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Come si seducono le donne
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E-book88 pagine1 ora

Come si seducono le donne

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Letteratura - saggio (65 pagine) - Opera molto citata e poco letta, celebre per il titolo più che per i contenuti, esplode in faccia al lettore come un concentrato di contraddizioni: il più bieco maschilismo se ne va a spasso per le pagine a braccetto con un’originale rivisitazione futurista del femminismo.


Più che un manuale di seduzione o una vera e propria rassegna delle “tipologie di donna”, nei capitoli di questo anarchico saggio romanzato ci si imbatte in uno sfrenato desiderio di libertà, una pulsione tanto dirompente da fracassare gli argini delle buone maniere e sbriciolare le convenzioni borghesi, annientando ogni residuo di perbenismo. Scritto nel 1916, mentre impazzava la follia bellica del primo conflitto mondiale con il suo strascico di morte, distruzione e disperazione, il libro, ideato e composto da un interventista subito corso in prima linea per combattere, è, al di là delle boutade machiste e delle provocazioni da bell’imbusto, un grido vitalista lanciato in una valle di cadaveri. L’amore e il sesso diventano quindi un gesto atletico paragonabile a quello del soldato valoroso che si lancia nella mischia, sprezzante del pericolo e ancor più delle conseguenze del suo esasperato rompicollismo. Eros e thanatos si ritrovano ancora una volta a giocare la stessa partita, una partita senza regole in cui vince chi conquista l’emozione più graffiante e sovversiva. Una Babilonia dei sensi che piacque poco al MinCulPop fascista, che sequestrò prontamente la riedizione del 1941…


Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d’Egitto, 22 dicembre 1876 – Bellagio, 2 dicembre 1944), celebre per aver fondato il Futurismo nel 1909, dedicò tutta la vita alla promozione del proprio movimento in Italia e all’estero. Fu da sempre un convinto interventista e partecipò a numerosi conflitti come militare (Grande guerra; Guerra d’Etiopia; Seconda guerra mondiale). Aderì al fascismo, pur mantenendo la propria indipendenza intellettuale (che gli causò non pochi problemi con alcuni gerarchi), e restò fedele a Mussolini anche dopo l’8 settembre. Nonostante il suo ostentato machismo, nel privato fu un marito affettuoso (la moglie Benedetta Cappa era una pittrice) e un padre amorevole con le sue tre figlie (Vittoria, Ala e Luce). Scrisse numerosissime opere (alcune composte in prima battuta in francese), tra le quali possiamo annoverare il celebre scritto parolibero Zang tumb tuuum (1914); molteplici racconti (si citino almeno le raccolte Gli amori futuristi, 1922; Scatole d’amore in conserva, 1927 e Novelle con le labbra tinte, 1930); i romanzi Mafarka il futurista (1909) e Gli indomabili (1922); il dramma Il tamburo di fuoco (1922); il divertissement 8 anime in una Bomba (1919) e i resoconti di guerra Il poema africano della Divisione “28 ottobre” (1937) e Originalità russa di masse distanze radiocuori (postumo).

LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2022
ISBN9788825422764
Come si seducono le donne
Autore

Filippo Tommaso Marinetti

F. T. Marinetti was born in Egypt in 1876 and died in Italy in 1944.

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    Come si seducono le donne - Filippo Tommaso Marinetti

    Introduzione

    Milena Contini

    Il mondo sarebbe un posto di merda senza le donne. La donna è poesia. La donna è amore. La donna è vita. Ringraziale, coglione.

    Charles Bukowski

    Se nel torvo e bigotto istituto religioso gesuita St. François-Xavier di Alessandria d’Egitto, in cui imparò soprattutto a detestare le regole e lo studio, fosse stata introdotta la materia seduzione, il caro Filippo Tommaso non avrebbe avuto difficoltà a portare a casa un bel 10 e lode (l’unico della altrimenti assai misera pagella). La sua esistenza, infatti, fu costellata di conquiste, amorose e non solo. Data la materia del saggio romanzato che sto presentando mi dovrò, però, limitare a raccontare quelle erotiche: nell’introduzione a L’alcova d’acciaio (Immortali 15) abbiamo già accennato alla sessualità ipertrofica di Effettì. A parte la frequentazione parossistica di bordelli e locali equivoci (che con la seduzione hanno poco a che spartire… basta avere il portafoglio gonfio per diventare Casanova) e le innumerevoli avventure di una notte con donne di qualsivoglia estrazione sociale e culturale, Marinetti fece cadere nella propria rete nomi celebri, come l’artista Valentine de Saint-Point, nipote del celeberrimo poeta Lamartine e autrice de Il Manifesto della Donna Futurista (1912) e de Il Manifesto della Lussuria (1913); la stella del ballo Isadora Duncan, nota ai più per la beffarda dinamica della sua morte (nel 1927, anni dopo la notte di fuoco passata con Marinetti, rimase strozzata dalla propria sciarpa, incastratasi nei raggi della ruota posteriore dell’automobile sulla quale era salita); la carnalissima Mata Hari; la traduttrice russa Eva Kühn, assidua ospite di manicomi a causa di gravi malattie nervose; l’attrice bisessuale Enif Angiolini-Robert, con la quale scrisse anche un romanzo a quattro mani (Un ventre di donna, 1919), ecc., ecc. L’elenco potrebbe senza problemi coprire l’intera prefazione, ma, invece, fermiamoci qui: dimostrato che Marinetti masticava bene l’argomento, scandagliamo un attimo la modalità di composizione dell’opera.

    Potremmo mai immaginare il nostro dongiovanni impenitente che scrive Come si seducono le donne seduto alla scrivania del suo studio, avvolto in una calda veste da camera, magari consultando di tanto in tanto un dizionario o sorseggiando una tisana digestiva al finocchio? No. Impossibile. Infatti Filippo Tommaso dettò il saggio a Bruno Corra (ovvero Bruno Ginanni Corradini, fratello di Arnaldo Ginna, ovvero Arnaldo Ginanni Corradini… entrambi i futuristi avevano seguito il consiglio elargito da Giacomo Balla di abbreviare il loro aristocratico nonché altisonante nome di casata dividendolo in due pseudonimi più agili che alludessero alla corsa e alla ginnastica) nell’autunno del 1916 durante un congedo e perfezionò l’opera sul treno che lo riportava al fronte, in trincea e perfino all’ospedale dove era stato in seguito ricoverato per una severa broncopolmonite. Nel sanatorio si era dimostrato un paziente insopportabile e particolarmente irrequieto, non per la sofferenza fisica dovuta alla grave malattia (nel nutrito novero dei difetti di Effettì mancavano le voci vittimismo e ipocondria) e nemmeno per la smania di tornare a sparare addosso agli austriaci, ma per le pulsioni sessuali insoddisfatte: ogni giorno lamentava la mancanza di donne da possedere lì, seduta stante, sul suo letto di degente. Era convinto che vigorosi e quotidiani amplessi lo avrebbero rimesso a nuovo più di tanti medicamenti e farmaci… Ma torniamo indietro alla prima stesura dell’opera e lasciamo la parola allo stesso Marinetti che non lesina dettagli sul proprio modus operandi di scrittore ipercinetico e tabagista: Io detto, camminando, voce dura a scatti, passo incisivo, su e giù per la stanza, le mie numerose sigarette spiralicamente sfumate di ricordi e ritmate dai miei speroni bombardieri. In questo albergo, aspettando di ripartire per il fronte, in treno, nell’odore mordente dei grigioverde ricolorato dalla trincea, tra le gomitate dei soldati, io continuerò a dettare questo libro in velocità maneggiando brutalmente il meraviglioso corpo elasticissimo di quella donna fatta di cento donne che ognuno porta con sé alla guerra. Eccolo che declama in compagnia della sua immancabile sigaretta: il biografo Pànteo, descrivendo Marinetti, lo fotografava così: "italiano per versatilità, francese come causeur, turco pel tabacco e pel caffè che consuma e Guerri conferma: Le sigarette. Effettì ne fumava anche ottanta al giorno, quelle forti di dolciastro sapore orientale e senza filtro, come si usava". Il materiale iconografico sembra confermare queste dichiarazioni: in molti degli scatti giunti fino a noi Marinetti ha in bocca (o in mano) una cicca.

    Facciamo ora qualche accenno ai contenuti, senza svelare troppo, giusto per ingolosirci un po’ prima di affondare i denti nel libro. Al di là dei consigli amatori, ciò che rende davvero faceto questo testo sono le strampalate narrazioni autobiografiche, nelle quali Marinetti si autorappresenta come uno spregiudicato funambolo dell’ars amatoria, capace di qualsiasi mossa pur di ottenere i favori della preda di turno (preda che la maggior parte delle volte ha armi altrettanto affilate e si percepisce anch’essa come il cacciatore della situazione). Gli aneddoti più spassosi riguardano le imboscate erotiche in presenza del legittimo partner: Filippo Tommaso non conosce vergogna né decenza e si insinua nei recessi più intimi di una signorotta mentre il marito le dorme affianco in uno scompartimento di un treno, ha ripetuti rapporti completi con una nobildonna nella stessa stanza dove il coniuge sonnecchia ubriaco su una poltrona, fugge per le vie di Parigi in automobile inseguito da uno sposo cornuto senza smettere di amoreggiare con la fedifraga, condotta infine in albergo per l’‘assalto definitivo’.

    Nelle pagine, però, non si ritrovano solo le rocambolesche avventure di un professionista del materasso (luogo, per altro, poco apprezzato da un playboy di contrabbando come Effettì, abituato a luoghi improvvisati ed estimatore, piuttosto, di pavimenti, poltrone, sedili, tappeti…), ma serpeggia anche il tema della guerra e soprattutto dell’ostilità nei confronti dei nemici teutonici. Marinetti non perde mai occasione per rimarcare il proprio odio per tutto ciò che abbia sentore di austriaco e di tedesco. I popoli germanici vengono rappresentati come i nemici del bello, del piacere e della passione. Se il Mediterraneo è rappresentato come il gran pozzo della sensualità, gli

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