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Owl Academy
Owl Academy
Owl Academy
E-book495 pagine6 ore

Owl Academy

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Info su questo ebook

La scuola è da sempre il luogo dove bambini e ragazzi crescono tra amicizie e compiti in classe, maturando e conoscendo sé stessi e il mondo. Spesso le loro vite vengono stravolte da vari eventi che contribuiscono, in qualche modo, alla crescita personale degli studenti, conducendoli verso l’età adulta.
Anche la Owl Academy, come tante, fa la sua parte ormai da molti anni nella formazione degli adulti del futuro, nonostante abbia qualche scheletro nell’armadio...
In questa prestigiosa scuola nel sud del Regno Unito, non mancano “drammi adolescenziali” e gruppi di amici, come i Monkeys: Gaia, Adam, Dean, Lex e Greg. I cinque, amici da sempre, sono il cuore dell’accademia e si ritrovano a essere i protagonisti di qualunque avvenimento che accade tra le mura di quella scuola.

Elisa Papa è una giovane Salentina, classe 2004, con un immenso amore per la scrittura e la lettura.
Ha sempre sognato che tutti potessero leggere e conoscere le sue storie riuscendo a entrare, in qualche modo, nel suo mondo.
Oggi, grazie al suo libro d’esordio, ha l’occasione di provare a realizzare il suo desiderio.
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2022
ISBN9788830674233
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    Anteprima del libro

    Owl Academy - Elisa Papa

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    OWL ACADEMY prima parte

    CAPITOLO

    1

    - VECCHIE AMICIZIE

    Le onde del mare si abbattevano violentemente sugli scogli poco più in là, mentre Gaia prendeva il sole sul suo asciugamano giallo senape osservando un gabbiano che volava sopra di lei e aspettando di udire il suo inconfondibile garrito. Ma tutt’altro suono uscì dal suo becco, un forte, assordante ed insopportabile rumore che ricordava tanto il trillo della sua sveglia. Ma, aspetta un attimo, quella era la sua sveglia! Da quanto tempo stava suonando? Era in ritardo come sempre?

    Gaia spalancò gli occhi e saltò giù dal letto: le 06:02, era in orario. Corse diretta nel suo bagno, senza mancare di urtare il piede contro la sua valigia già pronta e posizionata sul pavimento.

    Gaia Bowman, un tappetto di diciotto anni dai capelli neri e gli occhi verdi, era la più giovane di una famiglia di prodigi. Come ogni membro della sua famiglia prima di lei, tre anni prima era stata ammessa alla Owl Academy, la più prestigiosa scuola privata della sua città. Ogni anno centinaia di ragazzi si riunivano per partecipare agli esami d’ammissione e solo cinquanta venivano selezionati. La Owl vantava le migliori menti dello stato, selezionate con cura e precisione da una squadra di esperti, e Gaia era una di loro, anche se a volte la sua goffaggine aveva la meglio.

    Scendendo le scale, con una T-shirt dei Bon Jovi infilata per metà nei jeans a zampa, che cadevano su un paio di Converse nere, e sfoggiando una pessima coda di cavallo, la valigia verde pistacchio le sfuggì di mano e rotolò giù in fondo.

    «Ho solo una domanda da porti: ti sembra il look per un primo giorno di scuola?» le domandò sua sorella maggiore Beth, mentre masticava un cornetto alla crema seduta al bancone della cucina.

    «Nessuno guarderà me, sono al terzo anno. È per questo che esistono le matricole e i diplomandi, si prendono tutta l’attenzione per permettere ai ragazzi del secondo e del terzo anno di vivere comodamente le giornate senza la pressione di centinaia di occhi che li fissano» le rispose Gaia, recuperando la valigia. «E poi, le lezioni iniziano domani. Rientriamo oggi ai dormitori per avere il tempo di riorganizzarci, leggere l’orario, prendere in giro quelli del primo anno perché si sono messi i vestiti della domenica…» aggiunse, prima che Amanda, sua madre, la interrompesse.

    «Se avessero preso in giro te per come ti vestivi il primo anno, non credo ti sarebbe piaciuto» la rimproverò.

    «E, infatti, lo hanno fatto. È come una tradizione» rispose lei, mentre Beth annuiva.

    «Signore e signori: le menti più brillanti del paese!» esclamò sarcastica sua madre, rivolta ad un pubblico immaginario.

    «Il fatto che siamo intelligenti non implica che non possiamo divertirci». Gaia recuperò le chiavi dell’auto e dopo aver dato un bacio a sua madre ed aver salutato la sorella, uscì sul vialetto e raggiunse la sua Cooper, partendo verso l’altro capo della città dove vi era la sede della Owl Academy.

    Quando arrivò al parcheggio coperto del dormitorio, sistemò l’auto accanto ai posti riservati alle moto e, notando una scintillante motocicletta nera con l’adesivo di un ringhiante lupo nero, sorrise.

    La parte dell’Accademia che comprendeva gli uffici scolastici e le aule era all’interno di una vecchia struttura centenaria appartenuta in passato alla famiglia di un duca e che recentemente era stata restaurata, mentre i dormitori si trovavano in una struttura moderna situata alle spalle della scuola, in modo da risultare completamente invisibili dalla strada e, per raggiungerli dal parcheggio, bisognava passare da un largo corridoio che fiancheggiava la scuola. Ogni edificio ospitava studenti dei diversi anni, dal primo al quarto, e all’interno per tradizione erano divisi a loro volta in due ali, quella maschile e quella femminile, ma che non venivano quasi mai rispettate. Queste congiungevano in un grande atrio comune dove gli studenti trascorrevano i pomeriggi.

    Quando Gaia raggiunse il dormitorio dei ragazzi del terzo anno, trovò l’atrio quasi completamente vuoto, si diresse nell’ala femminile incrociando un paio di ragazze ed entrò nella sua camera, che come sempre avrebbe diviso con le sue amiche, Rose, Marlene e Dee Dee.

    Non appena ebbe sistemato le sue cose vicino ad un letto, Gaia tornò nell’atrio. Si ritrovò davanti ad un gruppo di studenti che entravano agitati mentre quattro ragazzi, seduti sul divano accanto ad un camino spento, si sbracciavano nella sua direzione.

    Il primo di questi era alto e slanciato, con i capelli neri, costantemente spettinati, e gli occhi nocciola ai quali facevano barriera un paio di occhiali.

    Il secondo aveva i capelli lunghi e scuri, penetranti occhi grigi e un atteggiamento altezzoso.

    Il terzo era il più alto fra i quattro, con capelli castano chiaro e occhi nocciola, che risaltavano su un volto malandato ma sorridente.

    L’ultimo era piccolo e leggermente grassottello, con capelli castani e occhi azzurri pieni d’insicurezza.

    «Ehi, Miss, come mai non ti abbiamo vista all’ingresso?» le chiese Dean Watts, il ragazzo altezzoso.

    «Ho fatto il giro, non sono ancora pronta per le pressioni di quelle mura» rispose lei.

    «Beh, non ti sei persa molto, non è cambiato granché» le sorrise il ragazzo grassottello, Gregory Torres, per gli amici Greg.

    «Anziché restare ferma lì come una statua, perché non ti siedi?» le chiese Adam Warren, il più alto, facendole posto sul divano tra lui e Dean.

    Mentre Gaia prendeva posto, un altro gruppo di ragazzi entrò nell’atrio. Dean diede una gomitata silenziosa alla ragazza prima d’indicarle il ragazzo con gli occhiali, Alexander Flynn, che sembrava essere su un altro pianeta.

    «Tutto ok, Lex?» gli domandò Adam, divertito.

    «Come fa a diventare ogni anno sempre più bella?» disse Lex, mentre una ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi, si avvicinava a loro. Rose McCoy era una delle migliori amiche di Gaia e cotta fissa di Lex sin dal primo giorno all’Accademia.

    «Ehi, Rosie, sei arrivata ora?» le domandò Gaia.

    «Sì, sono in ritardo sulla tabella di marcia, credo di aver visto Marlene e Dee Dee all’ingresso, dovrebbero arrivare a momenti» rispose lei. «E ciao, ragazzi» aggiunse, rivolta ai quattro seduti con lei.

    «Salve, McCoy, vedo che come ogni anno il sole ed il mare hanno contribuito ad accrescere la tua bellezza». Lex si alzò, guardandola da capo a piedi da sopra gli occhiali, che portava sul naso.

    «E come vedo io, tu sei ancora più idiota del solito. A quanto pare l’estate fa male a te, Flynn. E, per la cronaca, sono stata in montagna quest’anno» disse Rose, raddrizzando gli occhiali, poi aggiunse rivolta a Gaia: «Vado a sistemare la mia roba in camera, ci vediamo dopo».

    «Spero di vederti al falò, stasera!» esclamò Lex, mentre lei spariva nel corridoio che portava all’ala femminile.

    «Perché non lasci perdere una buona volta, Lex? È ormai più che ovvio il fatto che non sia minimamente interessata a te» gli disse Dean.

    «Tu non credi nell’amore, vecchio mio. Lei mi ama alla follia, credimi. Quando siamo vicini c’è così tanta tensione, c’è passione, attrazione… sono sicuro che mi salterebbe addosso se solo non ci foste sempre voi in giro» esclamò lui, gesticolando un po’ troppo.

    «Stai dicendo che è colpa nostra se McCoy ti tratta come un rifiuto umano?» domandò Adam, con sarcasmo.

    «Lei mi a-m-a!» insistette Lex, mettendo enfasi sull’ultima parola.

    «Lex, Lexi, ascoltami. Sai che ti voglio bene come un fratello» gli disse Dean, con tono pacato, spostandosi affianco a lui e mettendoli un braccio sulla spalla, «e devi credermi se ti dico che c’è più tensione sessuale tra Greg e i suoi panini al gorgonzola che tra te e Rose McCoy!» concluse, scoppiando a ridere insieme agli altri.

    «Ha ragione, ha ragione!» esclamò Greg, con le lacrime agli occhi per le risate.

    «Prendetemi pure in giro quanto volete, vedremo chi riderà quando io e Rose saremo sposati!» esclamò Lex, alzandosi dal divano e lasciando l’atrio, in modo eccessivamente teatrale.

    «Un po’ mi dispiace, in fondo» disse Gaia, mentre Dean soffocava l’ultimo accenno di risata.

    «È colpa sua, il ruolo del bravo con le ragazze non è il suo» rispose quest’ultimo.

    «Ruolo?»

    «Vedi, in ogni gruppo di amici che si rispetti, ognuno ha un ruolo che non può essere svolto da nessun altro. Ad esempio, tra di noi, io sono quello bravo con le ragazze, Adam è quello saggio e responsabile, Greg è l’orsetto, Lex è il casinista…»

    «Pensavo fossi tu il casinista» lo interruppe Gaia.

    «… sfigato a cui non ne va bene una era troppo lungo, e tu sei la ragazza».

    «In che senso? Vuoi dire che il mio compito è fare la ragazza?» gli chiese lei, un po’ stizzita.

    «No, no, no, no, no, no, no! Assolutamente no. Intendo dire che può esserci una sola ragazza, se ce ne fosse più di una l’equilibrio andrebbe in mille pezzi, si creerebbe competizione fra le leonesse. Per questo ti chiamiamo Miss» le spiegò Dean.

    «Ha senso» annuì lei. «Spostando l’argomento da questa teoria folle; sbaglio o Lex ha detto che il falò è stasera?»

    «Il preside Duran ha deciso di spostarlo ad oggi. Prima, facendolo il giorno stesso dell’inizio delle lezioni, gli studenti erano stanchi il giorno seguente. Se lo fa stasera, invece, domani saremo comunque stanchi ma tra assemblee, discorsi e cerimonie di benvenuto non ci saranno lezioni quindi non sarà un problema» le rispose Adam.

    «E la cosa migliore è che non devo aspettare domani per tutte le delizie del comitato feste. Aspetto il falò d’inizio anno solo per la prelibata torta con panna e mirtilli di Marlene!» esclamò Greg, sognando già il momento in cui si sarebbe ingozzato della specialità della migliore amica di Gaia.

    «Sì, ho assaggiato la torta di Marlene, l’anno scorso, non è male» commentò Dean, intendendo tutt’altra cosa.

    «E ce l’ha ancora con te, Dean, quindi farei attenzione se fossi in te» intervenne, Gaia, con tono accusatorio.

    «Vedremo, vedremo».

    In quel momento due ragazze, una mora molto pallida e alta e l’altra dalla pelle scura poco più bassa dell’amica, stavano entrando nell’atrio.

    «Ciao, G!» esclamò la ragazza più alta, rivolta verso Gaia.

    «Ciao, Marlene, ciao, Dee Dee! Rose è in camera» le salutò di rimando.

    «Ciao, bellissima!» si rivolse Dean a Marlene, con tono provocatorio.

    «Vaffanculo, Watts!» esclamò lei, mostrandogli il dito medio, senza nemmeno voltarsi e sparendo con Dee Dee nel corridoio.

    «Ti hanno mai detto che sei uno stronzo?» gli domandò Gaia, poi, con voce sprezzante e occhi a fessura.

    «In molti molte volte. Ma tu, mai abbastanza» le rispose, con un ghigno. «Per questo sono il tuo migliore amico» aggiunse.

    «Adam è il mio migliore amico. Quando ti comporti così, sei solo parte del gruppo» gli rispose lei, incrociando le braccia.

    «Uh, colpito!» esclamò Adam, facendola ridere.

    CAPITOLO 2 -

    IL FALÒ

    «Sai, Rosie, credo che dovresti provare a dare una possibilità a Lex, che ti costa?»

    Gaia, Rose, Marlene e Dee Dee erano in camera a prepararsi per il falò.

    «Gaia, è come se io ti chiedessi di uscire con il mio cane» le rispose.

    «Almeno Lex non sbava e non puzza di carne putrida» intervenne Dee Dee.

    «Andiamo, è carino e se impari a conoscerlo è un bravo ragazzo».

    «È uno stronzo».

    «Dio li fa e poi li accoppia!» commentò Marlene. «Perché non esce con Watts, sono fatti l’uno per l’altro».

    «E dai, Rose! Non puoi essere arrabbiata ancora con lui per la storia di Sam!» esclamò Gaia.

    «Quando gli chiederà scusa forse inizierò a trattarlo da essere umano».

    Lex odiava Sam Owens, il migliore amico di Rose, e per gelosia durante il primo e secondo anno si divertiva a prenderlo in giro e organizzare degli scherzi ai suoi danni. Diciamo che questo non lo aiutò affatto a fare colpo su Rose.

    «Lo sai che non lo farà, è troppo orgoglioso».

    «Bene, io non voglio avere nulla a che fare con un bullo orgoglioso! Non puoi sbrigare sempre tu gli interessi di quegli idioti dei tuoi amici, sono entrati qui per miracolo solo perché il test misura solo il quoziente intellettivo. Quel dinamico duo del cazzo ne ha combinate più di quanti capelli hanno in testa e Greg è un bambinone. Adam avrebbe anche la grazia ma nella mischia si confonde tra tutte le vostre teste di cazzo!»

    Calò un silenzio glaciale, gli occhi di Gaia fissi in quelli di Rose, Dee Dee e Marlene non osavano pronunciare parola.

    «Bene» fece poi Gaia, recuperando la borsa dal letto. «Se è così che la pensi, vado a riunirmi alle altre teste di cazzo… è così che mi hai chiamata, vero?»

    «Non intendevo…» La porta della camera sbatté ancora prima che Rose terminasse la frase.

    Non era affatto la prima volta che Gaia e Rose litigavano a causa dei ragazzi; l’anno prima si erano imbucati alla festa di compleanno di Rose, a cui non erano stati invitati, avevano fatto un casino e fatto cadere la torta sul pavimento. Gaia, come sempre, si era fatta avanti per difenderli e, come sempre, avevano finito per urlarsi contro davanti a tutti.

    Il suo rapporto con i ragazzi, secondo Rose, era malsano. «Non devi fargli da madre!» le urlava spesso. Ma il suo attaccamento nei loro confronti aveva una ben più grande giustificazione.

    Gaia aveva conosciuto Greg arrivata alla Owl ma Lex, Adam e Dean li conosceva dalla scuola secondaria. Quello delle medie per Gaia fu un periodo arduo da superare, aveva molte pressioni da parte dei suoi insegnanti, specialmente dopo che Beth fu ammessa alla Owl quando lei era ancora al primo anno. Tutti avevano grandi aspettative su di lei, tutte le attenzioni erano rivolte nei suoi confronti, e questo spinse i suoi compagni ad odiarla. Solo Adam, Dean e Lex potevano comprendere come si sentisse, perché erano come lei, ma non avevano nessun fratello o sorella maggiore a cui tenere testa.

    Studiarono ogni giorno per quattro anni e poi fecero l’esame d’ammissione all’Accademia insieme e insieme furono presi.

    I ragazzi erano stati il suo scudo e la sua armatura durante gli anni più difficili dell’adolescenza e non avrebbe mai permesso a nessuno di parlare male di loro o di frapporsi alla loro amicizia.

    Ora lei era nella camera dei ragazzi, distesa sul letto di Adam.

    «Mi domando come tu faccia ad essere ancora attratto da lei dopo i modi gentili con cui ci ha chiamati. Come ha chiamato Gaia!» si lamentava Dean, rivolto a Lex, dopo che Gaia li aveva raccontato tutto l’accaduto.

    «Non è colpa sua, ma mia. Non dovrei insistere su certi argomenti» disse lei.

    «È evidente che spetta a Lex risolvere la situazione, non a te» la rassicurò Adam.

    «E perché toccherebbe a me?!»

    «Perché sei tu l’idiota che ha tormentato Owens per tutto il primo anno».

    «Non è colpa mia se è un imbecille!»

    «Vedi di tenere per te la tua opinione davanti a Rose. La sua reazione è giusta com’è giusta quella di Gaia. Sam e Rose si conoscono da quando erano bambini, gli è molto legata».

    «Un po’ troppo…»

    «Tu cerca di comportarti bene e vedrai che magari inizierà a ricredersi sul tuo conto».

    «Meglio se ci sbrighiamo, prima che inizino il falò senza l’anima pulsante dell’Accademia» intervenne Dean. «Fate spazio, gente, i Monkeys sono tornati!» esclamò poi, mentre uscivamo della stanza.

    Monkeys era il soprannome che l’intero corpo insegnanti aveva attribuito al loro gruppo, più ai ragazzi che a Gaia, e con il quale erano conosciuti in tutta la scuola.

    Perché scimmie? Beh, è scientificamente provato che le scimmie sono gli animali in assoluto più intelligenti ma se non si sa tenerli a bada sono in grado di mettere a soqquadro l’intera città.

    Era già buio quando raggiunsero il campo da football dietro ai dormitori. Nel suo centro era stata creata una pira a cui il preside Alfred Duran, un uomo di mezza età dalla carnagione scura, avrebbe dato fuoco per onorare l’inizio del nuovo anno scolastico, per fortuna il vento era dalla loro parte. Tutto intorno erano stati come sempre allestiti gli stand di giochi e leccornie, compresa la famosa torta ai mirtilli di Marlene su cui Greg si era già buttato a capofitto.

    Pochi minuti dopo, tutti gli studenti si radunarono attorno alla pira mentre Duran si preparava a fare il suo solito breve discorso.

    «Buonasera a tutti, cari studenti. È sempre un piacere rivedervi tutti qui. Spendo un paio di minuti per illustrarvi il programma di domani: gli alunni del primo anno arriveranno alle nove, abbiamo bisogno di due studenti per il comitato di benvenuto. Dalle nove alle dieci saranno aperte le candidature per il rappresentante d’istituto, alle dieci ci ritroveremo tutti in Aula Magna per la presentazione ufficiale, anche di alcuni nuovi membri del personale e dei candidati. Dopo le presentazioni sarete liberi di votare alle urne fino a fine giornata. Dalle dodici fino all’una e trenta, come da sempre, ci sarà la pausa pranzo e dalle due alle tre del pomeriggio le matricole saranno smistate in classi di laboratorio con alcuni dei nostri studenti migliori… ho qui la lista» il preside estrasse un foglietto ripiegato dal taschino e lesse: «Zoe Philips, del quarto anno, Adam Warren, Gaia Bowman, Sam Owens e Rose McCoy, del terzo anno, e Robert Watts, del secondo anno».

    Robert Watts era il fratello minore di Dean, in quanto aspetto era la sua copia sbiadita ma il carattere era del tutto differente. Robert era educato, disponibile, puntuale, pacato e si applicava molto di più.

    «E ora» continuò Duran, mentre il vicepreside McLoyd gli porgeva la fiaccola d’accensione «do con gioia inizio ad un nuovo anno, qui alla Owl Academy!» esclamò, lanciando la fiaccola sulla pira, che prese fuoco.

    La pira bruciava già da un’ora, Gaia era seduta sugli spalti del campo a guardare dall’alto i suoi compagni di studi, quando fu raggiunta da Adam.

    «Allora, come ci si sente ad essere una dei migliori allievi della scuola?» le domandò sarcastico.

    «È strano, non mi aspettavo di essere nella lista. Davo per scontato che tu e Rose ci sareste stati, come l’anno scorso. È così che ci si sente ad essere una dei migliori tra i migliori?» disse lei.

    «Tu cosa senti?»

    «Riguardo a questa storia? Assolutamente nulla. Pensavo che, se fosse successo, mi sarei sentita fiera di me, orgogliosa dei miei traguardi… invece, nulla. Assolutamente il vuoto!»

    «Credo ti sorprenderà sapere che è per tutti così, alla fine quelli sulla lista sono lì per un motivo. Noi studiamo per il nostro futuro, per noi, non per finire su uno stupido pezzo di carta».

    «Ha perfettamente senso…» sospirò Gaia, mettendosi distesa sulle panchine.

    Quando Adam esclamò: «Ecco la persona che non sarà mai schiacciata del peso della lista!» lei alzò la testa.

    «Guarda che se volessi potrei entrare facilmente nella lista» disse Dean, sedendo con loro.

    «Sarei pronto a scommettere il contrario, bello mio».

    «Qui nessuno scommetterà su niente» intervenne Gaia. «Cambiando argomento, ho visto la tua moto nel parcheggio, l’ultima volta che l’ho vista era in mille pezzi» si rivolse a Dean.

    «Il nostro amico qui presente me l’ha riportata in vita. Si è immedesimato in Grease e l’ha riparata pezzo dopo pezzo. Con tante di canzoncine» rispose lui.

    «A parte il fatto che in Grease riparano auto e non motociclette…» iniziò a dire Adam «e poi non è stato così semplice, ho impiegato tutte le vacanze estive per rendere come nuovo quel rottame».

    «E da quando te ne intendi di meccanica?» gli domandò Gaia.

    «L’anno scorso, se ricordi, ho seguito un corso facoltativo e poi ho scoperto che ho bisogno di distrarmi per… tenerlo a bada. Stavo anche pensando di candidarmi come rappresentante d’istituto».

    «Sei sicuro che saresti in grado di gestirlo?» fece Dean.

    «Tentar non nuoce».

    Adam Warren era il ragazzo perfetto, bello, intelligente, sensibile, ma ogni Achille ha il suo tallone. Sin dalla nascita era affetto da un disturbo della personalità. Nel gruppo lo chiamavano Lui e veniva fuori in momenti di forte stress o di sprizzi di energia, positiva o negativa, improvvisa. Lui era molto violento a mani e parole e tirava fuori il lato più nascosto e terrificante di Adam. Per motivi di sicurezza tutti i docenti ed il personale della scuola ne erano al corrente ma non aveva mai influito più di tanto nella sua carriera scolastica. Per fortuna, negli ultimi due anni, Adam aveva avuto solo due attacchi gravi: uno durante la presentazione di un progetto, a cui aveva lavorato giorno e notte per una settimana, durante il quale l’insegnante continuava ad interromperlo e un’altra volta a causa di Dean e delle sue solite trovate da idiota, in poche parole… lo fece apposta. Fortunatamente i Monkeys erano in grado di gestirlo facilmente, ma solo lavorando insieme.

    «Per qualunque cosa, sai che noi ci saremo» gli disse Dean.

    «Sempre» aggiunse Gaia.

    Disotto, intanto, tra la folla Rose stava parlando con Sam. Era un ragazzetto alto e magro con i capelli neri, era molto timido e Rose era l’unica amica che aveva.

    «Ti prego di non prendermi in giro, Rose» le stava dicendo.

    «Te lo assicuro che non scherzo, saresti ottimo come rappresentante d’istituto. Sei tra i più bravi della scuola, sei responsabile e saresti in grado di gestire tutti gli impegni, perché sei super organizzato».

    Sam arrossì. «Questi complimenti mi lusingano, ma non credo sia una buona idea. Non sono in grado di parlare in pubblico, mi farei prendere dal panico e combinerei un casino».

    «Ok, non insisto. Se non te la senti, non te la senti».

    In quel momento, gli si avvicinò Lex.

    «Cosa vuoi, Flynn?» gli domandò Sam.

    «Forse intendevi dire: Vai via, Flynn!» intervenne Rose.

    «In realtà vorrei parlare con Sam, se non ti dispiace, McCoy» rispose Lex.

    «Ti ascolto» disse Sam.

    «Ho parlato con la mia amica Gaia…»

    «La conosciamo, Gaia» lo interruppe lei, ma Sam le poggiò una mano sulla spalla per farla tacere.

    «Ho riflettuto molto e ho capito che, negli anni scorsi, non sono stato molto gentile con te, anzi per niente. Sono maturato nell’ultimo anno, ed ora sono qui a chiederti ufficialmente perdono per il coglione che ero».

    Sam e Rose si scambiarono uno sguardo confuso. «Sei sincero?» gli domandò lui. «Non è che, non appena accetterò le tue scuse, salteranno fuori i tuoi amici che mi riempiranno il volto con la torta di Marlene?»

    «Sono sincero» rispose lui, spostando lo sguardo su Rose, che alzò un sopracciglio.

    «Accetto le tue scuse, Alexander» annuì Sam.

    Lex gli tese la mano e lui la strinse con convinzione.

    «Ora vi prego di scusarmi, ma credo di dover andare a staccare Greg dallo stand delle torte, visto che non ho la più pallida idea di che fine abbiano fatto gli altri» gli salutò, dando una pacca sulla spalla a Sam e dedicando un enorme sorriso a Rose.

    Dopo aver recuperato Greg, i due tornarono al dormitorio e, nell’atrio, trovarono il resto della banda sui divani.

    «Dov’eri finito?» gli domandò Dean.

    «Facevo da babysitter a Greg. Voi piuttosto, siete spariti!»

    «Non ho bisogno del babysitter» commentò Greg, mettendosi a sedere accanto a Gaia, ancora sporco di crema.

    «Per vostra informazione, ho parlato con Sam. Mi sono scusato delle mie azioni e gli ho promesso che sono cambiato e blablabla».

    «Davvero?» gli domandò Gaia, incredula.

    Lex annuì con convinzione.

    «E quanto, di quello che gli hai detto, lo pensavi davvero?» chiese Adam.

    «Neanche una parola. Ovviamente non mi rimangerò la promessa ma, come ha detto un caro amico, terrò per me il mio pensiero se voglio far colpo su Rose».

    Dean rise. «In fondo, quello che voleva McCoy era che ti scusassi. Non aveva detto che le scuse dovevano essere sincere».

    CAPITOLO 3 -

    STRATEGIE DI GIOCO

    «Già sveglia? Gli incontri iniziano tra due ore» chiese Gaia a Rose, quando si svegliò la mattina dopo, alle 07:00.

    «Vado ad offrirmi volontaria per il comitato di benvenuto» rispose.

    «Sai che spetterà a te tutto il lavoro, vero? Nessuno è così idiota da alzarsi alle sette per il comitato di benvenuto delle matricole, quando potrebbe dormire fino alle nove per un’ultima volta!»

    «Lo so, ma a me fa piacere» sorrise Rose. «Senti, non mi sono ancora scusata per il mio comportamento di ieri. Io…»

    «Non rompere, McCoy, come se non fosse successo nulla» la interruppe Gaia.

    «Ma sono stata davvero stupida…»

    «Ho detto: non rompere! Va’ ad infastidire i marmocchi…» la interruppe nuovamente, rivoltandosi tra le lenzuola.

    «A più tardi» salutò Rose, uscendo dalla stanza.

    Neanche venti secondi dopo, il telefono di Gaia squillò.

    «Ti conviene darmi una buona motivazione per questo, Flynn!» ringhiò rispondendo…

    «Ti rubo solo pochi secondi. Per caso Rose partecipa al comitato di benvenuto?» le chiese velocemente.

    «Ma che cazzo di domande sono?! Certo! Come l’anno scorso!» rispose.

    «Sei la migliore!» la ringraziò, riattaccando subito dopo.

    «Aspetta, perché?» esclamò lei, mettendosi seduta.

    Neanche cinque minuti dopo, Lex attraversava lo spazio tra i dormitori e la scuola, in T-shirt e giubbotto di pelle. Entrò nell’istituto dalla grande porta a vetro sul retro, uguale a quella dell’ingresso principale, e raggiunse direttamente la hall d’ingresso. Questa era fiancheggiata da due porte laterali, che portavano all’ala est e ovest della scuola, e al centro si ergeva una statua color bronzo di un grande gufo saggio con gli occhiali e una pila di libri… secondo i ragazzi, era da lui che avevano preso ispirazione i gufetti saggi illustrati sui libri delle elementari.

    Si diresse nell’ala ovest e solcò l’intero corridoio vuoto fino alla segreteria. Vi entrò spalancando la porta ed urlando: «Eccomi quaa!»

    «Alexander Flynn vestito e pettinato, più o meno, prima delle otto del mattino! È una visione? Deve esserlo per forza!» esclamò il vicepreside McLoyd, con sarcasmo.

    «Cosa ci fai qui, signor Flynn?» gli domandò il preside.

    «Sa, Alfred, mi è davvero mancato sentire lei che mi chiama signore. Per vostra infinita gioia, sono qui per dare una mano e, per questo, aiuterò la signorina McCoy con il comitato di benvenuto» rispose Lex, con un sorriso compiaciuto.

    «La prego, signor preside, non può affiancarmi questo imbecille!» si oppose Rose.

    «Linguaggio, signorina McCoy!» la rimproverò Duran. «Vorrei non essere costretto a farlo, ma sappiamo che lui sarà l’unico che si presenterà in questo ufficio. Ha bisogno di una mano. L’anno scorso… l’anno scorso abbiamo sfiorato la catastrofe» il preside rabbrividì.

    Effettivamente, anche l’anno precedente Rose si era occupata delle matricole da sola e non era andata tanto bene. Mentre salivano le scale, non si sapeva ancora come, una ragazza aveva rischiato di cadere giù disotto e, poco dopo, due ragazzi avevano iniziato a litigare e sarebbe potuta finire in rissa se non fosse stato per due bidelli. Ovviamente, una scuola di un così alto livello di prestigio e fama come la Owl non poteva permettersi di macchiarsi di certi scandali da scuola pubblica, aveva detto il preside.

    «Quindi Flynn ti assisterà con i ragazzi. Crede di farcela?» concluse Duran.

    «È solo un’ora, in fondo. Solo un’ora» rispose Rose, provando anche a rassicurare se stessa.

    «Da dove si comincia?!» esclamò Lex, alzando le maniche del giubbotto e poggiando le mani sui fianchi.

    Quando Gaia riaprì gli occhi, circa un’ora dopo, le prese uno spavento nel vedere un mucchio di capelli neri difronte a lei.

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