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Le 7 note dell’anima
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Le 7 note dell’anima
E-book350 pagine4 ore

Le 7 note dell’anima

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Info su questo ebook

Un libro per coloro che desiderano allargare i propri orizzonti, al di là di ogni certezza psicologica, scientifica e culturale. Il viaggio-racconto di Dany Paolini è un’immersione a tutto tondo in un universo di sensazioni e di idee molteplici, che si diramano da una concezione aperta e profonda dell’essere umano. Ciò che l’autrice chiama il Pianoforte dell’Anima è uno strumento per cogliere i vari aspetti della nostra identità e tutte le sfumature delle emozioni, siano esse positive o negative. Canalizzare le proprie energie verso le prime e riconoscere e affrontare le seconde è l’obiettivo che si pongono molte scuole di psicologia e una delle sfide che ci propone l’autrice attraverso questo viaggio originale ed evocativo. 
La specializzazione dell’autrice è in psicosomatica e in psicosintesi. Nella pratica l’originalità è nel Teatro-Terapeutico, una modalità sempre più diffusa e che sta prendendo piede anche in Italia. Grazie all’espressività propria del teatro, alla struttura di una storia e alla specificità dei personaggi scelti dall’autrice, un’esperienza collettiva si traduce in un percorso terapeutico individuale, capace di offrire stimoli e di indagare i nodi aperti del proprio passato. E infine un mirabile invito, condotto nota dopo nota, per invogliarci a compiere quel cammino sottile tra l’amore per sé e l’amore per l’altro, in grado di apportare gioia e armonia nelle nostre vite.

Dany Paolini è arte-terapeuta, teatro-terapeuta e formatrice in Psicosintesi. Laureata in Lingue e letterature straniere moderne e diplomata alla Scuola di Teatro Carlo Dapporto, con un’esperienza decennale di attrice teatrale, si è specializzata progressivamente in Francia in Psicosomatica, Psicogenealogia e Psicosintesi. Ha fondato nel 2008 con il dottor Salomon Sellam il suo primo Atelier de développement personnel e nel 2014 con il regista teatrale Marco Brogi e l’attore Giulio Brogi l’Associazione italo-francese TheatrEvolution, destinata a promuovere il teatro e il teatro-terapeutico nelle scuole, associazioni ed enti pubblici. Ha pubblicato in Francia Pourquoi je n’ai plus envie de faire l’amour avec l’homme que j’aime? (2009). Ha fondato nel 2020 il Centre de Psychosynthèse & Teatre-Therapie, di cui è Presidente. Consulta e anima laboratori di teatro-terapeutico per adulti e malati psichiatrici, formazioni in Psicosintesi e conferenze in Francia e all’estero. Il suo sito è www.danypaolini.com.
 
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2022
ISBN9788830673182
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    Le 7 note dell’anima - Dany Paolini

    LQ.jpg

    Dany Paolini

    Le 7 note dell’anima

    Per una sinfonia universale dell’amore

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6684-9

    I edizione ottobre 2022

    Illustrazioni e Prima di copertina del pittore e grafico

    Fabrizio Paolini www.fabriziopaolini.it

    Finito di stampare nel mese di ottobre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Le 7 note dell’anima

    Per una sinfonia universale dell’amore

    A mio figlio, Andrés Rodriguez Garcia

    e a mio marito, Pierre Dominique Bour

    con profonda riconoscenza e Amore.

    Introduzione

    Ancora un libro sull’anima. Chissà, se poi esiste davvero! Alcuni di noi ne hanno la profonda convinzione, altri il dubbio o il desiderio, ma per la stragrande maggioranza degli scettici l’anima continua a rappresentare solo l’infantile speranza di chi non sa accettare la propria condizione terrestre, e in ultimo la morte. Credo che in ogni famiglia che si rispetti questi punti di vista si incontrino e spesso si scontrino, creando a volte tensioni o divisioni: chi crede e chi non crede, chi è religioso e chi è buddista, chi è agnostico o chi è semplicemente ateo.

    Allora a chi è dedicato questo libro? Questo libro si rivolge a quelle persone che desiderano allargare il loro personale punto di vista, al di là di ogni certezza, psicologica, culturale o scientifica. Ma qualcuno di noi detiene davvero la certezza? La certezza nelle opinioni, rappresenta a mio avviso, per noi umili mortali, ancora un’illusione, una Māyā. Il cardine per un ego ancora fragile, che ha bisogno di avere ragione, per donarsi valore e stima. Un ego che trova, nella determinazione delle proprie idee, forza e identità.

    Chi o cosa ci distingue dagli animali? Il pensiero? Quello astratto? Eppure oggi la scienza ci insegna che delfini e scimpanzé riflettono. Siamo ancora al: «Cogito ergo sum» di Cartesio? Aldilà delle secolari diatribe sull’origine dell’uomo ciò che appare evidente è che su questa terra le credenze religiose, filosofiche, spirituali o politiche possono essere infinite e profonde, coriacee e inossidabili, capaci di farci compiere le più atroci barbarie o i più nobili sacrifici. Il secolo scorso? Un incredibile esempio. Nell’ombra, da Stalin a Hitler, da Milosevic agli stermini di massa. Nella luce, da Gandhi a Mandela, da Martin Luther King a Madre Teresa di Calcutta. Credenze infinite certo, ma certezze una: la morte. Ma la morte di che? Del corpo, dell’anima? O di entrambe?

    Non sarà questo un libro dedicato ai casi di pre-morte che mi affascinano ed amo, ma che lascio contendere a medici ed esperti. La morte e la vita, il senso del nostro peregrinare sulla Terra saranno invece il mio più caro ed amato soggetto, ricordando con umiltà che: Ogni punto di vista non è che la vista di un solo punto e la Verità è l’insieme degli infiniti punti di vista (Filomeno Lopes).

    Ma in realtà, il mio peculiare punto di vista è davvero mai esistito? Non credo. Di fatto corrisponde alla sintesi di quei molteplici punti di vista che hanno interagito tra loro per produrlo mio malgrado: quello della mia anima all’origine e durante il percorso, quello dei miei genitori e cari, quello di insegnanti e formatori, di autori e musicisti, di poeti e scrittori, di scienziati ed artisti, dei vivi come dei morti. Ma infine e soprattutto, quello prezioso e fondante delle persone che da più di quindici anni mi hanno affidato le pene della loro anima: in consultazione o nei diversi ateliers di Teatro-Terapeutico che animo in Francia. Una comunione di intelletti e d’anime, di esperienze di vita e di cultura. La sintesi di una piccola, ma stupenda parte, della nostra Famiglia Universale a cui sento di appartenere con gratitudine ed amore.

    Questo libro non sarà né un’Odissea, né una Divina Commedia, ovviamente, ma preparati comunque caro Lettore, a compiere un viaggio. Un periplo tra le note bianconere del tuo Pianoforte dell’Anima. Un percorso di crescita nell’ombra come nella luce. Un cammino in cui ti verranno incontro questi moderni Virgilio e Beatrice per illustrare le loro storie dolorose, ma sopratutto le preziose trasformazioni.

    Il fine? Scoprire dolci melodie in grado di curare le tue ferite affettive, risvegliare note sopite capaci di liberare i tuoi tasti ibernati, ed affidare in ultimo gli spartiti della Gioia alla tua saggia ed eterna Anima. Per imparare ad amare te stesso, l’altro e gli altri, in perfetta armonia. Buona lettura allora!

    Capitolo 1

    Guardiamoci dentro

    Valerio.

    Diversi anni fa. Silenziosamente seduto in salotto accanto alla sua tata preferita, il piccolo Valerio stava giocando tranquillamente con le costruzioni, quando qualcuno suonò all’improvviso alla porta. Il rumore e la vista della sedia a rotelle catturarono la sua attenzione, poiché Valerio alzò lo sguardo e si soffermò ad osservare con interesse chi e cosa erano appena entrati nel suo pacifico mondo infantile. La simpatica Allegra, paraplegica sin dalla nascita e a me affidata per delle lezioni di francese, era venuta a farci visita nel nostro nuovo appartamento e studiava con grande curiosità i quadri dell’ingresso. Prima di entrare nel salone, a causa della sua disabilità motoria, ma soprattutto della mia disattenzione, la giovane ragazzina perse l’equilibrio e scivolò giù dalla sedia a rotelle, per fortuna senza danno alcuno.

    Dopo averla aiutata a sedersi nuovamente, mi accorsi che Valerio le si era avvicinato e che la osservava con grande curiosità. E ad un tratto, quell’adorabile bimbetto di solo un anno e mezzo, si tolse il suo prezioso ciuccio, prese l’inseparabile orsetto e li offrì ad Allegra, posandoli sul suo grembo. Ripartì poi con la sua camminata buffa verso gli altri giocattoli sparsi sul tappeto, lasciando mia madre, e la maldestra liceale che ero all’epoca, di sasso.

    Benché Valerio si fosse abituato da alcuni mesi, a trascorrere diverse ore in nostra compagnia, mai prima d’ora si era separato dal suo ciuccio o peluche volontariamente! Anzi li stringeva a sé gelosamente, baluardo e fonte di sicurezza rispetto alla sua prima separazione materna. Tuttavia, di fronte a questa nuova arrivata, così diversa e così vulnerabile, Valerio non esitò un attimo a cercare di consolarla nel momento del bisogno, offrendole quanto aveva di più prezioso.

    Valerio non aveva mai incontrato una persona paraplegica prima d’ora, né i suoi genitori avevano potuto trasmettergli le peculiarità di questa condizione fisica, o di un’educazione volta ad aiutare le persone disabili. Ad un anno e mezzo tutto ciò sarebbe stato alquanto prematuro! Allegra, di fatto, costituiva il suo primo e spontaneo incontro con l’handicap ed in quel radioso pomeriggio di maggio, la natura di Valerio ci mostrò un’empatia e tenerezza senza pari. Cos’era stato questo qualcosa capace di spingere un bimbo così piccolo ad agire in modo tanto generoso e disinteressato?

    I nostri bisogni – la doppia piramide di Maslow

    Che cosa muove profondamente gli esseri umani? Alcuni potrebbero rispondere l’amore, altri il potere, il piacere o il successo, altri ancora l’arte o la cultura, ma in ogni caso ciascuno di noi porta in sé dei bisogni fondamentali che necessitano di essere appagati, secondo quanto A. Maslow ha teorizzato nella sua famosa piramide dei bisogni:

    Maslow ha dunque identificato un cammino in ascesa per il genere umano, ipotizzando che solo quando i bisogni di un livello inferiore sono appagati l’uomo può progredire verso il livello successivo, per terminare con l’ultimo livello di trascendenza, ossia verso i metabisogni o bisogni spirituali.

    Ma questo tipo di dinamica lineare corrisponde davvero al funzionamento di ogni essere umano? Le mie esperienze, in primis come persona, in seguito come terapeuta, non mi hanno però consentito di rispondere sempre affermativamente a questo tipo di domanda. Dal mio punto di vista, non ho potuto fare a meno di constatare in questi ultimi 15 anni, quanto altrettanto vero sia il suo esatto contrario. Ossia che esistono individui, e credo di fatto all’incirca la metà dell’umanità, che hanno come priorità fondamentale inconscia, fermo restando i bisogni fisiologici, i metabisogni. Bambini, guarda caso come il nostro piccolo Valerio, adolescenti come Santa Teresa del Lisieux, Roberto Assagioli o Jeanne d’Arc, che scelgono prima della realizzazione di sé, gli altri, l’amore, la patria o la fede. A volte a discapito della propria esistenza. Perché?

    Facciamo insieme un passo indietro nella storia dell’umanità e vediamo cosa ne pensano alcuni studiosi sulla natura originaria dell’uomo, del bene e del male, dei suoi principi e bisogni fondamentali.

    Homo homini lupus?

    Definire o identificare il nostro punto di visto sulle origini dell’essere umano, del bene e del male, è una scelta fondamentale che si pone a ciascuno di noi. In essa si cela consciamente o inconsciamente la nostra visione sulla natura dell’uomo e dunque sulla nostra stessa esistenza. Da questa risposta, non sempre formulata e spesso neanche percepita da taluni, dipenderanno tutta una serie di analisi e scelte che influenzeranno gli eventi delle nostre vite e le reazioni ad essi collegate.

    Se il nostro sguardo permarrà ottimista, allora gli avvenimenti che ci accadranno saranno incorniciati, malgrado i colori scuri o bui di certe fasi dolorose, dalle tinte luminose della speranza, della autostima e della fiducia, in sé come negli altri. Se il nostro sguardo sarà invece permeato da una visione realista/materialista o pessimista sull’essere umano, molti di noi si chiederanno che senso ha, in questo mondo imperfetto e doloroso, vivere, lavorare, soffrire per poi morire.

    Se osserviamo attentamente un neonato, a quale visione siamo più inclini a dare credito? Nella maggioranza dei casi e salvo rare eccezioni, il bambino alla nascita appare innocente, gentile, aperto e fiducioso. Eppure nessuno ha ancora potuto educarlo in tal senso. Come Valerio.

    Ma allora queste qualità innate vengono da dove? E se davvero esistono nel neonato perché poi si perdono per strada? Di che natura è dunque la nostra essenza? Gli studiosi ed esperti di antropologia e paleontologia hanno, su questa capitale diatriba, pareri assai contrastanti. Alcuni sostengono che le nostre origini siano bellicose, fatte di guerre e violenza secondo quanto insegna la storia (Ken Wilber). Dunque vale ancora per molti, il classico homo homini lupus. L’umanità non costituirebbe che una lenta e dolorosa ascesa dalla violenza, Ego ed aggressività, verso una fase possibile ed auspicabile di comunione, giustizia e pace.

    Altri, al contrario, (Steve Taylor, La chute) ritengono che vi siano state due fasi ben distinte nella storia dell’umanità:

    1) La prima fase in cui gli uomini primitivi vivevano in perfetta armonia con Madre-natura. Questo periodo di pace e rispetto tra gli esseri umani, è stimato di una durata superiore a più di 100mila anni. I referti paleontologici su analisi eseguite sui resti dei cadaveri dell’epoca confortano questa ipotesi antropologica, poiché non sono state ritrovate tracce di morte violenta, arti amputati o ferite da armi contundenti ecc. Al contrario reperti, disegni, graffiti ed espressioni artistiche accompagnavano le attività di caccia, pesca e raccolta di questo lungo periodo del Paleolitico (in linea con il mito del buon selvaggio). Qui la nostra natura pacifica aveva trovato il modo di esprimersi nella vita collettiva e personale dei nostri lontani antenati, ancora in comunione con gli elementi e con se stessi.

    2) La seconda fase, predominante negli ultimi 6000 anni, conferma invece la nascita della nostra natura bellicosa. Agli esordi della storia che noi tutti conosciamo, ritroviamo resti di cadaveri in massa, crani spaccati da armi contundenti, ossa perforate, ecc. Di fatto questi reperti più recenti attestano le prime stragi collettive che l’uomo ha compiuto contro il suo simile, ancora prima che le fonti storiche siano in grado di narrarcene il contenuto.

    Se l’ontogenesi¹riproduce, come spesso accade, la filogenesi (l’evoluzione della specie), possiamo allora ipotizzare che nella prima infanzia dell’umanità, valori quali fiducia, innocenza, apertura e bontà abbiano fatto parte del nostro primo patrimonio genetico. Ossia che l’uomo nasce buono e poi cade ad un certo punto (nelle nostra storia, circa 6000 anni fa) precipitosamente verso il male, ossia l’Ego e i suoi bisogni smoderati e senza limiti. Ma per quale motivo? Secondo le analisi di Steve Taylor, una delle cause fondamentali di questa modifica strutturale, risiede nell’importante cambiamento climatico che interessò una zona terrestre, da lui definita saharasiana.

    In questa larga fascia terrestre, estesa dall’Africa centrale all’Asia odierna, un improvviso processo di desertificazione causò la diminuzione consistente dei territori di caccia, pesca e raccolta. Gli insediamenti umani dell’epoca furono dunque obbligati a importanti migrazioni che confrontarono tribù ed etnie ad incontri/scontri mai accaduti prima (Homo di Neanderthal ed Homo Sapiens, ecc.).

    La diminuzione dei territori utilizzabili, l’aumento della densità della popolazione, costituirono dunque una reale minaccia per la sopravvivenza dei diversi gruppi umani, spezzando quell’armonia millenaria tra l’uomo e Madre natura. Non si poteva più contare sulla generosità illimitata della terra per nutrirsi e sopravvivere.

    Bisognava difendersi, migrare, lottare e cercare nuove soluzioni. Iniziava la nostra lunga e dura lotta per la

    SOPRAVVIVENZA

    . O la simbolica cacciata dal Paradiso terrestre. Possiamo identificare l’uscita dall’Eden biblico come la metafora di questo lungo periodo in cui la terra era materna e benevola per i suoi abitanti.

    L’uscita dal paradiso/migrazione condusse poi l’uomo, per sopravvivere, alla violenza e alla guerra. Nella prima fase dell’umanità, l’uomo del Paleolitico illustra chiaramente come la violenza non abbia rappresentato la sua scelta primaria o prioritaria per risolvere o regolare rapporti e attività umane. Al contrario. Qualcosa l’ha incitato a creare rituali e festività per stabilizzare la sua identità collettiva; qualcosa lo ha invitato a produrre le sue prime rudimentali forme d’arte, qualcosa lo ha animato a seppellire e onorare i suoi cari defunti. Qualcosa che gli ha permesso di vivere in pace ed armonia con i suoi simili per ben più di 100mila anni!

    La seconda fase mostra invece che un cambiamento profondo e strutturale è intervenuto. Per trovare soluzioni alle nuove sfide ambientali e demografiche, l’uomo ha dovuto da un lato, sviluppare la sua capacità pensante, il

    LOGOS

    , e dall’altro gestire il proprio istinto di

    SOPRAVVIVENZA

    , sollecitato al di là delle soglie abituali.

    Grazie a queste nuove capacità di adattamento prodotte dal

    LOGOS

    , l’uomo acquisisce una nuova consapevolezza di sé. Scopre di poter condizionare il proprio destino, attraverso l’intelligenza e la forza che esercita sulla natura e sui propri simili. Sperimenta inoltre l’intenso piacere narcisistico associato ad essi. La trasformazione radicale è dunque in atto: l’

    EGO

    moderno fa la sua apparizione, un ego espanso, sovradimensionato e potenzialmente pericoloso.

    La natura pacifica e il qualcosa che la animava non hanno potuto far altro che ritrarsi, sommersi da questa ondata di violenze e barbarie che l’essere umano a volte ha subito ed altre ha prodotto. Rimanere aperti e fiduciosi verso dei nemici determinati allo sterminio non è certo la scelta più idonea. Le popolazioni afroasiatiche e amerindie in particolare ne hanno fatto la dolorosa esperienza. Questo qualcosa esce dunque dalla scena pubblica e si rifugia nella vita privata dove può ancora esprimere i suoi bisogni d’Amore e armonia all’interno del proprio nucleo familiare e/o sociale.

    Lo sviluppo dell’

    EGO

    ha generato dunque due grandi cambiamenti nella storia dell’umanità: uno di natura positiva e l’altro di natura negativa.

    1) Il primo si è realizzato quando l’

    EGO

    e il

    LOGOS

    si sono associati al fine di migliorare le condizioni di vita dell’uomo. Eccoci di fronte alla scoperta di nuovi strumenti e tecniche per semplificare e modificare il nostro quotidiano: la creazione di utensili ed oggetti, la costruzione di abitazioni, la lavorazione dei metalli, la creazione dei primi insediamenti urbani, l’agricoltura, le strutture e le leggi sociali, la medicina, l’astronomia ecc. In breve lo sviluppo di tutte quelle invenzioni ed esplorazioni che costituiscono le fondamenta della nostra cultura, scienza e tecnologia.

    2) Il secondo, si realizza quando l’

    EGO

    e

    LOGOS

    si associano alla nuova Volontà di potenza dell’

    EGO

    , volta a fini individuali o espansionistici. Eccoci allora di fronte a quelle barbarie, orrori, guerre e degradazioni di cui la nostra storia è un ben ricco e triste testimone.

    L’uomo dagli albori dell’umanità ad oggi, mostra dunque che non solo il bene e il male esistono, ma che coesistono l’uno di fianco all’altro, l’uno dentro l’altro. Dr. Jekyll e Mr Hyde per esemplificare la nostra duplice natura. E in questo credo non vi sia nulla di nuovo. Ma chi ha la priorità in noi? Il bene o il male? E in quali situazioni si manifestano?

    Immaginiamo per un attimo di trovarci nelle condizioni degradanti e disumane di un gruppo di africani, imprigionati su una nave negriera del

    XVI

    secolo, in viaggio verso le Americhe (qualcuno tra voi della mia generazione, sicuramente ricorderà la splendida serie televisiva Radici). Chi tra noi oserebbe sperare in un futuro senza catene? Chi tra noi avrebbe il coraggio di credere che la nazione, in cui saremo venduti e trattati come schiavi, potrà scegliere un giorno proprio uno dei nostri figli come presidente?

    La storia per fortuna può anche sorprenderci positivamente! Questo luminoso esempio, tra gli innumerevoli nel cammino non lineare della storia dell’umanità – Buddha, Seneca, Pericle, Spartaco, Giordano Bruno, Santa Teresa de Avila, Gandhi, Rosa Parks, Mandela, Amilcar Cabral, Léopold Senghor, Madre Teresa di Calcutta, ecc. – ci insegna che qualcosa ci ha spinto a sperare al di là dell’orrore, qualcosa ci ha portato a perseguire la giustizia, l’uguaglianza e la pace, qualcosa ci ha imposto le sue priorità etiche e spirituali, nonostante e al di là di tutto.

    Questo qualcosa non è altro che la nostra essenza spirituale. O l’IO superiore, o Sé, secondo la definizione data da Roberto Assagioli, fondatore della Psicosintesi, e padre della psicologia umanista e Transpersonale. Questo grande psichiatra e psicoterapeuta della prima metà del Novecento, definisce la nostra essenza, quale un centro di energia e coscienza, amore e volontà. È l’Anima che ci fa commuovere quando ascoltiamo una musica toccante, ammiriamo un meraviglioso paesaggio, o ci perdiamo tra i colori di un quadro. È l’Anima che ci apre il cuore quando amiamo e ci sentiamo amati. È l’Anima che ci invita alla pace, alla bellezza, all’armonia.

    Se così non fosse, come avremmo potuto sopravvivere agli orrori di cui una parte dell’umanità si è resa tristemente responsabile? Per fortuna, l’insieme di queste persone, mosse da valori umanistici e spirituali, non ha costituito una esigua minoranza, bensì ha trovato spazio in quella sommersa parte dell’iceberg, celata sotto questi ultimi 6000 anni di Storia. Di fatto migliaia di individui, che nello svolgimento del loro quotidiano umile e modesto hanno compiuto piccole e grandi missioni, privilegiando scopi famigliari ed altruistici, interessi nobili e collettivi. Il tutto a discapito di fini personali od opportunistici. Naturalmente persone che raramente hanno fatto la Storia con la S maiuscola, ma che pur subendola, ne hanno costituito invece le sue nobili fondamenta e le preziose rettifiche. Grazie a questa umanità sommersa ma generosa, l’evoluzione è stata possibile nonostante la barbarie, l’altruismo al di là dell’egoismo, l’uguaglianza dei diritti civili, nonostante il razzismo, il voto alle donne, nonostante i femminicidi, la democrazia al di là delle dittature e del terrorismo, per quanto ancora moltissimo resti da fare.

    La nascita dell’ego e dell’anima

    Se questa stupenda umanità è stata in grado di compiere incredibili sacrifici, mettere a repentaglio le vite dei propri singoli per invenzioni e scoperte, se una sola persona o un piccolo bimbo, come Valerio, sono in grado di produrre gesti empatici e disinteressati senza un perché utilitaristico, allora possiamo forse allargare il nostro personale punto di vista, sui bisogni primari e sulla natura dell’uomo. O sulla piramide stessa di Maslow.

    Forse bisogna scindere la piramide dei bisogni di Maslow in due piramidi, di cui la seconda è l’esatto contrario della prima, e più precisamente:

    1) Una piramide che parte dall’Ego per arrivare all’Anima.

    2) Una piramide capovolta che parte dall’Anima per arrivare all’Ego.

    Allora da un lato gli individui buoni e dall’altro i cattivi? Sarebbe ovviamente troppo semplice, poiché in realtà nasciamo EGO ed ANIMA contemporaneamente ed entrambe queste due dimensioni sono invitate a cooperare per il nostro benessere personale e collettivo. Coesistono dunque, in ciascuno di noi, queste due piramidi:

    La Piramide N° 1 di Maslow, sorretta dal nostro Istinto di Sopravvivenza Individuale, è gestita dal nostro Ego ed ha come motore o priorità inconscia, il Principio del Piacere:

    Principio del PIACERE EGO

    La Piramide N° 2 di Maslow Capovolta, sorretta dal nostro Istinto di Sopravvivenza Collettiva, è gestita dalla nostra natura spirituale/anima e ha come motore o priorità inconscia, il Principio dell’Amore:

    Principio dell’AMORE NOI

    Queste due dimensioni umane, l’Ego e l’Anima, sono inscindibili. Tuttavia, come possiamo osservare, non sono rette dalle stesse priorità. Perché allora in alcuni individui sono più evidenti le priorità personali ed in altri le priorità altruistiche o trans-personali?

    Per due motivazioni fondamentali.

    1) La prima, semplicemente, perché non si può andare in due direzioni contemporaneamente. Prefiggersi due o più obiettivi è possibile, ma stabilirne l’ordine di priorità e dunque la direzione da seguire, costituisce il fondamento della logica e della natura umana. Conscia o inconscia. Siamo costantemente chiamati a delle scelte, piccole o grandi che siano. Di fronte a un bivio un solo percorso è sempre possibile: anche se ci fermiamo a riflettere per giorni, mesi o anni, prima o poi siamo invitati a prendere una direzione, poco importa quale (avanti o indietro, immobile o a zig zag, ecc.).

    2) La seconda causa risiede nel principio di sopravvivenza insito nella specie umana. Attraverso mutazioni e adattamenti l’evoluzione ha selezionato e stabilizzato quei cambiamenti che ci hanno offerto le migliori possibilità di sopravvivenza. Possiamo allora ipotizzare che se l’essere umano avesse avuto come sola priorità inconscia la sopravvivenza individuale, sarebbe stato ben difficile per la salvaguardia della nostra specie, vincere quelle sfide che ci hanno permesso di far evolvere le comunità lungo i secoli. E di farci superare crisi collettive, epidemie o eccidi. O se al contrario, l’uomo avesse avuto come sola priorità inconscia la sopravvivenza collettiva, trascurando il proprio benessere e la sopravvivenza individuale, quanti di noi avrebbero perso la vita, maltrattato il proprio corpo e ignorato i suoi bisogni e diritti fondamentali?

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