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Voglio essere: Quando il cuore si libera
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Voglio essere: Quando il cuore si libera
E-book166 pagine2 ore

Voglio essere: Quando il cuore si libera

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Info su questo ebook

"Voglio essere. Quando il cuore si libera" è un libro che nasce dall'ascolto. In fondo, scrivere è ascoltare, ascoltare dentro. Così, cosa accadrebbe se due diari s'intrecciassero, come in una danza? Due diari apparentemente molto lontani, ma accomunati da una consapevolezza, che si fa strada progressivamente: "Non basta essere, per essere davvero. Bisogna voler essere". 
LinguaItaliano
Data di uscita19 dic 2022
ISBN9791222037103
Voglio essere: Quando il cuore si libera

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    Anteprima del libro

    Voglio essere - Alessio Ugo Ughetti

    A te,

    che sogni.

    E vuoi sognare.

    PROLOGO

    Questa storia è una storia.

    Oppure un viaggio di ricerca, di guarigione,

    di liberazione interiore.

    Un viaggio umano.

    Dipende dal cuore con cui lo avvicinerai.

    E ti lascerai avvicinare.

    Carissima, ho trovato questo diario tra le cui pagine sono inseriti, in alcuni punti, dei fogli stampati.

    Emergeranno due voci intrecciate, come ti renderai ben presto conto.

    Una la riconoscerai subito.

    Ti giro il tutto, così come l’ho trovato.

    Ti consiglio di leggere fino in fondo.

    Potrebbe stupirti.

    Scrivere è viaggiare.

    Un rischio

    per raggiungere

    nuove mete.

    A me stesso, 2 ottobre

    Non chiedetemi perché, ma sento un impulso irresistibile a scrivere. Scrivere cosa? Non so. Scrivere è anche un atto di avventura, di scoperta. Una scelta rischiosa: mentre scrivo, rischio di scoprire nuovi mondi, dentro me e attorno a me.

    Voglio dare libero corso a quest’impulso.

    Voglio iniziare quest’avventura, intraprendere questo viaggio.

    Un viaggio dentro.

    A chi scrivo? Non so. Intanto di sicuro a me stesso.

    Non voglio dimenticarmi mai

    di dialogare,

    anzitutto col mondo

    che mi porto dentro.

    Sogno, 3 ottobre.

    Solo i sogni danno forma al mondo. Mi ripeto questo ritornello e già sento delle obiezioni interne: Quante persone si sono rovinate per inseguire i propri sogni!.

    Già, inseguire. Come se il sogno fosse una realtà sfuggente, dispettosa, che si diverte a giocare a nascondino; o peggio, una realtà nemica, che diffida di te e vuole sfuggirti, come un criminale cerca di sfuggire alla polizia.

    Ecco che sento il cinismo affacciarsi dentro, maturatosi e raffinatosi nel susseguirsi dei sogni infranti, delle cadute ripetute, delle delusioni rinnovate. Cinismo: l’impulso a distruggere ogni forma di sogno, in sé e negli altri. Veleno mortale.

    Allo stesso tempo sento, nell'intimo, che il sogno continua ad affascinarmi potentemente, misteriosamente, attingendo alla forza stessa del mio inesauribile, spaventoso, insaziabile, indomabile desiderio di vita. Credo che, in fondo, sognare sia sinonimo di respirare. Credo che il sogno sia il respiro del cuore. Senza sogno, il cuore muore di asfissia. E non credo in un legame quasi fatale tra sogno e rovina. Assolutamente.

    Anzi, se fosse proprio il contrario?

    Se la rinuncia al sogno fosse la vera rovina?

    Ma che vuol dire realmente sognare?

    Il maestro Andy oggi ci ha fatto una proposta: finire ogni giorno la lezione con una storia o un gioco. Noi eravamo tutti stupiti. Comunque è una cosa bella e io voglio raccontarti quello che ci ha fatto fare oggi il maestro Andy, nel primo giorno della sua proposta. Per prima cosa ci ha detto: «Storia o gioco?». Noi abbiamo urlato tutti, o quasi: «Gioco!». Ma qualcuno urlava anche: «Storia!». Così il maestro Andy ha detto: «Ok, oggi storia con gioco!».

    E ha iniziato a fare delle facce strane. Era buffissimo! Mentre faceva queste facce, ci diceva: «Indovinate cosa sto provando?».

    La prima faccia era tutta sorridente e noi abbiamo urlato: «Gioia! Felicità!». Poi ne ha fatta una col mento e gli occhi tutti all’ingiù, e sembrava che gli uscissero delle lacrime invisibili. Noi abbiamo urlato: «Tristezza!». Lui ha detto che c’erano davvero, queste lacrime invisibili, perché alcune volte le persone piangono lacrime di acqua, altre volte le lacrime rimangono nel cuore, e solo pochi riescono a vederle.

    Quindi la sua faccia si è riempita di rughe, col muso stretto stretto, il labbro di sopra all’infuori e le sopracciglia tutte abbassate. Era fighissimo! C’è stato un momento di silenzio generale, perché nessuno capiva che cosa volesse dire. L’ho rotto io, urlando: «Rabbia!».

    «Grande! E dietro la rabbia che ci sta?».

    «Booohhh?!».

    «Ok, questo lo scopriremo un’altra volta: dietro la rabbia, o insieme alla rabbia, ci stanno tante altre emozioni, un po’ più nascoste. Così nascoste, che spesso non le vede neanche chi le sta provando».

    Questa cosa non l’ho capita, però ha detto che ce la spiega più avanti.

    «Ora volete un’emozione più facile o più difficile?». Abbiamo gridato tutti, o quasi: «Più difficile!». Lui ha fatto un’espressione simile alla prima, ma non so spiegare come, sembrava più dolce. A dire la verità una differenza c’era, perché all’infuori stavolta non c’era il labbro di sopra, ma quello di sotto. Non riesco proprio a capire come fa, alle volte penso che sia un mago. C’è stato di nuovo un momento di silenzio generale, finché Michele, il biondo, ha detto piano piano: «Rabbia?».

    Andy si è messo a ridere! Mi piace quando ride, gli ride tutto, anche la barbetta bianca. Se se la fa più lunga sembra Babbo Natale.

    «Ne siete sicuri?».

    Una volta ci ha detto che questa domanda è importante, perché ci aiuta a riflettere. Per la verità, l’ha detto in un modo più complicato che non ho capito bene. Del tipo che a volte ti fai delle idee che sembrano le mura di un castello: così dure e alte che non vedi quello che c’è realmente fuori. Però, pensi di sapere cosa c’è e questo è un pasticcio, perché pensi di sapere mentre non sai. Invece bisogna uscire dal castello e andare fuori, non solo a vedere, ma anche a odorare, ascoltare… allora ti puoi fare un’idea. Sempre però senza trasformarla nuovamente nelle mura di un castello. Più o meno ha detto così.

    Mi ricordo ancora di una sua frase misteriosa, che sembra una formula magica: «Ogni domanda sincera è una porta che si apre e ti fa uscire dalle mura del castello». O una cosa del genere, insomma.

    Comunque, non eravamo sicuri della sua faccia. Lui ha rifatto quella smorfia e ci ha ripetuto: «Allora, cosa sto provando?».

    Marco ha avuto il coraggio di parlare, come io prima: «Ti è successo qualcosa!». E Miriam, dai capelli rossi: «Hai fatto arrabbiare la mamma!».

    «Questo è quello che secondo voi è successo, e che non sapete ancora, se non me lo chiedete. Sempre che io voglia dirvelo. Io vi sto domandando un’altra cosa: cosa sto provando».

    La sua risposta sembrava una caramella amara. Non tanto amara, un po’, ma tutta avvolta di zucchero. E mi sono ricordata delle mura del castello.

    A un certo punto, non so perché, ho detto piano piano, con un soffio di voce: «Rabbia e tristezza».

    Il maestro Andy ha alzato le sopracciglia, come se avesse visto un acrobata del circo lanciarsi nel vuoto. Sai, quelli che si lanciano da un’asta all’altra?

    «In che senso?» ‒ mi ha chiesto curioso.

    «Non lo so. È che a me queste emozioni capita di provarle pure insieme. Tipo sono arrabbiata, ma è perché sono triste. Solo che non voglio far vedere la mia tristezza, allora faccio vedere solo la rabbia».

    «Brava Laura! Sì, succede! Sapete bambini, a volte pensiamo di aver capito subito cosa qualcuno stia provando. Facciamo come il flash del cellulare: ho un’idea su di te e te la sparo in faccia».

    Qui ha fatto il gesto del flash, chiudendo le mani a pugno e dopo aprendole assieme velocemente. Era buffo.

    «In realtà, tante volte non ci becchiamo: penso che tu sia arrabbiato, e magari è vero, solo che non vedo anche la tua tristezza. O la tua paura. O tutte queste cose presenti insieme».

    Stavamo tutti zitti zitti. Quando parla così senti il cuore che dentro batte a mille.

    «E sapete come si fa a sentire quello che un altro sente? O almeno a provarci?».

    Di nuovo silenzio. Stava per confidarci una specie di segreto meraviglioso, svelato dopo tanti e tanti secoli.

    «Pensateci…» ‒ pareva divertirsi un mondo. E sorrideva.

    «Glielo chiedo!» ‒ ha provato Antonio, che ha i capelli neri tutti dritti sulla testa. Non so quanto gel ci mette!

    Il maestro ha fatto un’espressione stranissima: dondolava la testa a destra e a sinistra, mentre muoveva le guance e la bocca come quando si mastica una gomma. Non so descriverla meglio. Comunque era proprio buffa. Voleva dire, credo: Sì, anche, ma c’è dell’altro. In un modo bello, però, che ti faceva vedere, nello stesso momento, sia quello che non avevi azzeccato sia quello che avevi indovinato. È una cosa che ti spinge a continuare a pensare.

    «Pensateci, ok? Ne riparliamo domani».

    «E la storia?» – ha chiesto Antonio.

    «Siamo già dentro la storia. Domani la continuiamo».

    C’è un mondo

    che apre gli occhi

    soltanto di notte.

    Creatività, 5 ottobre

    Cosa intendo con creatività?

    Creare e sognare per me sono intimamente congiunti.

    Il sogno concepisce, creativamente, la bellezza che intende immettere nella vita.

    La creatività, invece, altro non è che la capacità di sognare questa bellezza.

    E sognare è sempre questione di cuore.

    In che senso?

    Anzitutto, nel senso che quando creo sotto l’impulso del sognare (a occhi aperti, a occhi chiusi, di giorno, di notte) è il mondo dentro che si risveglia, come un fiore sboccia al calore della primavera, come fiorisce o rifiorisce la tenerezza toccata da una carezza piena di anima.

    Sì, il sogno è il risveglio del cuore, del dentro. Tutto il dentro: fantasia, emozione, sensazione, pensiero, ricordo, sguardo proteso al futuro… tutto insieme. Tutto si risveglia quando sogniamo realmente. Poi i sensi, l’immaginazione, il sentimento, il pensiero, si esprimono come un pittore con i suoi colori, generando qualcosa di nuovo, che prima non esisteva o non esisteva in quella forma.

    Qualcosa di unico.

    Inedito.

    Prodigio della donna creatrice, dell’uomo creatore.

    Può essere una pagina di diario, un racconto, una poesia, un quadro, una musica… e ancora un bacio pieno di anima, un messaggio che fa vibrare chi lo riceve, un post, una serata di festa… qualunque cosa, quando nasce davvero da dentro.

    Sì perché, lo ripeto, quest'arte parte da dentro, perché solo dentro può essere concepita e realizzata la meraviglia del sognare.

    Qualcuno dice che l’uomo

    sia immagine di Dio.

    Se lo è, allora è creatore.

    Apertura, 10 ottobre

    Quando dico che la meraviglia del sognare può essere concepita e realizzata solo dentro, non intendo ovviamente un’interiorità chiusa alla realtà. Anzi, la scintilla al movimento del sognare può venire anche da fuori. Quanto spesso, per esempio, la nostra capacità di sognare riceve il la dal contatto con la capacità di sognare di altri! Chi è stato innamorato, almeno una volta nella vita, ne sa qualcosa.

    Può essere scintilla del nostro sognare lo sguardo luccicante di una bimba, che ti chiede di inventare una storia per lei. Oppure lo sguardo di una ragazza che, posando gli occhi sulla linea rosa dell'orizzonte marino al tramonto, fantastica di un viaggio che le regalerà emozioni inedite... e poi ti guarda dentro gli occhi, facendoti entrare, almeno un po’, nel mondo dei suoi sogni. È scintilla

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