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I Giorni del Cordoglio: Il Monaco
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I Giorni del Cordoglio: Il Monaco
E-book353 pagine4 ore

I Giorni del Cordoglio: Il Monaco

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Info su questo ebook

«Quindi secondo lei il paradiso reale non esiste perché nessuno ne è degno ma l’inferno non è un posto di punizione perché non è colpa dell’uomo se è malvagio.»
«Esatto.»
«Ma non ha senso tutto questo!» esclamò Joseph non curante di una possibile offesa nei confronti del suo capo.
«Come tutto nella vita... per questo che la voglio riprogettare.» 


L'Autore
Stefano Ramunno, nasce il 28/11/1993 in un paese della provincia di Bergamo. Nella sua vita non manca mai la compagnia di una buona storia da leggere e la fantasia necessaria a fargli intraprendere con questa sua prima opera I Giorni del Cordoglio - Il Monaco, porta a termine il primo suo viaggio nel mondo della scrittura. 
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita30 nov 2022
ISBN9791254582411
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    Anteprima del libro

    I Giorni del Cordoglio - Stefano Ramunno

    COLLANA NHOPE

    STEFANO RAMUNNO

    I GIORNI DEL CORDOGLIO

    Il Monaco

    Libro I - Seconda Parte

    Pubblicato da © Pubme - Collana Nhope

    Prima Edizione

    ISBN: 9791254582411

    www.pubme.me

    collananhope.altervista.org/cosa-e-la-collana-nhope/

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono il frutto della fantasia dell’autrice. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da considerarsi puramente casuale. Questo libro contiene materiale coperto da copyright e non può essere copiato, trasferito, riprodotto, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’autrice, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile (Legge 633/1941).

    A Carlo e Simona,

    per avermi fatto nascere

    con una fantasia immensa.

    ANNO 2031 GIORNO 100 DIV

    JOSEPH IL GUARDIANO

    «Attenzione comunicazione urgente da parte del satellite 02»

    «...Rilevata trasmissione satellitare non prevista...»

    «...Rilevato satellite funzionante sconosciuto...»

    «...Rilevato malfunzionamento del programma d’ibernazione nel laboratorio 02..­»

    «...Rilevata attivazione capsule d’ibernazione non prevista nel laboratorio 02...­»

    «...Rilevato malfunzionamento delle capsule d’ibernazione dei guardiani del laboratorio 02...­»

    «...Rilevata possibile intrusione nel laboratorio 02...­»

    «Attenzione attivazione delle capsule d’ibernazione dei guardiani del laboratorio 01 in corso...­»

    Non ebbe neanche il tempo di riprendere conoscenza quando si svegliò nella sua capsula. La voce del monitor non perse tempo né con una presentazione e neanche con una diagnosi dei suoi parametri vitali. In principio, il guardiano non capì niente di quello che il monitor stesse comunicando. Sinceramente non capiva niente di quello che stava succedendo. Il monitor ripeté almeno cento volte le stesse frasi senza senso, prima che l’agente si rendesse conto della situazione. Com’è possibile?

    Nella sua vita precedente Joseph lavorava come guardia notturna per un’agenzia privata. Fece la guardia a numerosi posti: centri

    commerciali, cinema, negozi in centro città e via dicendo. Una terribile crisi economica gli portò via prima il suo lavoro, poi sua moglie. Io non sto con i falliti gli disse prima di andarsene. Era sull’orlo del fallimento quando una strana azienda gli offrì un contratto di lavoro molto particolare. Per i primi dieci anni dovrai controllare il laboratorio durante la notte gli dissero al colloquio e fin lì fu tutto nella norma. Il resto degli anni dovrai dormire. Quell’assurdità lo fece ridere a crepa pelle ma nessuno della commissione rise con lui. Fate sul serio? Chi gli propose quel lavoro faceva dannatamente sul serio. La data di termine sul contratto fu una delle prove della loro serietà. Avrebbe estinto il suo contratto di lavoro dopo più di un secolo dalla sua firma. Dov’è la fregatura? le fregature erano molteplici, probabilmente erano pari ai moduli che gli fecero firmare, quando lui accettò il lavoro. Se la capsula dovesse prendere fuoco, la colpa non è nostra e lui firmò, se la capsula perde pressione e scoppiare, la colpa non è nostra e lui firmò nuovamente, se un mutante dovesse aprire la tua capsula e mangiarti, la colpa non è nostra e lui firmò ancora e poi ancora. Joseph perse la sensibilità della sua mano destra, quando finì di compilare il contratto con ogni autografo necessario. Quando chiese se fosse quindi un lavoro pericoloso allora si che fece ridere i signori di fronte a lui. Dipende solo questo rispose un membro della commissione quando ritirò il contratto firmato. Joseph iniziò a lavorare subito la notte successiva. Il laboratorio si estendeva centinaia di metri sotto la metropolitana di New York. Lavoravano migliaia di scienziati, operatori di ogni sorta e altri addetti. Non sapeva cosa studiassero o cosa creassero in quel laboratorio e come da contratto non poteva fare domande relative al laboratorio. Il suo compito era solo quello di controllare i reparti che di notte non erano operativi. Uffici e archivi erano il suo mondo perché i laboratori erano sempre in funzione. Da contratto, non avrebbe dovuto nemmeno far cadere un occhio sui documenti presenti negli archivi. Ma lavorando prettamente in solitaria, ogni tanto dava una veloce lettura di alcuni documenti come passatempo, facendo molta attenzione a non farsi beccare in flagrante dalle telecamere. In dieci anni scoprì di lavorare per un laboratorio che non esisteva ufficialmente. Che diavolo? Il laboratorio esisteva solo per gli addetti ai lavori e per il governo degli Stati Uniti D’America, visto che il laboratorio esisteva grazie a fondi governativi. La Xentas Company, una società dell’ex governatore Robert Xentas fu la copertura perfetta per i laboratori sparsi per il mondo. Quattro laboratori molto simili, per l’esattezza, erano nascosti sotto le più grandi metropoli del mondo. Il primo a New York. La base principale. Pechino, Londra e Johannesburg erano solo delle ramificazioni. Delle appendici del laboratorio principale. La società di Robert Xentas, agli occhi del mondo era solo una catena di negozi di elettronica ma nelle profondità della terra ben altro veniva studiato nei suoi laboratori. Joseph non avrebbe dovuto sapere tutte quelle cose ma la sua curiosità cresceva ad ogni documento che sbirciava. L’anno prima che il mondo crollasse, fu condotto davanti al signor Xentas in persona. Mi hanno scoperto, ora mi fanno la pelle ma non andò proprio così. Xentas lo promosse di grado. Capo della sicurezza del progetto ibernazione, o semplicemente guardiano come a Xentas preferiva definirlo. Joseph non capì cosa fosse quell’assurda nomina e il suo capo non abbondò con le spiegazioni ma gli mise davanti uno strano libro. Un volume tutto rosso con uno starno titolo. Kosmos. So che a te piace leggere quindi leggilo finché ogni sua pagina non sia stampata indelebile nella tua testa, dopo di che dovrai nasconderlo nel luogo indicato nell’ultima pagina e poi tieniti pronto. Dopo quel breve discorso la guardia notturna fu subito congedata. So che ti piace leggere. Un brivido di terrore pervase il corpo di Joseph. Quindi lo sa! Non sapeva come ma qualcuno o qualcosa l’avevo visto leggere i documenti segreti. Ma chi?

    La promozione e quel libro assurdo puzzavano di trappolo ma non poteva più tirarsi indietro quindi decise di fare quello che gli fu comandato di fare. Ogni capitolo letto, rendeva sempre più folle tutta quella situazione. Di sicuro questo non è un manuale per fare la guardia ad un centro commerciale si rese conto subito. Quel libro sembrava un romanzo fantascientifico, eppure ogni procedura e ogni sistema era descritto dettagliatamente e tutto coincideva con i reparti e i macchinari presenti nel laboratorio segreto. Al capitolo nove, Joseph trovò allegata una chiave magnetica. ...Andare al reparto B29, la chiave allegata aprirà tale reparto... In un momento di pausa, Joseph volle sfamare la sua fame di curiosità e si recò al reparto B29 per verificare che quel libro non fosse solo un romanzo per ragazzini. Effettivamente il reparto esisteva e serviva una chiave magnetica per aprirlo. Migliaia e migliaia di capsule, una in fila all’altra si presentarono davanti a Joseph quando entrò nel reparto. ...100000 Capsule d’ibernazione...  riportava un paragrafo del capitolo nove del libro. Ma che diavolo è tutta questa storia?

    Un altro paragrafo parlava di un simbolo segreto, una sorta di G divisa a metà in diagonale. ...Questo simbolo de essere tatuato su ogni guardiano per identificarlo. Solo chi avrà tale marchio sul polso destro sarà il possessore della chiave per recuperare il volume segreto... La cosa non gli piacque molto. Io odio i tatuaggi.

    Quando finì di leggere proprio si ritrovò assai confuso, quindi decise di leggerlo ancora e poi ancora. Dopo la quarta rilettura, i contenuti del libro iniziarono ed essere più familiari nella sua mente. Dopo la decima volta tutto gli fu chiaro. Lui era il capo guardiano delle capsule d’ibernazione. Il suo compito era quello di farsi ibernare lui stesso ma nell’eventualità che si verificasse un’emergenza, la sua capsula l’avrebbe risvegliato per agire e risolvere qualsiasi inconveniente di percorso con le procedure riportate nel libro. Come accennatogli dal presidente Xentas, l’ultima pagina indicava una zona del laboratorio in cui il libro andava nascosto. Il volume poteva essere riconsultato solo in caso di estrema emergenza.

    Una mano picchiò sul vetro della sua capsula d’ibernazione, lo distolse dai suoi pensieri. Joseph decise che si fosse ripreso abbastanza per uscire. «Pensavo volesse dormire un po’­» disse l’uomo davanti a lui. «Lei è il capo dei guardiani giusto?­» Joseph annuì mentre usciva dalla capsula. «Bene, allora noi due siamo la sua squadra, Io sono Ben e lui invece è Dennis.­» Tre guardie per centomila capsule, ecco perché lo stipendio era a cinque zeri pensò nel vedere i suoi subordinati. I due uomini sembravano fatti uno l’opposto dell’altro. Ben era molto basso ma con lunghi capelli neri e una folta barba, invece Dennis era molto alto, superava Joseph di almeno dieci centimetri, ma era completamente pelato e con il volto liscio come il sedere di un bambino. «Che anno è?­» chiese Joseph ancora stordito dal risveglio. «Siamo esattamente nell’anno duemila e trentuno­» disse Ben. «E siamo nella merda fino al collo­» aggiunse il suo collega calvo.

    ANNO 2027 GIORNO 74 DIV

    DOTTOR ENZO KLANG

    Si rivelò molto più propenso a parlare rispetto al mai compianto dottor Park. «Il dottor park era solo uno stronzo come tutti gli altri, io l’aiuterò per davvero­» disse a Rammon. Il dottor Klang ha sempre odiato lavorare per quel laboratorio. Enzo Klang era uno tra le più brillanti menti del ventesimo secolo. Nato a Stoccolma da una famiglia agiata, all’età di trent’anni divenne uno tra i più rinomati professori del MIT di Boston. La sua ricerca sui fluidi criogenici gli valse il premio Nobel per la chimica nel duemila e dieci e il premio Nobel per la fisica due anni più tardi. La sua ricerca fu la chiave di svolta per conservare un essere umano in ibernazione e risvegliarlo senza causargli danni permanenti. Scoprì tramite i suoi esperimenti un nuovo elemento chimico. Il Criotio. Un elemento fluido che non subiva alterazioni di stato di nessun genere. La sua più grande peculiarità era l’autoconservazione dell’energia e del calore se esposto a basse temperature. I test confermarono a pieno le sue ipotesi. Un corpo immerso in quella sostanza poteva sopravvivere per secoli se fosse rimasto a temperature glaciali. Quelle scoperte fecero gola a un imprenditore, un ex governatore di nome Robert Xentas che offrì miliardi per la sua ricerca ma il dottore non fu mai interessato alle sue proposte. Le mie ricerche non sono in vendita. Ma il signor Xentas aveva molti amici ai piani alti. Fece screditare le idee del dottore da ogni associazioni scientifica. Rovinò la sua vita facendogli perdere prima la sua prestigiosa cattedra e poi tutti i suoi strumenti e le sue ricerche. Tutto quello che con fatica e dedizioni avesse scoperto, passò nelle mani dell’ex governatore e dei suoi sottoposti. Ma sia lui che i suoi scienziati non sapevano nemmeno da dove cominciare per applicare le teorie del dottor Klang. Ti offro un compenso a sei zeri se ti allei con me. Ridotto sul lastrico a malincuore accettò l’offerta.

    «Deve capire Rammon che tutto quello che vede in questo laboratorio è stato ideato da me. Il progetto di conservazione degli esseri umani fino al prossimo secolo è opera mia­» spiegò il dottore al mutante.

    «Quindi lei sa dov’è l’antidoto?­» chiese speranzoso il mutante, il distruttore. «Sia chiaro io non sono un biologo, i virus e gli antivirus non mi competono però io so tutti i segreti dei laboratori sparsi per il mondo e so anche che non è possibile che voi siate qui perché ogni intrusione avrebbe dovuto far scattare l’allarme e i dispositivi di sicurezza quindi come avete fatto ad entrare?­» Ebbe come risposta un semplice ringhio di rabbia. Chiaro non sopporta le perdite di tempo «Ho capito lei è un tipo coinciso e visto che i mutanti non dovrebbero esistere quindi è possibile che il sistema di sicurezza di questo posto abbia fatto cilecca. Tornando al punto io conosco poco di biologia ma so dove può cercare le risposte a tutte le sue domande.­»

    Il dottor lo accompagnò all’atrio dove c’erano le tre porte. Lo condusse attraverso la porta alla loro destra. Microbiologia. «Questo è il reparto dove qualche scienziato ha studiato il virus ma non è stato di certo creato qui.­» Il dottore cercò di fare conversazione ma sembrava non interessare al mutante. ­«Feng non viene co noi?­»

    «No lui deve occuparsi della bambina e lei si sbrighi a darmi quello che cerco prima che me lo prenda di persona.­» Il dottore capì subito che Park non era del tutto morto ma era stato solo posseduto. Non voglio fare di certo la sua fine «No... non ce ne sarà bisogno come le ho detto il capo di questa baracca mi ha portato via tutto e vorrei tanto fargliela pagare.­»

    Il reparto di microbiologia a differenza di quello d’emergenza era composto da vari piccoli laboratori ma con all’interno diversi macchinari e strumenti molto singolari. Ogni laboratorio possedeva una targa con cui scritto il suo identificativo ei nomi degli scienziati che lavoravano al suo interno. «Quindi è qua dove quei topi dormienti hanno rovinato l’umanità?­» chiese con disprezzo il mutante. «Come le ho già detto in questi laboratori non è stato creato alcun virus. Qui è stato solo studiato, amplificato e anche collaudato prima di liberarlo in superficie. Questo laboratorio segreto è solo un’appendice di quello principale.­»

    «Quello di New York intende?­» Klang rimase sorpreso nell’apprendere che il mutante sapesse l’esistenza del laboratorio principale. come fa a conoscerlo? «Sorpreso dottore? I miei figli, i miei dolci cagnolini che hai conosciuto il primo giorno, sono i miei occhi e sono sparsi in tutto il globo. Io posso vedere attraverso i loro occhi. Anche se ciechi, con loro ho visto molte cose, soprattutto quanto possono essere spregevoli gli esseri umani.­»

    Comprendendo la situazione il dottore riprese la sua spiegazione in maniera meno saccente. «Sì comunque intendevo proprio quel laboratorio. l’imprenditore che mi ha rovinato la vita ha sborsato miliardi per attuare questa follia. I miei sperimenti e le mie ricerca servivano per ben altro. Il criotio sarebbe servito per interventi chirurgici lunghi e complessi oppure per conservare gli organi per i trapianti. Non di certo per distruggere il mondo.­» Un’espressione malinconico si manifestò sul suo sguardo. «Non si preoccupi dottore, io sono qui per rendere giustizia ai suoi studi. Io sono qui per eliminare tutta la feccia dal mondo a partire da tutti i ratti nascosti in tutti i laboratori del mondo. Devo solo aspettare che la bimba cresca un altro po’­» Se lo dici lei. Non sapeva se fidarsi di quel mostro fosse una buona idea. E se fosse solo un altro pezzo di merda come Xentas? «Quindi il suo progetto è di ammazzare tutti gli esseri umani?­» chiese titubante. «No ho detto solo la feccia. Gli altri verranno trasformati a mia immagine e somiglianza.­» Lo sapevo è solo un altro megalomane. Ma in quel momento non aveva molte altre possibilità quindi decise di stare al gioco.

    «Siamo arrivati, Rammon­» Alla fine dei laboratori, c’era la stanza degli archivi. Un enorme stanza piena di moduli, libri e faldoni vari posizionati in ordine alfabetico. Tuttavia Klang non cercava sugli scaffali ma guardava per terra. ­«Dove sta guardando? Pensavo cercasse un libro?­»

    «Si, sto effettivamente cercando un libro ma non si trova di certo sugli scaffali­» disse mentre era preso nella sua ricerca sul pavimento, si sdraiò per vedere meglio. «Trovato!­» esclamò dopo attimi di ricerca. Klang mostrò al mutante una fessura nel pavimento. Solo qualcosa simile ad una tessera poteva passare attraverso quella sottilissima apertura. «Ci serve una tessera magnetica per aprirla. Solo i guardiani del laboratorio possiedono quel tipo di tessera ma c’è un problema­» disse il dottore come si fosse appena ricordato qualcosa di spiacevole. «Che problema? Eh ricorda di pensarci bene prima di rispondere. L’ultimo che ha voluto giocare con me, l’ha di fronte e le assicuro che ha sofferto molto.­»

    Il dottore seguì il suo consiglio e cercò di esprimersi nella maniera più adeguata possibile. «Vede qui sotto c’è nascosto una sorta di Vademecum del laboratorio. Ogni segreto di ogni scienziato è stato riportato in quel libro e ogni segreto della struttura, dalla posizione geografica ai meccanismi di difesa. Quindi quel libro contiene di sicuro la locazione esatta dell’antidoto.­» Prese fiato prima di passare alla parte peggiore della spiegazione. «Quel libro è così importante che non solo è stato nascosto ma la chiave è stata data a solo una persona o forse a tre, non ricordo quanti fossero i guardiani. Gli è stata consegnata prima di addormentarli nel Criotio. Il problema maggiore è che non è possibile risvegliare quella specifica senza sapere esattamente chi è eh a nessuno era dato saperlo quindi dovrebbe svegliare uno ad uno ogni persona addormentata e controllare se ha uno strano simbolo tatuato sul polso destro. Quella è la persona che sta cercando quindi quello che sto voglio di...­» Rammon si stancò di tutto quel blaterare.

    «Si ho capito dottore ma lasci fare a me.­» Le dita mostruose del mutante si allungarono e si tramutarono in piccoli e sottili tentacoli neri. La loro dimensione bastò per infilarsi all’interno della fessura. Una scossa elettrica lo colpì ma non fece in lui nessun effetto. Parte del pavimento della stanza si staccò quando ritrasse le sue appendici allungabili.

    «Visto dottore io rendo le cose difficili... facili, è questo il mio destino.­» Il libro segreto fu alla sua portata. Tutto nero e senza titolo. Sinceramente me lo ricordavo diverso. Il dottore non fu proprio convinto di aver trovato il libro giusto ma per non destar sospetti nei confronti del suo aguzzino, abbracciò il volume come se fosse un figlio. «Ora mio caro dottore, mi dia il mio antidoto.­»  

    ANNO 2031 GIORNO 66 DIV SERA

    CAPITANO STEVE

    Quando uscì dalla stanza, si accorse che il caporale Albert l’aveva atteso tutto il tempo. ­«Prego lei ora seguire me di nuovo.­» Entrambi presero l’ascensore ma questa volta al posto di scendere, l’ascensore salì di tre piani. Alloggi ospiti si chiamava quella zona della città sotterranea. Sembrava un normale piano di un qualsiasi hotel. Speriamo non alloggino mostri in questo. Il capitano ricordava bene l’ultima esperienza in un albergo. Un cartello attirò l’attenzione del capitano. Alloggi ospiti N.3 300 posti letto il capitano rimase impressionato dall’apprendere la presenza di altri due piani come quello e per il numero di camere presenti. ­«Anche gli altri due piani hanno così tante camere?­» chiese curioso. ­«Noi avere tre zone ospiti con trecento camere ogni zona. E poi avere cinque zone per nostri abit...abitanti con quattrocento camere ogni zona ma non tutte abit...abitate.­» Dovette districarsi nell’inglese del caporale ma alla fine capì che la loro città di Nuova Germania, a differenza di quella, fosse solo una tendopoli. Si fermarono davanti alla stanza trecento due. ­«Prego, questa essere sua stanza. Suoi amici essere in stanze trecento uno e trecento tre. Effe...Effetti personali essere già dentro.­» Congedato il caporale, entrò nella sua camera. Un piccolo locale, composto da due stanze. Quella principale era riservata al letto ed a un comodino. La seconda era dedicata alla zona bagno, un WC e una stretta doccia. In parte al comodino erano state posizionate tutte le sue cose: Le armi, la sua armatura, le sue maschere protettive e ogni suo affetto personale. Il capitano mise vicino ai suoi affetti anche il borsone del maggiore. Non fidarti di nessuno le ultime parole del maggiore gli rimbombavano ancora in testa. Cosa avrà cercato di dirmi? Non gli fu chiaro se il maggiore sapesse di quali persone fidarsi o meno, oppure fosse solo una frase generica come Tieni sempre gli occhi aperti. IL borsone del maggiore provocava in lui tanta rabbia e curiosità. Devo vederlo con i miei occhi. Il capitano aprì il borsone e con tutta foga iniziò a frugarci dentro. Alla fine lo trovò. Il maggiore aveva davvero portato con sé un telefono satellitare. Il capitano fu tentato di scaraventarlo contro il muro. Potevamo chiamare aiuto quando Gas è stato ferito mentiva a sé stesso e lo sapeva perché in quell’occasione il telefono non avrebbe salvato il loro compagno di squadra. Però rimaneva il fatto che Jorg avesse mentito a tutti, nascondendo prima la sua malattia e poi la presenza di un dispositivo molto importante. É di lei che non mi sarei dovuto fidare. Forse il maggiore intendesse proprio quello dicendogli di non fidarsi di nessuno, ma se non avrebbe potuto fidarsi nemmeno di lui non avrebbe dovuto fidarsi proprio di nessuno. Ora mi è tutto più chiaro.

    Una lettera riportante il suo nome, messa sopra il comodino, distorse la sua attenzione dal telefono.

    Egregio capitano Steve. Mi scusi ancora per le nostre usanze un po’ rude ma come lei capirà questi sono tempi difficili e ogni precauzione è d’obbligo. Lei e i suoi uomini sono invitati a partecipare alla riunione del consiglio alle ore 20:30. I suoi uomini sono già stati informati tramite medesima lettera. Un’ora prima le verrà portata un abbondante cena. la sua camera è munita di una zona bagno privata e multiaccessoriata, mi raccomando è gradita una bella presenza.

    Firmato il colonnello Antip lesse nella sua mente. Fanno tutto in grande questi russi. Quella lettera fece cambiare leggermente i suoi propositi riguardo il colonnello russo. Non mi fido ancora di lui però almeno questo è un passo verso un’alleanza più salda. L’idea di dormire in quel letto così comodo fece dimenticare lui le due notti passate a dormire seduti, sopra una sedia spigolosa.

    Un dolore ai reni richiamò il capitano verso il bagno. In parte al WC era presente una specchiera con cassetti. Si spaventò nel passare davanti allo specchio mentre si recava verso il gabinetto. C’è un altro nella stanza? si allarmò il capitano. Ma la stanza era piccola e ci mise poco ad ispezionarla tutta. La sua esigenza naturale non poteva più aspettare così si affrettò nuovamente a raggiungere il WC. Di nuovo quello sconosciuto apparve nello specchio ma questa volta lo superò non curandosene troppo. Il capitano fu avvolto da una sensazione di benessere assoluto mentre urinava ma quella sensazione svanì subito lasciando spazio ad un forte dubbio. Indietreggiò lentamente verso lo specchio e si rese conto che non ci fosse nessuno sconosciuto nella sua stanza. Sono io! Era rimasto incredulo dalla sua faccia riflessa nello specchio. Barba e baffi lunghi, capelli incolti e disordinati, occhiaie nere e pesanti come se non dormisse da svariati giorni. Mi raccomando è gradita una bella presenza ricordò di aver letto nel biglietto così decise di vedere quanto fosse realmente multiaccessoriato quel bagno. Con grande sorpresa da parte sua, il bagno conteneva tutti gli strumenti necessari per darsi una sistemata. Rasoi di vario tipo, schiuma da barba, deodoranti e perfino profumi di marca. Il capitano decise di pulirsi completamente il viso da barba e baffi. I capelli invece cercò di riportarli a come li avesse all’inizio del viaggio ma farlo da solo si rese conto che fosse molto difficile quindi alla fine si arrese con un taglio quasi a zero. I miei adorati capelli pensò tristemente quando finì di rasarsi.

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