Città Italia
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Info su questo ebook
Dieci città piccole e medie - Peccioli, Bolzano, Zola Predosa, Brescia, Favara, Trento, Messina, Ferrara, Padova, Parma - sono raccontate per cercare frammenti di una trasformazione già in atto.
Tutti i capitoli sono arricchiti di contenuti online dal sito del Sole24ore.com.
Servizi, interviste, dati, visual di Lab24 per approfondire il tema dell’intervista
partendo dai Qrcode in pagina.
Le città vanno rigenerate guardando oltre il proprio tempo,
come fecero i costruttori delle cattedrali medievali. Immaginandole dentro
un percorso di innovazione ecologica e digitale alimentato da visioni
e competenze in cammino.
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Anteprima del libro
Città Italia - Roberto Bernabò
L’Italia delle città medie è un asse chiave dello sviluppo economico e sociale del Paese. Cariche di storia, abitate da più della metà degli italiani, oggi sono chiamate alla sfida delle transizioni ecologica e digitale. Sia i target internazionali che le opportunità del PNRR passano da questi Comuni, che la pandemia ha posto al centro del discorso pubblico, e dalla loro capacità di visione e realizzazione.
Giuseppe De Rita, Alessandro Rosina, Francesca Bria, Davide Dattoli, Mario Cucinella, Laura Morgagni, Aldo Bonomi, Giuseppina Gualtieri, Francesco Ferrini e Patrizia Asproni, dieci studiosi, manager e imprenditori, illuminano in queste interviste i nodi chiave di un’Agenda urbana per il governo della provincia
italiana.
Dieci città piccole e medie - Peccioli, Bolzano, Zola Predosa, Brescia, Favara, Trento, Messina, Ferrara, Padova, Parma – sono raccontate per cercare frammenti di una trasformazione già in atto.
Roberto Bernabò è dal 1° gennaio 2018 vice direttore del Sole 24 Ore
, con delega allo sviluppo digitale. Ha curato il lancio di nuovi formati e prodotti editoriali. Laureato in Scienze della Comunicazione, è stato direttore, dal 2009 al 2014, del quotidiano Il Tirreno
. Sotto la sua guida il giornale toscano ha ottenuto per due anni consecutivi la nomination agli Online Journalism Awards
, il più prestigioso riconoscimento internazionale per le esperienze digitali.
Nell’ottobre 2014 è diventato direttore editoriale di Finegil, la società dell’allora Gruppo Espresso a cui facevano capo 18 giornali locali, e ne ha indirizzato il processo di rinnovamento e transizione digitale. L’attenzione al racconto delle città medie e alla sostenibilità dell’informazione, a cominciare da quella locale, nell’ecosistema digitale sono da anni tra i suoi focus professionali.
Roberto Bernabò
CITTÀ
ITALIA
Dieci visioni e dieci città
per una nuova Agenda della provincia italiana
Il Sole 24 OREIl Sole 24 ORE
Art Director: Laura Cattaneo
Illustrazioni: Giorgio de Marinis
ISSN 977-1826380-317-20002
Viaggi del Sole 24 Ore
Registrazione in Tribunale n. 542 - 08.07.05
Direttore responsabile: Fabio Tamburini
Proprietario ed Editore: Il Sole 24 ORE S.p.A.
Sede legale, redazione e direzione: Viale Sarca, 223 - 20126 Milano
Mensile n. 2/2022
ISBN 979-12-5484-0146
Città Italia© 2022 Il Sole 24 ORE S.p.A.
Sede legale, redazione e amministrazione: Viale Sarca, 223 - 20126 Milano
Per informazioni: Servizio Clienti 02.30300600
Fotocomposizione: Emmegi Group, via F. Confalonieri, 36 – 20124 Milano
Prima edizione: Maggio 2022
Tutti i diritti sono riservati.
I testi e l’elaborazione dei testi, anche se curati con scrupolosa attenzione, non possono comportare specifiche responsabilità dell’Editore per involontari errori e/o inesattezze; pertanto il lettore è tenuto a controllare l’esattezza e la completezza del materiale utilizzato. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941, n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da EDISER Sri, Società di servizi dell’Associazione Italiana Editori, attraverso il marchio CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioni Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana, n. 108 – 20122 Milano.
Informazioni: www.clearedi.org.
Indice
Introduzione
Città Italia
Capitolo 1
GIUSEPPE DE RITA
Le città intermedie e l’autoreferenzialità come nemico
La storia - Peccioli
Capitolo 2
ALESSANDRO ROSINA
L’inverno demografico e le politiche sociali per le città
La storia - Bolzano
Capitolo 3
FRANCESCA BRIA
Le città laboratorio di innovazione tra partecipazione e inclusione
La storia - Zola Predosa
Capitolo 4
DAVIDE DATTOLI
I giovani, la ribellione ai genitori e le competenze da costruire nelle città
La storia - Brescia
Capitolo 5
MARIO CUCINELLA
La rigenerazione dell’abitare per portare qualità nel vivere urbano
La storia - Favara
Capitolo 6
LAURA MORGAGNI
La smart city della provincia italiana tra competenze e tecnologia
La storia - Trento
Capitolo 7
ALDO BONOMI
Le nuove sfide per i sindaci nell’Italia delle piattaforme (e delle geocomunità)
La storia - Messina
Capitolo 8
GIUSEPPINA GUALTIERI
Addio auto, la scommessa del trasporto intermodale a misura di città
La storia - Ferrara
Capitolo 9
FRANCESCO FERRINI
Gli alberi al centro della pianificazione. Per cambiare le città
La storia - Padova
Capitolo 10
PATRIZIA ASPRONI
Città museo e il bisogno di incrociare la modernità attraverso i dati
La storia - Parma
Introduzione
Due anni dopo l’inizio della pandemia nell’inverno 2020, le grandi città si sono riconquistate la centralità che avevano. Non siamo andati tutti - come aveva un po’ semplificato la narrativa di quel tempo - a vivere in provincia inseguendo un’altra idea di qualità della vita, invertendo un percorso di urbanizzazione lungo qualche secolo.
La resilienza delle grandi città è evidente ma, per dirla con il Calvino delle Città invisibili
, abbiamo davvero avvertito di essere dentro un momento di crisi della vita urbana: La città troppo grande come l’altra faccia della crisi della natura
.
L’affondo del Covid-19 ha posto dunque alle grandi città la necessità di accelerare il proprio ripensamento dentro una matrice che triangoli tra sostenibilità ecologica, sociale ed economica. Contemporaneamente ha rimesso le città medie, e ancora più puntualmente intermedie
(come le definisce il prezioso studio sull’Italia policentrica dell’Associazione Mecenate 90), al centro della riflessione politico-sociale e urbanistica come non accadeva da decenni.
Non solo perché queste città, figlie spesso di una storia antica, nate con specifiche funzioni socio-economiche e la bella architettura come autorappresentazione, già esprimono una matrice di sostenibilità. Ma perché qui vive oltre la metà degli italiani (molto più della media europea) e i target di futuro da centrare non possono che compiersi in questi nodi di comunità. Consumo del suolo, inquinamento dell’aria, riequilibrio demografico, gestione dell’immigrazione, welfare locale, innovazione imprenditoriale, mercato del lavoro: tutte le grandi sfide chiedono un’azione forte in questa dimensione territoriale.
Per le città medie/piccole significa allora rigenerare la propria identità dentro nuove dinamiche di relazione allargate e allungate che fanno saltare tanto i nessi identitari fondativi quanto i confini amministrativi. Significa rigenerarsi guardando oltre il proprio tempo, come fecero i costruttori delle cattedrali medievali, in un percorso fondato sull’innovazione ecologica e digitale, alimentato da una costante accelerazione.
Con la politica che fatica a costruire un pensiero strategico, a leggere la complessità del mutamento progressivo in cui siamo immersi, ecco l’idea di individuare dei punti fondanti per un’Agenda urbana delle città medie attraverso un’intervista a dieci interlocutori - studiosi, manager, imprenditori - capaci di offrire una trama di risposte e di visioni al servizio di chi deve governare. Oggi più che mai necessarie con la sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza e gli ingenti fondi pubblici a disposizione delle città.
Una scommessa, quella del PNRR, resa all’improvviso più impervia dai nuovi scenari geopolitici, che è sotto la lente quotidiana dell’Osservatorio curato dalla redazione romana del Sole 24 Ore
insieme a Lab24, e che si giocherà sicuramente sulla efficace gestione dei processi attuativi. Ma ancor di più proprio sulla conoscenza dei percorsi di cambiamento e la capacità di riannodare i fili dell’innovazione dentro una prospettiva evolutiva delle città. Uno scenario che queste dieci interviste provano appunto a illuminare.
L’Osservatorio PNRR del Sole 24 Ore
Città Italia
GIUSEPPE DE RITA
Città ItaliaSociologo, ha indagato fin dagli anni Settanta del secolo scorso l’evoluzione sociale ed economica italiana offrendo i più preziosi spunti di analisi. È stato presidente del CNEL e tra i fondatori del CENSIS, il Centro studi investimenti sociali di cui è presidente dal 2007. Il CENSIS condensa le sue ricerche, dal 1967, nel Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese.
Collaboratore di riviste e quotidiani, è autore di numerosi libri di successo, fino all’ultimo Prigionieri del presente - Come uscire dalla trappola della modernità
(Einaudi, 2018), scritto insieme ad Antonio Galdo. Nel 2021 è stato nominato nel Consiglio d’indirizzo per la politica economica di Palazzo Chigi.
Capitolo — 1
Le città intermedie e l’autoreferenzialità come nemico
Si è parlato molto durante la pandemia, con il fenomeno del remote working
, di un abbandono delle metropoli – o diciamo piuttosto delle grandi città, perché le nostre questo sono se le mettiamo su una scala mondiale – a favore delle città intermedie e piccole. È un fenomeno che si consoliderà o la forza attrattiva delle grandi città, pur con tutte le difficoltà del viverci, tornerà ad avere il sopravvento lasciando la provincia italiana nel cono d’ombra?
Siamo di fronte a uno di quei fenomeni ciclici, una sorta di moda. Abbiamo avuto negli anni Cinquanta la centralità delle campagne. Poi la grande crescita di Napoli, Milano, Torino e l’idea di vivere l’esplosione delle aree metropolitane che alla fine non c’è stata. Basta guardare Torino: cresciuta fino a metà anni Settanta, poi è tornata sotto il milione di abitanti. Quindi, abbiamo vissuto il ciclo del ritorno al borgo ma anche quello è rimasto in sottofondo.
Insomma, quello della città medie e piccole, reticolo del Paese, è un po’ il grande problema italiano: perché questa realtà intermedia non è né capita né valorizzata. Una sottovalutazione pesante rispetto all’innamoramento che c’è stato per le aree metropolitane con tanto di legge ad hoc. Ma oggi sappiamo che buona parte delle aree vaste intorno alle grandi città non sono governate e probabilmente alcune piccole-medie città ne stanno facendo i gestori senza avere i poteri dell’area metropolitana.
Come si spiega questa sottovalutazione della spina dorsale del Paese, visto che nelle medie e piccole città vive il 60% degli italiani?
Ho due risposte. La prima è che noi italiani, che facciamo politica, cultura, economia, non abbiamo il gusto dell’intermedio. È una dimensione che non piace perché l’opinione pubblica deve essere gonfiata da grandi onde. E la media città, il medio sindacato, le medie associazioni di categoria non entrano in questi flussi. Forse perché sappiamo che questa dimensione esiste, storicizzata, sostanzialmente funziona e quindi la diamo per scontata, senza bisogno di enfatizzarla. Non abbiamo bisogno di cavalcare l’onda, perché ci stiamo sopra.
La seconda risposta è che la città intermedia ha una sua vocazione autoreferenziale. Pensa a sé stessa, ragiona su sé stessa. La dimensione identitaria vince sui problemi economici, sulle relazioni di potere, sulle relazioni internazionali. E dunque diventa un soggetto non compatibile con i nuovi fenomeni.
Così, se oggi parliamo di transizione digitale o ecologica guardiamo alle grandi città. Anche perché ci viene da pensare che la dimensione ecologica una città come Mantova, per dire, già ce l’abbia. I suoi abitanti se li interroghi ti rispondono: qui la viviamo da sempre, abbiamo calma, tranquillità, coesione sociale. Perciò, tutte le grandi ondate degli ultimi tempi hanno ignorato le città intermedie, hanno trovato freddi i loro abitanti.
La visione autoreferenziale nasceva dalla stessa natura di queste città costruite intorno a una missione, legata ai traffici commerciali, ai collegamenti, alla difesa. Molte di queste funzioni oggi sono venute meno. Non rischiano alcuni tipi di città storiche di non avere una missione contemporanea, se non quella di luoghi di bellezza da consumare?
Le medie città hanno avuto funzioni straordinarie per la difesa, per economie specifiche, per nuovi traffici. Questa loro potenza funzionale è sbocciata sempre in un’identità. Pensate a Ivrea, al ruolo che ha avuto a un certo punto diventando prima la capitale della macchina da scrivere, poi del calcolatore elettronico. Tutto questo l’ha resa autoreferenziale. O Fabriano, un