Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La Farfalla tra gli elefanti
La Farfalla tra gli elefanti
La Farfalla tra gli elefanti
E-book188 pagine2 ore

La Farfalla tra gli elefanti

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

L’essere umano è abituato a pensare alla natura come qualcosa di lontano da sé, a volte infima, a volte da sfruttare ma sempre molto lontana dal suo livello. In realtà, le meraviglie del mondo sono innumerevoli e solo osservando attentamente si potrebbe capire quanto sottovalutiamo tutto ciò che ci circonda. 
Potrebbe bastare un piccolo passo, la scelta di raggiungere luoghi “meno convenzionali” per una piccola vacanza, la scelta di seguire l’istinto invece che la ragione… È questo che decide di fare Sofia, quando parte per l’India. Non ha idea di quanto quel viaggio le cambierà la vita…

Angelo Tudini nasce a Pescasseroli, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Laureato in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio, sceglie di specializzarsi nella tutela dell’ambiente e della sicurezza dei lavoratori nell’ambito manifatturiero. Coltiva continuamente la passione per l’ambiente anche al di fuori dell’ambito lavorativo, con corsi e seminari specifici sul riscaldamento globale. Da qui nasce la passione per la scrittura e la voglia di raccontare i suoi pensieri tramite il suo primo romanzo, La farfalla tra gli elefanti.
LinguaItaliano
Data di uscita4 set 2022
ISBN9788830670976
La Farfalla tra gli elefanti

Correlato a La Farfalla tra gli elefanti

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su La Farfalla tra gli elefanti

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La Farfalla tra gli elefanti - Angelo Tudini

    LQ.jpg

    Angelo Tudini

    La farfalla

    tra gli elefanti

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6209-4

    I edizione agosto 2022

    Finito di stampare nel mese di agosto 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    La farfalla tra gli elefanti

    Nuove Voci - Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di Lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Alle persone che mi vogliono bene

    Nell’epoca del riscaldamento climatico, le ali di cera di Icaro si sarebbero sciolte subito e Icaro non sarebbe mai morto.

    1

    La stagione delle piogge stava per arrivare e Tin camminava con sua madre e il resto del branco sullo stesso percorso tracciato dai suoi antenati molti anni prima, quando, sia per paura che per voglia di scoprire il territorio che li circondava, peregrinavano per ore e ore alla ricerca di cibo e di un habitat favorevole.

    Il cammino prevedeva sentieri insidiosi all’interno della foresta che la mandria doveva attraversare, e parecchi erano gli esemplari curiosi di conoscere i motivi che la spingevano a continui spostamenti, senza mai fermarsi in un luogo fisso, come di solito facevano le altre specie. Forse il motivo risiedeva nello stupore che pervadeva la mandria ogni qualvolta si trovava di fronte ad albori e tramonti mai della stessa intensità e luminescenza, in mezzo a radure così vaste da rendere la sua presenza quasi trascurabile. Erano rare le volte in cui Tin non rimaneva indietro ad ammirare la rosea aurora, provando a rispondere al puntuale rimprovero della madre che l’alba era la fase della giornata che lo rendeva forte e fiero e che, allo stesso tempo, lo trascinava a chilometri di distanza. D’altro canto, dopo chilometri e chilometri percorsi, arrivava precisa la fine della giornata, quando si fermavano ad ascoltare il silenzio della foresta che calava insieme alla palla di fuoco oltre l’orizzonte. Il tramonto forse era il momento più intenso, ma dopo poche ore l’alba si ripresentava. No, non riusciva a decidere cosa amasse di più; e spesso si domandava se in altre parti del mondo si ripetessero quei momenti, cosicché anche altri potessero provare le sue stesse emozioni.

    La foresta tropicale era sempre stato il loro regno e, nonostante non fossero considerati gerarchicamente come i principali custodi del territorio, tutti facevano affidamento sulla loro possanza e potenza, sprigionata saggiamente solo nelle situazioni di bisogno e difficoltà. I re, diversamente, sapevano che non esistevano predatori al di sopra di loro stessi e questo bastava a giustificare il controllo del territorio. D’altronde, sapevano anche chi erano realmente i più forti, di conseguenza si guardavano bene dall’attaccarli o, comunque, solo in caso di assoluta necessità.

    Tin aveva già tre anni e ormai aveva percorso quel tragitto diverse volte, ma adesso cominciava a capire l’importanza e la bellezza di tutto ciò che lo circondava. In quel momento avanzava proprio dietro sua madre, ricalcando esattamente le sue orme al fine di non trovarsi mai in situazioni che avrebbero potuto metterlo in pericolo. Sarebbero trascorsi altri sei anni prima che Bell lo lasciasse libero, alla scoperta di un mondo per lui ancora sconosciuto.

    Quel giorno, quando ancora si trovavano in quella parte della regione interamente coperta dalla foresta, cominciarono a presentarsi i primi segni di stanchezza. Avanzando con la testa incuneata tra le siepi, Tin riuscì a intravedere e, dove non riusciva, ad immaginare, lo spaccato di quel paesaggio asiatico di cui anche lui era parte. Ad est svettava in lontananza una montagna finora inesplorata dal branco e con la cima colorata di bianco. Era sempre stato incuriosito dal perché le cime dei monti avessero un colore diverso rispetto al resto del terreno e, per giunta, solo in alcuni periodi dell’anno. Sua madre paragonava quel misterioso evento alle foglie degli alberi, che si trovano nella cima della pianta, di colore diverso dal resto del fusto e che questo colore cambiava di stagione in stagione. Diceva sempre che, senza entrambi i fenomeni, la vita per loro sarebbe stata molto difficile. Tin non capiva, non ancora; come potevano le cime delle montagne e le foglie degli alberi dare nutrimento a tutti gli animali della foresta? Come potevano loro, così imponenti e maestosi, non sopravvivere senza l’aiuto degli alberi? Di lì a poco avrebbe compreso tutto.

    Non ne era ancora conscio, ma aveva scoperto la neve.

    A nord, come a sud, il sentiero penetrava nella foresta, mostrando le migliaia specie di piante che la abitavano. Bell e le sue sorelle avevano tentato invano di far capire a Tin quale fosse l’origine e lo scopo della loro esistenza, ma questo era un argomento che lo annoiava. Durante quei frangenti, si divincolava senza troppe scuse e si dava alla ricerca di una pozza d’acqua torbida per schizzare e indispettire i suoi amici cuccioli. Osservandoli con grande curiosità, Tin sapeva che tutti gli animali della foresta erano importanti e avevano un ruolo ben preciso, come del resto lo aveva lui, almeno così aveva capito origliando una volta la matriarca che parlava durante le riunioni del consiglio. La verità era che non comprendeva ancora il motivo, ma amava vivere nel verde della foresta, insieme a tutti gli esseri che la abitavano e, almeno per ora, le cose gli andavano bene così.

    Ad ovest non riusciva a distinguere nulla, eccetto un cielo azzurro con qualche ciuffo bianco qua e là ed una linea che lo separava dalla terra sottostante. Più si sforzava di individuare cosa ci fosse dietro quel tratto e più gli sembrava che l’immagine sbiadisse, e così rinunciava. Di tanto in tanto aveva pensato di camminare e camminare per vedere cosa ci fosse dietro l’orizzonte, ma per ordine tramandato dagli antenati il branco non si avventurava mai quella direzione.

    Tanto meglio, pensava Tin, data l’immane paura di poter sprofondare al di là di quella linea e di non poter tornare mai più dalla sua mamma.

    Tin proseguiva verso nord attraverso un sentiero che andava via via restringendosi, per finire all’interno di quello che per lui era un vero paradiso di colori. All’improvviso la sua attenzione fu catturata da un’immagine che prima di allora non gli si era ancora presentata davanti. Mai un gruppo di scimpanzé era apparso così numeroso e unito attorno ad un cumulo di rami, liane ed arbusti, quasi a formare un piccolo rifugio per i loro piccoli. Mantenevano una calma decisamente strana.

    Forse hanno paura pensò Bell. Così, mentre si avvicinavano, coprì il suo cucciolo con le zampe a protezione di un incombente pericolo che aveva percepito. Tin, tuttavia, si sentì attratto dall’insolita sensazione che percepiva e fuggì dalle zampe della mamma, andandosi ad intrufolare tra gli scimpanzé.

    Lì, finalmente, scoprì cosa nascondessero gelosamente i primati. Non provò paura, né fu intimorito, ma ne rimase affascinato, e la sua curiosità crebbe ancor di più alla vista di una creatura che mai aveva incontrato nella sua breve vita. Immediatamente corse da sua madre e dal resto della mandria che, avendo una prospettiva migliore della sua, già avevano osservato ed analizzato la scena.

    «Mamma che cos’è?» le chiese tra l’intimorito ed il curioso.

    «È una creatura che non vive qui, e che qui non deve stare» gli ripose secca la madre.

    Tin non capì perché sua madre si fosse improvvisamente irritata, in fondo non lo era mai se non quando lo rimproverava per errori che lui non sapeva di commettere. Caparbio, continuò a pensare che quella creatura non rappresentasse una minaccia per il branco e per la biodiversità della foresta.

    «Mamma, che cos’è?» ripeté.

    La risposta era decisamente prematura. Sarebbero dovuti passare anni prima che l’argomento potesse essere spiegato ai cuccioli come il figlio. Titubante, Bell provò a spiegargli che la sua stirpe viveva in gruppi molto numerosi, lontano dalla foresta e che raramente penetravano all’interno dell’area protetta. Gli raccontò che, probabilmente, da soli superavano in numero qualsiasi altra specie, ma che per sopravvivere avevano comunque bisogno di utilizzare le risorse della natura. Evitò coscientemente di menzionare le brutalità che alcuni di loro manifestavano al confine della riserva. Tin capì il timore nelle poche parole della madre, ma era talmente ammaliato dalla nuova creatura scoperta che la sensazione di paura che la madre voleva trasmettergli scomparve nel giro di pochi secondi, portandolo di nuovo nelle vicinanze dei primati. Pian piano scoprì sempre più sull’animale misterioso che essi stavano proteggendo, non spiegandosi però per quale motivo gli scimpanzé si stavano prendendo cura di lui, mentre tutti gli altri animali se ne stavano impauriti ed impalati a guardare; ma in fondo lui non aveva paura.

    Tante volte la mandria si era fermata a discorrere sulla somiglianza di questo animale con le scimmie, sia nel modo strano che avevano di mettersi in posizione eretta, sia sulle modalità di interagire con gli altri animali. Bell disse a suo figlio che le mamme scimpanzé erano le più idonee a prendersi cura del piccolo poiché in tempi molto lontani le due specie avevano vissuto insieme e l’una si era presa cura dell’altra. Non fu onesta, ma era l’unica spiegazione ragionevole che il branco aveva preso in considerazione per giustificare quella strana somiglianza e, inoltre, era anche l’unica spiegazione che aveva dato a sé stessa.

    Tin fu parzialmente soddisfatto della spiegazione della mamma e decise di dare un ultimo sguardo alla creatura distesa nel letto di arbusti prima di tornare sul sentiero che, come ogni anno, lo aspettava. Superò a fatica la folla di scimpanzé e allungò il collo per trovarsi esattamente faccia a faccia con il cucciolo privo di sensi. Scrutò per primi i lineamenti del viso e la stazza esageratamente minuta confrontata alla sua; la sua pelle era coperta da quelle che sembravano foglie unite da piccoli filamenti di erba e tutte e quattro le sue zampe non facevano una delle sue. Altri dettagli gli passarono davanti agli occhi, soprattutto la sensibilità con cui una mamma scimpanzé lo stava coccolando. Ad un tratto notò dei movimenti quasi impercettibili nei muscoli delle zampe e le pupille che si dischiudevano tremule e quasi assenti.

    Alla vista della proboscide che dondolava adagio, il piccolo uomo non si intimorì, né l’elefantino si mosse, così per qualche secondo, prima che il primo svenisse nuovamente, rimasero a fissarsi.

    2

    Quella mattina l’odore che proveniva dalla cucina faceva pensare ad una colazione ricca di uova strapazzate con la pancetta fritta.

    La odio disse tra sé Sofia, come odiava tutte le ricette che non fossero italiane. Peccato che sua madre non fosse dello

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1