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Il pensiero di Platone
Il pensiero di Platone
Il pensiero di Platone
E-book109 pagine1 ora

Il pensiero di Platone

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Info su questo ebook

All’interno di quest’opera l’autore espone, in modo chiaro e sistematico, il pensiero di Platone.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ago 2019
ISBN9788834168134
Il pensiero di Platone

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    Il pensiero di Platone - Mirco Mariucci

    Indice generale

    Platone

    La vita

    L'utopia

    La dottrina delle idee e il mito della caverna

    L'anima immortale, la dottrina dell'anamnesi e il mito di Er

    Matematica, logica e cosmogonia

    Platone

    «Platone è mio amico, ma la verità è ancora più mia amica». Aristotele

    «Egli, uomo sapiente, capiva chiaramente che l'equa distribuzione dei beni è la condicio sine qua non perché un paese sia ben governato». Tommaso Moro

    «Tutta la storia della filosofia occidentale non è che una serie di note a margine su Platone». Alfred North Whitehead

    Una vita avventurosa

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     Dettaglio della Scuola di Atene, di Raffaello Sanzio, 1509-1511. Nell'immagine Platone, a sinistra, ed Aristotele, a destra.

    Tra tutti i filosofi antichi, medioevali e moderni, Platone è di gran lunga il più influente. Insieme a Socrate, di cui era discepolo, e al suo allievo, Aristotele, gettò le fondamenta del pensiero filosofico occidentale.

    Dico ciò non solo perché riprese e sviluppò in modo originale la concezione filosofica socratica, ma anche perché lo stesso Aristotele deriva largamente dal pensiero di Platone e, da un punto di vista storico, la filosofia e la teologia dei cristiani furono molto più platoniche che aristoteliche, almeno fino al 13-esimo secolo.

    Platone (-428, -347 circa) nacque ad Atene in una famiglia di antica nobiltà, proprio nelle prime fasi della guerra del Peloponneso che vide come protagoniste Atene e Sparta con i rispettivi alleati.

    Il padre, Aristone, vantava nell'albo degli antenati Codro che, secondo la leggenda, fu l'ultimo re di Atene; la madre Perictione discendeva da una famiglia anticamente imparentata con il famoso legislatore e poeta ateniese Solone.

    Probabilmente ricevette un'educazione tradizionale combinando ginnastica e musica; secondo Aristotele entrò in contatto con Cratilio, un discepolo di Eraclito, e quindi con la dottrina eraclitea.

    Si dice che il suo vero nome in realtà sia un altro, e quello a noi noto gli venne attribuito da un lottatore di Argo, suo insegnate di ginnastica.

    Secondo questo aneddoto, Platone avrebbe praticato una sorta di lotta mista a pugilato, chiamata Pancrazio, e per la larghezza delle sue spalle fu chiamato platone che per l'appunto significa ampio.

    Altri invece sostengono che quel nomignolo abbia un'altra derivazione, come l'ampiezza della fronte o, in modo meno canzonatorio, la maestosità dello stile letterario che era solito adottare.

    Pare che in età giovanile compose delle opere epiche, liriche e tragiche che in seguito, però, avrebbe bruciato.

    A vent'anni conobbe Socrate, e ne divenne un convinto discepolo; lo frequentò fino al -399, l'anno della storica condanna a morte, e maturò nei suoi confronti un sentimento ed un rispetto davvero profondi.

    Platone era presente quando Socrate fu processato. La vicenda lo segnò così profondamente da imprimere una svolta decisiva nella sua vita e influenzare gran parte del suo pensiero.

    Da giovane pensava di volersi dedicare alla politica, ben presto però ne rimase deluso.

    In quel periodo ad Atene vigeva un'oligarchia capeggiata da una compagine di uomini che divennero noti come i Trenta Tiranni.

    Tra questi Platone aveva parenti e amici; Crizia, suo zio materno, lo invitò personalmente a prender parte al governo. Ma il loro dominio era violento e dispotico, tanto da far rimpiangere il vecchio regime.

    Costoro ordinarono a Socrate di recarsi a casa di Leonte di Salaminia per ucciderlo, in modo da immischiare il filosofo nelle loro losche faccende politiche.

    Socrate disubbidì, certo che quell'uomo sarebbe stato condannato a morte nei tribunali, una condanna che però non sopravvenne perché nel frattempo il regime oligarchico fu rovesciato e la democrazia ateniese fu restaurata.

    Platone allora guardò speranzoso alla democrazia, che però si rivelò altrettanto deludente del precedente regime.

    Nel -399 Socrate, il suo stimato maestro, fu processato e condannato a morte mediante l'assunzione della cicuta proprio da quel governo in cui Platone aveva riposto le speranze.

    Da quel momento il suo pensiero iniziò a focalizzarsi su come avrebbe potuto migliorare l'attività politica e l'intera costituzione dello Stato.

    Le esperienze nauseanti da spettatore dell'attività politica che visse in gioventù servirono a far maturare la sua concezione filosofica.

    Ben presto si convinse che soltanto mediante la filosofia si sarebbe potuto realizzare quel miglioramento che egli ricercava, fondando una comunità basata sulla giustizia.

    Quest'idea emergerà con tutta la sua forza nell'utopia platonica descritta nella Repubblica.

    Dopo la morte di Socrate, Platone si recò a Megara presso Euclide, forse per paura di qualche ripercussione.

    Si dice, ma non è certo, che viaggiò in Egitto e a Cirene dove avrebbe frequentato il matematico Teodoro di Cirene.

    Di certo, si recò nell'Italia meridionale, dove venne a contatto con i membri della setta dei pitagorici, anche per opera di Archita, signore di Taranto, che era suo amico.

    Durante il viaggio, Platone si recò a Siracusa dove strinse un legame d'amicizia con Dione, zio di Dionigi il Giovane.

    Ma Dionigi il Vecchio, tiranno di Siracusa, non gradì i programmi politici di Platone e lo costrinse ad abbandonare la città.

    Così Platone s'imbarco su una trireme spartana alla volta di Atene, o almeno ciò era quello che gli avevano fatto credere...

    In realtà la nave approdò sull'isola di Egina, che era in guerra con Atene, e Platone fu fatto prigioniero e fu venduto al mercato come schiavo.

    C'è chi dice che un simile incidente sarebbe potuto accadere, viste le circostanze, e chi invece sostiene che il fatto non fu casuale ed avvenne per opera del tiranno con cui era entrato in contrasto.

    È certa, però, la vendita di Platone, e il fatto che Anniceride di Cirene lo trasse in salvo riscattando il filosofo con un certa somma di denaro.

    Platone era già conosciuto ed influente al tempo della cattura, e così il suo proprietario, non appena capì chi fosse in realtà quello schiavo, rifiutò il denaro del riscatto.

    Secondo la tradizione con quei soldi Platone tornò in Atene, acquistò il giardino dedicato all'eroe Academo e vi fondò una scuola che chiamo Accademia.

    Fondata sul modello della Scuola Pitagorica, anche l'Accademia prevedeva vita comune tra maestro e discepoli.

    Sul piano giuridico, era un'associazione religiosa dedita al culto di Apollo e delle Muse, ma che non escludeva anche altri generi di attività, perfino profane e ricreative.

    Presso l'Accademia gravitarono studiosi illustri, tra i quali il matematico e astronomo Eucnosso di Cnido ed il medico Filistione di Locri.

    Per circa un vent'ennio Platone rimase ad Atene, scrisse alcune delle sue opere e tenne delle lezioni che si svolgevano in modo peculiare mediante dibattiti tra allievi e maestri,

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