Viaggio di solo ritorno
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Anteprima del libro
Viaggio di solo ritorno - Salvatore Marrocu
DEDICO QUESTO RACCONTO A MIA MOGLIE ANGELA
A lei, che con grande coraggio, forza e incrollabile determinazione ha lottato e vigilato su di me, proteggendomi come un prode soldato, fino a salvarmi la vita.
Senza di lei, non sarei sicuramente qui a riferire questa grande disavventura che ha messo a dura prova la mia esistenza e la mia capacità di resistere contro il violento attacco virale di cui sono stato vittima e che aveva quasi vinto la sua battaglia, portandomi temporaneamente nell’aldilà.
È grazie ad Angela, mio angelo custode, e grazie alla serietà professionale del personale della Clinica Universitaria San Pietro di Sassari, se oggi sono ancora un abitante di questo Mondo.
AD ANGELA,
Perenne porto sicuro,
grande sollievo della carne
e ristoro dell’anima
dolce compagna, ti penso.
Gradita eco, mi rintona nella mente:
«morte non vi separi»,
vincolo senza tempo,
che non mi abbandoni.
Negli anni l’amore totale
cresce e si fa portale, prezioso
del solco che accompagna
il nostro bellissimo percorso infinito.
Tu l’hai fatto rivivere intonso
e immortale continuerà,
prospero a viver in prole
semmai più luminoso.
Ma se invece così non fosse
, va bene uguale,
non potrei considerarmi più fortunato,
perché Io so bene quanto si possa esser felici
ad Esserti
accanto per un così lieto e lungo tempo.
Grazie Angela mia, preziosa madre dei miei figli,
hai saputo trasformare in un dono
il resto dei miei Voli
.
(S. M.)
A TE SPOSA SALVATRICE
A te, gioia della mia vita
voglio augurare,
di continuare come sei
anche fra 100 anni,
ad essere quella splendida persona
che finora sei stata per me
e per le due perle di figli che mi ha donato.
Amici e parenti non faticano
a usare belle parole
quando vogliono figurare
la mia Angela.
Io non trovo niente
che sia abbastanza importante e grande
per esprimere anche solo l’essenza di ciò che sei.
E per me, ciò che sono
e hanno progressivamente rappresentato,
quei 17277 giorni vissuti accanto a te.
(S. M.)
PRESENTAZIONE
Mi chiamo Salvatore Marrocu, sono nato a Guspini l’11 novembre 1949. Il mio paese si trova in una zona della Sardegna chiamata Medio Campidano, perché appunto è situato circa al centro della pianura del Campidano. Guspini è stato nel recente passato un importante centro minerario della provincia di Cagliari.
Provenendo da una famiglia molto numerosa, ho comprensibilmente dovuto affrontare un percorso formativo diciamo non facile, anche se comune a moltissimi ragazzi del mio tempo.
Sin dalla più tenera età ho manifestato una certa attitudine per la creatività e l’arte e più ricevevo segni di apprezzamento dalle persone a me vicine, più il mio impegno per il disegno e la manipolazione della materia diventava selettivo, assoluto e totalizzante, quasi esclusivo, in direzione di quelle attività.
A livello scolastico questa propensione comportava un certo sbilanciamento nell’andamento generale, infatti andavo piuttosto bene nelle discipline manuali e pratiche, mentre avevo qualche problema in quelle letterarie, appunto perché riservavo quasi tutto l’impegno e la concentrazione in direzione di una materia che già stava diventando passione.
Avevo una irresistibile attrazione verso le attività creative, manipolative e costruttive, che mi portavano a voler realizzare progetti piuttosto impegnativi, considerate la mia giovane età e l’inesperienza, che comunque non mi hanno impedito di provare ad affrontare imprese veramente audaci.
Ne cito due esempi, per dare una idea dell’ordine delle difficoltà in cui m’infilavo per soddisfare tale irrazionale ambizione.
La prima è una vera sfida, che mi porta a cimentarmi nell’integrale costruzione di una piccola casa di campagna dei miei genitori, all’età di sedici anni, con la supervisione di mio cognato Bruno, presso Rio Saluccu
nello Stagno di San Giovanni.
La seconda ha un carattere più legato all’arte della scultura, disciplina che più di ogni altra era destinata a rapire i miei interessi culturali e artistici futuri.
Si tratta di una scultura di notevoli dimensioni di un soggetto nudo maschile, tratto dall’arte classica romana, che reca nella mano con il braccio teso sopra la testa un disco concavo su cui ricade un getto di acqua. La statua è collocata su un piedistallo all’interno di una ulteriore vasca circolare in cui ricade l’acqua debordante dal disco in alto.
L’orientamento degli studi, dopo due anni in un Istituto Tecnico per Geometri, ha subito, per fortuna, un drastico cambiamento, e finalmente ho potuto intraprendere gli studi artistici, iniziando di nuovo dalla prima classe, presso l’Istituto Statale d’Arte di Oristano.
La Scuola mi ha dato tanto e io ho fatto in modo di valorizzare al massimo quegli insegnamenti preziosi.
Conclusi gli studi, ho iniziato il lento e faticoso percorso per intraprendere la carriera di insegnante, ho quindi acquisito l’abilitazione per l’insegnamento di educazione artistica, disegno e storia dell’arte.
Consapevole che le sole supplenze non sarebbero minimamente state in grado di garantirmi un reddito sufficiente per vivere dignitosamente, ho dovuto trovare qualcos’altro da fare, per integrare le scarse entrate derivanti da quelle brevi chiamate a scuola.
Quindi mi sono dato da fare con la pittura, la scultura e il restauro di mobili antichi.
ANTEFATTI CHE MI HANNO INDOTTO
A SCRIVERE QUESTA MEMORIA
La ragione che mi ha convinto a raccontare un tratto significativo, ma anche estremo e drammatico, della mia vita è l’aver vissuto un momento in cui sono convinto di avere toccato con mano l’aldilà, da dove sono miracolosamente tornato.
Per questo motivo, ma anche per manifestare gratitudine per la generosità al Santo che mi ha risparmiato la vita e riportato al mondo, ho deciso di mettere insieme quei pochi frammenti di memoria per raccontare qualcosa che ha dell’incredibile.
Accadde tutto senza preavviso: nulla poteva fare pensare a una situazione così grave, un momento terribile, non solo per me, ma anche per mia moglie e mio figlio primogenito, che aveva appena due anni.
All’epoca dei fatti, facevo solo qualche supplenza, impiegando il grosso del tempo nella conduzione di una impresa di pollame insieme a mio cognato, sposato con la sorella gemella di mia moglie.
Oltre naturalmente a portare avanti le mie solite attività di pittura e restauro, che mi davano la possibilità di arrotondare le entrate, che comunque erano sempre inferiori a quello che serviva per mandare avanti la famiglia.
Un quadro complicato che aveva contribuito a generare una situazione difficile.
Le strutture di cui disponevamo per la produzione di polli da carne erano due: una a Simaxis e un’altra a Bauladu. Quest’ultima era dotata anche di locali attrezzati per la macellazione e la refrigerazione.
Compensava la grande fatica e le difficoltà oggettiva della conduzione l’orgoglio di aver progettato e costruito integralmente l’azienda, insieme al mio socio.
La