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Jackass Flats: Riding Cowboy Flats, #1
Jackass Flats: Riding Cowboy Flats, #1
Jackass Flats: Riding Cowboy Flats, #1
E-book139 pagine1 ora

Jackass Flats: Riding Cowboy Flats, #1

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Info su questo ebook

Riusciranno un militare girovago e un cowboy abitudinario a trovare il modo di far funzionare la loro storia?

Tate ha l'impressione che la parte migliore della sua vita gli sia sfilata davanti, ecco perché il cowboy passa tutte le sere nei bar. Quando conosce Dave, un giovane soldato di una vicina base dell'esercito, pensa però che le cose potrebbero migliorare. Il loro primo incontro è un po' rocambolesco, ma presto Tate scopre che lui e Dave hanno abbastanza in comune da rendere i loro appuntamenti interessanti.

Dave non condivide l'atteggiamento dell'esercito nei confronti degli omosessuali e non si preoccupa di nascondere agli amici la sua relazione con Tate. Quando si rende conto che avrebbe dovuto essere più cauto, potrebbe essere ormai troppo tardi. Ma Dave è disposto a combattere per Tate, anche se significa sfidare proprio l'esercito.

LinguaItaliano
Data di uscita17 lug 2021
ISBN9781951532871
Jackass Flats: Riding Cowboy Flats, #1

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    Anteprima del libro

    Jackass Flats - Julia Talbot

    Capitolo 1

    2008

    Organ, New Mexico


    Tate si schiaffò il cappello sulla testa e uscì barcollando dal Lulu’s, maledicendo il vento e la neve. Perché un idiota avesse costruito un bar a quasi duemilacinquecento metri di quota vicino a un valico posto a tremila metri andava oltre la sua comprensione. Perché qualcuno fosse disposto a farsi tutta quella strada in auto per arrivare fin lassù per bersi una birra era una domanda ancora più stupida.

    La cosa peggiore del Lulu’s era che il parcheggio stava dall’altra parte della strada che era l’unica via per attraversare il valico Organ Mountain tra Las Cruces e White Sands. In una tormenta come quella, si doveva attraversare quella dannata strada col rischio di essere investiti. O peggio. Diavolo, il vecchio Neelan era caduto in un arroyo due anni prima ed era morto congelato.

    Non si poteva morire così.

    Tate non doveva fare altro che arrivare alla sua vecchia Dodge e tornarsene alla sua casetta alla periferia di Jackass Flats. Oh, adesso la chiamavano Tortilla Flats, tutti quei tizi alla moda che stavano costruendo case, tutte con pavimenti in terracotta Saltillo e in cemento stampato, elettrodomestici in acciaio e tende con le balze.

    Non era proprio il suo genere. Tate non concepiva quello stile di vita, e molto probabilmente non lo avrebbe mai fatto. Forse era l’unico cowboy rimasto in quell’angolo di New Mexico meridionale.

    Attento, vecchio. Un paio di grosse mani gli si poggiarono sulle spalle, e un corpo forte e solido quasi lo mandò al tappeto quando si scontrò con il suo.

    Non sono vecchio, sbraitò Tate. La birra lo aveva disinibito abbastanza da fargli accettare di buon grado una rissa. Non così vecchio, comunque.

    Scusa, amico. Hai quell’aria da vecchio cowboy, tutto qua.

    Tate si tolse la neve dalle ciglia sbattendo le palpebre. E tu sei un militare. Fort Bliss o White Sands?

    Ehm? Oh. White Sands. Hai bisogno di una mano per trovare la macchina?

    L’unica cosa che riusciva a capire del ragazzo era che era grande e grosso dappertutto: il grande giubbotto lungo, le spalle grosse, gli occhi grandi che scintillavano di un qualche colore chiaro sotto la luce dell’unico lampione fuori del locale.

    Sono a posto, rispose Tate, indietreggiando, per poi inciampare subito su qualcosa. Accidenti.

    Sì, sì. Andiamo, amico. Sono bello massiccio e resisto meglio al vento. Tu sei piuttosto mingherlino, invece.

    Beh, nessuno mai gli aveva detto in un modo così carino che era pelle e ossa. Non mi dispiacerebbe una mano ad attraversare la strada. Diavolo, non si vergognava ad ammettere che il vento gli sembrava implacabile.

    Certo. Andiamo. Prendendolo per il braccio, il soldato lo trascinò oltre l’asfalto sferzato dal vento e dalla neve, permettendogli di affrontare la bufera molto meglio di quanto sarebbe riuscito a fare da solo. Evitarono il grosso SUV che sfrecciò loro accanto, alzando un’ondata di fanghiglia.

    Beh, siamo arrivati, disse indicando con un gesto il suo pick-up. Grazie, giovanotto.

    L’altro lo osservò, allungando il collo per dare un’occhiata sotto al suo cappello. Hai ragione, amico. Non sei così vecchio. Dimmi, te la senti di guidare fino a casa?

    La birra e il vento lo stavano rincretinendo. Quella era la sua unica scusa. Le vecchie dita scricchiolanti gli facevano male da morire mentre frugava alla ricerca delle chiavi e alla fine le lasciarono cadere, facendogli fare la figura dell’idiota.

    Merda. Non lo so, ragazzo. Forse dovrò smaltire la sbronza nel pick-up.

    Morirai assiderato. Riusciva quasi a vedere le rotelle che giravano nella testa del giovane prima che tirasse fuori un cellulare. Ehi, Ram. Puoi venirmi a prendere…? Dove abiti, amico?

    A Jackass Flats. Oltre l’ultima zona residenziale, proprio accanto alla sorgente.

    Merda, amico, è proprio in culo alla luna. No, Ram, non dicevo a te. Allora, conosci quella strada provinciale prima di andare verso Organ? Vieni a prendermi lì, okay? No, accompagno a casa una persona. Grazie.

    Non devi accompagnarmi a casa, protestò Tate, chiedendosi quando avesse perso il controllo della sua giornata. Probabilmente quando aveva deciso di andarsi a fare una birra.

    Mi sentirei più tranquillo.

    Erano arrivati a un punto morto, ognuno fermo nella sua convinzione, ma alla fine Tate gli cedette le chiavi, girando con fatica attorno all’auto fino al lato del passeggero. Salirono nell’abitacolo. Il silenzio era fastidioso. Strano.

    Ce l’hai un nome? chiese alla fine Tate, rompendolo.

    Dave. Allora giù dalla montagna, eh?

    Sì. E io mi chiamo Tate.

    Il grosso pick-up prese vita, muovendosi agilmente anche nella neve. Il ragazzo era tutto muscoli ma il veicolo aveva una delicatezza sorprendente nelle sue mani. O forse era il contrario. Le luci del cruscotto brillavano, creando delle ombre inquietanti sul volto del soldato, e Tate di colpo si chiese se non fosse stato appena rapito da un alieno. Con la sua macchina.

    Ridacchiò, il suono vecchio e arrugginito.

    Che c’è? chiese Dave, lanciandogli un’occhiata, il che accentuò l’impressione che non avesse il collo.

    Questa non è Roswell, sai. Anche se ci troviamo nel New Mexico.

    Già. So leggere una mappa. Diavolo, potrei leggere una topografia e dirti dove sei sbagliando al massimo di cinque centimetri. Capisco dove siamo.

    Su, su, non c’è bisogno di prendersela, giovanotto. Mi stavo solo chiedendo se eri un alieno.

    Si guadagnò una lunga occhiata, il pick-up che si spostava un po’ di lato. No, signore. Sono soltanto un soldato qualsiasi che ti riporta a casa. Bevi sempre così tanto, o solo quando ci sono le tormente?

    Meeerda. Il riscaldamento gli stava facendo venire sonno e lo rendeva persino più stupido, se era possibile. Voglio solo dimenticare i miei guai per un po’. Non è un crimine.

    No, ma se ti capita spesso, magari dovresti pensare a essere più gentile con i tizi che ti riportano a casa.

    Scendendo dalla montagna arrivarono al tornante che, nel prenderlo, ti apriva davanti tutta la Doña Ana Valley come un mare di luce, facendo sembrare Cruces molto più grande di quello che era. Il veicolo slittò un po’ e Tate si rizzò a sedere. Non ha i freni antibloccaggio, amico. Spingi un po’ il pedale e poi lascialo andare.

    Capito. Grazie. Il ragazzo aggiustò la traiettoria e continuò a guidare, tenendoli nella carreggiata con sorprendente abilità.

    Da dove vieni, visto che sai guidare così bene nella neve? chiese Tate, asciugandosi la bocca con il dorso della mano. Non gli piaceva farfugliare in quel modo, neanche un po’.

    Colorado. Non è molto lontano, no?

    Da che posto del Colorado? Tate era andato a pesca nella Grand Mesa e una volta era stato a Denver per un evento legato alla vendita del bestiame.

    Dalle parti di Greeley, in realtà.

    Davvero? Ho sentito dire che puzza un casino. Per i recinti di ingrasso del bestiame.

    Ci si abitua. È questa la strada?

    Accidenti, avevano fatto presto. Lui di solito tornava a casa dal Lulu’s lento come una lumaca, e gli sembrava che ci volessero ore, anche se in realtà era un tragitto breve.

    No, la prossima. Quella è un vicolo cieco.

    Ricevuto.

    Svoltarono senza nessun problema, il pick-up che slittava in modo quasi impercettibile. Aveva intenzione di sgridare quella vecchia stronza della sua macchina non appena si fosse ritrovato a quattr’occhi con lei. Non faceva mai quelle fusa dolci per lui.

    Quanto dovrò camminare per tornare indietro, amico?

    Oh, merda. Fermati! Possiamo aspettare qui il tuo amico. Riesco a guidare fino a casa. Sono l’unico che abita da queste parti, quindi se andrò a sbattere contro qualcosa, non sarà una persona. Ecco. Era proprio un gentiluomo, no?

    Okay. Immagino si possa fare. A quanto sembrava, non voleva farsi una passeggiata nella neve. Dave accostò un po’ oltre l’incrocio e mise in folle la Dodge. La luce interna dell’auto si accese inaspettatamente e Tate si lamentò, serrando gli occhi. Non riusciva a sopportare quella luminosità improvvisa.

    Gesù, ragazzo.

    No. Solo Dave. Guardami, Tate. Ti chiami Tate, giusto?

    Sì. Aprire gli occhi sembrò più difficile di quanto avrebbe dovuto essere, ma non a causa del sonno. Era perché girava tutto. Li aprì, però, e si ritrovò a fissare dei luminosi occhi verdi, il colore era proprio quello di un cazzo di pastello.

    Merda. Sei proprio andato. Beh, possiamo aspettare qui Ram, e lui mi seguirà a casa tua e mi riporterà al bar.

    Tate sbatté le palpebre. Il ringhio del ragazzo sembrava essere venuto fuori dal nulla, senza che lui l’avesse provocato in alcun modo. Oh, al diavolo! Aprì lo sportello del pick-up e scese, scivolando nella neve. Andrò a piedi. Lascia qui la mia ragazza, mi farò una passeggiata e verrò a prenderla domani mattina.

    Sei pazzo? Lo sportello del conducente si aprì di botto e Dave gli comparve davanti, la neve che gli ricopriva velocemente il giaccone, facendolo sembrare l’omino della Michelin. Senti, mi dispiace di aver sbraitato, okay? Su, vieni a sederti nel pick-up. Per come guida Ram, ci vorranno cinque minuti al massimo, poi mi toglierò dai piedi.

    Beh, faceva molto freddo, in effetti. Tate annuì, tornando a fatica verso il pick-up e montando dentro. Si sistemarono, il riscaldamento che li scaldava di nuovo, e Tate si voltò per dare un’altra occhiata al suo buon samaritano.

    Capelli di un castano indefinito con taglio militare. Quei begli occhi verdi. Mascella forte e spalle possenti. Non si vedeva molto collo sopra la giacca. Un bel corpo

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