparano dai libri. Prima di quel periodo, la parola fateliana per me era solo un insulto, ma grazie ai miei libri di storia, ho imparato molte più cose sul mio popolo negli ultimi cinque anni. Un giorno insegnerò la nostra storia a Lili, anche se lei è tanto diversa da me quanto io lo sono da Fletcher. Nonostante ciò, la amo di un amore infinito, come fa ogni madre con il suo bambino.
— Mamma, puoi farmi una treccia?
— Certo, ma prima vieni a darti una lavata. Hai le mani appiccicose.
Ha i capelli tanto lunghi quanto i miei sono corti: le arrivano in fondo alla schiena come una lunga cascata bruna e setosa. Adoro pettinarla. Sembra che alle bambine piaccia giocare alle bambole e mia figlia è la mia bambola. La bambola più bella del mondo. Le spazzolo i capelli prima di districare tutti i nodi, poi le intreccio le lunghe ciocche color cioccolato che le arrivano fino in fondo alla schiena.
— Ecco fatto, amore mio.
— Ora tocca a te.
Sto al gioco e lascio che mi pettini i capelli. Nascondo una smorfia, quando insiste su un nodo.
— Mamma, perché non ti lasci crescere i capelli come me?
Perché Fletcher odia ritrovarsi un capello in bocca quando mi morde.
— Trovo che mi facciano caldo. Amo il freddo, lo sai.
— Sì. Il tuo potere è il freddo. Il mio quale sarà?
— Una sorpresa.
La sorpresa più bella sarebbe che non ne avesse affatto; dopotutto, non è una fateliana purosangue, anche se dubito che il destino mi abbia fatto un favore del genere. Non si può dire che io abbia avuto molta fortuna nella vita fino ad oggi. E in tal caso, quale potrebbe essere la reazione di Fletcher?
— In ogni caso, ti amerò sempre.
— Forse avrò quello di papà?
Quando sento quella parola, mi irrigidisco. Non ha un padre. Quando è nata, ho creduto che quel legame sarebbe stato reale, ma per il genitore si tratta solo di un progetto a lungo termine. Lili non esiste per lui e io farò di tutto perché le cose restino così. Ecco perché lei lo crede morto.
— Tuo padre non aveva nessun potere, mia cara. Non era un fateliano.
— È per questo che sono diversa da te.
— È per questo che sei una meraviglia unica al mondo. E adesso, a letto.
Capitolo 2
Blood
Adesso che Lili è a letto, non posso più rimandare l’inevitabile. Devo avvisare Fletcher. Afferro il telefono a malincuore e premo il tasto di chiamata.
— Blood! Che bella