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Tantra Yoga e Meditazione: La ricerca del Vero Sé
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Tantra Yoga e Meditazione: La ricerca del Vero Sé
E-book245 pagine3 ore

Tantra Yoga e Meditazione: La ricerca del Vero Sé

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Info su questo ebook

Ci si può accostare alla meditazione sia per motivi pratici - per esempio, per meglio affrontare le inevitabili difficoltà della vita, per tenersi in buona salute o anche per sviluppare la propria capacità di concentrazione - sia per aprirsi a una dimensione genuinamente spirituale dell’esistenza. 

In questo suo libro, colmo di amorevole saggezza, l'autore presenta un originale ed autorevole approccio alla meditazione, che si rivelerà di grande aiuto per chiunque, indipendentemente da quale sia la motivazione che lo ha spinto a dedicarsi ad essa.

Questo libro è un’illuminante introduzione alle tecniche ed ai principi del Tantra Yoga, disciplina spirituale che si è sviluppata nel corso di millenni e che ha per scopo la trasformazione e lo sviluppo dell’uomo a tutti i livelli - fisico, emotivo, mentale e spirituale.

Prendetelo come un libro da gustare! Imparerete molto su come meditare e sulle varie pratiche dello yoga. Imparerete a migliorare la vostra salute e ad adottare un codice di comportamento che potrà sia sostenervi nelle difficoltà della vita, sia condurvi ad una condizione di completo appagamento.

Scoprirete che la meditazione, assieme a tutte le pratiche ad essa correlate, rappresenta il mezzo per raggiungere uno stato di gioia e di pace interiore così completo da andare al di là delle vostre più rosee aspettative.
LinguaItaliano
Data di uscita8 lug 2020
ISBN9788871835563
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    Anteprima del libro

    Tantra Yoga e Meditazione - Dada Jyotirupananda

    1

    I PRIMI PASSI LUNGO LA VIA SPIRITUALE

    Potendo immaginare qualcosa migliore di me, non potrò sentirmi in pace con me stesso finché non lo avrò realizzato o non gli avrò aperto la strada.

    – George Bernard Shaw

    Siamo tutti fratelli che volteggiano nella sfera celeste, loro madre.

    – Proverbio Shawnee

    La prima volta che andai al circo, da ragazzino, tutto mi apparve nuovo e bizzarro. Cercavo il modo di inserire questa nuova esperienza in ciò che già conoscevo della vita. Le luci, la musica, gli odori, i colori delle tende e i costumi, tutto era affascinante, ma anche spaventoso.

    Ricordo ancora bene l’acrobata sulla corda e i trapezisti. In alto, sopra noi comuni mortali seduti sulle nostre panche, sembravano sfidare sia la gravità che la morte: saltando, facendo capriole e piroette, mentre si scambiavano sorrisi sfolgoranti e smorfie drammatiche. Ogni artista sfoggiava un perfetto e sottile equilibrio e una grande sicurezza.

    Anni dopo capii che l’audacia e la gioia che quei funamboli esibivano derivava da molte ore di pratica, pratica e ancora pratica… in altre parole, disciplina.

    Allora pensavo alla disciplina come a qualcosa di restrittivo, qualcosa che si accompagna a un’espressione severa del viso e spalle dritte. Il mio attuale punto di vista è più simile a quello di Stephen Covey, che afferma che una persona disciplinata è il discepolo di una filosofia, che si ispira a un insieme di princìpi (o) di valori – qualcuno che persegue uno scopo di primaria importanza… o che rappresenta tale scopo.

    Secondo il Webster’s Dictionary, la disciplina serve a correggere, plasmare e perfezionare le facoltà mentali e l’indole morale.

    Ora vedo la disciplina come l’atteggiamento mentale che occorre adottare per raggiungere una meta. Per essere disciplinato non devo rinunciare all’allegria e all’entusiasmo. La disciplina fornisce linee guida e struttura al perseguimento dei miei obiettivi.

    Di certo è indispensabile per portare a compimento qualsiasi cosa significativa. Quando sentiamo di qualcuno che ha ‘avuto fortuna’ in una certa impresa o di qualcun altro che ha ricevuto un’importante onorificenza, può venirci da pensare: Bene, la fortuna deve pur capitare a qualcuno. Buon per lui. Tuttavia, nonostante possa sembrare che la ‘fortuna’ sia ‘semplicemente capitata’, essa di solito è la conseguenza di una forte disciplina, dell’aver perseguito i propri obiettivi in modo metodico.

    Quando ero adolescente, nella mia classe c’era il figlio di un milionario; i milionari erano mosche bianche, per noi. Invidiavamo tutti la fortuna di Marc. Sembrava attenderlo una vita piena di agi e di opportunità. Perciò a noi ragazzi pareva strano che il padre gli facesse fare piccoli lavoretti per guadagnare qualche spicciolo. A quanto pare, suo padre capiva che quella che chiamiamo fortuna arriva a chi fa qualcosa per meritarla.

    A venticinque anni usavo lavorare in un piccolo negozio di alimenti biologici. Uno dei prodotti che vendevamo di più erano le torte fatte in casa di Barbara, una donna che aveva iniziato aprendo un piccolo negozio nella sua città. In qualche modo, la fama delle sue torte, che prima erano conosciute solo localmente, si era diffusa in tutto il paese e, in breve tempo, si era trasformata in una moda nazionale fra i fanatici dei cibi naturali. A volte pensavo come mi piacerebbe saper cucinare come lei. Ma sarebbe stato più importante, per me, prendere esempio dal suo duro lavoro, dalla sua perseveranza e dalla sua determinazione a riuscire.

    Occorre adattare la disciplina alla situazione in cui ci si trova e al proprio carattere. Isaac Asimov, per esempio, divenne uno scrittore famoso grazie alla sua incrollabile determinazione di rimanere seduto allo scrittoio tutti i giorni dalle 8 alle 17. Un mio amico, anch’egli scrittore di successo, si mette al lavoro tutte le volte che ha un po’ di tempo senza alcun orario fisso, ma riesce sempre a rispettare le scadenze. Questi due autori usano metodi differenti, ma sono mossi entrambi da un profondo senso di dedizione al proprio lavoro.

    Le meravigliose prodezze degli acrobati e le grandi opportunità a disposizione del figlio di un uomo ricco per la maggior parte di noi sono solo un sogno. Tuttavia, come disse Benjamin Franklin: Per chi si affida alla fortuna la cena non è mai assicurata. Desiderare qualcosa o avere delle buone idee non è sufficiente per ottenere ciò che vogliamo dalla vita.

    La pratica spirituale ci offre la possibilità di conquistare grandi vette ed opportunità tali da fare apparire il circo, le ricchezze o ogni altro obiettivo come cose ordinarie. La riuscita in campo spirituale, tuttavia, dipende dallo stesso fattore che determina il successo nell’atletica, nel commercio, nelle scienze o nell’arte: la disciplina.

    L’autore Joseph Conrad afferma: Non mi piace il lavoro… ma ciò che esso può darci: la possibilità di trovare noi stessi – ciò che è reale per noi e che solo noi, e nessun altro, possiamo conoscere.

    Pertanto il lavoro – o l’autodisciplina – non è fine a se stesso, ma serve per divenire persone migliori.

    Nella visione del mondo dello yoga, la vita e l’universo sono in costante movimento. La nostra vita terrena è segnata da costanti cambiamenti, che assumono una varietà di forme. Una persona amata che muore, un’opportunità di lavoro che si presenta, l’arrivo di un nuovo amico, la fine della relazione col proprio partner, una laurea all’università. Le trasformazioni e i cambiamenti sono la legge della vita. Il tavolo nella nostra stanza, il libro che abbiamo fra le mani, il tappeto sul pavimento sembrano cose solide e stabili. Eppure, a livello subatomico, tutto è in costante movimento. Che il mutamento sia una costante nella vita risulta evidente anche dai diversi usi che noi facciamo delle cose. Possiamo utilizzare un tavolo per scrivere, per mangiare o per poggiarci sopra la televisione. Un anno prima il tavolo poteva fare parte dell’albero di una foresta molto lontana da casa nostra. Fra un anno un incendio potrebbe averlo trasformato in cenere.

    Altri tipi di movimenti sono più evidenti: le automobili corrono per le strade, i nostri rapporti sociali mutano e i pensieri e i sentimenti vorticano dentro di noi. Quando ero più giovane trovavo, a volte, destabilizzanti questi continui cambiamenti e, non appena fissavo lo sguardo sul turbinio della vita, mi domandavo quando – e come – avrei potuto trovare qualcosa di stabile a cui tenermi stretto.

    Più avanti cominciai a praticare lo yoga e sentii che esso avrebbe potuto rappresentare quello stabile punto di riferimento che cercavo. Sembrava che alcune persone, con il trascorrere delle varie epoche, avessero rinvenuto verità che andavano oltre la realtà transitoria che normalmente percepiamo. Ero emozionato nel pensare che, magari, anch’io avrei potuto trovare queste verità e una direzione da seguire nella mia vita. Tratteremo di queste idee nel seguito del libro.

    Adottare uno stile di vita yogico vuol dire dedicarsi ad una pratica spirituale. Una ‘pratica spirituale’ è un sistema che ci aiuta a esperire verità più elevate nella nostra vita individuale. Secondo Swami Vivekananda: Lo yoga è la scienza che ci permette di percepire (queste verità superiori). E, nonostante potrebbe non essere l’unica scienza in grado di assisterci in questo senso, esso è, secondo la mia personale esperienza e la mia ricerca, il sistema più efficace per perseguire questo fine.

    Può essere utile, a questo punto, dedicare qualche parola alla spiritualità. Essa consiste nel prendere coscienza delle verità ultime o universali. Essa è altresì, nelle parole di Anandamurti, un maestro spirituale del XX° Secolo tenuto in grande considerazione, un movimento ininterrotto dall’imperfezione alla perfezione.

    La disciplina si rivela fondamentale per la pratica spirituale perché, nel campo della spiritualità, non si può raggiungere nulla di utile senza un senso di equilibrio mentale e di pace interiore. Ciò potrebbe apparire ironico a molti lettori. Spesso si frequenta un corso di yoga o di meditazione perché si desidera trovare serenità ed equilibrio mentale. Perciò avreste ragione di chiedere: A che mi serve la meditazione se per praticarla ho bisogno proprio delle qualità che ancora non possiedo e che essa dovrebbe permettermi di sviluppare? Il punto è che non è indispensabile possedere un equilibrio perfetto, la massima armonia o disciplina prima di cominciare, ma averne almeno un pochino certamente aiuta.

    Nei miei giorni all’università, quando cominciai a meditare, non mi sentivo certamente in pace con me stesso. Molto tempo prima di iniziare il mio primo corso di meditazione, avevo letto che essa richiede una grande capacità di concentrazione. Consultai allora alcuni libri di esercizi di concentrazione che credevo potessero essermi utili nello yoga e nella mia vita di tutti i giorni. Ricordo ancora uno di essi che suggeriva di sedere in una stanza buia e silenziosa, accendere una candela e restare a fissarla a lungo. Il libro affermava che da questa pratica sarebbe scaturita una consapevolezza più profonda. Tuttavia, nonostante fossi completamente solo, quella sera, senza alcuna distrazione esterna, non riuscii a concentrarmi per più di alcuni secondi. Provai altri esercizi, ma anche questi produssero gli stessi risultati.

    Fu solo dopo avere imparato una tecnica di meditazione da un maestro, che arrivai a percepire un progresso nella mia capacità di concentrarmi. Sono certo che furono diverse le ragioni per cui imparai a meditare seguendo quel corso. Una delle più importanti, penso, fu che un insegnante qualificato aveva avallato il mio ‘diritto’ e la mia capacità di farlo.

    Inoltre, ero anche sicuro che quello che stavo imparando mi sarebbe stato utile. E questo era un incentivo a continuare. In aggiunta, sentivo una risonanza interiore col mantra che mi era stato dato e che, credo, mi stava aiutando a mettere a fuoco la mia mente. Nel capitolo 5 parleremo approfonditamente dei mantra.

    Superai la mia incapacità di concentrarmi quando scoprii che ero in grado di stare seduto, fermo, senza problemi o quasi, per tutto il tempo richiesto. Le mie precedenti difficoltà con l’esercizio della candela erano ormai lontane. Una parte della mia rinnovata motivazione proveniva dal primo incontro con il mio insegnante: la sua vivacità e il senso di fiducia che ispirava mi aiutarono a rendermi conto di quanto importante per me fosse la meditazione. Con il suo sostegno mi convinsi che anch’io avrei potuto imparare a meditare e capii che ci sarei riuscito più facilmente se mi fossi dedicato alla pratica con regolarità. Mi proposi di non farmi condizionare dall’apparente mancanza di tempo. Decisi che, per quanto forte fosse la mia tendenza a distrarmi, mi sarei seduto in meditazione almeno un quarto d’ora, per due volte al giorno.

    Presto la mia mente si abituò a questa routine e, da allora, non ho avuto più alcun problema a meditare. Anzi, oggi lo faccio molto più spesso e per periodo più lunghi.

    La mia determinazione a perseverare nacque da un senso interno di disciplina, da una certa dose di equilibrio mentale e da un crescente desiderio di armonia. Prima di cominciare a meditare, possedevo queste qualità in misura veramente minima, ma ero spinto dal desiderio di svilupparle tanto quanto potevo. Questo desiderio, credo, fu l’acqua che permise al minuscolo seme dell’equilibrio e della disciplina di germogliare e crescere dentro di me.

    LE NOSTRE TRE VITE

    Vivi credendo nella vita! Finché vivranno, gli esseri umani avanzeranno sempre verso una vita più elevata, più ampia e più piena. L’unica morte possibile è perdere la fede in questa verità solo perché il momento finale arriva lentamente, perché il tempo è lungo.

    – W.E.B. Dubois

    Noi esseri umani conduciamo contemporaneamente tre vite. Viviamo una esistenza fisica, una mentale ed una spirituale. Il successo e la felicità a lungo termine dipendono dalla capacità di creare un buon equilibrio tra di esse. La bellezza e la qualità di un tappeto fatto a mano dipendono da una fine combinazione di resistenza, trama e colori. Analogamente la bellezza interiore degli esseri umani dipende da un ancor più fine connubio di corpo, mente e spirito. Se ignoriamo anche uno solo di questi fattori, la nostra vita sarà sbilanciata.

    Un tappeto potrà piacerci per un po’, ma dopo qualche tempo ne desidereremo uno migliore. Anche nella vita, nonostante possiamo sentirci appagati da un’esistenza semplice, molti di noi desiderano raggiungere una vita più piena e soddisfacente di quella che stanno vivendo.

    Chi è, allora, un essere umano realizzato, pienamente evoluto e funzionale? È qualcuno che è felice del suo lavoro, della sua famiglia e che non è troppo in ansia per il mondo? È qualcuno che non va troppo spesso dal medico perché si ammala di rado e riesce a dormire di notte dopo aver avuto una giornata piena e appagante?

    Naturalmente, per la mera sopravvivenza, la nostra vita fisica, quella mentale e quella spirituale non hanno la stessa importanza. La vita procede anche se non ci fermiamo a riflettere su questioni trascendenti come da dove veniamo, perché siamo qui e dove stiamo andando. Rispondere a questi profondi interrogativi non aggiunge cibo alla nostra tavola e non ci aiuta a pagare le bollette. Ciò di cui abbiamo veramente bisogno a livello fondamentale è la nostra sicurezza fisica.

    La sicurezza, sia fisica che sociale, è il requisito minimo per poter partire alla ricerca di una piena realizzazione interiore. Paradossalmente, anche persone che si dicono appagate di ciò che hanno nel mondo, che hanno raggiunto la stabilità fisica ed economica, spesso sentono che ‘qualcosa’ manca loro. Presto o tardi molti cominciano a chiedersi: Perché sto facendo tutto questo? C’è qualcosa che mi manca in questo mio correre freneticamente avanti e indietro tutto il giorno per superare gli esami, pagare le cambiali o stare al passo dei miei amici? Questi dubbi iniziano a dissolversi solo quando cominciamo ad avvicinarci al nostro centro spirituale.

    Quali sono le caratteristiche e i comportamenti di coloro che hanno trovato questo centro o che, almeno, si sono realmente messi alla sua ricerca?

    In linea di massima ritengo che si tratti di persone fisicamente sane e impegnate in qualche tipo di disciplina mentale come la meditazione. Questo le aiuta ad aprirsi un varco attraverso la confusione della vita di tutti i giorni. Se parliamo di studenti, probabilmente si tratta di giovani che cercano di apprendere qualcosa che consenta loro di aiutare il prossimo o il mondo in generale. Le persone inserite nel mondo del lavoro probabilmente lavoreranno in campi che permettono loro di perseguire lo stesso obiettivo. Sia i primi che le seconde dedicheranno una parte della giornata a qualche pratica spirituale come la meditazione e si prenderanno anche concretamente cura della propria salute fisica. La vita di tutti loro sta diventando più integrata. ‘Integrata’, in questo contesto, si riferisce allo sforzo di mantenere la salute fisica e mentale mentre si persegue attivamente la saggezza dello spirito.

    Integrità significa completezza. Una persona ‘integra’ è colei che si prende cura delle necessità di ogni parte di sé. Integrità significa anche che pensieri, parole e azioni sono in sintonia fra loro. Quando queste persone assumono un impegno, fanno del loro meglio per mantenerlo e, se non ci riescono, non cercano di trovare scuse. Se si rendono conto che qualcuno non riesce a mantenere l’impegno preso, hanno la forza di carattere per aiutarlo a correggersi e migliorarsi.

    L’integrità implica che si lavori su tutti e tre gli aspetti della vita in modo che il corpo, la mente e lo spirito possano operare insieme. Pratiche come gli esercizi di yoga, una dieta sana e l’igiene aiutano a ridurre la difficoltà a concentrarsi e le malattie che affliggono così tanti di noi. Dobbiamo imparare ad avere il controllo sui nostri sensi piuttosto che essere controllati da essi. Queste pratiche ci aiutano a mantenere la salute fisica e l’equilibrio mentale.

    La meditazione gioca una parte importante nella vita di persone del genere. Attraverso di essa si comprende che vivere non significa semplicemente ‘tirare a campare’. Swami Vishnudevananda ha scritto: L’obiettivo della vita è raggiungere, mentre si è pienamente vivi, una condizione libera da morte, dolore, tristezza, vecchiaia, malattia e rinascita… Tutti hanno bisogno di sentire la verità dall’interno; solo allora ogni dubbio svanisce e qualsiasi infelicità scompare… lo yoga… rivela che questa verità può essere trovata.

    La nostra persona ideale potrebbe non avere ancora trovato la verità assoluta della vita, ma ne avrà avuto un assaggio. Questa persona sa che la verità è li per essere trovata purché si abbia la pazienza e la perseveranza di proseguire nel viaggio.

    Ma questa persona è soltanto un concetto, un modello, un ideale costruito nella mia mente? No, forse anche voi potete essere persone così. Magari dovete solo fare qualche altro passo sul sentiero per diventare proprio come lei. Possiamo meglio capire la sua grande fortuna dando un’occhiata al genere di persona diametralmente opposto.

    Il Dott. Andrew Weil racconta la storia del Signor Shinichiro Terayama, già fisico e consulente aziendale nella sua terra d’origine, il Giappone. Per molti anni il suo lavoro lo costrinse ad essere reperibile ventiquattro ore su ventiquattro. Dormiva poco, beveva dalle dieci alle venti tazze di caffè al giorno e mangiava male. Dopo avere vissuto in questo modo per alcuni anni, contrasse un cancro ad un rene. Passò attraverso i normali protocolli sanitari e, sebbene il tumore fosse stato fermato, la qualità della sua vita continuò a peggiorare. In un’occasione sognò anche di partecipare al suo funerale. Tutto ciò gli fece comprendere che doveva operare qualche drastico cambiamento nel suo stile di vita. Lasciò l’ospedale e decise di cercare terapie alternative in modo da prendere il processo di guarigione nelle proprie mani. Il giorno successivo Shin svegliandosi, grazie a questo suo nuovo atteggiamento, vide per la prima volta la vita come ‘insostenibilmente meravigliosa’. Dio sembrava essere ovunque. Successivamente capì che aveva egli stesso generato il suo cancro. Ora Shin gode di un’ottima salute ed è un abile violoncellista e consulente per pazienti oncologici. Weil sottolinea che la qualità della vita di Shin non è migliorata così tanto per il fatto che è riuscito a battere il cancro, quanto perché ha subìto una ‘trasformazione psico-spirituale’.

    Non sempre la via più facile è la migliore

    Oltre alla disciplina, sono necessarie anche determinazione e pazienza. In effetti i due ingredienti principali della disciplina possono essere davvero questi. Anche se è necessario essere un po’ aiutati e guidati in questo viaggio spirituale, esattamente come in qualsiasi viaggio nella vita, alla fine, la nostra strada dobbiamo trovarla da soli.

    La storia che segue mostra come passare attraverso le difficoltà e le battaglie personali rappresenti, sostanzialmente, un’esperienza trasformativa.

    Un uomo trovò il bozzolo di una falena e lo portò a casa, in modo da potere guardare l’insetto venirne fuori.

    Il

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