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L uomo proibito: Harmony Destiny
L uomo proibito: Harmony Destiny
L uomo proibito: Harmony Destiny
E-book153 pagine3 ore

L uomo proibito: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

La tenuta delle passioni 2/3
Oltrepassate i cancelli della tenuta di Sant'Antonio, Texas, e scoprite gli amori osteggiati, le passioni estreme e le ambizioni sfrenate dei fratelli Calloway.

Stare lontana da Austin Calloway. Come se rispettare quella semplice regola fosse possibile per Georgie Romero...
Quando sei anni prima era andata via da Sant'Antonio, la sua relazione clandestina con Austin non era l'unico segreto che la donna si lasciava alle spalle. Ora Georgie è tornata nella tenuta dei Calloway come veterinaria, e scoprire che l'attrazione tra loro non si è mai spenta non è affatto una sorpresa. Il problema, semmai, è come affrontare segreti e ruggini senza spegnere quella impareggiabile passione.
LinguaItaliano
Data di uscita20 dic 2018
ISBN9788858991978
L uomo proibito: Harmony Destiny
Autore

Kristi Gold

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    L uomo proibito - Kristi Gold

    successivo.

    1

    Se gli avessero dato da appendere ancora un'altra lucina natalizia, Austin Calloway sarebbe fuggito alle Bahamas con il primo volo e ci sarebbe rimasto fino all'arrivo del nuovo anno.

    Dal sei dicembre, il D Bar C, il ranch dove era nato e cresciuto, si era trasformato in una sorta di fiabesco giardino d'inverno, e tutto in nome della solidarietà e dell'accoglienza. A partire dalla settimana successiva, sarebbe esploso letteralmente il caos con l'arrivo di frotte di gente facoltosa felice di godersi l'atmosfera natalizia e consegnare generosi doni ai bambini meno fortunati della comunità locale. Per quanto apprezzasse l'iniziativa in sé, non poteva altresì dire di gradire il trambusto dei preparativi, soprattutto quando a supervisionare gli allestimenti erano due donne della famiglia notoriamente pignole e rompiscatole.

    Dopo aver avvolto l'ultimo filo di luci attorno al reticolo di ferro che fungeva da recinzione, Austin saltò giù dalla staccionata che fiancheggiava l'ingresso principale e montò sul suo quad, dirigendosi spedito oltre il cancello, verso un'agognata, se pur temporanea libertà.

    Passando davanti al caseggiato principale, vide sua cognata Paris seduta sotto il portico, i palmi poggiati sul rotondo pancione. La salutò con un cenno della mano e sorrise quando vide suo fratello Dallas che sistemava un Babbo Natale gonfiabile sotto l'enorme quercia, tra le amorevoli grida di incitamento della bionda mogliettina.

    Di fronte a quell'immagine di felicità coniugale, il sorriso però si spense pensando al fallimento del proprio matrimonio e al senso di solitudine che lo assaliva durante le feste.

    Scrollandosi di dosso quello sgradito senso di autocommiserazione, Austin accelerò prima che venisse bloccato da una delle sue due matrigne – le artefici di quel putiferio – intenta ad appendere degli angioletti alla siepe. Per quanto volesse bene a Maria, la bambinaia poi diventata la sua seconda mamma alla morte prematura della madre biologica, e anche a Jenny, l'altra donna di suo padre di cui aveva scoperto l'esistenza solo sei anni prima, alla lettura del testamento del genitore, non ne poteva più di assecondare le loro pressanti richieste.

    Svoltato l'angolo e raggiunta casa sua, fermò il quadriciclo fuoristrada lungo il vialetto, si trasferì a bordo della jeep e percorse il tragitto a ritroso, incurante delle occhiatacce che gli lanciavano i membri della sua famiglia dal prato circostante. Guidò fino alla superstrada, diretto verso un luogo e un'atmosfera decisamente meno smielati e posticci.

    Dopo qualche chilometro, si fermò nello spiazzo antistante l'arena dei rodei e si incuneò tra i rimorchi per cavalli, immalinconito dai ricordi della vita che si era lasciato alle spalle. Aveva detto addio alle gare da diversi anni, ormai, per tuffarsi nell'agguerrito mondo della compravendita di automobili. Attualmente, possedeva svariate concessionarie sparse in tre stati diversi, e tutto questo era stato possibile proprio grazie al denaro vinto ai rodei oltre che all'eredità paterna.

    Quantomeno aveva avuto successo negli affari, si consolò, là dove aveva invece fallito nella vita privata.

    Scrollandosi di dosso rimpianti e malumori, oltrepassò il cancello d'ingresso, rivolgendo un cenno di saluto a vari cowboy, alcuni dei quali un tempo suoi avversari. Notò subito gli sguardi ammirati dei tanti ragazzini assiepati attorno ai recinti, che lo fissavano come fosse una sorta di divinità dei rodei. Di quei giorni di gloria gli rimanevano solo i ricordi; tuttavia lo inorgogliva sapere di aver tramandato qualcosa di buono alle nuove generazioni, dal momento che probabilmente non avrebbe avuto dei figli propri a cui trasmettere i suoi insegnamenti.

    Salì lungo le gradinate e si sedette su un sedile di legno... come spettatore, ormai, non più come concorrente. Fu allora che la vide mentre eseguiva un giro attorno all'arena... la splendida puledra che conosceva da tempo immemorabile.

    Che tuffo nel passato! La ricordava benissimo, agile come una libellula e testarda come un mulo, capace di atterrarti con un semplice colpo di coda. Lo sapeva fin troppo bene. Era stato messo in ginocchio in più di un'occasione da lei. E sebbene fossero trascorsi parecchi anni dall'ultima volta che l'aveva vista, ricordava ancora con affetto le loro cavalcate...

    Si emozionò osservando la chioma nera che svolazzava al vento mentre galoppava attorno al recinto. Non aveva perso la grinta, la classe, né l'abilità che aveva sempre avuto di ammaliarlo.

    Austin si irrigidì quando vide un castrone scalpitante che avanzava nella direzione della cavalla, facendo del suo meglio per disarcionare il proprio cavaliere. Se la puledra non avesse rallentato, lo scontro sarebbe stato inevitabile.

    Non fece in tempo a pensarlo, che accadde. La cavalla si impennò e Georgie Romero, la bella mora dal temperamento vivace e capriccioso che era stata la sua prima fiamma, ruzzolò per terra.

    Un ricordo lontano dell'infanzia gli balenò alla mente... sua madre che cadeva da cavallo quando lui era troppo piccolo per comprendere a fondo la gravità dell'incidente e le sue tragiche conseguenze.

    Ciò bastò a proiettarlo verso l'arena per soccorrere la giovane donna distesa per terra. Non voleva nella maniera più assoluta rivivere la stessa disgrazia di quando era bambino.

    Si augurava solo di non essere arrivato troppo tardi.

    Quando Georgia May Romero aprì gli occhi, avvertì la presenza di diverse persone attorno a sé, ma un paio di stivali marroni catturarono immediatamente la sua attenzione. Notò due gambe avvolte in jeans affusolati e delle mani robuste posate sulle sue ginocchia. Poi un cinturone con una grossa fibbia metallica e subito sotto di essa un rigonfiamento di tutto rispetto...

    Era sicuramente morta ed era finita nel paradiso dei cowboy.

    Sollevò lo sguardo e vide una camicia a scacchi con le maniche rivoltate che lasciavano scoperte delle braccia nerborute e, più su, un colletto sbottonato che mostrava una porzione di petto villoso.

    Inquadrò successivamente una mascella decisa, e un'ombra di barba attorno a una bocca perfettamente disegnata. Ma ciò che la colpì più di tutto furono gli occhi, due fari blu che avevano un che di familiare. Sicuramente si sbagliava...

    «Stai bene, Georgie?»

    Confusa, si sollevò con la schiena e si alzò in piedi, barcollante, imprecando fra sé contro la malasorte e l'uomo che le stava davanti. L'unico in grado di farla fremere con un solo sorriso, quello che le aveva cambiato la vita sei anni prima. E lui neppure lo sapeva. «Dov'è la mia cavalla?»

    Austin puntò il dito verso il recinto. «È laggiù. Legata alla staccionata. Non ti preoccupare, è un po' spaventata, ma sta bene.»

    Solo allora, lei azzardò un altro sguardo al suo soccorritore. «Ha solo due anni, è un po' bizzosa. L'ho portata qui perché si abituasse alla gente, ma non è ancora pronta per gareggiare.»

    Austin Calloway ebbe la sfacciataggine di ridere. «Me n'ero accorto. Non per nulla ti ha disarcionata. Che capitombolo che hai fatto.»

    Oh, sì... per lui. Ma quella era una storia vecchia, che non aveva voglia di rivangare. Una storia, però, che malgrado le sofferenze, le aveva lasciato un dono speciale. Chance.

    Si guardò intorno alla ricerca del moretto dagli occhi nocciola che da cinque anni era l'amore della sua vita, e tirò un sospiro di sollievo quando lo vide seduto sugli spalti, che teneva banco come al solito, con un manipolo di cowboy tutt'intorno.

    Andy Acosta, padre di mezza età di cinque figli, oltre che straordinario addestratore di cavalli, era per fortuna seduto al suo fianco. Non solo l'uomo dava una mano da anni al ranch di famiglia, ma era anche una delle poche persone a cui affidava con animo sereno suo figlio.

    «Sei sicura di stare bene, Georgie? Niente mal di testa? Capogiri? Ossa ammaccate?»

    Aveva solo un gran dolore al fondoschiena. «È tutto a posto» rispose, spostando lo sguardo da Chance a Austin e sforzandosi di mostrarsi calma. Annunciargli che aveva un figlio, con il rischio di tutte le domande che avrebbe scatenato la notizia, era l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento.

    Era consapevole, nel momento in cui aveva deciso di trasferirsi in città per avviare la sua attività di medico veterinario, che prima o poi avrebbe dovuto dirglielo, ma preferiva rimandare la rivelazione a un altro momento, quando si sarebbe sentita un po' più pronta. Voleva prima cercare di intuire come avrebbe reagito. E poi, un'arena gremita di gente non le sembrava il luogo giusto per sganciare la bomba.

    «Sei sicura di stare bene?» insistette lui. «Mi sembri stranita.»

    Georgie si scrollò la terra di dosso e corrugò la fronte.

    «Ti ho detto che è tutto a posto. Non è certo la prima volta che cado da cavallo.»

    Lui si tolse il cappello di feltro marrone, si passò una mano fra i capelli, poi riposizionò il copricapo. «È vero. Ricordo l'estate in cui ti sei rotta il braccio quando hai provato a cavalcare lo stallone di tuo padre.»

    «E io ricordo quella volta che ti sei rotto il naso quando hai fatto a botte con Ralphie Jones per Hannah Alvarez.»

    Austin la fece fremere con un altro dei suoi sorrisi. «Oh, fu lui a cominciare. E poi non è vero che quella mi piacesse tanto. All'epoca ero giovane e piuttosto stupido.»

    Lo stesso poteva dire di se stessa, e il prezzo che aveva pagato per la propria ingenuità era stato alto.

    Era proprio con Austin Calloway che aveva perso la verginità.

    Lui piegò la testa da un lato e increspò la fronte. «Quanto pensi di trattenerti da queste parti?»

    Per un attimo Georgie pensò di mentire, poi si rese conto che prima o poi la verità sarebbe saltata fuori. Almeno una parte. «Per sempre.»

    Austin parve sorpreso. «Davvero?»

    «Sì.»

    «Quando sei tornata?»

    Non era in vena di subire quel terzo grado, ma aveva anche lei una domanda da rivolgergli. «Un paio di settimane fa. Dallas non te l'ha detto?»

    Un'ombra calò sul suo viso. «No. Mio fratello non mi ha detto un bel niente. Quando vi siete visti?»

    «In realtà, mi ha telefonato lui dopo aver saputo che sarei subentrata al dottor Gordon allo studio veterinario in città. Mi ha chiesto se mi sarei occupata anch'io, come lui, degli animali del D Bar C e mi ha accennato a questo nuovo progetto a cui state lavorando, anche se non ho capito esattamente di cosa si tratti.»

    «Lo abbiamo chiamato Texas Extreme» rispose lui. «Si tratta di un tipo di vacanza esperienziale che si rivolge alle persone che vogliono calarsi nei panni di un vero cowboy e vivere la vita in un ranch a tutto tondo, imparando come prendere un animale al lazo, come montare un toro o governare una mandria e tutto ciò che ha a che fare con i rodei.»

    «E dove accoglierete i vostri ospiti che, immagino, giungeranno numerosi? Non credo ci sia abbastanza posto alla casa di famiglia.»

    «Infatti. Intendiamo costruire un alloggio appositamente per loro. In ogni caso,

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