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Il Lusso dell'Angelo: Figli di Giuda #1
Il Lusso dell'Angelo: Figli di Giuda #1
Il Lusso dell'Angelo: Figli di Giuda #1
E-book282 pagine3 ore

Il Lusso dell'Angelo: Figli di Giuda #1

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Info su questo ebook

«Perdonami. Farà più male a me che a te. Ma tutto ha uno scopo, il mio è necessario. Strozzacane
La mano tirò. La sensazione serrò la morsa. Lui spalancò gli occhi sulla notte, sui lampioni inghiottiti, sulle fronde.
Il bosco sa tutto e lo bisbiglia nel vento, ma non lo racconta a nessuno.

A poche settimane dalla festa più attesa e magica dell’anno, Samhain, la città di Starlen City è scossa dai delitti di un misterioso quanto efferato serial killer che aspira i fluidi dalle sue vittime e le lascia con un’erezione terminale. La strega detective Gayle Stoner e il suo partner dismagico Antonio Alvarado sanno di avere poco tempo e pochi indizi per assicurare il criminale alla giustizia. E quando il capitano della sezione Omicidi e crimini violenti decide di ricorrere all’aiuto di Arline Irvine, una profiler negromante, la faccenda sembra complicarsi ancora di più.
Tra una convivenza forzata e famigli brontoloni, riuscirà Gayle a mettere da parte il suo odio per i negromanti e a collaborare con Arline, senza finire nella trappola dei suoi incantevoli occhi color pavone?
Tutto può succedere quando arriva Samhain.
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita10 gen 2023
ISBN9791254582558
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    Anteprima del libro

    Il Lusso dell'Angelo - Melanto Mori

    lusso_ebook.jpg

    Melanto Mori

    Il Lusso dell'Angelo

    Figli di Giuda #1

    Pubblicato da © Pubme – Collana Over the Rainbow

    Art director: © Fabio Tiberti

    Immagine in copertina: © Nimaxs/Shutterstock

    Per contatti:

    info@collanaovertharainbow.it

    www.collanaovertherainbow.it

    Tutti i diritti riservati

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono il frutto della fantasia dell’autore. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da considerarsi puramente casuale.

    Questo libro contiene materiale coperto da copyright e non può essere copiato, trasferito, riprodotto, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’autore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile (Legge 633/1941).

    Indice

    Il periodo delle castagne e dell’oro

    Il Lusso dell’Angelo

    Quando arriva Samhain

    L’incanto del pavone

    Il primo girone infernale della vita

    Nash & Snooze

    Vittime e Carnefici

    Questione di solitudini

    Il bosco sa

    Non dire gatto…

    Scheletri nell’armadio

    I Morrison

    Senza luna

    Piove su Starlen City

    Il giorno più lungo

    Churros e caffè

    Nel mezzo, la rabbia

    Prima dell’alba

    Dei desideri e delle delusioni

    Guerra fredda

    Vibranza

    Traumi che lasciano il segno

    Joyride

    L’ultima spiaggia

    Notte di gelsomino

    Il richiamo della Stella e della Capra

    L’anello mancante

    Tutto ricomincia

    Tra chi non può e chi non vuole

    Figli di Giuda

    Dolcetto o scherzetto?

    Ringraziamenti

    A chi ci ha sempre creduto

    Il periodo delle castagne e dell’oro

    Metà ottobre, l’odore di novembre.

    Quel momento in cui la testardaggine di un legging corto al ginocchio lasciava definitivamente spazio ai jeans stretti fino alla caviglia; stivaletti al posto delle ballerine.

    Era il periodo in cui cadevano le foglie, cadevano i capelli e cadevano le speranze di rivedere presto la bella stagione.

    Era il periodo delle castagne, dell’oro e del rame appesi alle fronde degli alberi.

    Per Gayle era solo il periodo in cui iniziava a imprecare contro l’armadio e contro gli strati di vestiti, che si sommavano gli uni sugli altri per venire incontro alla regola della cipolla. Ma era anche il periodo delle enormi tazze di bevande calde, che potevano variare tra infusi, tè e tisane; bastava fumasse e avesse dell’erba sminuzzata che vi galleggiava dentro, meglio se fruttata. Avrebbe potuto anche essere il periodo del caffè, lungo e con un goccio di latte, se non fosse stato che ne beveva a litri anche durante il resto dell’anno.

    Di certo, non avrebbe mai pensato di poter incontrare il suo destino proprio nel cuore dell’autunno, camminando in un parco uguale a tanti altri; né avrebbe pensato che sarebbe stato un contatto di pochissimi istanti, frazioni di secondi, quelli perfetti in cui alzare la testa dalle foglie ingiallite e già cadute per incontrare dell’altro giallo, più intenso, di un cappottino in stile anni ’50 che stringeva un vitino da vespa e poi si apriva in un’ampia campana. Doveva esserci una gonna gonfia di tulle, là sotto, e una proprietaria tanto eccentrica quanto modaiola. Qualcuno sicuro di sé il doppio di una persona normale.

    Si passarono accanto senza sfiorarsi; gli occhi di Gayle catturarono giusto un profilo di labbra rosse prima che l’ampia tesa rigida del cappello nero coprisse il resto, sulla scia di un delicato aroma di cocco.

    Gayle abbozzò un sorriso nel pensare di essere, con i suoi mocassini e i pantaloni risvoltati sulle caviglie, una vera sciattona. Cardigan aperto su una t-shirt infilata a metà nei jeans, blazer nero e dita a smanacciare il ciuffo che non aveva neppure pettinato, tanto andava di fretta.

    Premette il pulsante sull’auricolare mentre il telefono vibrava per una chiamata in entrata.

    «Dove sei?» sospirò una voce maschile dall’altro capo.

    «Vicina. Pochi minuti e ci sono.»

    «Allora vieni alla mia macchina, abbiamo un nuovo caso. E mi hai preso le ciambelle? Dimmi di sì, sii buona. Ho bisogno di dolcezza, oggi.»

    «Certo che te le ho prese, Tony, altrimenti per quale altra ragione sarei uscita? A ogni modo, io sono sempre buona. Fossi cattiva, sputerei ogni mattina nel tuo caffè.»

    «E chi mi dice che tu non l’abbia già fatto?»

    «La fiducia tra partner?»

    «Mi riservo il diritto di essere scettico.»

    «Che uomo di poca fede.»

    Non che lei ne avesse di più, ma nel chiudere la chiamata aveva ancora nelle narici l’odore di cocco e negli occhi il giallo di un cappottino incrociato nel periodo delle castagne e dell’oro.

    Il Lusso dell’Angelo

    Il cadavere era disteso supino al centro del letto, con le braccia spalancate e la bocca che scopriva di poco l’arcata dentaria superiore. La pelle era attaccata alle ossa, sembrava uno straccio che era stato strizzato fino a sfibrarlo. Nel corpo non c’era una goccia di liquido neppure incidendo l’addome, la cui sagoma si presentava incavata sotto la gabbia toracica.

    Gayle emise un basso fischio, tra un flash e l’altro della scientifica già al lavoro. Le mani affondate nelle tasche del blazer e la testa piegata a sinistra per guardare la vittima da diverse prospettive.

    «Sì, dovrei proprio farlo vedere a mia madre quando se ne esce con l’ennesima dieta fatata.»

    «Tu scherzi, ma questo è il terzo.»

    «Avevo gridato al serial killer già al secondo.»

    «Tu sai sempre tutto.»

    Gayle guardò Tony che prendeva appunti. «Oh, senti. Un morto aspirato con la cannuccia e la bandiera della vittoria al vento non è roba da tutti i giorni» disse, indicando l’evidente erezione che svettava tra le gambe del cadavere. «Al secondo avevamo già saltato la fase della coincidenza per direttissima.» Gli occhi le caddero sul pene del morto e inclinò ancora il capo, questa volta a destra. «Almeno anche questo se l’è goduta.»

    «Non è detto.» Il dottor Morrison arrivò in tutta fretta, masticando una raffica di sbuffi.

    Gayle lo apostrofò con un ironico: «Siamo in ritardo?»

    «Con il traffico che c’è, vorrei vedere. Dove diavolo siamo? A Los Angeles?» Il medico legale lasciò cadere la valigetta a terra con uno schianto. «Abbiamo la magia, ma non sappiamo snellire il traffico. Cos’è, l’ironia della vita?» Sbuffò un’ultima volta e poi, ancora a braccia conserte, agitò l’indice indicando l’erezione. «Se anche questo caso è uguale agli altri, il priapismo è post mortem

    «Ma a tutti?» Tony allungò il collo, superando la fisicità alta e squadrata di Gayle, che restava piantata tra loro. «Ne ho visti di cadaveri a cazzo dritto e per lo più penzolavano da una trave.»

    «Non ne dubito, ma se conosci il modo giusto per provocare un’erezione terminale, non hai bisogno di impiccarli.»

    «Sta dicendo… che lo scopo è farglielo rizzare?» Gayle sgranò gli occhi; Morrison si limitò a un’alzata di spalle. «È una nuova forma di Arte Contemporanea brutta?»

    «Te lo saprò dire dopo l’autopsia.» Il medico si chinò e frugò nella valigetta. «Se l’esito sarà positivo, il Lusso dell’Angelo avrà mietuto una terza vittima.»

    «Il Lusso di chi?»

    Antonio la pungolò con il gomito. «I media lo hanno già battezzato…»

    «Perfetto. E io quando l’avrei saputo?»

    «Quando ti deciderai a guardare i telegiornali e a leggere le testate online.»

    «Preferisco le serie tv sugli zombie e i meme sui Corgi. Oh, guardate! Ne ho trovato giusto uno che…»

    «No!» fu la risposta corale.

    «Beh, ma come siete aridi.» Gayle fece sparire il cellulare nella tasca del blazer, arricciando le labbra e spostando il peso sull’altro piede.

    «Sto aspettando l’ultima conferma da un collega dell’obitorio magico, ma sembra si tratti di un incantesimo di Livello-A» riprese il dottor Morrison.

    Antonio agitò una mano. «In televisione lo danno già per certo.»

    «In televisione ci daranno anche il nome dell’assassino? Così ci portiamo avanti col lavoro e stasera torniamo tutti a casa a un orario decente.» Gayle camminò attorno al letto e si guardò in giro. La stanza non era in disordine, porte e finestre non erano state forzate né conservavano tracce magiche, tutto faceva supporre che lo scopo di rapina fosse da escludere. Ma se si trovavano davvero davanti a un serial killer, sembrava strano che quest’ultimo non si fosse preso un souvenir della vittima: anche sulle scene dei crimini precedenti pareva non mancare nulla. «E Van Hoer quand’è che dirà anche a noi come affrontare la faccenda?»

    «Indici una conferenza stampa, vedrai come accorrerà» sogghignò Antonio.

    «Direi che qualcosa si sta già muovendo» disse il medico legale mentre si avvicinava al cadavere.

    «Del tipo? Nudamano.» Gayle disegnò un circoletto nell’aria con l’indice e il medio della mano destra. Il palmo della sinistra fu attraversato da una lieve luccicanza che poi lo rivestì per intero e le permise di aprire il primo tiretto del mobile senza bisogno di guanti. Dall’interno non spuntò altro che della semplice biancheria, anche piuttosto ordinata.

    «Ma come, non lo sapete? Van Hoer ha contattato il Dipartimento di Negromanzia. Ve ne mandano una.»

    «Cosa?» Gayle si girò di scatto. «No, ma che palle! Quelli puzzano di morte, portano rogna! Ma no! Ma che… ma… Ah! E quindi mi toccherà stare dietro a una che si gingilla con topi morti, gatti morti, cani morti, cose morte; vestita da becchina dalla testa ai piedi, velette nemmeno fossimo alla fiera del gotico e "Nooo! Ho avuto una tremenda visione: non trovavo una camicia nera di sangallo da abbinare alla gonna plissé porpora. Ah. Moriremo tutti!". Mi stai dicendo questo?»

    Alvarado rise in maniera sfacciata, mentre i ragazzi della scientifica cercavano di mantenere un contegno, toccando distrattamente la prima cosa di legno o ferro capitasse loro a tiro: prendere in giro un negromante finiva sempre per ritorcersi contro. Almeno così dicevano.

    «Ma senti da che strega viene la predica, Stoner.»

    «Oh, andiamo, doc! Trovamene qualcuno che non abbia la simpatia di un palo avvolto da cartavetrata nel culo. Dai, ti sfido.»

    «Panizzo di Detroit.»

    «Sembrava uscito da uno spettacolo di quel falso di Criss Angel.»

    «Van Herbert della pasticceria all’angolo con la Quinta e la Hill.»

    «Ha sempre l’umore talmente nero che fa neri anche i dolci. Macaron Carbon Sadness ti dice niente?»

    «E Stratford, allora? Non veste di nero!»

    «Solo perché è un poliziotto ed è obbligato a indossare la divisa, ma si tinge i capelli.»

    «Però chef Ratowskij è simpatico, dai» intervenne Tony. «Le sue ricette sono il top, lo segue anche mia nonna!»

    «Ma se ogni volta che cucina un pollo, un coniglio o quel che è, ha quel sorrisetto sadico mentre li affetta che sembra dire: Oh, sei morto. Adesso sfiletterò la tua carne e poi la tua anima

    «Che esagerata.»

    «Che dirti, sono una strega semplice. Amo la pizza, il baseball e le serie tv sugli zombie.»

    «E i meme sui Corgi…»

    «E i meme sui Corgi. Vivi.» Gayle portò le mani ai fianchi e sbuffò. «Quindi abbiamo finito, qui?»

    «Voi sì» rispose Morrison, «ti farò avere maggiori notizie dopo l’autopsia. A una rapida occhiata, direi che l’ha soffocato prima di fare tutto il resto; come le altre vittime. Per quanto riguarda l’ora del decesso, posso solo ipotizzare che sia avvenuto in nottata, ma potrei sbagliarmi. Guardate come diavolo è ridotto! Temperatura e rigor non servono a niente; come si aspettano che possa lavorare così?»

    A conti fatti, per Gayle c’era ben poco da ridere: avevano tre morti, una negromante a cui presto avrebbe dovuto fare da balia e un serial killer che se ne andava in giro drizzando cazzi e risucchiando la gente.

    Se queste erano le premesse, si prospettava proprio un’altra bellissima giornata a Starlen City.

    Quando arriva Samhain

    Gli incantesimi di Livello-A erano molto più di una seccatura e meno di una catastrofe, ma questo comunque non giocava a loro favore. I criminali magici erano da sempre considerati una spina nel fianco, peggiore di quelli dismagici. Dalla loro avevano il vantaggio degli incantesimi che finiva con il fare la differenza: nascondere le tracce, confonderle, illudere. Non che i criminali comuni non lo facessero, solo che i criminali magici lo facevano meglio.

    Il problema, quindi, rimaneva: un qualche tipo di mago bighellonava in giro, ed era in caccia. Una caccia spietata e, a giudicare dal modus operandi, molto vendicativa.

    Gayle ci stava ripensando mentre Alvarado guidava la sua vecchia Camaro Iroc del 1989, rossa e nera e sempre tirata a lucido.

    Starlen City scivolava lenta fuori dal finestrino a causa del traffico: a stento avevano percorso due miglia in venti minuti.

    «Sembra davvero Los Angeles» le scappò tra un semaforo e l’altro.

    «Come?»

    «Pensavo a voce alta.»

    «Certo che questa strega mette i brividi.»

    «Ehi! Perché deve essere per forza femmina? Non abbiamo niente di certo.»

    «Perché gli assassini seriali maschi preferiscono le donne e qui siamo davanti a tre uomini apparecchiati con cura per sembrare un delizioso… pranzetto sessuale.»

    Gayle osservò il modo inquieto in cui il partner apriva e chiudeva le mani attorno al volante. Abbozzò un sorriso. «Paura, eh?»

    «Vuoi darmi torto? Hai visto come ha ridotto quel poveraccio? Più che Lusso dell’Angelo, avrebbero dovuto chiamarlo il Risucchio della Mantide!»

    «Carino, suggeriscilo a Van Hoer, vedrai che se lo rivende alla prima occasione. Fissazioni così crudeli e precise ti lasciano un disagio nello stomaco, è vero, io però ho fame lo stesso.»

    «Come diavolo si fa a insegnare la magia a una strega e non accorgersi che ha più di qualche rotella fuori posto?»

    «Esattamente come con tutti i dismagici.»

    «Sì, ma voi dovreste saper stanare un pazzo meglio di chiunque altro.»

    «Avere metodi efficaci non significa che loro non li sappiano aggirare. A ogni reazione, corrisponde il giusto adattamento. Il discorso sarebbe stato diverso con i dismagici in mano a degli stregoni, ma qui parliamo di gente con un livello intellettivo già di per sé superiore alla media, se poi ci metti la magia…»

    Antonio si girò a guardarla, con la testa abbandonata contro il sedile, mentre erano fermi all’ennesima coda.

    «Si prospetta così difficile? Quante notti dovremo passare in centrale? Vedrò il Giorno del Ringraziamento o dovrò festeggiarlo in ufficio come l’ultima volta? Se penso che sta arrivando anche Samhain...»

    Gayle si incupì e tornò a guardare fuori dal finestrino.

    Samhain era un nodo cruciale. Chi stava architettando una follia aspettava quella notte per metterla in pratica. Solo lo scorso anno, in tutto lo Stato c’erano stati settecentotrentacinque interventi per possessioni andate male e altrettante evocazioni. Ancora ricordava come aveva passato la notte a rincorrere spiriti e spiritelli per le vie di Starlen, tra gente in maschera e profumo di dolci. Aveva rovinato il suo paio di mocassini preferiti scappando su e giù per la città, e ora questo. Tanto avrebbe potuto essere solo frutto di una psicopatia a caso, quanto qualcosa di più, e avere un serial killer con un piano ben preciso per la notte di Samhain non era mai una buona notizia.

    «Ma come? Non sei contento di passarla con me? L’anno scorso ti ho preparato o no la cheesecake alla zucca più buona che tu abbia mai mangiato? Ti ho fatto anche le decorazioni con i pipistrelli! So per certo che a Phil non è dispiaciuta.»

    Da Tony provenne un mugugno incerto. «Abbiamo rotto.»

    «Cosa?»

    «Io e Philip. L’abbiamo chiusa, questa volta davvero.»

    «Cooosa?» Gayle si tirò su, abbandonando in fretta la posa stravaccata a gambe larghe e schiena che, contro il sedile, tracciava una curva invece di una retta. Da sotto i baffetti a penna del partner spuntava il sorriso rassegnato di chi ci aveva messo una grossa pietra sopra.

    «Non funzionavamo più, Gayle. Ci stavamo trascinando. Già dalla festa di pensionamento di Mortimer; non hai notato niente?»

    «Credevo si trattasse solo di una discussione, ne avevate parecchie in quel periodo. E comunque, quando pensavi di dirmelo? Che partner sei? Da quanto avete rotto?»

    «Un mese… e non sapevo come dirtelo. Faccio ancora un po’ fatica.»

    «Siete sicuri sia la decisione giusta?»

    «Cazzo, sì! Dopo anni, è stata la prima volta che ci siamo trovati d’accordo su qualcosa. Ci pensi?»

    «Quindi siete a posto?»

    «S… nì. Insomma, io mi sto assestando, lui non ha ancora portato via tutto da casa. Ha i pacchi imballati nello stanzino, viene nel fine settimana. In realtà neppure lo vedo, ha una copia delle chiavi e così ci accordiamo per non farmi trovare quando passa.»

    «Mi dispiace.»

    Philip non era stato il primo compagno di Tony che Gayle aveva conosciuto, ma tra tutti era stato quello che le era piaciuto di più. Sembrava fossero in sintonia, quella che non si attivava solo sotto le lenzuola, ma affondava radici solide nei problemi di ogni giorno. Nella monotonia di una vita normale. Un po’ gliel’aveva invidiata, forse anche per questo sentiva di comprendere la delusione che leggeva sul suo viso, camuffata tra un sorriso, un sospiro e un’alzata di spalle. Cinque anni da mettere via, assieme agli scatoloni di una convivenza.

    «A volte capita, e a volte è anche meglio così. Se la situazione si deteriora, poi si finisce col farsi del male anche se non si vorrebbe. Meglio chiuderla quando siamo ancora in tempo per dimenticare senza rancore.»

    «Allora dovresti essere contento di avere questo caso tra le mani. Ti terrà occupato.»

    «Ah, sì. Certo, come no. Giuro su Dio che avrei preferito starmene a frignare sul divano, guardando l’ennesima replica de I ragazzi della prateria e consumando pacchi interi di pop-corn, piuttosto che correre dietro a una mezza matta che uccide la gente per fargli drizzare l’uccello!» Antonio chiuse la frase con un sospiro. «Che spreco. Anche a me piace farlo rizzare, ma poi mi ci vorrei divertire.»

    L’incanto del pavone

    Raggiunsero la centrale in un’ora, ma solo perché, a un certo punto, avevano acceso la sirena ed erano riusciti ad aprirsi un varco nel traffico impazzito di Starlen City.

    Il periodo di Samhain era un delirio in tutti i sensi, lo videro anche nell’atrio della centrale, dove da un paio di giorni il viavai li investiva con velocità raddoppiate e persone che spuntavano da ogni angolo.

    Zigzagarono fino all’ascensore, ma la coda che arrivava addirittura al muro opposto fece scegliere loro la via delle scale. Si sarebbero aspettati di trovare tutti alle scrivanie, intenti a bruciarsi l’ultimo sprint prima della pausa pranzo, cui mancava un’ora; quando giunsero al piano, invece, Gayle e Tony videro i colleghi ammassati fuori dalla porta del capitano Van Hoer.

    Gayle appoggiò il blazer alla spalliera della propria sedia e tirò su le maniche del cardigan con un gesto deciso. I braccialetti di cuoio con le rune protettive scivolarono per tornare a raccogliersi al polso.

    «C’è una riunione straordinaria o state solo facendo i guardoni dal buco della serratura?» chiese.

    «È arrivata quella del DdN.» Il tenente Feldman, uno tra i più anziani della sezione Omicidi e crimini violenti, li raggiunse trafelato, indicando con il pollice l’ufficio alle sue spalle. «Sta parlando con Van Hoer, vi stanno aspettando.»

    «E quindi?» Tony sistemò distrattamente il colletto della camicia, si affiancò a Gayle e gli scarsi dieci centimetri di differenza tra loro risaltarono subito: con il suo metro e ottantasette, lei si era aggiudicata il titolo di donna più alta della centrale. «Non ne ha mai visto uno, prima? Non si faccia sentire da Stratford, che se la lega al dito.»

    «Mi prendi per un rimbambito, Alvarado?» Feldman piegò il capo in avanti e il riflesso di un debole raggio di sole brillò sulla sua lucida

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