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La Sorellanza Della Paura
La Sorellanza Della Paura
La Sorellanza Della Paura
E-book146 pagine2 ore

La Sorellanza Della Paura

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Info su questo ebook

Qualcosa di terribile e spaventoso sta accadendo nel campus della St. Aggie's University. Le ragazze si risvegliano con ferite inspiegabili - o spariscono all'improvviso. Olivia e la sua compagna di stanza Taylor hanno l'impressione che qualche forza oscura si aggiri costantemente su di loro, terrorizzandole al punto che non riescono a dormire da sole.


Per Ryan questo mistero è meno importante del cercare di rimettere in sesto il suo disastroso matrimonio con Olivia. Non sa che il pericolo è in agguato e sta per avvilupparli entrambi.


Riusciranno Ryan e Olivia a salvare il loro matrimonio... o anche solo le proprie vite?

LinguaItaliano
Data di uscita17 giu 2023
La Sorellanza Della Paura
Autore

Simone Beaudelaire

In the world of the written word, Simone Beaudelaire strives for technical excellence while advancing a worldview in which the sacred and the sensual blend into stories of people whose relationships are founded in faith but are no less passionate for it. Unapologetically explicit, yet undeniably classy, Beaudelaire’s 20+ novels aim to make readers think, cry, pray... and get a little hot and bothered. In real life, the author’s alter-ego teaches composition at a community college in a small western Kansas town, where she lives with her four children, three cats, and husband – fellow author Edwin Stark. As both romance writer and academic, Beaudelaire devotes herself to promoting the rhetorical value of the romance in hopes of overcoming the stigma associated with literature’s biggest female-centered genre.

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    Anteprima del libro

    La Sorellanza Della Paura - Simone Beaudelaire

    Capitolo Uno

    NOVEMBRE 1982

    Ryan aveva l'impressione che quel tremendo rumore l'assalisse dall'esterno, colpendogli i timpani fino a farli quasi sanguinare. Sì, sanguinare come il suo cuore. Guardò in giro nell'affollato e rumoroso club. Molti ragazzi, già ubriachi, buttavano giù shottini e tracannavano birra economica da bottiglie chiare. Alcuni - ragazze a malapena coperte da top che lasciavano nudi ombelichi e spalle e ragazzi con camice senza maniche e jeans strappati – giravano e si agitavano freneticamente al suono di Pat Benatar e Styx. Molti si palpeggiavano a vicenda con mani incerte, barcollando sulla pista affollatissima, praticamente tenuti in piedi solo dalle spalle di chi li circondava. Se ne butti giù uno, cado a catena come tessere del domino, pensò irritato.

    Uno strattone alla spalla richiamò la sua attenzione alla bella bionda, con lunghi riccioli che le cadevano sulle spalle. Lei lo guardò con gli occhi castani spalancati. Sei sicuro che sia una buona idea?

    O per lo meno, questo fu quanto riuscì a capire. Il rumore sovrastava la sua voce sottile, quindi lui per capire aveva soltanto il movimento delle labbra.

    Dov'è Olivia? chiese lui, neanche sforzandosi di gridare. A che servirebbe? Non mi sentirebbe comunque.

    La bionda – come aveva detto che si chiamava? Tina? Tammie? – alzò le spalle e indicò con un gesto il mare di umanità minorenne. Lui le fece l'occhiolino e lei scosse le spalle. Una ragazza così bella, così vivace, ma sembra proprio sconfitta. Come una cheerleader cacciata dalla squadra.

    Ryan si separò dalla sua compagna, cercando di avvicinarsi quanto più possibile alla parete, sempre scrutando tra la folla. Livvy è carina, ma in un locale come questo anche la bruna più bella di tutte non si noterebbe, e poi non è certo molto alta. È una parola!

    Girò attentamente intorno a tutta la pista da ballo, guardando ogni singola faccia fino a che gli occhi non cominciarono a bruciargli e la testa a fargli male. Ma dov'è? Questa sala non è poi tanto grande. Mi viene il dubbio che Tawny o come si chiama abbia sbagliato.

    Per prima cosa il suo sguardo fu catturato dalla curva della sua vita sottile. Poi ci furono i capelli scuri e lisci. Lisci, in una sala piena di permanenti. Niente cotonatura, niente ciocche costruite che svettavano in alto. Era seduta su un divano. Quasi sdraiata, mentre un tale in giacca di jeans le ghermiva i fianchi, tenendo le labbra incollate alle sue. La ragazza bionda, la compagna di stanza di Olivia, cercava di attirarne l'attenzione, ma lei la liquidava con un gesto.

    Andiamo, cara. Per favore, smettila.

    Ryan si era avvicinato abbastanza per sentire la voce dell'amica al di sopra del frastuono.

    Vattene, Taylor, gridò Olivia mentre l'uomo, privato delle sue labbra, cominciava a baciarle il collo.

    Non sto scherzando, Olivia, andiamo via.

    Taylor? Ma sì, ecco come si chiama, Taylor Hines, ricordò Ryan afferrando con la mano la spalla di Olivia. Lei fece un salto, balzò in piedi voltandosi, e quasi mandò l'altro uomo sul pavimento. Gli occhi quasi le schizzavano dalla testa.

    Ryan?

    Ma che diavolo sta succedendo qui?

    Ehi tu, togliti di mezzo. Il tipo, un biondo massiccio che superava Ryan di una ventina di centimetri, si tirò su ad un'altezza minacciosa. La sua ombra oscurò del tutto l'illuminazione già scarsa del club.

    Ryan scosse la testa. Scusa. Ma non se ne fa niente.

    Quello fece scrocchiare le dita.

    Neanche se mi minacci aggiunse Ryan. Vedi, lei non è sul mercato. È mia moglie.

    L'uomo sbatté le palpebre mentre corrugava la fronte. Moglie?

    Sì. Diglielo, Olivia.

    Olivia ebbe un singhiozzo ma non rispose. L'attenzione di Ryan si posò su di lei, proprio mentre i muscoli sembrava che le si sciogliessero. Voltò gli occhi all'indietro e le si piegarono le ginocchia. Ryan l'afferrò prima che potesse cadere e se la posò contro il petto. Il tipo guardava a bocca spalancata. Neanderthal.

    Senta, se è davvero suo marito, la porti immediatamente fuori di qui intervenne Taylor. Non è un bel posto. Nessuno di noi è al sicuro.

    Tipetta nervosa, questa Taylor. Andiamo.

    Superando l'uomo ancora disorientato, Ryan portò di peso Olivia fuori, all'aria fresca della sera. Muoveva le palpebre, ma non si risvegliava. Per caso sai quanto ha bevuto? Esagera spesso in questo modo?

    Taylor si morse il labbro. Non lo so.

    Ma non sei la sua compagna di stanza? sbottò lui, allarmato dalla persistente incoscienza della moglie.

    Taylor gli fece uno sguardo severo. Ma lei non è il marito? Me lo dica lei. Con lo sguardo improvvisamente preoccupato, mise una mano sulla fronte di Olivia, e poi sulla gola. Spalancò gli occhi. Il cuore va a mille. Non va bene. Rabbrividì e Ryan capì chiaramente che qualcosa delle condizioni di Olivia toccava una corda sensibile nella ragazza.

    Che ne sai?

    Studio da infermiera, e ho già completato un semestre di corso. Inoltre, faccio la bagnina da quando avevo 14 anni e sono molto preparata nella rianimazione. Portiamola in camera e vediamo se si sveglia. Sennò chiamo un'ambulanza.

    Ok. Non sapendo cos'altro fare, Ryan seguì Taylor portandosi stretto al petto il corpo incosciente di Olivia. Pesa più di quanto mi ricordavo.

    Il bar, dall'altro lato della strada dell'università, trasudava nella notte alle loro spalle musica ad alto volume e studenti ubriachi, ma non si fermarono a guardare. Taylor guidò Ryan lungo un contorto sentiero acciottolato sotto l'ombra di edifici scuri e vuoti, fino al dormitorio, il loro rifugio. Lei non parlava, ma si faceva sempre più vicina a Ryan man mano che le ombre strisciavano più profonde, arrotolate in forme quasi concrete, pronte a balzar fuori all'improvviso. Olivia sobbalzava e mormorava tra le braccia di Ryan, ogni tanto quasi respingendo l'abbraccio di lui, ma comunque sempre incosciente.

    Si affrettarono per gli ultimi metri, superando un edificio con molte finestre che ricordavano gli occhi di un ragno e riflettevano una luminescenza spettrale. Gli alberi spogli sembravano braccia pelose che si agitavano nell'oscurità. Più avanti, una pozza di accogliente luce dorata trapelava da una porta a vetri. L'insegna che la sovrastava era costituita da due lettere greche, un cerchio con una spessa linea che lo tagliava al centro in senso verticale e una grossa, tonda ‘O’. Ryan aveva studiato greco al liceo e al college, e quindi le riconobbe immediatamente. Phi Omicron. Dev'essere il nome della confraternita.

    Taylor aprì la porta e si affacciò all'interno. Poi sussurrò: Entra. Veloce. Il cane da guardia non c'è.

    Ryan si chiese di che cosa stesse parlando, ma comunque trasportò Olivia, che aveva sempre più spasmi e che sembrava dare segni di risveglio, verso la scalinata attraverso un atrio, in cui notò un enorme televisore, un attaccapanni nell'apertura in cui avrebbe dovuto essere l'antenna, un linoleum fantasia sul pavimento, e le pareti dipinte con una oscena tonalità di arancione.

    Prima, quando aveva chiesto di Olivia al banco in formica della reception, il 'cane da guardia' gli aveva detto il numero della stanza, mettendolo in comunicazione con Taylor, ma, agitato com'era per lo spiacevole compito che l'aveva portato lì, non ci aveva fatto caso.

    Stavolta strisciarono su per le scale, cosa che sicuramente lui non aveva il permesso di fare, e si fermarono al terzo piano, girando a destra nel corridoio subito dopo il bagno, per arrivare alla stanza 304. Taylor armeggiò con la chiave, ma alla fine riuscì a far scattare la serratura e ad accendere l'interruttore della luce centrale. Ryan portò Olivia nella stanza. Non era difficile capire qual era il suo letto. I poster di calcio alla parete e i trofei ordinatamente sistemati sulla scrivania gli dissero tutto quello che aveva bisogno di sapere.

    La depose su una semplice trapunta nera e fece un passo indietro, cercando di calmare il fiatone.

    Taylor si avvicinò e posò di nuovo la mano sulla gola di Olivia. Ha rallentato un po'. Ma vorrei che si svegliasse. Davvero non la vedo bene.

    Pensi che dovremmo chiamare l'ambulanza? chiese Ryan, guardando intensamente il telefono a muro. In questa stanza le pareti erano di un tono di verde abbastanza vomitevole, ma lui non si soffermò certo sul decoro. Gli occhi restavano fissi su sua moglie.

    Non so replicò Taylor. Credo… guardiamo come va ancora qualche minuto. Io… si interruppe, mordendosi il labbro. Magari non è ubriaca.

    Lui girò gli occhi spalancati sulla bionda nervosa. Che vuoi dire?

    Lei scosse la testa. Non lo so. Forse mi sbaglio. Me lo auguro, ma… beh, giravano certe voci…

    Ma insomma, arriva al punto! Che voci?

    Taylor scosse la testa. I riccioli dorati rimbalzarono qui e là. Niente. No, Olivia non avrebbe fatto una cosa del genere. Lei che è sempre stata una così brava ragazza.

    Ryan grugnì. Una brava ragazza che se la fa con un uomo mentre è sposata con un altro. È normale per lei?

    Io non avevo idea che fosse sposata replicò Taylor. Non me l'ha mai detto. Ma non la vedo nemmeno andare in giro con i ragazzi. Per tutto il tempo sta appresso alle attività della Lega, studia e gioca a calcio.

    Così va bene. Ryan non sapeva se piangere o dare pugni al muro. I suoi sentimenti per Olivia gli versavano acido nello stomaco. Ma la amo o la odio? Proprio non riesco a decidere.

    Olivia emise un suono soffocato.

    Uh oh! Taylor si tuffò a prendere un cestino della carta straccia appena in tempo, e Ryan riuscì a mettere la moglie in posizione, levando di mezzo i suoi lunghi capelli castani. Qualsiasi cosa - essenzialmente liquida - le avesse fatto tanto male, finì nel contenitore.

    Quindi è ubriaca. Bene. E comunque, perché diavolo servono alcol a una ragazza così giovane? Farà vent'anni a primavera prossima.

    Non controllano mai replicò Taylor, e poiché tecnicamente non è una proprietà dell'università, gli organismi accademici non possono farci niente. Io li odio. È pieno di pervertiti.

    Raccontami. Uno di loro aveva la lingua infilata giù per la gola di mia moglie. Chiuse gli occhi mentre Olivia vomitava di nuovo. Vorrei poter chiudere le orecchie e anche il naso. È disgustoso. Ma per lo meno sembrava che stesse

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