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Lena Graf
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E-book183 pagine2 ore

Lena Graf

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Info su questo ebook

Greta è una giovane ragazza che vive in un paesino del Sud Italia. La sua vita è divisa tra la scrittura della sua tesi di laurea, il lavoro presso le strutture alberghiere del padre e il fidanzato Gianmarco. Greta non è felice. Vorrebbe vivere una vita diversa, lontana dai suoi genitori poco comprensivi e dal fidanzato, che considera noioso e che vorrebbe lasciare. Il problema è che il momento per cambiare le carte in tavola per Greta sembra non arrivare mai e lei sembra vivere una costante attesa.

A cambiare radicalmente, almeno in apparenza, la sua vita sarà l'incontro con Lena Graf. Lena è un'esuberante ragazza svedese che ha deciso di passare il suo anno sabatico in giro per l'Europa. Diventeranno amiche e insieme vivranno avventure surreali. Attraverso Lena, Greta avrà finalmente la sensazione di vivere la vita che ha sempre voluto, lontana dalla mediocrità del suo fidanzato e dei suoi amici.

Eppure, non tutto è oro ciò che luccica…

LinguaItaliano
Data di uscita7 nov 2023
ISBN9798223538783
Lena Graf

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    Anteprima del libro

    Lena Graf - Marzia Stella

    Marzia Stella

    LENA GRAF

    © 2023 Seagull Editions s.r.l.

    www.seagulleditions.com

    CAPITOLO UNO

    Non sono manco le otto del mattino.

    Il sole è sorto già da un po’ e la sua luce penetra decisa dalle piccole fessure delle persiane lasciate solo accostate la sera prima. Greta non le chiude mai completamente, a suo dire non riesce a dormire se non vede entrare dalla finestra almeno uno spiraglio di luce. Per dirla tutta, le basta anche solo quella proveniente dai lampioni in strada. Certo, è poca cosa rispetto i caldi raggi del sole, appena sufficiente per distinguere i contorni degli oggetti della sua stanza, ma tanto le basta per assicurarsi che non ci sia alcun mostro, o fantasma.

    Ebbene sì, nonostante i suoi ventisei anni suonati, ne ha ancora paura.

    Prova a chiudere gli occhi, vorrebbe dormire un altro po’ prima che la sveglia del telefonino cominci imperterrita a suonare, e invece... invece niente!

    Come ogni altra mattina, decide di alzarsi e disattivarla manualmente. Lo schermo del suo Android s’illumina appena tocca il pulsante laterale di accensione, ed ecco visualizzarsi l’ora: sono le sette e cinquanta. È inutile, è tutto inutile, tutti i giorni apre gli occhi sempre qualche minuto prima che suoni, e mai una volta la soddisfazione di svegliarsi fresca e riposata.

    Si stiracchia svogliatamente, poi salta giù dal letto. Come spalanca le persiane, la luce invade completamente tutta la stanza. I vestiti del giorno prima sono ammucchiati sulla scrivania e sembrano osservarla come contrariati; lei li ricambia alzando un sopracciglio, poi sbuffa e sposta lo sguardo verso una grande lavagna sistemata in un angolo, segnata da gessetti colorati a rammentarle tutti gli impegni del giorno.

    Passare in via Sarno, finire il secondo capitolo della tesi, chiamare Gianmarco. Greta è una grande procrastinatrice, ma scrivere i suoi impegni è un modo per farla sentire più in ordine con sé stessa. Il problema, piuttosto, è che non riesce a rispettare quasi mai tutti gli impegni che si segna, e questo non fa che accrescere il suo grande senso di frustrazione.

    «Non pensarci, dai, ancora non pensarci. Aspetta prima di aver fatto almeno colazione... Ci penserai dopo», ripete parlando a sé stessa subito dopo.

    Torna ancora a voltarsi verso la finestra.

    Almeno dalla sua stanza, in lontananza, riesce a scorgere il mare, che poi è una consolazione mica da poco, specie quando si vive in un paese popolato scarso da una decina di migliaia di anime.

    Un piccolo baluginio si riflette in un angolo del vetro della finestra e istintivamente si gira, ed ecco là, al centro del comodino, il piccolo carillon che Gianmarco le ha portato tempo fa da un viaggio a Vienna sul quale si rifrangono i raggi del sole.

    Stringe le labbra nel ricordare perfettamente l’espressione di lui il giorno in cui era rientrato con quel piccolo pacco in mano, e immediatamente pensa:

    Mi domando cosa ci metterò dopo... se lo toglierò da lì. Se solo mi decidessi a lasciarlo...

    «Boff...», sbuffa, quindi afferra un paio di jeans dalla scrivania, li rivolta per vedere se sono sporchi e li indossa; pesca una maglia a caso dall’armadio lasciato aperto, se la guarda velocemente e la rimette a posto. Oggi non ha proprio voglia di vestirsi di blu. Si osserva allo specchio, alza le spalle, torna a girarsi e riprende la medesima maglia indossata ieri: è di un viola intenso. Se la mette e si riguarda allo specchio. Non ha molta voglia di essere appariscente, casomai il contrario; se davvero potesse, le piacerebbe diventare invisibile. Alla fine si ravviva un po’ i capelli con le mani, si assicura che non ci siano nodi, in ultimo, incrociando il suo sguardo riflesso nello specchio aggrotta le sopracciglia.

    «Anche oggi sono abbastanza accettabile».

    Sistemato sulle spalle uno zaino già pronto, pieno di libri e scartoffie varie, si avvia. Oggi le toccherà lavorare duro se vuole ancora star dietro al suo programma settimanale, e prima ancora se davvero ha intenzione di laurearsi a fine mese, anche se ogni giorno che passa si sente a un passo dal perdere tutte le speranze.

    «Boff...», l’ennesima sbuffata, apre la porta della camera e dirige verso la cucina.

    Percorre il corridoio senza fretta, scivolando distrattamente con gli occhi lungo le fotografie che sua madre tiene appese da anni alle anonime pareti di casa. Si domanda cosa ci sia dietro le cornici. Riflette che in tutti quegli anni non le ha mai sollevate per vedere cosa ci fosse.

    Magari il muro è rimasto di un colore diverso rispetto a quello spento assunto con gli anni, o forse ci sono delle macchie. Massì dai, forse la mamma le ha appese proprio per coprire delle macchie; alla fine decide di mantenere intatto il mistero anche per oggi.

    Una voce alta e forte arriva proprio dalla cucina, accompagnata dall’aroma del caffè, ed eccolo, puntuale come tutte le mattine, arrivarle all’orecchio il borbottio della caffettiera.

    «Greta, vieni tesoro mio. Sto preparando il caffè».

    Sua madre è una donna buona, forse un poco rozza nei modi, ma pur sempre una madre amabile. Eppure, non le riesce proprio più di sopportarla ultimamente.

    «Grazie mamma», risponde svogliatamente.

    Si siede al tavolo e inizia ad addentare pane e marmellata che le ha già apparecchiato bell’e pronti.

    Un istante dopo, la donna le si avvicina, le scosta i capelli dalla fronte, come se fosse ancora una bambina e con voce calme le fa:

    «Tesoro mio, ti ricordi di andare in via Sarno?»

    «Ma certo mamma. Per questo mi sono svegliata così presto», le sorride.

    «E Gianmarco, viene a pranzo?»

    Dapprima manda giù velocemente un altro boccone di pane e marmellata.

    «No, mamma. Viene a cena, te l’ho già detto ieri».

    «Va bene, va bene.... E per pranzo cosa vuoi?»

    «Guarda che non ci sono neanch’io a casa».

    «Ah... E dove vai?»

    A quel punto, con modi spazientiti si alza dal tavolo senza rispondere, si pulisce i bordi della bocca col dorso della mano e senza un saluto esce dalla cucina; non ha nessuna voglia di attaccare conversazione con la madre, sicuramente non oggi.

    «Ma fa un po’ come ti pare...», le dice la poverina che lei prosegue a ignorare.

    Una volta che ha varcato l’ingresso, senza tanto curarsene, da pure una bella sbattuta al portone e punta dritta verso la sua vettura.

    In questo paese così piccolo, tutti si muovono comunque e sempre con i mezzi personali. Non c’è quasi nessuno che si muova a piedi, anche se poi, per assurdo, ci sono sempre più persone che vanno a fare jogging sul lungomare: solo che sul lungomare ci arrivano ovviamente in auto.

    Onestamente, negli ultimi tempi ha provato ad incamminarsi qualche volta da casa sua fino a Via Sarno, spinta dalla voglia di comportarsi in maniera più ecologica, ma la pigrizia è stata più forte di lei. Anche oggi dunque sale in macchina, mette in moto e scatta via decisa per le strade del paese, dirigendosi con piglio sicuro verso la sua destinazione di tutti i giorni.

    Non le occorre molto tempo, anzi, in poco più di cinque minuti è già arrivata. Come al solito, di fronte all’edificio ci sono posti per parcheggiare a volontà. Certo, anche i turisti arrivano in macchina per trascorrere le vacanze al mare, ma quasi mai se ne stanno a girare per il paese durante il giorno: per lo più sui lidi o a fare qualche scampagnata. E poi ormai siamo a fine stagione, gli appartamenti sono quasi tutti liberi e i forestieri sono praticamente andati via quasi tutti.

    Scende senza tergiversare oltre, una bella sbattuta senza tanti riguardi pure allo sportello dell’auto, si getta lo zaino in spalla e apre il portone del palazzo.

    Una volta dentro, come al solito, la freschezza dell’androne colorato la avvolge, le dà un senso di sollievo rispetto alla canicola della tarda estate che ancora picchia nelle strade. Si avvicina alla cassetta della posta e c’infila un dito dentro senza aprirla, anche oggi nessuna lettera, nessuna utenza da pagare.

    Gli appartamenti lì in via Sarno sono da qualche anno il suo lavoro principale. Il padre, infatti, ha ereditato anni addietro un paio di piccoli edifici dal nonno, decidendo di trasformarli in alloggi di ricezione turistica, e la gestione di questo era toccata a lei. Se non altro, badando alle scartoffie della struttura, si sente meno in colpa a chiedere soldi ai suoi per pagarsi le tasse universitarie da fuoricorso.

    L’edificio non è molto grande rispetto ai diversi altri della zona. Sono tutte costruzioni datate, risalenti anche a prima dell’ultima guerra.  Questa ha solo tre piani, per un totale complessivo di sei appartamenti. Normalmente, lì in paese ad affittare sono le famiglie che ci passano tutte le vacanze estive, perciò, in questo periodo non c’è molto lavoro di manutenzione. Eppure, quest’anno ha notato che ci sono stati molti più giovani ad affittare per sé stessi, per passare qualche giorno al mare con altri amici, e tornarsene poi a casa.

    Onestamente, la cosa non le è dispiaciuta, è bello così. Almeno, quando passeggi per le strade del centro, hai la sensazione di vivere in un paese abitato da giovani, anche se i giovani locali, quelli nati e cresciuti lì, ormai sono andati quasi tutti via: sono rimasti davvero in pochi a resistere.

    Sale con passo svelto le scale dell’edificio, deve arrivare a un appartamento del secondo piano, il numero quattro e come gli è dinanzi la trova socchiusa.

    Si avvicina, ma una voce proveniente dall’interno la blocca: c’è ancora qualcuno. Ma certo, ragiona, l’orario ultimo per il check out è alle dieci.

    Di solito gli ospiti più giovani se ne vanno sempre prima per non perdere la coincidenza con la corriera che porta nel capoluogo; si vede che stavolta non ha avuto fortuna e le tocca aspettare.

    Non senza uno dei suoi sbuffi, fa dietro front e se ne scende verso la hall dove si siede al grande tavolo sistemato giusto di fronte l’ingresso, ad attendere pazientemente che i ragazzi vadano via. Che poi questo è quello che le rimane da fare oggi lì a via Sarno: prendere le chiavi dai clienti e controllare che la ditta delle pulizie abbia fatto il suo lavoro. Solo che adesso, per una cosa così semplice, dovrà aspettare chissà quanto ancora.

    «Boff... quasi quasi era meglio se perdevo un altro po’ di tempo a chiacchierare con mia madre», mormora a voce bassa e non poco risentita.

    Poggia quindi lo zaino sul tavolo, tira fuori il suo portatile e lo accende. Pochi secondi ed eccola lì, l’icona della sua tesi è già sul desktop. Corruga lo sguardo mettersi dapprima le mani fra i capelli, poi apre il file e inizia a leggere le prime righe del documento, peraltro già lette e rilette un milione di altre volte.

    «Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, è stato uno dei pittori più conosciuti nel panorama italiano e internazionale. L’artista...»

    Una vibrazione nella tasca dei jeans la fa sobbalzare nel bel mezzo della lettura ad alta voce. Prontamente afferra il cellulare, e come vede sullo schermo illuminato la notifica push di WhatsApp, alza gli occhi al cielo: è Gianmarco!

    Buongiorno, amore mio e luce dei miei occhi!

    Solita frase melensa di routine contornata degli immancabili cuoricini e faccine amorose.

    Stringe le labbra. Non si fa capace di come sia possibile che dopo cinque anni di relazione, il suo ragazzo non sia mai in grado di accorgersi quando c’è qualcosa che non va. Proprio in questi ultimi giorni è stata fredda, distante, sempre più intenzionata a lasciarlo non appena si fosse presentata l’occasione. E lui per tutta risposta cos’è che fa? Fa finta di niente!

    È un atteggiamento che la esaspera, ogni dannata volta; sa che, finché non sarà lei a fare il primo passo, la situazione rimarrà immutata. Gianmarco non è solito prendere l’iniziativa, e a dirla tutta non è solito nemmeno pensare di fare qualcosa di diverso. Sembra che per lui vada sempre tutto bene. Greta ha ogni tanto la sensazione di poterlo trascinare dovunque voglia e che lui la possa seguire come un cagnolino. Ha pure provato a spiegargli qualche volta questo suo stato d’animo, ma puntualmente lui non ha mai capito fino in fondo cosa intendesse.

    Ma se sto con te e non dico niente vuol dire che sto bene, no?

    Ecco tutto quello che il suo ragazzo continua a ripeterle ogni volta che si tocca l’argomento. A niente sono valsi i

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