Dodici notti di tentazione: Harmony Destiny
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Manuale per una moderna Cenerentola.
Se una fanciulla dell'alta società della East Coast decide di seguire il sogno di diventare meccanico nautico, è bene che faccia in modo di incontrare lungo il proprio cammino il proprietario di una società di yacht. Una volta incontrato, abbia cura di presentarsi davanti a lui con i vestiti da lavoro sempre ricoperti di grasso e indossando calzature tutt'altro che raffinate. Quando poi si troverà sola con lui su una lussuosa imbarcazione, non dimentichi che per diventare Cenerentola non basta un bacio, ma serve un ballo, e qualora le si offra tale occasione, ricordi di presentarsi con i capelli raccolti, le spalle scoperte, una bella gonna vaporosa, gli occhi brillanti e le labbra di un invitante rosso intenso. E decida se scappare o meno dal castello soltanto dopo aver fatto fremere di desiderio il suo bel cavaliere.
Barbara Dunlop
Tra le autrici più note e amate dal pubblico italiano.
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Dodici notti di tentazione - Barbara Dunlop
successivo.
1
Tasha Lowell fu svegliata da un colpo alla porta. Era mezzanotte e si trovava negli alloggi riservati al personale del porto di Whiskey Bay. Aveva dormito a malapena un'ora.
«Tasha?» La voce di Matt la fece sobbalzare. Stava sognando proprio lui.
«Che c'è?» borbottò. Si schiarì la gola. «Cosa succede?»
Si costrinse ad abbandonare il letto. In quel periodo il clima a nordovest del Pacifico era insolitamente mite, tuttavia era pur sempre dicembre e gli alloggi erano stati costruiti negli anni Settanta. Rabbrividì.
«L'Orca's Run ha avuto un guasto a largo di Tyree, in Oregon.»
«Cos'è accaduto?» Si rese conto che era una domanda sciocca. Matt era un milionario e non aveva idea della differenza tra una pompa di iniezione e un alternatore.
Aprì la porta e si trovò faccia a faccia con il protagonista dei suoi sogni. Sogni molto piccanti.
«Il motore si è spento. Il capitano Johansson mi ha comunicato che si sono fermati nei pressi della baia.»
Lei era il capo meccanico del porto di Whiskey Bay da meno di due settimane e Matt era stato riluttante a concederle la promozione. L'avrebbe ritenuta responsabile del guasto perché non aveva notato alcun problema al motore. Non poteva dargli torto.
«Ho controllato tutto prima che partissero.» Sapeva che quello yacht era importantissimo per l'azienda.
L'Orca's Run era lungo trenta metri ed era il secondo yacht più grande del porto. Era stato noleggiato da Hans Reinstead, un celebre uomo d'affari di Monaco. Matt aveva impiegato un mucchio di tempo e risorse per entrare nel mercato europeo e Hans era uno dei suoi primi clienti importanti. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era che la famiglia Reinstead rimanesse delusa.
Indossava solo una maglietta e dei pantaloncini. Afferrò una camicetta a scacchi, poi scelse dei pantaloni da lavoro.
Matt la osservò mentre si calcava un cappellino sopra la treccia disordinata. Si mise i calzini e gli scarponcini. Era pronta.
«Tutto qui?» mormorò Matt.
«In che senso?»
«Sei già pronta?»
«Sì, sono pronta.» Tutti gli oggetti che le servivano, e che di solito le donne riponevano in una borsetta, si trovavano nelle tasche dei pantaloni.
Matt le sorrise, cogliendola di sorpresa. «Allora andiamo.»
«Che c'è di tanto divertente?»
«Niente.»
S'incamminarono lungo il vialetto che conduceva al molo.
«Stai ridendo.»
«Non è vero.»
«Sì, stai ridendo di me.» Aveva un aspetto orribile appena alzata? Si strofinò gli occhi e sollevò il cappellino per aggiustarsi i capelli. Poi ricordò a se stessa che doveva comportarsi in modo ragionevole.
«Sto sorridendo. È diverso.»
«Perciò mi trovi divertente.» Era una cosa che odiava. Voleva che le persone, soprattutto gli uomini e il suo capo, la prendessero sul serio.
«Diciamo che sono colpito.»
«Perché mi sono vestita?»
«Perché sei efficiente.»
Non sapeva cosa dire. Non era un commento sessista. Forse. Decise di lasciar perdere. «Con cosa andiamo?»
«Con il Monty's Pride.»
La risposta la stupì. Il Monty's Pride era lo yacht più grande che possedevano. Era lungo trentacinque metri e l'anno prima era stato rimodernato. Capì al volo il piano di Matt.
«Credi che avranno bisogno di sostituire l'Orca's Run?» Preferiva pensare positivo. Forse sarebbe stata in grado di riparare lo yacht. E poi il Monty's Pride avrebbe consumato un bel po' di carburante per arrivare a Tyree. «Sono quasi certa che risolverò il problema.»
«E se non dovessi riuscirci?»
«Cosa ti ha detto il capitano, di preciso?» Non aveva alcuna intenzione di arrendersi prima del tempo.
«Che il motore si è spento.»
«Si è spento all'improvviso? O lo yacht ha rallentato progressivamente? Ha fatto rumore? Un odore strano? C'è stato del fumo?»
«Non gliel'ho chiesto.»
«Avresti dovuto farlo.»
Matt le rivolse uno sguardo impaziente e lei si rese conto di aver oltrepassato il limite. In fin dei conti era il suo capo.
«Stavo soltanto pensando che consumeremo un sacco di carburante con il Monty's Pride. Se aggiustassi l'Orca's Run, risparmieremmo dei soldi.»
«Neanche per idea. Sposteremo i passeggeri sul Monty's Pride mentre tu ripari l'Orca's Run.»
Non le andava che l'azienda sborsasse un mucchio di dollari per colpa sua. «Potrei parlare con il capitano via radio.»
«Non voglio perdere tempo» rispose Matt, inserendo il codice di sicurezza del cancello che consentiva l'accesso al molo.
«Non ti sto chiedendo di perdere tempo. Propongo di vagliare tutte le opzioni. Il Monty's Pride beve centinaia di litri di carburante!»
«Devo dare la priorità al servizio clienti.»
«Un servizio clienti piuttosto dispendioso.»
«Esatto.» Non riusciva a capire se fosse arrabbiato o no.
Desiderava ritornare nel suo sogno, dove Matt era dolce e premuroso. Erano abbracciati e lui la baciava, accarezzandole i capelli.
No. Non era ciò che desiderava. Affatto.
«Voglio che Hans Reinstead torni in Germania soddisfatto» continuò Matt. «Voglio che racconti agli amici e ai colleghi che ha vissuto un'esperienza incredibile nonostante il guasto. Risolvere tutto in cinque minuti o in cinque ore è irrilevante. Gli offriremo uno yacht migliore. Le persone amano così tanto questo genere di cose che sono propense a passare sopra il problema iniziale.»
Aveva ragione. Seppur costosa, era la soluzione migliore.
Matt era disposto a rimetterci pur di garantire ai clienti un servizio eccellente. Lei, invece, era preoccupata. Nel caso in cui il problema allo yacht si fosse rivelato un suo errore, Matt ci sarebbe rimasto male.
Raggiunsero l'imbarcazione. Un membro dell'equipaggio era sul ponte e un altro aspettava sulla banchina.
«Il carburante c'è?» s'informò Matt.
«Tremila litri.»
Lui salì sullo yacht. «Perfetto.»
Lo seguì. Il motore prese vita. «La mia cassetta degli attrezzi è a bordo?»
«L'abbiamo sistemata nel magazzino.»
«Grazie.» Pensò all'Orca's Run. Aveva commesso un errore con le cinghie? Pensava di aver controllato ogni cosa nei minimi dettagli. La sua memoria, però, non era infallibile.
«Potrebbe essere un problema di cinghie, niente di complicato» annunciò.
«Una buona notizia» commentò Matt, recandosi sul ponte di comando.
Afferrò la radio, digitando la frequenza dell'azienda. «Orca's Run, qui è il Monty's Pride. Capitano, mi riceve?» Nel frattempo, Matt ordinò ai membri dell'equipaggio di partire.
«Mi riceve?» ripeté.
Lo yacht si allontanò a tutta velocità dal molo.
Matt sapeva che prendere il Monty's Pride era una mossa azzardata. Tuttavia gli sembrava di aver compiuto la scelta giusta. Viaggiavano da due ore e ormai anche Tasha aveva ammesso che non sarebbe riuscita ad aggiustare lo yacht in breve tempo. Aveva chiesto al Capitano Johansson di spiegarle per filo e per segno com'era avvenuto il guasto, che rumori e odori aveva avvertito e quali luci si erano accese. Gli aveva anche ordinato di mandare un mozzo nella sala macchine per poterle riferire l'aspetto del motore.
Matt era rimasto colpito da quell'approccio sistematico. Alla fine Tasha aveva stabilito che doveva ispezionare il motore di persona per poter capire il problema. Per il momento non c'era nient'altro da fare. Mancavano tre ore all'arrivo a Tyree.
Tasha avrebbe dato la colpa a se stessa, ne era certo.
Uno sbaglio non era la fine del mondo. Non sapevano cosa fosse successo di preciso. Non era il caso di puntare il dito contro nessuno.
«Dovresti riposarti un po'» le disse. Sembrava esausta.
Lei fissò le stelle fuori dall'oblò.
«Sto bene.»
La costa era illuminata da una miriade di luci colorate e c'erano poche navi al largo. Il GPS e le mappe nautiche erano di ultima generazione. Poteva pilotare la nave da solo senza difficoltà.
«Non devi rimanere sveglia per farmi compagnia.»
«E tu non hai bisogno di preoccuparti per me.»
«Non devi dimostrarmi nulla.»
Tasha era orgogliosa e lui sapeva che era decisa a svolgere un lavoro eccellente dopo la promozione. Non per questo, però, doveva sentirsi costretta a rinunciare al sonno.
«Non sto cercando di farlo, infatti. Tu hai dormito? Vuoi sdraiarti?»
«No, sto bene.» Tasha era in grado di pilotare lo yacht, ma si sarebbe sentito in colpa a addossare tutti i compiti a lei.
«Sicuro? Uno di noi può recuperare le energie.»
«Il mio appuntamento si è concluso presto. Sono riuscito a dormire un po'.»
Da quando aveva divorziato, lui e il suo amico TJ Bauer frequentavano spesso i locali a Olympia. Lo incoraggiava a conoscere persone nuove e TJ faceva lo stesso.
Matt aveva incontrato diverse donne. Erano simpatiche, tuttavia non era scattata la scintilla con nessuna di loro, compresa la ragazza con cui aveva cenato quella sera. Era tornato a casa presto, aveva comprato dei regali di Natale su Internet per i nipotini e si era appisolato sul divano.
«Non sono in vena di ascoltare i resoconti dei tuoi appuntamenti.»
«Be', non c'è niente da dire.»
«Che peccato!» esclamò lei in tono sarcastico. «Avremmo saputo come passare il tempo.»
«Scusa se non sono spassoso come pensavi» sorrise. «Tu che mi dici?»
Era curioso.
Non sapeva quasi nulla della vita privata di Tasha. Aveva un ragazzo? Era sempre seria e professionale e lui la vedeva soltanto come un'ottima dipendente.
«In che senso?»
«Esci mai di casa?»
«Per andare dove?»
«A un appuntamento. A cena, per esempio. O in un locale a ballare.» Lei scoppiò a ridere. «Perciò la tua risposta è no.»
«Esatto.»
«Come mai?» Moriva dalla voglia di saperne di più sul suo conto. Si stava accorgendo che sotto i vestiti da maschiaccio si nascondeva una donna splendida. «Non ti piace agghindarti?»
«Perché mi stai facendo il terzo grado?»
«Visto che non ho nulla da raccontare riguardo ai miei appuntamenti, pensavo che avresti potuto farlo tu.»
La osservò con attenzione, cercando di essere obiettivo. Gli occhi di Tasha erano di un verde incredibile. Sembravano smeraldi. Il naso era piccolo, delicato. La bocca carnosa.
Desiderava baciarla.
«Non ho niente da dire.»
La voce di Tasha lo riportò alla realtà.
«Sono sicuro che ogni tanto ti metti in ghingheri.»
«Preferisco concentrarmi sul lavoro.»
«Perché?»
«Perché è appagante.»
Non gli sembrava sincera. «Io lavoro e vado anche a cena fuori.»
«È ovvio. Un ragazzo come te non può non recarsi ad appuntamenti.»
«Un ragazzo come me?»
«Bello. Ricco. Un buon partito.»
«Bello?» Era sorpreso che la pensasse così. E che avesse avuto il coraggio di dirlo.
Lei alzò gli occhi al cielo. «Non è una mia opinione. Tutti la pensano così. Non fingere di non essertene accorto.»
Non ci aveva mai pensato. Si considerava un ragazzo normale. «Sono diventato un buon partito da poco.»
E riguardo ai soldi... la sua ex moglie pensava che non ne avesse abbastanza. Dopo il divorzio ne aveva ancora meno. Aveva chiesto un prestito per darle ciò che le spettava e adesso doveva lavorare sodo per ritrovare la stabilità finanziaria.
«E comunque, lo sei anche tu. Sei intelligente, carina, una gran lavoratrice. Dovresti uscire di più.»
Non poté fare a meno di paragonarla alle donne che aveva conosciuto di recente. Non erano alla sua altezza. Tasha lo affascinava. Come aveva fatto a non notarlo prima?
«Potresti incantare gli uomini con la tua intelligenza e la tua dedizione al lavoro» continuò.
«Possiamo evitare di...»
«Di fare conversazione?»
«Sono un meccanico navale abilitato alla professione. E voglio che le persone mi prendano sul serio.»
«E non puoi fare entrambe le cose? Uscire con gli uomini e dimostrare professionalità?»
«Per quanto ne so io, no.» Si alzò dallo sgabello.
«Che stai facendo?» Non voleva che se ne andasse.
«Seguirò il tuo consiglio.»
«Quale consiglio?»
«Vado a riposarmi un po'. Arriveremo tra due ore?»
«Non intendevo cacciarti via.»
«Non l'hai fatto.»
«Puoi rimanere. Prometto che non parlerò di appuntamenti e cose simili.» Soffermò lo sguardo sulle sue labbra e si rese conto che la voglia di baciarla non era scomparsa. Cosa gli prendeva?
«Tra poco dovrò mettermi al lavoro.»
«Hai ragione.