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Psicologia integrale: Coscienza, spirito, psicologia e terapia
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E-book450 pagine6 ore

Psicologia integrale: Coscienza, spirito, psicologia e terapia

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Info su questo ebook

Il fine della Psicologia integrale è di abbracciare ed onorare tutti gli aspetti della coscienza umana. Questo libro rappresenta uno dei primi tentativi realmente riusciti di integrare psicologia e spiritualità. Psicologia integrale è ad oggi il più ambizioso dei lavori di Ken Wilber e viene già considerato una pietra miliare nello studio dello sviluppo umano.
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2016
ISBN9788871834771
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    Anteprima del libro

    Psicologia integrale - Ken Wilber

    Collana

    TRANSPERSONALE

    52

    INDICE

    Nota per il Lettore: Una visione luminosa

    PARTE PRIMA

    LA BASE: Fondamenti

    1. Livelli base

    2. Linee di sviluppo o correnti

    3. Il sé

    4. Le correnti associate al sé

    PARTE SECONDA

    LA VIA: Dalla pre-modernità alla modernità

    5. Che cos’è la modernità?

    6. Integrare premoderno e moderno

    7. Alcuni importanti pionieri moderni

    PARTE TERZA

    IL FRUTTO: Un modello integrale

    8. Archeologia dello spirito

    9. Alcune importanti correnti evolutive

    10. Spiritualità: stadi o no?

    11. Esiste una spiritualità infantile?

    12. Evoluzione socioculturale

    13. Dalla modernità alla post-modernità

    14. I tre pilastri degli studi sulla coscienza

    15. L’abbraccio integrale

    Tavole

    Note

    Nota per il lettore

    UNA VISIONE LUMINOSA

    La parola psicologia significa studio della psiche e psiche significa a sua volta mente o anima. In un dizionario on-line, il Microsoft Thesaurus, alla voce psiche leggiamo: Sé: atman, anima, spirito; soggettività: sé superiore, sé spirituale, spirito. Una volta di più ci viene ricordato che le radici della psicologia si spingono in profondità nell’anima e nello spirito umani.

    La parola psiche e i suoi equivalenti hanno radici antiche che risalgono a millenni e millenni prima della nostra epoca e indicano principalmente la forza, lo spirito, che anima il veicolo materiale, il corpo. Nel XVI secolo, in Germania, la parola psiche venne associata a logos (parola o studio), coniando così il termine psicologia: lo studio dell’anima o dello spirito dell’uomo. Si continua a dibattere su chi abbia usato per primo questo termine: alcuni sostengono che fu Zelantone, altri Freigius, altri ancora Rodolfo Goclenio (Rudolph Göckel) di Marburgo. Attorno al 1730 il termine era già usato in senso più moderno da Wolff in Germania, Hartley in Inghilterra e Bonnet in Francia, ma anche allora la psicologia continuava a indicare, come la definisce nel 1888 la New Princeton Review, la scienza della psiche o dell’anima.

    Ad un certo momento iniziai a raccogliere dati per una storia della psicologia e della filosofia che avevo intenzione di scrivere. Avevo preso quella decisione perché, studiando anche i migliori libri di testo di psicologia, ero stato colpito da un fatto tanto anomalo quanto curioso: tutti indicavano che la storia della psicologia e della psiche era iniziata all’improvviso attorno al 1879 in un laboratorio dell’università di Lipsia diretto da Wilhelm Wundt, che fu effettivamente il padre di un certo tipo di psicologia ancorata all’introspezione e allo strutturalismo. Ma la psiche venne realmente in esistenza nel 1879?

    Sono pochi gli autori che si spingono sino ai predecessori della psicologia scientifica di Wundt, tra i quali Francis Galton, Hermann von Helmholtz e soprattutto l’imponente figura di Gustav Fechner. Come afferma senza mezzi termini un libro di testo: La mattina del 22 ottobre 1850, data fondamentale nella storia della psicologia, Fechner intuì che la legge che determina il rapporto tra la mente e il corpo è la relazione quantitativa tra lo stimolo materiale e la sensazione mentale. La legge di Fechner, come venne presto chiamata, è espressa dalla formula: S (sensazione) = c (costante) logR (stimolo), ovvero la sensazione mentale è direttamente proporzionale al logaritmo dello stimolo materiale. Un altro testo spiega la fondamentale importanza di questa legge: All’inizio del secolo, Kant aveva predetto che la psicologia non sarebbe mai diventata una scienza perché è impossibile misurare sperimentalmente i processi psicologici. Grazie ai lavori di Fechner, gli scienziati furono in grado per la prima volta di misurare la mente e attorno alla metà del XIX secolo il metodo scientifico veniva ormai applicato ai fenomeni mentali grazie a Wilhelm Wundt che, riprendendo quelle creative e originali scoperte, le organizzò e integrò in un ‘fondamento’ della psicologia.

    Tutti i testi concordano nell’affermare che Gustav Fechner fu una delle figure principali nella creazione dei fondamenti della moderna psicologia, tessendo invariabilmente le lodi di colui che scoprì come applicare alla mente delle misurazioni quantitative creando finalmente una psicologia scientifica. Persino Wundt era d’accordo. Non dimenticheremo mai, dichiarò, che Fechner è stato il primo a introdurre metodi precisi, sistemi esatti di misurazione e osservazioni sperimentali nello studio dei fenomeni psichici, aprendo così la via a una scienza psicologica nel vero senso della parola. Il merito principale del metodo di Fechner è il fatto che non dipende da alcun sistema filosofico. La psicologia moderna ha ormai assunto un carattere realmente scientifico e può quindi tenersi lontana da qualunque disputa metafisica.¹ Giunsi così alla conclusione che questo dottor Fechner aveva salvato la psicologia dalla contaminazione dell’anima o dello spirito, riducendo la mente a semplici funzioni empiriche misurabili e dando così inizio all’era della vera psicologia scientifica.

    Questo era tutto quello che sapevo su Gustav Fechner finché, molti anni dopo, mentre frugavo tra gli scaffali di una libreria colmi di testi di filosofia meravigliosamente vecchi, mi imbattei con immensa sorpresa in un libro dal sorprendente titolo La vita dopo la morte, scritto nel 1835 da nient’altri che Gustav Fechner. La frase di apertura era folgorante: L’uomo non vive sulla terra una vita, ma tre vite. Il primo grado della sua vita è un continuo sonno, il secondo un alternarsi di sonno e di veglia, il terzo una eterna veglia. E questo breve trattato sulla eterna veglia continuava così: "Nel primo livello l’uomo vive solitario nell’oscurità; nel secondo vive in società, ma separato, a fianco ed in mezzo ad altri, in una luce che gli rispecchia soltanto la superficie; nel terzo la sua vita s’intreccia con quella di altri spiriti in una vita superiore nello spirito supremo […]. Nel primo stadio il corpo si svolge dal suo germe e si foggia gli strumenti per il secondo; nel secondo, la mente si svolge dal suo germe e si foggia gli strumenti per il terzo; nel terzo si svolge il germe divino che si trova nello spirito di ogni uomo. […] Il passaggio dal primo al secondo stadio si chiama nascita; il passaggio dal secondo al terzo si chiama morte. La via per cui noi passiamo dal secondo al terzo stadio non è più oscura di quella per cui giungiamo dal primo al secondo. L’una conduce alla visione esteriore, l’altra alla visione interiore ".

    Dal corpo alla mente e allo spirito: le tre fasi dello sviluppo della coscienza. Solo morendo all’io separato ci si risveglia alla totalità dello Spirito universale: ecco la vera filosofia di Fechner sulla vita, la mente, l’anima e la coscienza. Perché allora i libri di testo non si preoccupano di farcelo sapere? Fu in quel momento che decisi di scrivere una storia della psicologia, per il semplice motivo che qualcuno doveva pur farlo.

    (Qualcuno doveva pur dire che il concetto di inconscio fu introdotto dalla Filosofia dell’inconscio di von Hartmann, pubblicato nel 1869, trent’anni prima di Freud, e che ebbe un numero stupefacente di edizioni: otto in dieci anni. E che von Hartmann era partito dalla filosofia di Schopenhauer, il quale aveva ammesso esplicitamente di averla desunta dalle mistiche orientali, Buddhismo e Upanishad in particolare: al di sotto della coscienza individuale giace una coscienza cosmica che per la maggior parte delle persone è inconscia, ma che può essere risvegliata e pienamente conosciuta, e questo rendere conscio l’inconscio è il bene più grande per l’umanità. Qualcuno doveva pur dire dire che Freud trasse il concetto di Es dal Libro dell’Es di Georg Groddeck, libro che postula l’esistenza di un Tao cosmico, uno spirito organico universale. Dire che… Insomma, occorreva rievocare una lunga storia che ci ricorda che le radici della moderna psicologia affondano nelle tradizioni spirituali, perché la psiche stessa è collegata a sorgenti spirituali. Nei recessi più profondi della psiche non troviamo gli istinti ma lo Spirito, e idealmente lo studio della psicologia dovrebbe essere lo studio di tutto questo: corpo, mente, anima, subconscio, conscio e superconscio, dal loro sonno al semi-risveglio, al risveglio completo.)

    Fechner ha indubbiamente fornito dei contributi straordinari alla psicologia empirica: il suo Elementi di psicofisica (Elemente der Psychophysik) è giustamente considerato il primo, grande studio sulla psicometria e merita pienamente gli apprezzamenti che, da Wundt in poi, tutti gli psicologi gli hanno tributato. Eppure, il cardine della psicofisica di Fechner era l’inseparabilità di spirito e materia, i due aspetti di un’unica, grande realtà; i suoi tentativi di misurare la mente erano rivolti a sottolineare questa inseparabilità, e non a ridurre lo spirito o l’anima a oggetti materiali; e certamente non a negare l’esistenza dello spirito o dell’anima, anche se questo sembra essere stato il suo destino nelle mani di ricercatori meno sensibili.

    Fechner sosteneva, come riassume un suo studioso, che l’intero universo è di natura spirituale e che il mondo fenomenico materiale è semplicemente la manifestazione esteriore di questa realtà spirituale. Gli atomi sono soltanto gli elementi più semplici di una gerarchia che include livelli via via inferiori, e quindi la totalità degli spiriti è contenuta in Dio. La coscienza è una caratteristica precipua di tutto l’esistente… Le prove dell’esistenza dell’anima sono la coerenza e l’obbedienza alle leggi visibili da parte degli organismi viventi. Fechner considerava la terra, nostra madre, come un tutto organico dotato di anima

    Scrive Fechner che così come i nostri corpi appartengono al più grande corpo individuale della terra, i nostri spiriti appartengono al più grande spirito individuale della terra, che comprende gli spiriti delle creature terrene come il corpo della terra ne comprende i corpi. Ma lo spirito della terra non è una mera somma di tutti gli spiriti della terra, ma una loro più elevata unione cosciente . Lo spirito della terra, una descrizione precisa di Gaia, è a sua volta parte dello spirito divino, spirito divino che è unico, onnisciente e di tutto cosciente, ovvero possiede la coscienza intera dell’universo, comprendendo così ogni coscienza individuale […] in una unione che è superiore e suprema

    Ciò non significa l’annullamento dell’individualità, bensì la sua inclusione in qualcosa di più grande: La nostra individualità e indipendenza, che sono naturalmente di tipo relativo, non sono annullate bensì dipendenti da questa unione, continuazione di una gerarchia annidata di inclusioni sempre più ampie: Come la terra, lungi dal separare i nostri corpi dall’universo, ci collega e ci incorpora nell’universo, così lo spirito della terra, lungi dal separare i nostri spiriti dallo spirito divino, crea una superiore connessione individuale tra ogni spirito terreno e lo spirito dell’universo.⁴

    L’approccio di Fechner alla psicologia era quindi una forma di approccio integrale in cui le misurazioni scientifiche empiriche non erano rivolte a negare l’anima o lo spirito, ma a conoscerli meglio: "Considerare l’intero universo materiale intimamente vivo e cosciente è quella che Fechner definisce visione luminosa, mentre considerarlo materia inerte priva di significato teleologico è la visione oscura. Fechner patrocinava ardentemente la visione luminosa e sperava che potesse essere convalidata induttivamente dalla sperimentazione psicofisica".⁵

    Sembrerebbe che da allora sia prevalsa la visione oscura, anche se vi fu un periodo, che va grosso modo da Fechner (1801-1887) a William James (1842-1910) e a James Mark Baldwin (1861-1934), in cui la nascente scienza della psicologia dialogava ancora con l’antica saggezza: con la filosofia perenne, con il Grande Nido dell’Essere, con le scuole idealiste e con le semplici verità universalmente note sulla coscienza, ovvero il fatto che la coscienza è reale, che è reale il sé interiore che osserva e che reale è l’anima (per quanto gli aspetti specifici siano materia di discussione). Questi grandi fondatori della psicologia, se presentati nella loro vera luce, hanno quindi molto da insegnarci su una visione integrale che includa le realtà di corpo, mente, anima e spirito senza volerle ridurre a eventi materiali, a bit digitali, a processi empirici o a sistemi oggettivi (per quanto tutti questi aspetti siano indubbiamente importanti). Questi pionieri della moderna psicologia riuscivano a essere perfettamente scientifici e perfettamente spirituali, e nella loro generosa sintesi non vedevano alcuna difficoltà né alcuna contraddizione.

    Argomento di questo libro è appunto una psicologia integrale. Da un lato esso raccoglie il meglio della moderna ricerca scientifica nel campo della psicologia, della terapia e della coscienza, e dall’altro trae ispirazione dalla fase integrale dei primordi della psicologia (rappresentata da Fechner, James, Baldwin e altri che incontreremo tra breve). È uno studio nato dalla meravigliosa scoperta di un vecchio libro, dalla comprensione che la vera storia di Fechner non era mai stata raccontata e dalle mie successive ricerche. Ne è risultato un ampio trattato in due volumi che prende in esame circa duecento teorici antichi e moderni, orientali e occidentali, interessati a elaborare ognuno a suo modo una visione più integrale, e con un corredo di tavole riassuntive che comprendono un centinaio di questi sistemi.⁶ Per vari motivi ho deciso di pubblicare questa estesa ricerca in forma riveduta e condensata, assieme a 11 tavole finali: appunto questo libro.

    Le pagine che seguono sono quindi un’esposizione molto succinta di un possibile modello di psicologia integrale che include e integra alcuni dei più validi enunciati provenienti da fonti premoderne, moderne e postmoderne, nella certezza che tutte queste fonti hanno qualcosa di estremamente importante da insegnarci. Quest’approccio non è un mero esercizio di eclettismo, ma un abbraccio sistematico rigorosamente metodico.

    L’obiettivo principale rimane il desiderio di contribuire ad avviare una discussione, e non a concluderla; questo libro vuole essere un inizio, non una fine. Ho deciso di pubblicare questo studio in forma compendiata in primo luogo per non appesantirlo con troppi materiali e in secondo luogo per incoraggiare altri ricercatori a prendere parte a questa avventura attraverso il loro accordo o il loro dissenso correggendo i miei eventuali errori, colmando le molte lacune, mettendo in luce i punti inadeguati e continuando questo lavoro in base alla loro comprensione.

    A beneficio degli insegnanti e degli studenti che lo adottino come libro di testo ho inserito un ricco apparato di note, dividendo praticamente il volume in due parti: un testo relativamente semplice e breve, e un appartato critico di approfondimento. Come sempre, consiglio di non leggere le note fino alla seconda lettura oppure al termine della prima lettura. Le note hanno due finalità principali: aggiungono al discorso generale dei materiali specifici (pensati soprattutto per gli studenti) e offrono un’ampia bibliografia dei lavori di altri autori sui principali punti trattati. Gli insegnanti potranno suggerire agli studenti i titoli in bibliografia per approfondire punti specifici, ma le note servono da approfondimento anche per il lettore non specialistico. La bibliografia non è certo esaustiva, ma soltanto indicativa, e fra i titoli relativi alla psicologia e alla terapia transpersonale ho incluso anche quelli giudicati interessanti da un sondaggio tra colleghi.

    Non ho incluso una sezione bibliografica a se stante perché i soli titoli relativi alle tavole richiederebbero un centinaio di pagine. Oggi internet facilita enormemente le ricerche bibliografiche, motivo per cui non indico né l’editore né l’anno delle varie edizioni. Per lo stesso motivo mi limito a volte a fornire solo i nomi degli autori più rappresentativi, di cui il lettore troverà facilmente le opere.

    Personalmente sono convinto che la psicologia integrale e gli studi integrali in generale diventeranno sempre più importanti negli anni a venire, man mano che il mondo accademico cercherà a tentoni una via per uscire da una caparbia visione oscura del Cosmo.

    Quella che segue è quindi una versione della visione luminosa. E, caro Gustav, è dedicata a te.

    KEN WILBER

    Boulder, Colorado

    Primavera 1999

    PARTE PRIMA

    LA BASE

    Fondamenti

    La psicologia è lo studio della coscienza umana e delle sue manifestazioni comportamentali. Le funzioni della coscienza includono il percepire, il desiderare, il volere e l’agire. Le strutture della coscienza, di cui alcuni aspetti possono essere inconsci, includono il corpo, la mente, l’anima e lo spirito. Gli stati della coscienza includono gli stati normali (p. es. veglia, sogno e sonno) e gli stati alterati (p. es. non ordinari, meditativi). I modi della coscienza includono l’estetica, la morale e la scienza. Lo sviluppo della coscienza comprende l’intero spettro che va dal prepersonale al personale e al transpersonale, dal subconscio al conscio e al superconscio, dall’Es all’Io e allo Spirito. Gli aspetti relazionali e comportamentali della coscienza si riferiscono all’interazione reciproca con il mondo oggettivo esterno e con il mondo socio-culturale delle percezioni e dei valori condivisi.

    Il grande problema della psicologia, così come si è sviluppata storicamente è che in genere le varie scuole hanno spesso preso in considerazione solo uno degli aspetti del fenomeno straordinariamente ricco e sfaccettato della coscienza, ritenendolo l’unico degno di studio (o persino l’unico aspetto reale). Il comportamentismo riduce, com’è noto, la coscienza alle sue manifestazioni comportamentali osservabili. La psicoanalisi la riduce alle strutture dell’Io e alla loro interazione con l’Es. L’esistenzialismo la riduce alle strutture personali e ai modi dell’intenzionalità. Molte scuole di psicologia transpersonale si occupano esclusivamente degli stati alterati di coscienza, senza offrire nessuna teoria relativa allo sviluppo delle sue strutture. Le psicologie orientali eccellono tipicamente nella comprensione dello sviluppo della coscienza nel passaggio dal personale al transpersonale, ma denunciano una scarsa conoscenza dei precedenti sviluppi dal prepersonale al personale. Il cognitivismo applica mirabilmente al problema un empirismo scientifico, finendo purtroppo molto spesso per ridurre la coscienza alle sue dimensioni oggettive, ai meccanismi neurali e al suo aspetto di computer biologico, demolendo così la sua stessa sfera vitale.

    E se, invece, tutte queste prospettive fossero ugualmente importanti? Se offrissero tutte delle reali, benché parziali, visioni del vastissimo campo della coscienza? Unificare tutte queste comprensioni avrebbe come minimo l’effetto di ampliare il nostro concetto di ciò che la coscienza è, e soprattutto di ciò che potrebbe diventare. Onorare e abbracciare ogni legittimo aspetto della coscienza umana è infatti l’obiettivo di una psicologia integrale.

    Ovviamente è un lavoro che richiede almeno agli inizi un elevato livello di astrazione, perché per coordinare questi numerosi approcci dobbiamo tener conto di una molteplicità di sistemi e possiamo quindi procedere soltanto attraverso generalizzazioni orientative.¹ Tali generalizzazioni trans-paradigmatiche servono in primo luogo ad avviarci nella giusta direzione ampliando il più possibile la nostra rete concettuale. Occorre una logica di inclusione, di collegamento e di rete, di annidamenti entro annidamenti, ognuno dei quali tenti di includere tutto ciò che può legittimamente includere. È la logica immaginativa, una logica che considera non solo gli alberi ma anche le foreste.

    Ciò non significa ignorare gli alberi: la logica di rete è una dialettica tra il tutto e le parti. Si raccolgono tutti i dettagli a disposizione, si crea un primo quadro d’insieme, lo si verifica alla luce di altri dettagli, si riformula il quadro d’insieme e così via all’infinito. Dettagli sempre più numerosi modificano continuamente il quadro generale e viceversa. Il segreto del pensiero contestuale è che il tutto rivela nuovi significati non conoscibile attraverso le parti, dando così nuovo significato alle parti che lo compongono. Gli esseri umani sono condannati alla ricerca di significato e di conseguenza sono condannati a creare grandi quadri d’insieme. Persino i modernisti che si oppongono al quadro d’insieme ci forniscono un quadro generale molto strutturato delle ragioni per le quali vi si oppongono, una contraddizione interna che ha provocato ai modernisti molte difficoltà, fornendo così un’ulteriore prova della nostra condanna a creare dei quadri d’insieme.

    Quindi, scegliete il vostro quadro d’insieme con grande attenzione.

    Per quanto riguarda la psicologia integrale, che fa parte della generalità degli studi integrali, possediamo uno straordinario tesoro di teorie, studi e pratiche che sono tutti alberi fondamentali della foresta integrale. Nei capitoli che seguono ne considereremo molti, senza mai dimenticare la visione integrale.

    Elementi del mio sistema, elaborato in decine di testi, sono riassunti nelle Tavole 1A e 1B. Queste tavole includono le strutture, gli stati, le funzioni, i modi, lo sviluppo e l’aspetto comportamentale della coscienza, aspetti che discuteremo singolarmente. Attingeremo a fonti premoderne, moderne e postmoderne, mirando alla loro riconciliazione e iniziando dalla spina dorsale di tutto il sistema: i livelli base della coscienza.

    1

    LIVELLI BASE

    IL GRANDE NIDO DELL’ESSERE

    Una psicologia davvero integrale include i saperi più significativi delle fonti premoderne, moderne e postmoderne.

    Iniziando dalle fonti premoderne, o tradizionali, l’accesso più semplice alle loro conoscenze è quello che ha ricevuto la definizione di filosofia perenne e che fa riferimento al nucleo comune a tutte le tradizioni spirituali del mondo. Come sottolineano Huston Smith, Arthur Lovejoy, Ananda Coomaraswami e altri studiosi di queste tradizioni, il nucleo della filosofia perenne è una visione della realtà composta di vari livelli di esistenza (livelli dell’essere e del conoscere) in un ordine ascendente che va dalla materia al corpo, alla mente, all’anima e allo spirito. Ogni dimensione superiore trascende e include le dimensioni inferiori in una sequenza infinita di interi entro interi che va dai granelli di polvere al divino.

    Questa ‘Grande Catena dell’Essere’ è in realtà un ‘Grande Nido dell’Essere’ in cui ogni dimensione superiore avvolge e include le dimensioni inferiori come in una serie di cerchi o di sfere concentriche (vedi Figura 1).

    (Per chi non ha familiarità con il Grande Nido, l’introduzione migliore rimane E. F. Schumacher, Guida per i perplessi. Altre eccellenti introduzioni sono Huston Smith, Forgotten Truth, e Chögyam Trungpa, Shambhala: la via sacra del guerriero, che attesta la presenza del Grande Nido anche nelle culture sciamaniche primitive.¹ Il Grande Nido dell’Essere è la colonna portante della filosofia perenne e quindi un elemento fondamentale per qualunque, vera psicologia integrale.

    Figura 1. Il Grande Nido dell’Essere. Lo spirito è sia il livello più elevato (causale) sia il sostrato o terreno non duale di tutti i livelli.

    Negli ultimi tremila anni circa, i filosofi perenni hanno sostenuto, con accordo transculturale quasi unanime, l’esistenza del Grande Nido, pur con considerevoli differenze nelle ripartizioni dei vari livelli che lo costituiscono. Alcune tradizioni parlano di tre livelli o dimensioni principali (corpo, mente e spirito; o concreto, sottile e causale) e altre di cinque (materia, corpo, mente, anima e spirito). Altre ancora elencano sette livelli (p. es. il sistema dei sette chakra). Molte tradizioni conoscono inoltre delle suddivisioni estremamente sofisticate dei vari livelli di esistenza e di conoscenza (se ne possono trovare 12, 30 e persino 108) in questo Cosmo straordinariamente ricco.

    In genere, i filosofi perenni (p. es. Plotino e Aurobindo) riconoscono come più significativi i dodici livelli di coscienza illustrati nelle tavole (pagine 243–265).² I miei livelli o strutture base appaiono nella colonna sinistra di tutte le tavole e sono semplicemente i livelli base del Grande Nido dell’Essere in cui ogni livello trascende e include i precedenti, tanto in uno schema semplificato di 5 livelli (materia, corpo, mente, anima e spirito) quanto in una variante leggermente più sofisticata come quella che utilizzo nelle tavole (materia, sensazione, percezione, esocetto, impulso, immagine, simbolo, endocetto, concetto, regola, formale, logica immaginativa, visione, archetipo, aformale, non duale) e che spiegherò nel corso della trattazione.

    Per introdurre un termine utile: questi livelli base sono oloni della coscienza. Un olone è un tutto che è parte di altri tutto. Ad esempio, un tutto-atomo è parte di un tutto-molecola che è parte di un tutto-cellula che è parte di un tutto-organismo, e così via. Come vedremo nel corso di questo libro, l’universo è composto essenzialmente di oloni, di molteplici tutto che sono parte di altri tutto. Le lettere sono parti di parole che sono parti di frasi che sono parti di un linguaggio. Un individuo è parte di una famiglia che è parte di un gruppo sociale che è parte di un popolo che è parte della popolazione mondiale, e così via.

    Essendo ogni olone incluso in un olone più grande, gli oloni esistono entro gerarchie annidate, o oloarchie, simili a quelle in cui gli atomi sono inclusi nelle molecole, le molecole nelle cellule, le cellule negli organismi e gli organismi negli ecosistemi. Il Grande Nido è semplicemente un quadro d’insieme di questi livelli crescenti di totalità, come illustrato nella Figura 1.³ In breve, i livelli base corrispondono agli oloni base (stadi, onde, sfere, nidi) del Grande Nido dell’Essere.

    Userò questi tre termini (livelli, strutture e onde base) in modo intercambiabile per indicare essenzialmente lo stesso fenomeno, benché ogni termine abbia una connotazione leggermente diversa che veicola informazioni importanti. Il termine livello sottolinea il fatto che si tratta di livelli di organizzazione qualitativamente diversi disposti in una gerarchia annidata (o oloarchia) di inclusione olistica sempre più ampia in cui ogni livello trascende e include i precedenti (come nella Figura 1). Struttura sottolinea il fatto che si tratta di modelli olistici fondamentali dell’essere e della coscienza, ognuno dei quali è un olone, un tutto che è parte di altri tutto. Onda sottolinea il fatto che questi livelli non sono rigidamente separati e a sé stanti, ma che, come i colori dell’arcobaleno, sfumano e si stemperano l’uno nell’altro. Le strutture base sono paragonabili ai colori base dell’arcobaleno o, per usare un’altra metafora, sono come onde nella corrente del grande Fiume della Vita.

    In queste onde non c’è niente di rigido o di lineare. Come vedremo ampiamente, lo sviluppo dell’individuo lungo le varie onde di coscienza è di natura fluida e dinamica. Un individuo può collocarsi in onde diverse a seconda delle circostanze, e così gli aspetti della sua coscienza e persino le sue sub-personalità. La globalità dello sviluppo è un percorso davvero intricato! I livelli o onde base rappresentano solo alcune delle anse più importanti del Fiume della Vita, niente di più e niente di meno.

    Le Tavole 2A e 2B descrivono i livelli o onde base secondo una decina di sistemi diversi, orientali e occidentali. Ne esamineremo anche molti altri, ma deve essere chiaro sin dall’inizio che i livelli e i sub-livelli descritti dai saggi delle varie tradizioni non sono il prodotto di speculazioni metafisiche o di astrazioni filosofiche, bensì le codifiche di realtà esperienziali dirette che vanno dall’esperienza sensoriale a quella mentale e spirituale. I livelli del Grande Nido riflettono semplicemente la totalità dello spettro dell’essere e della coscienza verificata attraverso una diretta rivelazione esperienziale che va dal subconscio al conscio e al super-conscio. Queste onde sono state conosciute e avvalorate dal consenso comune nel corso delle epoche. Il fatto che, ovunque si presentino, siano estremamente simili e a volte quasi identiche, ci dice che viviamo in un Cosmo strutturato i cui modelli riccamente intessuti sono stati conosciuti da uomini e donne di grande intelligenza in virtualmente tutte le culture.

    Ogni dimensione successiva del Grande Nido (dalla materia al corpo, alla mente, all’anima e allo spirito) trascende e include le dimensioni precedenti: il corpo trascende e include i minerali, la mente trascende e include il corpo, l’anima luminosa trascende e include la mente concettuale, e lo spirito radiante trascende e include tutto quanto. Lo spirito è quindi sia l’onda più elevata (puramente trascendente) sia il sostrato, o il terreno, onnipresente di tutte le onde (puramente immanente) che Tutto trascende e Tutto include. Il Grande Nido è un reticolo multidimensionale di amore (eros, agape, karuna, maitri o comunque lo si chiami) che non lascia nessun angolo del Cosmo privo di amorevole attenzione o alienato dai misteri della grazia.

    Questo punto è tanto essenziale quanto spesso dimenticato: lo Spirito è totalmente trascendente e totalmente immanente, e se vogliamo concettualizzarlo dobbiamo tenere presenti entrambi questi aspetti. Sono illustrati nella Figura 1, in cui la sfera superiore rappresenta lo spirito trascendente (con la minuscola, per indicare che è soltanto un livello tra gli altri, benché il più elevato) e lo Spirito immanente come sostrato di tutti i livelli (con la maiuscola per indicare che è unico). Le religioni patriarcali tendono a privilegiare l’aspetto trascendente e sovramondano dello spirito, mentre le religioni matriarcali e il neo-paganesimo tendono a privilegiarne l’aspetto immanente o mondano. Entrambi gli aspetti sono importanti e una visione realmente integrale ha spazio per entrambi. (Il contesto indicherà quale aspetto dello spirito/Spirito viene considerato, ma sempre includendoli entrambi).

    La Grande Oloarchia dell’Essere e del Conoscere: è questo l’inestimabile dono dell’antichità. È il nucleo della filosofia perenne e potremmo dire che ne è l’elemento che si è dimostrato empiricamente più valido. Le prove a suo favore continuano a crescere in modo inconfutabile e gli esseri umani vi scoprono uno straordinario spettro della coscienza che va dal prepersonale al personale, al transpersonale. Le critiche che tentano di negarne la realtà non lo fanno presentando delle prove a sfavore, ma semplicemente negandola; ciò nonostante le prove rimangono, prove che testimoniano l’esistenza di un arcobaleno della coscienza riccamente intessuto che va dal subconscio al conscio, al superconscio.

    Nello stesso tempo, il fatto che la filosofia perenne abbia individuato per prima molti colori di questo straordinario arcobaleno non significa che la modernità e la post-modernità non abbiano nulla da dire. Nessuno ha descritto la natura del pensiero operativo formale e concreto meglio di Piaget, ed è stato Freud a indicare che alcuni aspetti dei primi stadi dello sviluppo possono essere repressi. La modernità e la post-modernità non sono prive di genio, la filosofia perenne non è esente da limiti e imprecisioni, e uno spettro completo della coscienza deve necessariamente includere e integrare le scoperte dell’antichità e della modernità, anche se, per quanto riguarda la natura generale delle onde del grande Fiume della Vita, i filosofi perenni erano nel giusto.

    Indicherò spesso la filosofia perenne (e il Grande Nido) come la saggezza del premoderno. Non è una definizione peggiorativa, né significa che nella modernità e nella post-modernità siano completamente assenti tracce della filosofia perenne (benché dobbiamo francamente ammettere che sono rare); significa semplicemente che la filosofia perenne è nata in epoche premoderne. Inoltre, punto importante e spesso fonte di confusione, dire che la pre-modernità aveva accesso alla totalità del Grande Nido dell’essere non significa che tutti i pre-moderni fossero perfettamente risvegliati a tutti i livelli. In realtà sciamani, yogin, santi e saggi risvegliati ai livelli più elevati dell’anima e dello spirito erano estremamente rari. L’individuo comune (come vedremo nel Capitolo 12) viveva in genere a livelli di coscienza pre-razionali e non trans-razionali. Il termine saggezza si riferisce quindi al meglio offerto da ogni epoca e gli studiosi dotati di maggiore sensibilità hanno spesso riscontrato che i filoni perenni, da Plotino a Shankara, a Fa-tsang e Yeshe Tsogyal, sono straordinari scrigni di saggezza.

    Entrare in contatto con queste correnti di pensiero è molto più che attingere a importanti verità: è un modo per affermare la nostra continuità con la saggezza del passato, un modo per dare riconoscimento ai nostri antenati, un modo per includere e trascendere ciò che è stato prima di noi, scorrendo così con la corrente del Cosmo, e soprattutto un modo per ricordarci che quelle su cui oggi ci troviamo sono spalle di giganti.

    Per la mia descrizione delle onde base del Grande Nido mi sono quindi rivolto in primo luogo alla filosofia perenne per un inquadramento generale dei vari livelli, implementandoli abbondantemente con i perfezionamenti, e a volte

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