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Legami di cuore: Harmony Bianca
Legami di cuore: Harmony Bianca
Legami di cuore: Harmony Bianca
E-book169 pagine2 ore

Legami di cuore: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Innamorarsi a Natale 1/2
Quando al dottor Daniel Buchannan vengono affidati i figli di suo fratello per qualche giorno, lui si rende conto di avere assolutamente bisogno di aiuto... e anche in fretta! E c'è solo una persona a cui si può rivolgere in questo momento: l'infermiera Stella Martin.

Il cuore di Stella era andato in mille pezzi quando Daniel aveva rotto il loro fidanzamento. Lei desiderava il matrimonio e una famiglia, lui voleva essere libero da impegni e responsabilità. Tuttavia per il bene di questi adorabili bambini non ha scelta: accetterà di essere la loro mamma almeno per il periodo di Natale. Giocare alla famiglia felice con il suo ex potrebbe rivelarsi però una sfida troppo difficile da affrontare.
LinguaItaliano
Data di uscita21 dic 2020
ISBN9788830522756
Legami di cuore: Harmony Bianca
Autore

Sarah Morgan

Sarah Morgan is a USA Today and Sunday Times bestselling author of contemporary romance and women's fiction. She has sold more than 21 million copies of her books and her trademark humour and warmth have gained her fans across the globe. Sarah lives with her family near London, England, where the rain frequently keeps her trapped in her office. Visit her at www.sarahmorgan.com

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    Anteprima del libro

    Legami di cuore - Sarah Morgan

    successivo.

    Prologo

    «Me lo sono tolto dalla testa. Sul serio. Per questo sono tornata.» Stella sbatté gli stivali per far cadere via la neve e se li sfilò sulla soglia di quella che un tempo era stata una stalla. «Due anni sono tanti. Abbastanza per riuscire a vedere le cose sotto un'altra prospettiva.» Lanciò un'occhiata all'uomo accanto a lei, il respiro bloccato nell'accorgersi quanto fosse identico al fratello. Eppure così diverso. Lui non ha ridotto i tuoi sogni in mille pezzi. «Sei sicuro che sia una buona idea che mi stabilisca qui?»

    «È quasi Natale» le rispose, facendosi da parte per farla passare, un luccichio divertito negli occhi. «Dovresti sapere che la stalla è la sistemazione numero uno.»

    Lei sorrise ma un brivido di tensione le percorse la spina dorsale.

    Natale.

    Una volta era il periodo dell'anno che preferiva. Prima che qualsiasi palla d'argento iridescente le ricordasse l'anello di fidanzamento, che aveva indossato per uno spazio di tempo infinitesimale.

    Raccogliere i cocci della propria vita non era stato facile. Aveva dovuto ricorrere a tutta la forza di volontà. E adesso stava per verificare se ci era veramente riuscita.

    Aveva chiuso le proprie emozioni in un posto sicuro come le decorazioni che non servivano più.

    E se all'improvviso quelle emozioni riuscissero a sfuggire al controllo?

    Per un momento terrificante ebbe la sensazione che quei due anni di lontananza non fossero serviti a niente ed entrò in fretta nella sua nuova casa, nascondendo quanto provava all'uomo che la stava osservando. Era un medico oltre che un amico. Quindi con ogni probabilità doveva aver indovinato cosa le passava per la testa.

    Affondò con i piedi sul soffice tappeto color crema che copriva quasi interamente il pavimento di legno, sbattendo le palpebre per ricacciare indietro le lacrime, arrabbiata con se stessa. «Ho il sospetto che questa sia molto più confortevole della stalla originale. Hai fatto miracoli, Patrick. Due anni fa qua dentro c'era un cavallo.»

    «Stella, finiscila di recitare, okay?» Lui si chiuse la porta alle spalle lasciando fuori l'aria gelida di dicembre. «Sei un fascio di nervi. Pallida. Tesa. Ti guardi di continuo intorno nel caso spuntasse Daniel. Non c'è. È in ospedale, immerso in tragedie e sangue. Se non sei onesta con me, allora con chi?»

    «È tuo fratello.»

    «E allora? Credi sia cieco?» Patrick lasciò cadere le chiavi sul tavolo. «So bene quel che ti ha fatto, ma questo non ha nulla a che vedere con la nostra amicizia. Quel Natale è stato un incubo per entrambi. Non credere che l'abbia dimenticato.»

    Lei sentì lo stomaco stringersi in una morsa dolorosa. Forse era meglio lasciar perdere l'argomento. In un certo senso era stato più facile vivere e lavorare in mezzo a gente che non sapeva niente. Che non ti fissava di continuo per vedere come te la cavavi. «Okay, sono nervosa all'idea di rivederlo» ammise con un sospiro.

    «Non mi sorprende. Eravate fidanzati.»

    «Sì, per poco più di cinque minuti.» Si avvicinò alla stufa a legna. «Vorrei soltanto che non avesse rotto proprio a Natale. Ha reso tutto più brutto, ecco.»

    «Non avrebbe dovuto rompere affatto.»

    «È stato inevitabile.» Si volse, rassegnata a parlare di quell'argomento. «Daniel non crede di poter essere un buon marito e un buon padre. Ciò che mi ha sorpreso non è tanto che abbia rotto il fidanzamento quanto che mi abbia fatto la proposta. Avrei dovuto rispondergli negativamente. Sapevo che non era ciò che voleva.» Persa nei propri pensieri, prese in mano un pezzo di legna dal cestino di vimini. «Ma adesso basta parlare di me. Tu come stai? Quel Natale è stato peggiore per te che per me, dato che tua moglie ti ha lasciato.»

    «Solo che io e Carly non ci amavamo più. Ero furioso con lei soprattutto per aver piantato i bambini in un momento tanto speciale per loro.» Scrollò le spalle con indifferenza. «Quando un matrimonio è infelice, il divorzio diventa una benedizione ma credo che sia stato proprio per causa mia che Daniel si sia fatto prendere dal panico.»

    «Non è stata colpa tua.»

    «Carly è andata via la vigilia di Natale e lui ha rotto nello stesso giorno il fidanzamento.»

    Quel Natale era stato disastroso e terribile per entrambi. «Però siamo riusciti a sorridere davanti ai bambini, ricordi?»

    «Tu sei stata davvero coraggiosa» le disse lui, allungando una mano per stringerle affettuosamente una spalla. «Dopo che Daniel ti ha piantato, sei scomparsa per cinque minuti e poi sei tornata con il trucco rifatto e un sorriso stampato sul viso, decisa a far divertire i miei bambini. Solo grazie a te Alfie non si è accorto che la madre non c'era.»

    «Concentrarmi su di loro è stata la mia salvezza. Tu poi hai aperto una bottiglia di champagne e ci siamo mangiati tutti i cioccolatini appesi all'albero.»

    «E poi sono andato a prendere quella gattina dalla fattoria vicina.»

    Era uno dei pochi ricordi felici di quella giornata. «Hai avuto un'idea geniale. Era bellissima.»

    «Lo è ancora e ha appena scodellato tre gattini.»

    «Su serio?! Alfie sarà al settimo cielo.»

    «Gli ho detto che ne può tenere soltanto due. La nostra vita è già abbastanza caotica così.» Patrick la guardò serio. «So quanto amavi Daniel. È incredibile come sia riuscita a tenerti tutto dentro.»

    «Se mi avessi visto due settimane dopo, non la penseresti così. Ero a pezzi.»

    «Non mi sorprende.»

    Parlare del passato li aveva aiutati a superare l'imbarazzo. «Sono preoccupata per come reagirà nello scoprire che mi sono sistemata qui.»

    «Non importa cosa pensa.» Duro, calmo e sicuro di sé Patrick le tolse di mano il pezzo di legno. «Mia è la proprietà, mia la decisione.»

    Lo guardò aprire lo sportello della stufa. «Non voglio essere causa di problemi tra voi due.»

    «Noi discutiamo da sempre su tutto. E non sarà la prima volta che lo facciamo per una donna. Ancora non gli perdono di avermi soffiato Nancy Potter quando avevo otto anni. Adoravo quella bambina. Mi sono sempre piaciute le code di cavallo.» Le rivolse un sorriso lento e sexy e per la milionesima volta lei si chiese perché non si fosse innamorata di lui invece che del fratello.

    Hai avuto sempre la tendenza per le complicazioni.

    Scacciando dalla testa la voce della madre, infilò le mani nelle tasche dei jeans, imponendosi di buttarla sullo scherzo. «Questa Nancy Potter era carina?»

    «Capelli rossi e un caratterino incredibile.»

    «Preoccupante.»

    «Tipico di ogni relazione.»

    Asserzione indiscutibile. «Noi due desideriamo le stesse cose. Vi ho conosciuti quando ho iniziato a lavorare in ospedale cinque anni fa. Insieme. Perché non ci siamo innamorati?»

    Patrick mise il ciocco di legno nella stufa. «Perché tu sei una bionda bellissima e io odio gli stereotipi.»

    «Potrei sempre tingermeli di nero.»

    «Non cambierebbe niente. Non sono mai scoccate scintille tra noi.»

    Lei osservò la muscolatura delle sue braccia. «Ricordi quando mi hai baciato, tanto per provare?»

    «E Daniel mi ha preso a pugni. Non voleva che ti facessi soffrire» aggiunse accendendo il fuoco.

    Si scambiarono un'occhiata significativa.

    Alla fine era stato Daniel a farla soffrire.

    «Sarò in grado di lavorare fianco a fianco con lui senza desiderare di tornare insieme?» domandò più a se stessa che a Patrick.

    «Dimmelo tu.»

    Stella emise un sospiro di frustrazione. «Non lo so. Spero di sì.» Prese a camminare su e giù per il soggiorno non sopportando di sentirsi tanto insicura. «Posso farcela. Certo, sarà dura. Devo solo non dimenticare mai che non vogliamo le stesse cose.»

    «E soprattutto che quando si tratta di donne mio fratello è soltanto causa di guai. Noi Buchannan siamo una tragedia in fatto di relazioni.»

    «Non è vero. Tu non lo sei.»

    Lui guardò il fuoco scoppiettare e si alzò in piedi. «Sono divorziato.»

    «È stata tua moglie a uscire di testa.»

    «O forse non è facile vivere con il sottoscritto.»

    «Con nessun uomo lo è» osservò Stella. «Siete una specie diversa. Vorrei solo averti ascoltato quando mi hai messo in guardia su Daniel.»

    «Non avrebbe fatto alcuna differenza. Se c'è lui di mezzo, le donne non ascoltano. Dipenderà da quegli occhi blu. Mi sono sempre chiesto come faccia a sedurre con una semplice occhiata.» Si tolse la polvere dal lungo cappotto nero. «Ti ammiro. Lui non poteva darti il matrimonio che volevi e ti sei rifiutata di accettare meno di quanto meriti.»

    «A sentirti sembra meglio di quanto io pensi.»

    «Perché le cose giuste non sono le più facili. Perché sei tornata?»

    La stanza si stava scaldando e lei si tolse la sciarpa. «Perché non sopportavo Londra. Perché due anni sono tanti. Perché mi mancavano tutti i miei amici. Perché ho capito quanto Daniel fosse sbagliato per me. Perché ho superato il problema.» O almeno lo spero con tutto il cuore.

    Patrick le rivolse una lunga occhiata. «Se hai superato il problema, perché non gli hai detto che tornavi?»

    Lo stomaco le si strinse in una morsa e Stella alzò lo sguardo verso le travi esposte. «Dove hai trovato il tempo di ristrutturarla?»

    «Ho solo riempito qualche assegno. E smettila di cambiare argomento.»

    «Perché avrei dovuto dirglielo? Non abbiamo avuto più alcun contatto da quel giorno d'incubo.»

    Eravamo così vicini, così intimi eppure non mi ha mai cercata per sapere come stavo.

    «Non sa nulla. Né che vivrò con suo fratello, né che lavorerò al Pronto Soccorso dell'ospedale. Se lo avessi avvertito, avrebbe pensato che avevo secondi fini. Che speravo di tornare con lui. Sarebbe stato spiacevole e imbarazzante.»

    «Così invece domani farai la tua comparsa in Pronto Soccorso e lo coglierai di sorpresa.» Patrick storse la bocca in un sorriso sardonico. «Odio disilluderti ma non credo che sarà meno imbarazzante o spiacevole.»

    «Può darsi ma non ci sarà alcuna possibilità di parlare. In quel reparto non c'è mai tempo, specialmente in periodo natalizio.» Stella si lasciò cadere sul divano. «E considerando che siamo stati fidanzati meno di ventiquattro ore, la maggior parte delle persone lo ignora.»

    L'uomo alzò le mani in segno di resa. «Che posso dire? Dan rifugge da qualsiasi impegno. Il matrimonio dei nostri genitori è stato terribile. Odioso. Certo non un esempio da seguire.»

    «Ma non ti ha impedito di sposarti.»

    «Forse non avrei dovuto.» Il suo tono era pesante. «Suppongo volessi creare qualcosa che non ho mai avuto. Volevo una vera famiglia. Dan al contrario si rifiuta e mi sa che ha molto più buon senso di me visto che la mia ex moglie vive a New York e i miei figli non hanno una madre.»

    «Mi dispiace per il tuo divorzio.»

    «Grazie ma io sto bene. Sono i bambini che mi preoccupano.»

    «Non vedo l'ora di vederli.»

    «Alfie si ricorda di te perfettamente. Ha quasi dieci anni e non hai mai smesso di inviargli regali per il suo compleanno. Muore dal desiderio di mostrarti i gattini. E non riconoscerai Posy.»

    «Non riesco a credere che abbia tre anni.»

    «È davvero birichina. Una specialista nel creare guai.»

    «E tu? Qualche donna nella tua vita?»

    «Ogni giorno mi trovo a spogliare almeno un'ostetrica.»

    «È inutile che scherzi. So bene che il novantacinque per cento delle ostetriche del tuo reparto sarebbero felici di spogliarsi per te.»

    «Dove ho sbagliato con l'altro cinque per cento?»

    «Sei un uomo.»

    «Ah!» Ridendo di gusto, lui inclinò la testa, l'espressione interrogativa. «Tocca a te adesso. Trovato qualche rimedio interessante per curarti da mio fratello?»

    Stella raddrizzò le spalle. «Non ancora ma ci sto lavorando. Sarà il mio regalo di Natale. Ho fatto una lista.»

    «Una lista di uomini?»

    «Ma no! Di qualità. Cose sulle quali non intendo scendere a compromessi.»

    «Tipo alto, bello, ricco...» Rendendosi conto di quello che aveva detto, Patrick le rivolse un'occhiata di scusa.

    «Sinceramente pensavo più al desiderio di sposarsi e avere dei figli. Questo posto ha una connessione Internet?»

    «Tipo banda larga ad alta velocità? Perché?»

    «Mi sono iscritta a un'agenzia di appuntamenti

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