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La mia vita? Una delle tante, però...
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E-book91 pagine1 ora

La mia vita? Una delle tante, però...

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Info su questo ebook

La mia è stata una vita tutto sommato felice, piena di soddisfazioni e di cose di cui sono ancora più che grata. È stata piena di amori, di affetti, di persone a cui ho voluto un gran bene. Come tutte le vite, tuttavia, è stata costellata anche di lutti, di dolori, di persone che mi hanno abbandonata e ferita, di delusioni e frustrazioni. Ciò che, però, ha ribaltato e rivalutato da zero ogni istante, contorcendolo e cambiandolo completamente per sempre, è stato un tumore al cervello, che negli ultimi anni e dopo un serio peggioramento e ingrandimento mi costrinse a intervenire.

Sandra Leone nasce l’11 luglio del 1980 a  Moncalieri (TO), attualmente vive a Nichelino (TO). Ama la vita e la sua famiglia. Ama viaggiare in qualsiasi posto del mondo, ama le lingue straniere, soprattutto arabo, francese, spagnolo e inglese. Tra le sue passioni c’è il ballo latino-americano ma basta che si balli lei è contenta. I suoi svaghi? Adora uscire con i suoi amici, il cocktail tutti assieme è il suo svago preferito, seduti al bar a parlare. Il mio hobby preferito è leggere. Ho letto libri romantici, libri di diverse religioni, libri che danno consigli su come vivere meglio, o almeno mi aspettavo quello.
 
LinguaItaliano
Data di uscita31 dic 2022
ISBN9791220136150
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    Anteprima del libro

    La mia vita? Una delle tante, però... - Sandra Leone

    cover01.jpg

    Sandra Leone

    LA MIA VITA? UNA DELLE TANTE, PERÒ...

    L’importanza di apprezzare la vita in ogni suo aspetto e nonostante tutto

    © 2022 Europa Edizioni s.r.l. | Roma

    www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it

    ISBN 979-12-201-1970-2

    I edizione novembre 2022

    Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

    LA MIA VITA? UNA DELLE TANTE, PERÒ...

    L’importanza di apprezzare la vita in ogni suo aspetto

    e nonostante tutto

    Introduzione

    La mia vita è alquanto strana: unica, e allo stesso tempo comune; assurda, ma come tutte le altre. Per quanto possa essere assurda e incredibile, per quanto possano essere tanti e variegati e intensi gli eventi che la compongono, si può dire che questi aggettivi caratterizzano la vita di ognuno di noi poiché non esiste essere umano al mondo che non abbia concepito eventi e aspetti come assurdi. Sono qui, tuttavia, a raccontarla poiché sono certa che, seppur come tante altre, la mia vita, e con essa ciò che ho compreso vivendola e fronteggiando ciò che mi si è parato davanti, possa contribuire affinché tanti altri che magari non hanno ancora trovato il modo, o meglio il verso giusto da cui guardare la propria, riescano finalmente a farlo o, quantomeno, abbiano in questo senso un aiuto e un contributo in più per avvicinarsi a trovarlo.

    La mia è stata una vita tutto sommato felice, piena di soddisfazioni e di cose di cui sono ancora più che grata. È stata piena di amori, di affetti, di persone a cui ho voluto un gran bene. Come tutte le vite, tuttavia, è stata costellata anche di lutti, di dolori, di persone che mi hanno abbandonata e ferita, di delusioni e frustrazioni. Ciò che, però, ha ribaltato e rivalutato da zero ogni istante, contorcendolo e cambiandolo completamente per sempre, è stato un tumore al cervello, che negli ultimi anni e dopo un serio peggioramento e ingrandimento mi costrinse a intervenire. Subii più interventi e una lunga riabilitazione nella quale sperimentai l’afasia, l’incomunicabilità, che mi costrinsero a mettere in discussione ogni cosa, anche la più stupida e banale, che aveva caratterizzato la mia vita come quella di tanti di noi. È terribile e sconcertante il pensiero che a cambiarmi la vita, a farmi rendere conto di quanto questa mia vita fosse unica e irripetibile è stato un orrendo tumore al cervello, una sciagura e un incubo che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Devo ammettere, tuttavia, che con ogni probabilità avrei continuato a vivere la mia vita come avevo fino a quel momento fatto, con la stessa forma mentis e lo stesso modo di concepire la vita e gli eventi con i quali avevo avuto fino ad allora a che fare. Il mio racconto non farà altro che spiegare proprio questo mio percorso, questa strana e discontinua evoluzione che oggi, nonostante tutto, mi fa finalmente stare bene con me stessa e con gli altri.

    Capitolo 1

    Non riuscivo a dormire. Fuori dalla stanza c’era un gran baccano: urla, chiacchiericcio, mobili che venivano spostati continuamente. Sentivo piangere, sentivo lamenti, bisbigli e brusìo che non riuscivo a comprendere. La zia venne a calmarmi, con premura e tenerezza, accarezzandomi e cullandomi dolcemente, ma il baccano non accennava a placarsi.

    Ero totalmente ignara di quanto fosse doloroso quel giorno per la mia famiglia. Io ero dentro una culla, irrequieta e insonne, il giorno in cui morì mio nonno. Eravamo tutti a Nichelino, il mio paese natale, ed era il periodo di Natale. Gli uomini della famiglia si erano riuniti per la tradizionale uccisione e lavorazione del maiale a Mondragone, il paese natale di mia madre. Fu lì, in quell’occasione, che mio nonno spirò nel sonno.

    Questo è il primo ricordo che conservo nella mia mente, una memoria irrequieta, dolorosa e triste che fino a oggi, all’età di quarant’anni, porto dentro vivido. Il viaggio da Torino a Mondragone, e poi da Mondragone a Torino, che fecero allora mio padre e gli altri parenti per portare a Nichelino la salma di mio nonno, ha caratterizzato buona parte della mia vita, sicuramente tutta la mia infanzia, e la prima volta che intrapresi questo viaggio, anche se ero troppo piccola per averne coscienza, fu segnato da questa tragedia. Si tratta, apparentemente, di due realtà italiane oltremodo distanti ma che hanno trovato un incontro nella storia dei miei genitori.

    Mio padre è siciliano, originario della provincia di Catania, e ha sempre lavorato, sin da piccolo. È emigrato a Torino per lavorare in fabbrica, seguito da tutta la sua famiglia. Papà è il quinto figlio, se contiamo il primogenito di mio nonno che veniva da una precedente unione, in una famiglia composta da altre sei sorelle e un ultimo fratello. Negli anni Settanta conobbe lo zio di mia madre e in breve tempo divennero amici: spesso gli parlava del suo paese, Mondragone, nel casertano, e i suoi racconti erano intercalati dai ricordi della sua splendida e adorata nipote. Gli mostrava foto, gli parlava di lei, quanto gli mancava casa!

    Fu così che nel 1975 papà scese a Mondragone con i suoi genitori, grazie all’intercessione dello zio di mia madre, mossi da due intenti: conoscere la famiglia di mia madre, che per papà significava mia madre, e cercare un lavoro più sicuro e stabile. Essendo la famiglia di mia madre una famiglia di contadini, a papà attendeva il lavoro nei campi, un lavoro che, seppur poco remunerativo in termini di denaro, c’era sempre ed era a tempo pieno, senza la spada di Damocle della disoccupazione che già allora pendeva sopra mio padre nella sua carriera da operaio in fabbrica. Tra mamma e papà ci fu subito amore e passò poco tempo prima che si sposassero e mia madre restasse incinta di mio fratello. Nacque lì, a Mondragone, a maggio, nella felicità di tutti.

    Stava iniziando una nuova vita per mio padre e mia madre, ma papà non era soddisfatto della vita bucolica di Mondragone: lavorava tutto il giorno, aveva tutto il cibo che voleva, una casa, ora anche una famiglia e tuttavia gli mancava guadagnarsi il suo salario e spenderlo come meglio credeva. Gli mancava la città, il baccano, il rumore dei motori e dei macchinari della fabbrica. Il suo amore era lì, nella casa di Mondragone, con mia madre e il loro primo figlio, ma sognava di tornare a Torino. Il silenzio, l’odore degli animali, tutto quello spazio lo facevano impazzire e lo facevano sentire una briciola. La mia famiglia, così, tornò a Torino e si stabilì in una cittadina della provincia, Nichelino, dove sono nata io nel 1980.

    Mamma trovò lavoro alla FIAT mentre papà tornò nell’incertezza della vita da operaio tra una fabbrica e un’altra, con variabili periodi di disoccupazione che, però, gli consentivano di stare con me e mio fratello. Giocava moltissimo con noi, amava cantare e raccontarci delle storie. Gli piaceva registrare dei filmati in cui noi cantavamo o raccontavamo le storie che avevamo imparato da lui, si registrava mentre cantava con il nonno e riprendeva anche le mie zie e mia madre

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