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Myricae
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E-book389 pagine1 ora

Myricae

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Info su questo ebook

Myricae è una raccolta in progress, esito di un’elaborazione lunga e complessa come poche altre. Tra i grandi libri della poesia italiana otto-novecentesca, oltre ai pascoliani Canti di Castelvecchio, forse solo l’ungarettiana Allegria e, sia pure in modo diverso, il Canzoniere di Saba hanno storie editoriali e compositive altrettanto articolate. La vicenda di Myricae corre parallela al primo tratto del percorso poetico del suo autore. La testimonianza più antica risale al 1889, quando compare nelle carte di Pascoli la nota citazione dall’incipit della quarta bucolica di Virgilio ("[...] paulo maiora canamus. | Non omnis arbusta iuvant humilesque myricae"; "Cantiamo argomenti un po' più elevati! Non a tutti piacciono gli arbusti, e le umile piante delle tamerici") da cui ha avuto origine il titolo della raccolta. Myricae è una rievocazione dei familiari scomparsi del poeta, il che giustifica il tono triste all’intera opera. I defunti lo invocano per non essere dimenticati, per ricevere quella giustizia che fu loro negata in vita. Il senso d'emarginazione dell'uomo, che vaga nella società come un esule, ha dettato la poesia Patria e il finale di Romagna. Tuttavia la presenza di piante e fiori servono a ristabilire intorno al poeta un mondo naturale e simbolico a lui familiare.
La tesi principale che emerge da Myricae riguarda certamente la vanità della vita e della felicità degli esseri umani, (La felicità, Paese notturno, Rammarico, Il nido, Il ponte).
Il contesto storico si estende per più di un ventennio dal 1891 al 1903, ma la raccolta non fa alcun riferimento a fatti politici e storici accaduti in questo periodo. Ad eccezione delle poesie dedicate alla morte del padre, tutte le altre esulano dalla contemporaneità del poeta. Si può dire che le liriche di Myricae siano la concretizzazione ante litteram dell’estetica di Benedetto Croce. Sono la sintesi di sentimenti e di immagini, di sentimento e di espressione; unione di tumulto e calma; l’impulso passionale e la mente che lo contiene, in quanto in grado di contemplarlo.
LinguaItaliano
Data di uscita6 apr 2015
ISBN9788899214531

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    Myricae - Giovanni Pascoli

    cover.jpg

    GIOVANNI PASCOLI

    Myricae

    Poesia

    KKIEN Publishing International è un marchio di  KKIEN Enterprise srl

    info@kkienpublishing.it

    www.kkienpublishing.it

    Prima edizione digitale: 2015

    In copertina: pianta di Tamerice

    ISBN 978-88-99214-531

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    Indice

    IL GIORNO DEI MORTI

    Myricae

    DALL’ALBA AL TRAMONTO

    I

    ALBA FESTIVA

    II

    SPERANZE E MEMORIE

    III

    SCALPITIO

    IV

    IL MORTICINO

    V

    IL ROSICCHIOLO

    VI

    ALLORA

    VII

    PATRIA

     VIII

    IL NUNZIO

    IX

    LA CUCITRICE

    X

    SERA FESTIVA

    RICORDI

    I

    ROMAGNA

    II

    ANNIVERSARIO

    III

    RIO SALTO

    IV

    IL MANIERO

    V

    IL BOSCO

    VI

    IL FONTE

    VII

    ANNIVERSARIO

    VIII

    I PUFFINI DELL’ADRIATICO

    IX

    CAVALLINO

    X

    LE MONACHE Dl SOGLIANO

    XI

    IL SANTUARIO

    XII

    ANNIVERSARIO

    PENSIERI

    I

    TRE VERSI DELL’ASCREO

    II

    I TRE GRAPPOLI

    III

    SAPIENZA

    IV

    CUORE E CIELO

    V

    MORTE E SOLE

    VI

    PIANTO

    VII

    CONVIVIO

    VIII

    IL PASSATO

    IX

    TRA IL DOLORE E LA GIOIA

    X

    NEL CUORE UMANO

    CREATURE

    I

    FIDES

    II

    CEPPO

    III

    MORTO

    IV

    ORFANO

    V

    ABBANDONATO

    LA CIVETTA

    LE PENE DEL POETA

    I

    I DUE FUCHI

    II

    IL CACCIATORE

    III

    IL LAURO

    IV

    LE FEMMINELLE

    L’ULTIMA PASSEGGIATA

    I

    ARANO

    II

    DI LASSÙ

    III

    GALLINE

    IV

    LAVANDARE

    V

    I DUE BIMBI

    VI

    LA VIA FERRATA

    VII

    FESTA LONTANA

    VIII

    QUEL GIORNO

    IX

    MEZZOGIORNO

    X

    GIA’ DALLA MATTINA

    XI

    CARRETTIERE

    XII

    IN CAPANNELLO

    XIII

    IL CANE

    XIV

    O REGINELLA

    XV

    TI CHIAMA

    XVI

    O VANO SOGNO

    DIALOGO

    NOZZE

    LE GIOIE DEL POETA

    I

    IL MAGO

    II

    IL MIRACOLO

    III

    IN ALTO

    IV

    GLORIA

    V

    CONTRASTO

    VI

    LA VITE E IL CAVOLO

    FINESTRA ILLUMINATA

    I

    MEZZANOTTE

    II

    UN GATTO NERO

    III

    DOPO?

    IV

    UN RUMORE . . .

    V

    POVERO DONO

    VI

    UN RONDINOTTO

    VII

    SOGNO D’OMBRA

    VIII

    MISTERO

    IX

    VAGITO

    SOLITUDINE

    I

    II

    III

    CAMPANE A SERA

    ELEGIE

    I

    LA FELICITÀ

    II

    SORELLA

    III

    X AGOSTO

    IV

    L’ANELLO

    V

    AGONIA DI MADRE

    VI

    LAPIDE

    IDA E MARIA

    IN CAMPAGNA

    I

    IL VECCHIO DEI CAMPI

    II

    NELLA MACCHIA

    III

    IL BOVE

    IV

    LA DOMENICA DELL’ULIVO

    V

    VESPRO

    VI

    CANZONE D ‘APRILE

    VII

    ALBA

    VIII

    DALL’ARGINE

    IX

    IL PASSERO SOLITARIO

    X

    STOPPIA

    XI

    L’ASSIUOLO

    XII

    TEMPORALE

    XIII

    DOPO L’ACQUAZZONE

    XIV

    PIOGGIA

    XV

    SERA D’OTTOBRE

    XVI

    ULTIMO CANTO

    XVII

    IL PICCOLO BUCATO

    XVIII

    NOVEMBRE

    PRIMAVERA

    I

    IL FIUME

    II

    LO STORNELLO

    III

    LA PIEVE

    IV

    IN CHIESA

    GERMOGLIO

    DOLCEZZE

    I

    BENEDIZIONE

    II

    CON GLI ANGIOLI

    III

    IL MENDICO

    IV

    MARE

    V

    A NANNA

    VI

    IL PICCOLO ARATORE

    VII

    IL PICCOLO MIETITORE

    VIII

    NOTTE

    TRISTEZZE

    I

    PAESE NOTTURNO

    II

    RAMMARICO

    III

    SOGNO

    IV

    I GATTICI

    V

    LA SIEPE

    VI

    IL NIDO

    VII

    IL PONTE

    VIII

    AL FUOCO

    IX

    IL LAMPO

    X

    IL TUONO

    XI

    LONTANA

    XII

    I CIECHI

    XIII

    DALLA SPIAGGIA

    XIV

    NOTTE DI NEVE

    XV

    NEVICATA

    XVI

    NOTTE DOLOROSA

    XVII

    NOTTE Dl VENTO

    XVIII

    LA BAIA TRANQUILLA

    IL BACIO DEL MORTO

    I

    II

    III

    LA NOTTE DEI MORTI

    I

    II

    III

    I DUE CUGINI

    I

    II

    III

    PLACIDO

    I

    Il

    III

    TRAMONTI

    I

    LA SIRENA

    II

    PIANO E MONTE

    IL CUORE DEL CIPRESSO

    I

    II

    III

    ALBERI E FIORI

    I

    FIOR D’ACANTO

    II

    NEL GIARDINO

    III

    NEL PARCO

    IV

    ROSA DI MACCHIA

    V

    PERVINCA

    VI

    IL DITTAMO

    VII

    EDERA FIORITA

    VIII

    VIOLE D’INVERNO

    IX

    IL CASTAGNO

    X

    IL PESCO

    XI

    CANZONE DI NOZZE

    XII

    I GIGLI

    COLLOQUIO

    I

    II

    III

    IV

    V

    IN CAMMINO

    ULTIMO SOGNO

    Con Giovanni Pascoli inzia la poesia del ‘900

    IL GIORNO DEI MORTI

    Io vedo (come è questo giorno, oscuro!),

    vedo nel cuore, vedo un camposanto

    con un fosco cipresso alto sul muro.

    E quel cipresso fumido si scaglia

    allo scirocco: a ora a ora in pianto

    sciogliesi l’infinita nuvolaglia.

    O casa di mia gente, unica e mesta,

    o casa di mio padre, unica e muta,

    dove l’inonda e muove la tempesta;

    o camposanto che sì crudi inverni

    hai per mia madre gracile e sparuta,

    oggi ti vedo tutto sempiterni

    e crisantemi. A ogni croce roggia

    pende come abbracciata una ghirlanda

    donde gocciano lagrime di pioggia.

    Sibila tra la festa lagrimosa

    una folata, e tutto agita e sbanda.

    Sazio ogni morto, di memorie, posa.

    Non i miei morti. Stretti tutti insieme,

    insieme tutta la famiglia morta,

    sotto il cipresso fumido che geme,

    stretti così come altre sere al foco

    (urtava, come un povero, alla porta

    il tramontano con brontolìo roco),

    piangono. La pupilla umida e pia

    ricerca gli altri visi a uno a uno

    e forma un’altra lagrima per via.

    Piangono, e quando un grido ch’esce stretto

    in un sospiro, mormora, Nessuno! . . .

    cupo rompe un singulto lor dal petto.

    Levano bianche mani a bianchi volti,

    non altri, udendo il pianto disusato,

    sollevi il capo attonito ed ascolti.

    Posa ogni morto; e nel suo sonno culla

    qualche figlio de’ figli, ancor non nato.

    Nessuno! i morti miei gemono: nulla!

    - O miei fratelli! - dice Margherita,

    la pia fanciulla che sotterra, al verno,

    si risvegliò dal sogno della vita:

    - o miei fratelli, che bevete ancora

    la luce, a cui mi mancano in eterno

    gli occhi, assetati della dolce aurora;

    o miei fratelli! nella notte oscura,

    quando il silenzio v’opprimeva, e vana

    l’ombra formicolava di paura;

    io veniva leggiera al vostro letto;

    Dormite! vi dicea soave e piana:

    voi dormivate con le braccia al petto.

    E ora, io tremo nella bara sola;

    il dolce sonno ora perdei per sempre

    io, senza un bacio, senza una parola.

    E voi, fratelli, o miei minori, nulla! . . .

    voi che cresceste, mentre qui, per sempre,

    io son rimasta timida fanciulla.

    Venite, intanto che la pioggia tace,

    se vi fui madre e vergine sorella:

    ditemi: Margherita, dormi in pace.

    Ch’io l’oda il suono della vostra voce

    ora che

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