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Hay: Edizione italiana
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E-book113 pagine1 ora

Hay: Edizione italiana

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Info su questo ebook

Quando il giornalista sportivo Hayworth Buchanan ottiene l’intervista dei suoi sogni, ha la possibilità di incontrare il famoso allenatore della NFL, Christian Lasley, nel suo ranch nel Wyoming. Nonostante il freddo dell’inverno, le cose si fanno molto bollenti in casa. Ma Hay sa per esperienza che gli incontri bollenti per lui non finiscono mai bene. Ogni volta che ha provato interesse per qualcuno, è stato lasciato per il loro primo amore.
Così, quando il primo amore di Christian, con cui si è preso e lasciato per anni, si presenta al ranch sperando di riconciliarsi, Hayworth sa di dover prendere una decisione. Consegnerà la palla e se la svignerà dal campo, oppure si farà avanti e proverà a fare il lancio che potrebbe portarlo alla vittoria?
LinguaItaliano
Data di uscita12 ott 2023
ISBN9791220706827
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    Anteprima del libro

    Hay - Lucy Lennox

    1

    HAYWORTH

    Ricordo la prima volta che vidi Christian Lasley di persona. La squadra di football del mio liceo aveva organizzato una raccolta fondi in cui uno dei premi in palio era un paio di biglietti per una partita degli Atlanta Falcons. Mio padre aveva fatto un’offerta folle per vincerli, così che noi due potessimo andare a vedere i Falcons battere i Broncos.

    Ma non accadde.

    Invece, grazie anche all’incredibile talento del nuovo wild receiver, Christian Lasley, Denver aveva stracciato i Falcons in un modo che mio padre, in seguito, aveva definito Falcons Roadkill Day, il giorno del massacro. Ma io l’avevo chiamato il giorno in cui non potei più negare di essere gay.

    Perché, quando quel wide receiver era uscito dal campo, accompagnato da un trionfale tripudio di gloria, si era tolto il casco rivelando il più bel viso cesellato che avessi mai visto, sotto una testa piena di capelli biondi ondulati. Sembrava una delle bambole Ken di mia sorella Bailey in carne e ossa. L’uniforme faceva l’amore con il suo corpo perfetto, e il sudore gli luccicava sulla pelle dorata. Ricordo di aver sbuffato e di essermi chiesto se quel tizio fosse vero.

    Sì. Sì, era vero. Ed era dannatamente fantastico.

    Ero tornato a Charleston e avevo subito cercato il mio scopamico Beau Talmadge, l’avevo sbattuto sulla superficie più vicina, che in quel caso era il pianale del mio pick-up, e gli avevo succhiato il cazzo come se fosse la prima volta che bevevo il tè dolce.

    Purtroppo, la gioia di essere attratto dal mio stesso sesso non era durata. Quella domenica mi era stato ricordato dal pulpito che i bravi ragazzi non facevano scelte di vita sbagliate. Mi ci vollero altri dieci anni e un sacco di dolore prima di abbandonare definitivamente le stronzate del pulpito.

    E ora stavo per incontrare Christian Lasley per un’intervista.

    Dopo cinque anni in cui mi ero fatto il mazzo per far crescere il mio blog sport-comedy e renderlo molto popolare, avevo finalmente trovato la mia vocazione quando l’avevo trasformato in un podcast. In ogni puntata raccontavo le storie più interessanti e le azioni più divertenti delle partite della settimana. Molti degli episodi erano diventati virali nell’ultimo anno e il numero degli iscritti era salito alle stelle. A quanto pareva, avevo dei fan che non conoscevo nemmeno, tra cui Christian Lasley, ex vincitore del trofeo Heisman, del Super Bowl e attuale allenatore dei Jackson Jackals. E l’uomo che di recente aveva scioccato il mondo dello sport dichiarando di essere gay.

    Cercare di guidare un gigantesco SUV a noleggio lungo la strada ghiaiosa e innevata nelle campagne del Wyoming mi ricordava che venivo dalla Carolina del Sud. Non sapevo nulla di come si guidasse un veicolo sulla neve. Potevo solo sperare che la lentezza con cui procedevo fosse la scelta giusta e non un errore. A ogni sferragliante passaggio sopra le traversine metalliche fissate nella strada rurale, sbattevo i denti e maledicevo la mia ignoranza riguardo a tutto ciò che era… ranch.

    Ero più un ragazzo da country club che un cowboy. Il momento in cui mi ero avvicinato di più al mondo delle fattorie era stato quando su un piatto di crudités c’erano carote insipide che dovevano essere intinte in qualcosa. Forse una volta avevo cavalcato un cavallo in un videogioco, ma anche quello era un ricordo confuso.

    Passai davanti a un pascolo recintato e vidi in lontananza diversi cavalli che correvano sulla neve. Era uno spettacolo bellissimo, come se fosse uscito da un film. La strada curvò e iniziai a vedere diversi edifici. In un fienile rosso scuro, con le grandi porte spalancate, alcuni uomini in costume da cowboy stavano caricando degli oggetti sul pianale di un pick-up malridotto. Beh, immagino che non fossero proprio costumi quanto… qualsiasi cosa indossassero i cowboy che lavoravano nei ranch.

    Basti dire che i jeans stretti e gli stivali consumati avevano un aspetto delizioso da dove li osservavo, e quando vidi due degli uomini con i copri-pantaloni di pelle sopra i jeans, quasi trasalii.

    Avevo un feticismo per i cowboy. Chi l’avrebbe mai detto?

    Ma, d’altra parte, avevo un feticismo per gli uomini, chiaro e semplice. Una volta affrontata di petto la mia sessualità alla fine dei vent’anni… beh, diciamo che mi ero trasferito a San Francisco per recuperare il tempo perduto.

    E ci ero riuscito. Avevo passato la mia buona dose di serate in discoteca e sfruttato Grindr, ma ultimamente mi sembrava di sentire di più la mia età. Gli incontri occasionali non erano più sufficienti, ma se c’era una cosa che avevo imparato dagli uomini con cui ero uscito in passato, era che non ero persona da relazioni a lungo termine. Ero più il tipo da cercare divertimento immediato. Ma stava diventando noioso.

    Ad ogni modo, se uno di quei cowboy avesse voluto farmi fare una cavalcata mentre ero in città… beh, non avrei detto di no.

    Uno degli uomini mi fece cenno con la mano di parcheggiare sul lato opposto del fienile, lontano dalla zona di carico. Quando scesi dal SUV, un anziano con il viso segnato dalla vita all’aperto si avvicinò sfilandosi un guanto di pelle.

    «Perry Jones, caposquadra del ranch. Lei deve essere qui per il Coach.»

    Annuii. «Piacere, Hayworth Buchanan. È qui in giro?»

    L’uomo indicò quella che sembrava essere la residenza principale della proprietà, lungo un sentiero spalato nella neve. La grande casa colonica a un piano e mezzo era ampia e solida, con spaziosi portici coperti per tutta la larghezza della facciata e una fila di abbaini lungo la linea del tetto. Mi chiesi se lo spesso strato di neve ai lati della casa coprisse gli arbusti che normalmente crescevano in estate.

    «Grazie,» dissi prima di voltarmi.

    «Ci vada piano,» mormorò il caposquadra. Non sapevo bene cosa intendesse, ma se si riferiva all’intervista, non c’era alcuna possibilità che ci andassi piano con Christian Lasley. Per qualche motivo, ero stato abbastanza fortunato da ottenere l’unico colloquio con lui concesso dalla Lega, e non avevo intenzione di rovinare tutto facendo lo zerbino. Era un’occasione unica nella vita per uno come me.

    Prima che potessi bussare, la porta d’ingresso si aprì.

    E tutti i pensieri sugli altri cowboy scomparvero in una nuvola di fumo.

    L’allenatore Lasley era, ovviamente, ancora più sexy di persona di quanto non apparisse in televisione o nei miei ricordi. Quell’uomo era un sogno erotico ambulante e, se fossi stato un ragazzino, avrei potuto persino avere il suo dannato poster sulla parete della camera da letto. Era davvero sexy. E incredibilmente alto. Doveva essere almeno un metro e novanta. Era vicino ai quarant’anni, ma i suoi capelli erano ancora folti e dorati, e sul mento aveva persino una fossetta da star del cinema. Mi chiesi se i suoi denti brillassero quando sorrideva.

    Emisi un mezzo grugnito.

    Lui inclinò la testa e aggrottò la fronte. Naturalmente, il gesto non fece altro che renderlo ancora più affascinante. «Lei è il signor Buchanan?»

    «Ngh.»

    No, non avrei permesso succedesse. Non avrei mai perso la calma di fronte a quella leggenda. Tossii e feci una gran scena per far sembrare che avessi qualcosa in gola prima di allungare la mano per stringere la sua.

    «Scusi, credo che mi si sia congelata la saliva.»

    Bravo, Hay.

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