Il pericolo viene dal mare: Harmony Destiny
Di Ann Major
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Ann Major
Nonostante sia un'autrice di successo, confessa che scrivere per lei non è affatto un'esperienza facile.
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Il pericolo viene dal mare - Ann Major
successivo.
Prologo
La notte era buia e tempestosa. Il vento aveva spazzato via dagli alberi del Texas tutti i fiori e le foglie.
Cutter Lord stava guidando troppo veloce. Era abituato a viaggiare su eleganti limousine, al lusso del suo aereo privato, a delegare agli altri i compiti più sgradevoli. Purtroppo, quella volta non c'era riuscito.
«Devi occuparti tu stesso della fidanzata di tuo fratello, o...» aveva tuonato Paul O'Connor, il suo vicepresidente, strofinandosi i polsi, dopo che Cutter l'aveva tirato fuori di prigione. Paul era piccolo e tosto, e difficilmente si spaventava.
«O cosa?»
«Io mi dimetto. La signorina Rose mi è arrivata alle spalle, mi ha colpito alla testa con un vaso e mi ha chiuso in un capanno in giardino. Ho rischiato di congelare prima che arrivassero i poliziotti.»
Ecco perché Cutter stava percorrendo quell'autostrada battuta dal vento sulla sua Lincoln nera, in balia della peggiore tempesta che si fosse abbattuta sul Texas negli ultimi dieci anni.
La radio diceva che nel Minnesota la temperatura era scesa a cinque gradi sotto lo zero e che duecento macchine erano bloccate sulle strade del Nebraska. Il tornado aveva scoperchiato decine di abitazioni nell'Arkansas e tre persone erano morte vicino a El Paso.
Il devastante ciclone aveva costretto le autorità a chiudere l'aeroporto di Dallas, obbligando l'aereo privato di Cutter a restare sulla pista.
E adesso lui, che era solito passare le sue notti in un caldo letto accanto a una bella donna, aveva le ossa rotte per avere guidato per tante miglia.
Una donna era la responsabile di tutto. Una donna l'aveva fatto infuriare talmente tanto da fargli perdere la ragione.
Con i capelli scuri, gli occhi neri e il viso dai lineamenti decisi, Cutter era stato baciato dalla sorte. Era alto, muscoloso e possente. Aveva cervello, grinta e forza di volontà. La sua dedizione all'azienda di famiglia era leggendaria. Gli amici attribuivano il suo incredibile successo alle eccezionali capacità e al grande dispendio di energie. I nemici lo accusavano di essere spietato. Il risultato era che guadagnava davvero molti soldi.
Di colpo si trovò davanti una barriera, nera come la pece. Le macchine davanti frenarono di colpo.
Diavolo! La marea stava salendo e si riversava sulla terraferma.
Invece di tornare indietro, Cutter proseguì. Doveva affrettarsi prima che le autorità chiudessero la strada rialzata, l'unica che portava alle isole.
Niente gli avrebbe impedito di raggiungere Cheyenne Rose.
Non riusciva a dimenticare la sua telefonata, e tutte le volte che gli tornava in mente, il sangue gli ribolliva nelle vene. Non le era piaciuto che lui l'avesse definita un'arrampicatrice in cerca di soldi.
La sua voce roca gli riecheggiava nelle orecchie come una nenia.
Combatta, combatta pure. Se io decido di sposare il suo fratellino, signor Lord, non riuscirà a fermarmi. Io sono un'arrampicatrice, ricorda?
Aveva riso di lui mentre aveva ripetuto in tono ironico le ultime parole.
«Sa qual è il suo problema, signor Lord? È viziato!»
Le mani di Cutter si erano strette intorno alla cornetta, le narici allargate per la collera.
Poi, prima di riagganciare, lei aveva cinguettato: «Oh, a proposito, signor Lord, ho fatto arrestare il suo Paul O'Connor per averlo scoperto mentre mi spiava dalla finestra del bagno. Adesso è in prigione a Dallas. Nel caso le interessasse saperlo. Inoltre ho lasciato la città, così posso decidere in pace, senza interferenze da parte di nessuno, se voglio sposare Martin e diventare sua cognata».
Mia cognata! Al diavolo!
Cutter aveva sbattuto giù il telefono e dopo avere verificato che la storia di Paul in manette fosse vera, aveva chiesto di sapere dove era andata.
Nel giro di un'ora l'avevano informato che Martin l'aveva accompagnata sull'isola di loro proprietà, al largo delle coste del Texas, e che aveva in programma di restare lì per una settimana.
Sola.
Perfetto.
O, almeno, lo sarebbe stato se non si fosse scatenato quel maledetto uragano.
Cutter non aveva paura di lei. E neppure di un uragano. E quella telefonata l'aveva reso ancora più determinato a fermarla.
Viziato?
Lui non era viziato!
Voleva solo vincere.
Le onde nel golfo avevano raggiunto proporzioni inimmaginabili.
«Capo, sarebbe meglio aspettare domattina» urlò Miguel per sovrastare il rumore del vento mentre Cutter mollava gli ormeggi. «Forse, neppure allora.»
«E io avrei guidato tutta la notte per aspettare in un motel che il tornado si decida a passare?»
L'imbarcazione, un veloce sloop che Martin aveva chiamato Jolly Girl, era l'unico mezzo per raggiungere l'isola.
Combatta, combatta pure...
Dannazione, l'avrebbe combattuta con tutte le sue forze. E subito, perché Cutter voleva far tacere al più presto quella voce cantilenante che aveva osato sfidarlo.
«Sei matto da legare!» gli gridò Miguel. «Pazzo! Non conosci il mare. Tuo fratello Martin...»
Cutter fulminò l'uomo con un'occhiata. In realtà sapeva di essere meno bravo di suo fratello come marinaio. Ma non l'avrebbe mai ammesso.
Saltò sulla barca in vetroresina e accese il motore. Solo dopo avere preso il largo, Cutter cominciò a dubitare di avere commesso un errore lasciando che la collera avesse il sopravvento sul buonsenso.
Ma era troppo tardi.
Quasi immediatamente, le luci della costa e le urla allarmate di Miguel si persero nel rumore del vento e della pioggia battente. Raffiche gelide spazzavano la coperta e Cutter cominciò a battere i denti mentre inseriva il pilota automatico.
Un'ora dopo il motore sbuffò ed esalò l'ultimo respiro. Cutter udì le onde che si frangevano contro la scogliera e capì di essere vicino alla costa. Senza motore e senza le luci dell'isola a guidarlo, non sarebbe mai riuscito a imboccare il canale del porto.
Doveva riaccendere il motore. Mentre si chinava a poppa, un'enorme ondata si abbatté sul Jolly Girl facendolo rollare violentemente. Cutter perse l'equilibrio e scivolò in mare. Le acque scure lo inghiottirono e dovette lottare per raggiungere la superficie.
Tornò a galla. Un'altra onda lo investì tirandolo sotto.
Mentre sprofondava sempre più giù, Cutter udì il suono della voce roca di Cheyenne Rose. Signor Lord, non riuscirà a fermarmi.
Un pallido sole si fece strada tra le nuvole plumbee tingendo d'argento la superficie del mare.
Freddo. Fame.
Come il battito di un tamburo, quelle parole fluttuarono nel cervello stanco dell'uomo disteso sulla spiaggia.
Cutter era appena cosciente. Le labbra erano viola, le scarpe e i vestiti strappati. La sabbia gli aveva invaso le narici e le orecchie. Tutte le volte che cercava di deglutire, la gola gli bruciava.
Aveva perso la sensibilità nelle gambe, nelle braccia, nelle mani e non sentiva più i piedi.
Dove diavolo era?
Era così stanco che voleva solo dormire.
Per sempre.
Poi udì un urlo e una voce roca che gli era familiare.
«Oh, mio Dio...» Era la voce terrorizzata di una donna.
Con enorme sforzo aprì gli occhi e vide lo scafo rovesciato del Jolly Girl.
Ma la sua attenzione era concentrata su una gonna bianca sollevata dal vento e su un paio di gambe ben fatte.
Una donna.
Cheyenne Rose.
La causa di tutti i suoi guai gli apparve avvolta nella nebbia, come se fosse il frutto della sua immaginazione.
Non era come se l'era aspettata.
Era sottile e delicata come la sua voce. Aveva un viso dolce e vulnerabile. Un'enorme gardenia faceva capolino tra i capelli.
Cutter rabbrividì. Non voleva che gli piacesse.
È una nemica.
Eppure, si sentì sommergere da un fiotto di calore.
Come una bambina che aveva trovato un tesoro, stringeva in mano un sacchetto di conchiglie mentre si allungava in punta di piedi per esaminare il relitto.
I lunghi capelli dai riflessi ramati le ricaddero sul viso e sul collo. Indossava un prendisole bianco. C'era qualcosa di fragile e di angelico in lei. Cutter notò che in lontananza le dune di sabbia erano fiorite di girasoli gialli come se fosse estate.
Quale donna si alzava all'alba dopo un violento tornado per andare in cerca di conchiglie?
Aveva lineamenti fini, con zigomi alti e gli occhi più verdi che avesse mai visto. I seni e i fianchi erano deliziosamente tondi; la vita sottile. La pelle era dorata e mentre lo fissava con un misto di stupore e paura, Cutter si rese conto che era sensuale e innocente insieme.
Urlò per un'improvvisa fitta di dolore al petto.
Colta di sorpresa dal suo grido, la donna fece un balzo indietro. Gli occhi verdi lo studiarono guardinghi. Poi un sorriso le illuminò il volto.
Cutter chiuse gli occhi.
Lei esitò un istante prima di avvicinarsi.
Conservando gli ultimi residui di forze, lui rimase immobile.
«Ciao. Andrà tutto bene.» La sua voce roca suonò ansiosa.
Era una nemica verso cui non doveva mostrare nessuna pietà. Quindi in risposta al suo saluto, Cutter le afferrò la caviglia con una mano e tirò con forza.
Le conchiglie volarono per aria sparpagliandosi sulla sabbia. Con un gemito, lei gli cadde addosso.
Cutter ringhiò di dolore. Poi si premette contro di lei. Suo malgrado notò che era calda. Era come se fosse arrivata l'estate.
«Mi spiace di averla spaventata» si scusò lei starnutendo per la sabbia nel naso.
Cutter si sentì confuso, frastornato. Per un istante, prima di svenire, sentì il caldo abbraccio del suo seno e il tocco delicato delle sue dita sfiorargli i capelli.
Quando si svegliò, si ritrovò avvolto in pesanti coperte. Lei aveva acceso un falò sulla spiaggia con la legna portata dalla corrente ed era china su di lui con un sorriso preoccupato. «Crede di riuscire a bere un po' di caffè?» gli chiese. «Poi, tra un minuto, quando e se sarà in grado di muoversi, ma io penso di sì... perché l'ho esaminata mentre era privo di conoscenza, potrà tentare di camminare. Ho acceso il camino in casa e sono sicura che si riprenderà presto.»
Lui azzardò un sorriso cauto, senza smettere di batte re i denti mentre lei gli versava il caffè e lo aiutava a portare la tazza di plastica alle labbra.
Lui sorseggiò obbediente.
Quando ebbe finito, lei gli bisbigliò dolcemente: «La prego, non abbia paura. Voglio solo aiutarla. È meglio toglierle i vestiti. O almeno quello che è rimasto...».
I loro occhi si incrociarono. Lei arrossì, la pelle luminosa era come quella di un angelo.
Cutter bevve un altro sorso di caffè e il liquido caldo lo