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Per un’edizione dell’epistolario di Luigi Pirandello: 1886-1936
Per un’edizione dell’epistolario di Luigi Pirandello: 1886-1936
Per un’edizione dell’epistolario di Luigi Pirandello: 1886-1936
E-book3.579 pagine55 ore

Per un’edizione dell’epistolario di Luigi Pirandello: 1886-1936

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Frutto di un certosino lavoro di ricomposizione di una quantità enorme di materiale disperso in una varietà eterogenea e frammentaria di fonti, il presente lavoro costituisce in assoluto la prima raccolta organica strutturata cronologicamente e non secondo criteri tematici delle lettere edite di Luigi Pirandello.
I tre tomi di cui l’opera si compone includono complessivamente 1.747 lettere, 72 cartoline, 67 telegrammi, 34 vaglia, 16 cartolinotti e 3 biglietti da visita entro un arco temporale di mezzo secolo di rapporti epistolari con 109 destinatari diversi tra il 1886 e il 1936.
Premessa da un saggio introduttivo di Roberto Loi Piras comprendente la storia dei carteggi, il censimento delle lettere e delle parti mancanti o espunte anche nelle edizioni più autorevoli, l’analisi critica delle edizioni disponibili con una problematizzazione di questioni di ordine prettamente filologico o legate alla corretta datazione di alcune epistole, una mappatura degli originali, la segnalazione di alcuni inediti e il catalogo, l’opera risulta essere il più completo quadro disponibile per quanto concerne la parabola umana e intellettuale di Pirandello ma anche uno specchio della temperie della cultura italiana durante il cruciale snodo del passaggio dall’illusione post-risorgimentale alla crisi dello Stato liberale all’avvento e stabilizzazione del fascismo.
LinguaItaliano
EditoreNOR
Data di uscita28 feb 2024
ISBN9788833091419
Per un’edizione dell’epistolario di Luigi Pirandello: 1886-1936

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    Anteprima del libro

    Per un’edizione dell’epistolario di Luigi Pirandello - Roberto Loi Piras

    copertina-Epistolario-completo.jpg

    ai miei cari genitori

    a Seu

    Roberto Loi Piras

    Per un’edizione dell’epistolario di Luigi Pirandello

    1886-1936

    nor

    Indice

    Abbreviazioni

    Introduzione

    1886

    1887

    1888

    1889

    1890

    1891

    1892

    1893

    1894

    1895

    1896

    1897

    1898

    1899

    1900

    1901

    1902

    1903

    1904

    1905

    1906

    1907

    1908

    1909

    1910

    1911

    1912

    1913

    1914

    1915

    1916

    1917

    1918

    1919

    1920

    1921

    1922

    1923

    1924

    1925

    1926

    1927

    1928

    1929

    1930

    1931

    1932

    1933

    1934

    1935

    1936

    Integrazioni

    Bigliografia

    Ringraziamenti

    L'Autore

    Colophon

    Elenco delle abbreviazioni bibliografiche

    AB: Almanacco Bompiani

    AM: Amicizia mia

    AP: Archeologie pirandelliane

    CI: Carteggi inediti

    CPR: Carteggio Pirandello-Ruggeri

    EFG: Epistolario familiare giovanile

    FP: Il figlio prigioniero

    LB: Lettere da Bonn

    LF: Lettere della formazione

    LGPR: Lettere giovanili da Palermo e da Roma

    LL: Lettere a Lietta

    LMA: Lettere a Marta Abba

    LPI: Luigi Pirandello intimo

    MN: Maschere nude

    NA: Nuova Antologia

    PM: Pirandello-Martoglio

    PMi: Peppino mio

    TL: Nel tempo della lontananza

    TP: Terzo Programma

    Introduzione

    «Io vedo i miei posteri aspettanti il mio epistolario, tutti in lagrime». Così il ventunenne studente universitario Luigi Pirandello, il 2 novembre 1888, scriveva ai propri famigliari da Palermo. Il tono ironico utilizzato per lamentare il paventato smarrimento di una missiva inviata alla sorella Lina qualche giorno prima, non deve tuttavia trarre in inganno, portando erroneamente a sottovalutare le doti profetiche del futuro premio Nobel siciliano. Se infatti, sulla scia di quanto riferito da Corrado Alvaro, il quale, pur conoscendolo di persona, poteva asserire che Pirandello «sembra ignorare l’istituzione della posta, perché scrive raramente lettere, e quasi soltanto per cose urgenti»¹, ancora negli anni Ottanta del Novecento si riteneva quello pirandelliano un epistolario esiguo, il fiorire, negli ultimi decenni, di ritrovamenti, studi ed iniziative volti ad approfondire l’argomento, ha dimostrato tutt’altra realtà dei fatti.

    I passi avanti sono indubbiamente stati compiuti, e tuttavia, ancora oggi, come emerge dai più recenti studi sul tema, «non è possibile esprimersi in termini scientificamente rigorosi sui caratteri distintivi dell’epistolario pirandelliano» perché «non esiste nessuna edizione che abbia inteso anche solo raccogliere in un insieme comunque ordinato tutte le lettere note»².

    Prendendo le mosse da tale conclamata lacuna, il presente lavoro di ricerca vuole essere un primo tentativo di raccogliere, censire, ordinare, sistematizzare, digitalizzare e rendere disponibile in forma organica il materiale edito con l’intento di fornire un contributo alla ricomposizione del corpus epistolare pirandelliano, integrando l’ossatura delle monografie fino ad oggi disponibili – strutturate secondo criteri tematici centrati prevalentemente sul destinatario, su un determinato argomento o su un limitato arco temporale – con la mole di lettere, cartoline e telegrammi sparsa in una miriade di fonti diverse, talvolta anche di difficile reperibilità.

    Ne è scaturito un tortuoso viaggio nel labirintico intrico del mezzo secolo di carteggi compreso tra il 1886 ed il 1936, che solo la coscienza della possibilità di futuri necessari perfezionamenti ha permesso di intraprendere. Serena consapevolezza nei limiti di un lavoro che di fatto si pone come contributo preliminare ad un’edizione sistematica dell’epistolario pirandelliano, tenendo in considerazione i nuovi apporti che potranno essere integrati da successivi ulteriori approfondimenti. Non si è preteso, infatti, di esaurire l’argomento, quanto piuttosto problematizzare una serie di questioni che gli sono organiche, prima fra tutte quella di una necessaria edizione filologica, che può scaturire solo da una doverosa revisione generale degli originali manoscritti e dattiloscritti e dall’integrazione di questi con il materiale inedito che deve essere ancora restituito dagli archivi e che in questa sede si ritiene non possa al momento attuale essere esattamente quantificato.

    Da questo punto di vista, si è proceduto innanzitutto a mettere a confronto le lettere edite con le copie degli originali talvolta riprodotte, o tra loro nel caso di pubblicazione in edizioni differenti, prendendo atto delle costanti differenze nella punteggiatura, nell’utilizzo dei segni grafici, dei capoversi e della distribuzione del testo, e segnalando la presenza di parti mancanti e discrepanze, tra i testi. Allo stesso tempo si è evidenziato il problema della corretta datazione, al fine di stabilire una giusta sequenza cronologica.

    Per quanto concerne gli aspetti contenutistici, si è tenuto conto del fatto che tutto il materiale raccolto, per quanto consistente dal punto di vista quantitativo, è già edito, e dunque ben noto. Elemento di interesse che può costituire novità, oltre alla possibilità di disporre di un quadro d’insieme dei carteggi tenuti da Pirandello, è senz’altro dato dalla ricomposizione cronologica e dunque dalla possibilità di nuove prospettive ottenibili potendo sovrapporre e interconnettere più agevolmente relazioni epistolari parallele. Il rapporto tra il Luigi-uomo e il Pirandello-artista, dunque tra le vicende biografiche e la produzione poetica-narrativa-drammaturgica, è stato esplorato in lungo e in largo e – si ritiene – può riservare eventuali sorprese solo conseguentemente allo studio degli inediti.

    Pertanto si è stimato più funzionale cercare nei vari carteggi, piuttosto che elementi biografici o sfumature psicologiche, riferimenti all’epistolario medesimo, con lo scopo di censire quelle parti presumibilmente andate perdute e fornire indicazioni sulla loro eventuale rintracciabilità.

    L’indispensabile premessa storiografica, oltre a tracciare un profilo delle varie edizioni e pubblicazioni, comprensiva, laddove possibile, di indicazioni sulle fonti archivistiche di riferimento, ha costituito il pretesto per raccogliere indicazioni circa l’esistenza di materiale inedito, la sua collocazione e/o la sua possibile individuazione, che è stato poi ulteriormente sviluppato in un’apposita sezione.

    L’epistolario vero e proprio è preceduto da un catalogo, dove sono riportati schematicamente tutti i dati riferiti a ciascuna singola lettera, tra cui particolare importanza – per l’immediatezza nella possibilità di riscontro delle suddette questioni di ordine filologico – ricoprono le annotazioni, e introdotto da una serie di statistiche ed alcuni grafici che, si ritiene, possono essere utili per una prima lettura e visione complessiva della sua articolata complessità.

    1)

    Corrado Alvaro

    , Prefazione a

    Luigi Pirandello

    , Novelle per un anno, in Opere di Luigi Pirandello, I, Milano, Mondadori, 1969, 21.

    2)

    Roberto Tessari

    , La lettera secondo Pirandello: un luogo intermedio tra il reale e l’immaginario, in

    AA. VV.

    , a cura di Stefano Milioto, Pirandello, vita e arte nelle lettere, Atti del 55° Convegno internazionale di studi pirandelliani, Caltanissetta, Lussografica, 2018, 5.

    Per una storia dei carteggi

    Il problema a monte, nella prospettiva di ricostruire il frammentato epistolario pirandelliano, è stato quello della ricomposizione delle fonti da cui attingere. Si è quindi innanzitutto fatto riferimento alla serie di lavori che, in un arco temporale compreso tra il 1937 ed il 2002, hanno mirato a ricostruire la bibliografia critica pirandelliana dalla morte dell’autore fino al 1996.

    Un primo tentativo è stato quello di Manlio Lo Vecchio Musti nel 1937³ e, con gli opportuni aggiornamenti, nel 1952⁴. Tra il 1967 ed il 1986 i lavori in continuità di Alfredo Barbina⁵ e di Corrado Donati⁶ coprono il periodo tra il 1889 ed il 1981, mentre i più recenti lavori, quello a cura di Lucia Tardino⁷ e quello a cura di Cristina Angela Iacono⁸, rispettivamente del 1996 e del 2002, coprono l’arco temporale 1937-1995 e 1936-1996. Il tema della bibliografia critica pirandelliana è stato ripreso ancora da Barbina, con un articolo in due puntate sulle pagine di «Ariel», il quadrimestrale di drammaturgia dell’Istituto di Studi Pirandelliani e sul Teatro Contemporaneo ⁹.

    Limitando il campo al tema specifico ed esclusivo della produzione epistolare, una prima raccolta delle monografie, integrate da alcuni articoli, è quella curata nel 1998 da Aurelio Benevento¹⁰. Più specifici e approfonditi i tentativi portati avanti da Alfredo Barbina in varie riprese¹¹, ma, per quanto il suo catalogo possa essere ritenuto riferimento imprescindibile, costituendo tra l’altro la base bibliografica di riferimento del presente lavoro, è ormai datato e necessita senz’altro di essere ripreso e integrato.

    Nel 1979, la pubblicazione, a cura di Sarah Zappulla Muscar๲, «della fitta corrispondenza, in taluni periodi quasi giornaliera»¹³, tra Pirandello e il commediografo siciliano Nino Martoglio, «rara testimonianza biografica e psicologica per l’esiguità dell’epistolario pirandelliano»¹⁴, costituisce la prima monografia espressamente riferita ai carteggi dell’autore girgentino, in un clima ancora caratterizzato dalla errata convinzione di una sua scarsa produzione epistolare.

    Le trentasette lettere di Pirandello pubblicate, la cui disponibilità, per espresso ringraziamento della curatrice, è dovuta «alla squisita cortesia della figlia dello scrittore catanese, la pittrice e regista teatrale Maria Martoglio»¹⁵, tutte autografe tranne una, già parzialmente apparse in alcuni articoli sparsi in varie riviste¹⁶, coprono un arco temporale che va dall’agosto del 1907 al maggio del 1920. Il rapporto Pirandello-Martoglio è stato successivamente ripreso e integrato da Alfredo Barbina in seguito al recupero di alcuni documenti inediti forniti da Andrea Pirandello¹⁷.

    Ancora Zappulla Muscarà, l’anno successivo, cura, per i «Quaderni» dell’Istituto di Studi Pirandelliani, i Carteggi inediti¹⁸. Si tratta di una serie di rapporti epistolari di varia natura (da quelli di amicizia a quelli strettamente professionali e di lavoro) che Pirandello ha tenuto in un arco temporale compreso tra il marzo del 1897 ed il novembre del 1935, pur con alcune interruzioni dal 1898 al 1904, dal 1904 al 1908 e dal 1914 al 1920, con diversi protagonisti della scena culturale italiana a cavallo tra la fine del diciannovesimo ed i primi decenni del ventesimo secolo: lo scrittore Ugo Ojetti, con cui Pirandello intratterrà una solida amicizia sin dal suo ritorno dagli studi universitari a Bonn fino alla morte, tanto che sarà proprio Ojetti a trascrivere le ultime volontà di Pirandello a noi pervenute¹⁹; la serie di direttori che si sono avvicendati al «Corriere della Sera», da Luigi Albertini al fratello Alberto, Pietro Croci, Maffio Maffii, Aldo Borelli, in un periodo compreso tra l’agosto del 1909 ed il settembre del 1936, pur con le pause degli anni dal 1917 al 1924, in cui Pirandello si dedicò quasi esclusivamente al teatro, e dal 1929 al 1932, a causa dei dissapori col critico teatrale del quotidiano di via Solferino Renato Simoni; i critici dello stesso «Corriere» Vincenzo Bucci e il già citato Simoni, e il redattore capo Oreste Rizzini; Angiolo e Adolfo Orvieto, fondatori e direttori de «Il Marzocco» nel periodo compreso tra l’aprile del 1893 ed il gennaio del 1911; l’esigua corrispondenza con il direttore de «La Riviera Ligure» Mario Novaro (cinque lettere tra il giugno 1901 e l’aprile 1915, forse unica rimanenza di un più ampio epistolario), lo scrittore Angelo De Gubernatis (due lettere custodite nella «Collezione d’Autografi» della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, «dono, come si legge nell’apposita scheda-custodia, del Prof. Conte Angelo De Gubernatis nel 1888 e anni seguenti»²⁰) e Eduardo De Filippo (un’unica lettera). Si tratta per lo più – come si desume dai ringraziamenti finali – di lettere custodite dai rispettivi corrispondenti (come nel caso di De Filippo) o dagli eredi e rese disponibili per la pubblicazione.

    Un contributo fondamentale alla ricostruzione dell’epistolario pirandelliano, soprattutto, ma non esclusivamente, per quanto concerne gli anni giovanili e della formazione, è stato dato dalla corposa serie di monografie curate da Elio Providenti tra il 1984 ed il 1996. Si tratta di 455 lettere conservate dalle sorelle di Pirandello Anna e Lina e pervenute grazie ai figli di Anna, Concettina e Gaetano Agrò, relative al periodo compreso tra il 1886 ed il 1898, con una lacuna per quanto concerne il 1896 e un’appendice di una ventina di lettere indirizzate a Lina che si protraggono fino al 1920: Lettere da Bonn²¹, relative agli anni degli studi universitari in Germania tra l’autunno del 1889 e la primavera del 1891; Epistolario Familiare Giovanile²², con una scelta di lettere indirizzate ai famigliari che vanno dal 1886 al 1898; Lettere giovanili da Palermo e da Roma²³, con carteggi dal gennaio del 1886 al settembre del 1889; Lettere della Formazione²⁴, dall’aprile del 1891 al luglio del 1898, con esclusione delle lettere del 1896, andate perdute.

    Nel 1987, a cura di Leonardo Bragaglia, è pubblicato il carteggio con Ruggero Ruggeri²⁵, che attraversa un lungo periodo, dal maggio del 1917 al settembre del 1936. Una parte consistente delle lettere di Pirandello a Ruggeri erano già state pubblicate da Lucio Ridenti²⁶ e integrate da un gruppo di lettere del periodo 1917-1920 inserite da Guido Lopez nella presentazione del catalogo della mostra La cesta di Ruggeri²⁷, edito da De Carlo, precisando che erano appartenenti alla collezione Renato Perugia. Numerosi stralci degli originali conservati dagli eredi di Stefano Pirandello, sono stati utilizzati da Alessandro D’Amico nelle Notizie che precedono i testi delle opere pubblicate in Maschere Nude. Il carteggio è infine stato ripreso da Alfredo Barbina nel 2004 ulteriormente integrato dalle lettere responsive di Ruggeri reperite presso gli archivi degli eredi di Stefano e Lietta Pirandello e presso l’Istituto di Studi Pirandelliani²⁸.

    Particolare interesse, a giudicare dal numero di pubblicazioni che se ne sono occupate, hanno suscitato le quattordici lettere inviate con cadenza quasi quotidiana da Roma alla fidanzata Antonietta Portulano tra il 15 dicembre 1893 ed il 5 gennaio 1894. Conservate presso l’Archivio Stefano Pirandello, sono state dapprima edite, in forma incompleta, sulla rivista milanese «Omnibus», nell’ottobre del 1946²⁹. Nel 1986, sono state riproposte, con l’integrazione delle parti mancanti e di due lettere inedite, a cura di Alfredo Barbina sul numero speciale di «Ariel» concepito in occasione del cinquantenario della morte di Pirandello³⁰ e, sparse, in forma disorganica, da Elio Providenti nelle Lettere della formazione. L’ultima riproposizione nota risale al 2007 a cura di Marina Argenziano³¹.

    Nel 1994, a cura di Angela Armati e Alfredo Barbina, sono raccolte le lettere indirizzate al poeta italo-albanese Giuseppe Schirò³², con cui Pirandello aveva intrecciato amicizia durante gli studi liceali a Palermo. Si tratta di diciotto lettere risalenti agli anni 1886-87 pubblicate su trascrizioni effettuate da fotocopie in stato di deperimento – segnalate presso l’archivio dell’Istituto di Studi Pirandelliani – e non sugli originali, che i curatori davano addirittura per dispersi³³.

    In realtà le carte, conservate da Schirò, erano confluite dopo il 1927, anno della morte del poeta italo-albanese, nell’archivio privato custodito dalla vedova, Angelina Mandalà, che nei primissimi anni Sessanta ne consentì la consultazione al bizantinologo Giuseppe Schirò-Clesi. Eseguite le copie, e pubblicati alcuni stralci, questi restituì gli originali, che restarono in archivio fino al 1963, anno della morte della signora Mandalà, per essere ereditati dal secondogenito Zef Schirò, che li integrò coi materiali presenti nella casa siciliana del padre, senza tuttavia tenere traccia del nuovo fondo acquisito, mentre le fotocopie furono conservate da Angela Ranieri, moglie di Schirò-Clesi, che ne autorizzò la pubblicazione in Amicizia mia. Nel 1994 il carteggio è stato acquistato dalla Biblioteca-Museo Luigi Pirandello di Agrigento dagli eredi di Schirò. Si trattava di ventisette autografi tra cui diciannove lettere: quindici con rispettiva busta, una busta senza missiva ed una cartolina postale. In tre lettere erano inseriti componimenti poetici; a due erano allegate scene del poemetto giovanile Caro Gioja.

    Il rapporto epistolare con Giuseppe Schirò, evidentemente lacunoso, è stato ripreso nel 2002, rivisto e integrato con quattro lettere inedite, ed esteso ad un più ampio arco temporale compreso tra il 1886 ed il 1890³⁴.

    Le ragioni della riproposizione sono spiegate da Matteo Mandalà nell’introduzione al carteggio con il quadruplice intento di garantire praticità e sicurezza della consultazione tramite la riproduzione facsimilare dei testi autografi, integrare e completare l’edizione precedente con le parti – quattro lettere e un testo poetico – di cui evidentemente i precedenti curatori ignoravano l’esistenza, ristabilire la corretta datazione e successione cronologica, rettificare alcune interpretazioni relative ai contenuti³⁵.

    Data fondamentale per quanto concerne l’edizione dei carteggi pirandelliani è certamente il 1995, anno in cui, per i Meridiani Mondadori, a cura di Benito Ortolani, sono rese pubbliche le attesissime Lettere a Marta Abba³⁶. La corposa raccolta di 550 lettere copre un periodo che, dal 1925, giunge sino a pochi giorni prima della morte di Pirandello, nel 1936.

    Il percorso editoriale è stato piuttosto travagliato, giacché per decenni Marta Abba aveva rimandato la decisione di rendere pubbliche le lettere inviategli da Pirandello: solo nel 1985, tramite l’amico di famiglia Peter Putnam, entrò in contatto e le lasciò in donazione all’Università di Princeton, presso la quale sono tutt’oggi custodite, che ne pubblicò una ristretta selezione in traduzione inglese nel 1993 per mezzo della Princeton University Press. Ancora al 1985 risalirebbe il primo incontro di Abba con Benito Ortolani, che porterà alla definitiva edizione del 1995, comprensiva di tutte le lettere tranne due ed alcuni spezzoni che non sono stati pubblicati per mancata concessione dei diritti di pubblicazione.

    Nel 1998, in Luigi Pirandello intimo, Renata Marsili Antonetti, pubblica 83 lettere e 10 telegrammi inediti inviati da Pirandello alla sorella Lina ed al cognato Calogero De Castro, scritti tra il 1888 ed il 1919, ritrovati tra la corrispondenza degli altri membri della famiglia, che vanno ad aggiungersi alle 58 lettere e 9 telegrammi risalenti al periodo 1886-1918, già pubblicati, integrando il corpus dell’epistolario familiare³⁷.

    L’anno successivo le Lettere a Lietta³⁸, a cura di Maria Luisa Aguirre D’Amico, aprono la serie delle opere specificatamente inerenti al rapporto coi figli, che saranno ulteriormente sviluppate nel 2005 con Il figlio prigioniero³⁹ a cura di Andrea Pirandello, centrato sulla corrispondenza con il primogenito Stefano durante il periodo di prigionia di quest’ultimo nel corso della Grande Guerra (argomento che era già stato trattato nell’«Almanacco Bompiani» del 1938⁴⁰ e nel numero monografico della rivista «Sipario» nel 1952⁴¹), e nel 2008, a cura di Sarah Zappulla Muscarà, con Nel tempo della lontananza⁴², ancora sulla corrispondenza col figlio Stefano, ma negli anni della maturità, tra il 1919 ed il 1936.

    Se la ricerca delle monografie è stata attività ordinaria e lineare, non altrettanto si può dire per la gran quantità di materiale sparso in articoli, prefazioni, note a fondo pagina, rimandi e riferimenti vari. Al contributo fondamentale costituito da «Ariel», il quadrimestrale di drammaturgia dell’Istituto di Studi Pirandelliani, in cui emerge il costante impegno nella ricostruzione dell’epistolario pirandelliano soprattutto di Alfredo Barbina, che ne è stato fondatore e, dal 1986 al 2009, direttore, si devono aggiungere i contributi della «Nuova Antologia» e quelli più frammentari ma ugualmente importanti di riviste di vario tipo quali: «Angelo di fuoco», «Belfagor», «Il Dramma», «La modernità letteraria», «Pirandelliana», «Rivista di studi Pirandelliani», e ancora «Sipario», «Terzo Programma», «Quaderni di italianistica». Alcune lettere sono state individuate su quotidiani: dal «Corriere della Sera», a «l’Unità», a «Il Messaggero».

    Il risultato, costituito da 1939 tra lettere, cartoline, telegrammi, biglietti e vaglia, copre una percentuale approssimativamente corrispondente al 95% del materiale edito.

    3)

    Manlio Lo Vecchio Musti

    , a cura di, Bibliografia di Pirandello, Milano, Mondadori, 1937.

    4) Id

    .

    , 2a ed. rifusa e aggiornata, Milano, Mondadori, 1952.

    5)

    Alfredo Barbina

    , Bibliografia della critica pirandelliana. 1889-1961, Firenze, Le Monnier, 1967.

    6)

    Corrado Donati

    , Bibliografia critica pirandelliana. 1962-1981, La Ginestra, Firenze, 1986.

    7)

    Lucia Tardino

    , a cura di, Bibliografia pirandelliana: atti di convegni e articoli di riviste sull’opera e la figura di Luigi Pirandello. 1937-1995, Agrigento, Biblioteca-Museo Luigi Pirandello, 1996.

    8)

    Cristina Angela Iacono

    , a cura di, Bibliografia pirandelliana, 1936-1996: 60 anni di studi critici in atti di convegni, cataloghi di mostre e raccolte di saggi dedicati al drammaturgo agrigentino, Palermo, Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali e ambientali e della pubblica istruzione, Dipartimento dei beni culturali e dell’educazione permanente, 2002.

    9)

    Alfredo Barbina

    , Luigi Pirandello: bibliografia delle opere e della critica (1882-1891), in «Ariel», 53, anno XVIII, n. 2, maggio/agosto 2003, 183-205 e id., (1882-1905), 68, anno XXIII, n.2, maggio/agosto 2008, 179-214.

    10)

    Aurelio Benevento

    , Luigi Pirandello. Gli epistolari, Napoli, Libreria Editrice E. Cassitto, 1998.

    11)

    Alfredo Barbina,

    Repertorio delle lettere edite, in «Ariel», 3, anno I, n. 3, settembre/dicembre 1986, 108-125 e id., Repertorio delle lettere edite, in «Ariel», 54, anno XVIII, n. 3, settembre/dicembre 2003, 215-241.

    12)

    Sarah Zappulla Muscarà

    , Pirandello-Martoglio, Catania, C.U.E.C.M., 1979.

    13) Ivi, 7.

    14) Ivi, 14.

    15) Ivi, 14, n. 1.

    16)

    Luigi Martoglio

    , Come nacque... Pensaci, Giacomino!, in «Cinema», 25-12-1936;

    Giovanni Calendoli

    , «Il berretto a sonagli» in una lettera inedita di Pirandello, «Teatro Scenario», I/15-I-1953;

    Sandro Paparatti

    , Non è stata ancora scritta la storia di un’amicizia, «Il Corriere di Roma», 30 novembre 1967;

    Sandro D’Amico

    , Itinerario di Pirandello al teatro, «Il Veltro», febbraio-aprile 1968;

    Alfredo Barbina

    , Teatro verista siciliano, Bologna, Cappelli, 1970 (dello stesso autore cfr. anche Fortuna del Pirandello «siciliano», in «Cultura e scuola», XII, 1974 e in La Mantellina di Santuzza. Teatro siciliano tra Ottocento e Novecento, Roma, Bulzoni, 1983, 191-217).

    17)

    Alfredo Barbina

    , Pirandello-Martoglio. Storia di una amicizia, in «Otto-Novecento», maggio/agosto 1982, 192-220 e id., La mantellina di Santuzza, cit., 133-190.

    18)

    Sarah Zappulla Muscarà

    , a cura di, Luigi Pirandello. Carteggi inediti (con Ojetti, Albertini, Orvieto, Novaro, De Gubernatis, De Filippo), Quaderni dell’Istituto di Studi Pirandelliani, 9, Roma, Bulzoni, 1980.

    19) Ancora, a proposito della corrispondenza di Pirandello con Ojetti, Zappulla Muscarà parla di «rara documentazione biografica e psicologica per la confessione dello stesso scrittore, consegnata anche in una di queste lettere ad Ojetti, di pena ed insofferenza a mantenere corrispondenze epistolari». Cfr.

    CI,

    8.

    20) CI, 362.

    21)

    Elio Providenti,

    Lettere da Bonn 1889-1891, Quaderni dell’Istituto di Studi Pirandelliani, 7, Roma, Bulzoni, 1984.

    22) Id., Epistolario familiare giovanile (1886-1898), Quaderni della Nuova Antologia, XXVI, Firenze, Le Monnier, 1986.

    23) Id., Lettere giovanili da Palermo e da Roma 1886-1889, Quaderni dell’Istituto di Studi Pirandelliani, 8, Roma, Bulzoni, 1993.

    24) Id

    .

    , Lettere della formazione 1891-1898. Con appendice di lettere sparse 1899-1919, Quaderni dell’Istituto di Studi Pirandelliani, 10, Bulzoni, Roma, 1996.

    25)

    Leonardo Bragaglia

    , Carteggio Pirandello-Ruggeri. Appunti per uno studio del rapporto fra autore e interprete, Fano, Biblioteca Comunale Federiciana, 1987.

    26) Cfr. «Il Dramma», agosto/settembre 1955, 59-70 e

    Lucio Ridenti

    , Teatro italiano fra le due guerre. 1915-1940, Genova, Dellacasa, 1968, 22-43.

    27) Museo Teatrale alla Scala, Milano, 8-29 novembre 1980.

    28)

    Alfredo Barbina

    , Un carteggio in chiaro-scuro, in «Ariel», 56/57, anno XIX, n. 2/3, maggio/dicembre 2004, 303-371.

    29) «Omnibus», anno I, n. 1/2, 18 e 25 ottobre 1946. Il periodico fu distribuito in un ridottissimo numero di copie, rare e difficilmente reperibili.

    30)

    Alfredo Barbina

    , a cura di, Lettere d’amore di Luigi ad Antonietta, in «Ariel», 3, anno I, n. 3, settembre/dicembre 1986, 211-229.

    31)

    Marina Argenziano

    , Antonietta Pirandello nata Portolano (Dialogo mancato con Luigi). Le lettere di Luigi Pirandello alla fidanzata Antonietta dal 15 dicembre 1893 al 5 gennaio 1894, Roma, Irradiazioni, 2007, 47-76.

    32)

    Angela Armati; Alfredo Barbina,

    a cura di, Amicizia mia. Lettere inedite al poeta Giuseppe Schirò (1886-1887), Quaderni dell’Istituto di Studi Pirandelliani, 9, Roma, Bulzoni, 1994.

    33) Cfr. ivi, 50.

    34)

    AA. VV.

    , a cura di Antonino Perniciaro, Filomena Capobianco, Cristina Angela Iacono, Peppino mio. Lettere di Luigi Pirandello a Giuseppe Schirò (1886-1890), Palermo, Regione Siciliana, Assessorato dei beni culturali e ambientali e della pubblica istruzione, Dipartimento regionale Beni culturali e ambientali ed E.P., 2002.

    35)

    Matteo Mandalà

    , Le lettere di Luigi Pirandello a Giuseppe Schirò (1886-1890), in PMi, 13-14.

    36)

    Benito Ortolani

    , a cura di, Lettere a Marta Abba, Milano, Mondadori, 1995.

    37)

    Renata Marsili Antonetti

    , a cura di, Luigi Pirandello intimo. Lettere e documenti inediti, Tivoli-Roma, Gangemi, 1998.

    38)

    Maria Luisa Aguirre D’Amico

    , a cura di, Lettere a Lietta, Milano, Mondadori, 1999.

    39)

    Andrea Pirandello

    , a cura di, Il figlio prigioniero. Carteggio tra Luigi e Stefano Pirandello durante la guerra 1915-1918, Milano, Mondadori, 2005.

    40) «Almanacco Bompiani», Milano, Bompiani, 1987, Omaggio a Pirandello.

    41) «Sipario», anno VII, n. 80, dicembre 1952.

    42)

    Sarah Zappulla Muscarà

    , Nel tempo della lontananza (1919-1936), Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia Editore, 2008.

    Per un censimento delle parti mancanti

    Ragioni diverse hanno determinato il fatto che anche le edizioni più autorevoli e filologicamente più rigorose dei carteggi di Pirandello risultino incomplete. Si prenda ad esempio il caso delle Lettere a Marta Abba: quelle datate 11 e 15 agosto 1926 sono totalmente inedite per mancata autorizzazione alla pubblicazione da parte degli eredi di Lietta Pirandello. Altre sono parzialmente inedite sulla base dei vincoli posti degli eredi aventi il diritto legale di pubblicazione: si tratta delle lettere del 5, 10, 17, 20 e 21 agosto del 1926, appartenenti agli eredi di Lietta, e delle lettere del 15, 19 e 22 marzo del 1930, più la lettera del 21 luglio 1931, appartenenti agli eredi di Fausto. Tali lettere, reperibili presso la Biblioteca dell’Università di Princeton, sono segnalate nell’Avvertenza⁴³ a cura di Benito Ortolani, ma tuttavia, i pur brevi passaggi che mancano, non sono in alcun modo indicati, per cui non è possibile stabilire una loro precisa collocazione nel testo. Tra gli inediti facenti parte della collezione, si è trovata segnalazione (ed un brevissimo frammento, che si è comunque provveduto ad integrare nell’epistolario) della lettera alla signora Giuseppina Trabucchi, madre di Marta, datata 28 maggio 1936⁴⁴.

    Certamente meno scrupolose risultano essere quelle pubblicazioni in cui per qualche motivo presumibilmente editoriale le scelte sono deprecabilmente cadute sul taglio di frammenti o addirittura intere sezioni. I tagli sono talvolta opportunamente segnalati, quanto meno dalla presenza dei puntini di sospensione tra parentesi quadre, talaltra, purtroppo, no: in questo secondo caso si sono potuti individuare confrontando le varie edizioni delle missive ripresentate in più fonti.

    Si prenda l’esempio della lettera a Ernesto Monaci del 14 novembre 1889, scritta in tedesco e proposta sulla «Nuova Antologia»⁴⁵ e su «Ariel⁴⁶, in cui le differenze vanno ben al di là delle sole problematiche legate alla traduzione dal (cattivo) tedesco di Pirandello. La ripubblicazione delle lettere su «Ariel», scrive Giovanni R. Bussino, che pure cambia il sesso alla precedente curatrice Finazzi Agrò, facendola diventare «Luciano» e citandola nei termini di «studioso»⁴⁷, è derivata dal fatto che «Da una recente disanima dell’epistolario, nel Fondo Monaci della Società Filologica Romana (Pres. Aurelio Roncaglia), sita nella Biblioteca di Studi Romanzi e Italianistica, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi «La Sapienza», risulta che la trascrizione fatta da Finazzi Agrò era quanto mai difettosa, particolarmente in quanto alle omissioni, e non soltanto di sporadiche parole e frasi, ma perfino di interi paragrafi»⁴⁸:

    Si è pertanto ritenuta l’edizione Finazzi Agrò definitivamente superata e si è accolta come riferimento quella di Bussino. Se l’obsolescenza della prima è sancita dal quasi mezzo secolo di distanza dalla seconda, non altrettanto semplice risulta districarsi tra le pubblicazioni più recenti, cronologicamente molto vicine tra loro: di fatto interi carteggi risultano incompleti a causa della conclamata espunzione di lettere a discrezione dei vari editori e/o curatori.

    Nella Premessa a Il figlio prigioniero, ad esempio, Andrea Pirandello segnala che, delle 122 tra lettere e cartoline di Pirandello al figlio Stefano tenuto prigioniero dagli austriaci nei campi di Mauthausen e Plan (Boemia) tra il 2 novembre 1915 e la prima metà di novembre del 1918, ne sono state scelte e pubblicate solo 97 con l’intento «di non appesantire la lettura con particolari ripetitivi di minore interesse»⁴⁹.

    Si intende le lettere che Stefano è riuscito a portare via, giacché secondo un calcolo approssimativo ma, si ritiene, attendibile, delle quattro lettere e quattro cartoline al mese che poteva ricevere tramite canali ufficiali, oltre a quelle giunte tramite canali clandestini, ben più della metà risultano non pervenute: dal 31 luglio 1915, data in cui era stato indirizzato al fronte, al 31 ottobre, cioè poco prima di cadere prigioniero degli austriaci nel corso degli scontri per il possesso del piccolo centro abitato di Oslavia sul monte Calvario, considerando una cadenza quotidiana, si possono calcolare circa una novantina di lettere, alle quali devono essere sommate le circa trenta lettere inviategli nel periodo di addestramento a Macerata. Tutte queste lettere erano custodite in uno zainetto che solitamente, quando i reparti erano impegnati in prima linea, veniva lasciato presso un deposito nelle retrovie e che non fu più ritrovato, nonostante le ricerche della famiglia e la stizza di Pirandello padre, forse perché gli zaini dei soldati prigionieri venivano gettati in quanto considerati non più utili. Delle lettere precedenti alla cattura se ne sono salvate solo sette in quanto Stefano le aveva in tasca al momento in cui cadde prigioniero; un numero non quantificabile di successive al suo trasferimento da Mauthausen a Plan, sono probabilmente andate perdute.

    Per quanto concerne le lettere non pubblicate: un frammento di quella datata 29 febbraio 1916, è riportato in una nota a fondo pagina⁵⁰, così come un frammento della lettera del 10 marzo 1916⁵¹, mentre le altre ventitré risultano inedite.

    Tra le lettere in cui sono state eliminate delle parti: quella del 6 settembre 1917, già parzialmente pubblicata in AB⁵² e quella del 1° maggio 1918 (che però è stata pubblicata in forma integrale il LF)⁵³.

    Per quanto concerne altri carteggi, sparsi nell’epistolario: della lettera al padre del 20 aprile 1903, sono riportati solo l’inizio e la fine «perché è lunghissima ma tratta solo di affari economici»⁵⁴.

    Nella lettera a Stefano del 3 marzo 1929 i puntini di sospensione tra parentesi quadre indicano la mancanza di una parte di testo non altrimenti specificata⁵⁵. Incomplete sono le lettere indirizzate a Stefano da Genova del 2 e 5 settembre 1926⁵⁶, e da Padova del 22 ottobre dello stesso anno⁵⁷.

    Delle lettere ai figli da Roma del 2 novembre 1910 e da Parigi del 31 gennaio1931 sono pubblicati solo brevi frammenti⁵⁸; di quella da New York del 24 dicembre 1923 manca la fine⁵⁹, di quella del 15 maggio 1931 ancora da Parigi sono riportati prevalentemente i passaggi indirizzati a Stefano⁶⁰. Nella lettera a Fausto del 22 settembre 1929 da Berlino non è chiaro se i puntini di sospensione all’inizio della lettera facciano parte del testo o stiano invece ad indicare parti mancanti⁶¹.

    In altri casi ancora, le lettere non sono state rinvenute pur avendone notizia e/o sono state reperite solo parzialmente. Ne è un esempio il carteggio con la cugina Lina negli anni del fidanzamento, di cui si è salvato un solo esemplare, risalente al giugno del 1890⁶², in quanto conservato da Stefano Pirandello, mentre le altre lettere sono presumibilmente state distrutte, forse con la sola eccezione di tredici cartoline autografe di Pirandello con varie vedute di Bonn che, secondo Elio Providenti, pur essendo state conservate dalla sorella Anna, potrebbero essere state originariamente indirizzate a Lina e da questa restituite dopo la rottura del fidanzamento⁶³.

    Nulla si sa delle lettere che, secondo Gaetano Schirò, fratello di Giuseppe, furono scritte da Pirandello al poeta italo-albanese dopo il loro allontanamento, forse conseguente all’innamoramento non corrisposto di Schirò nei confronti della sorella di Pirandello, Lina: «in seguito, anche da lontano si scambiarono affettuosa corrispondenza, non rare volte in versi e sempre a sfondo artistico-letterario e quando il grande commediografo andò a studiare lettere all’Università di Bonn, gli spediva di là le sue pubblicazioni [...]»⁶⁴. Nell’archivio di Schirò non c’è traccia di tale prosecuzione dei rapporti epistolari tra i due, ma secondo Matteo Mandalà «allo stato attuale delle nostre conoscenze non possiamo escludere aprioristicamente che le notizie di Gaetano siano attendibili»⁶⁵. La lettera che Schirò-Clesi data 13 agosto 1887 e che in PMi è circoscritta ad un periodo precedente il 14 ottobre dello stesso anno, è incompleta per mancato rinvenimento del primo foglio, contenente le indicazioni topografiche e cronologiche⁶⁶.

    Analoghe lacune sono riscontrabili nel carteggio con la figlia Lietta, trasferitasi a Santiago del Cile nel 1922 dopo aver contratto matrimonio con Manuel Aguirre. In particolare mancano all’appello le lettere del 1924, che Lietta cita nelle sue e dunque certamente sono state scritte, ma che sono andate perdute. I cartolinotti del 1922 dovrebbero essere molti di più dei 15 noti, se si presta fede a quanto dichiarato da Pirandello il 25 aprile («ho deciso di scriverti una cartolina al giorno»⁶⁷) ed il 19 dicembre («io seguito a scriverti una cartolina al giorno»⁶⁸). Ancora nella lettera del 3 ottobre 1923 Pirandello ribadisce: «Seguito a scriverti, come vedi, un cartolinotto al giorno e perciò ho poche notizie da darti»⁶⁹, mentre, nella cartolina postale del 5 novembre, specifica che: «Ho sospeso per alcuni giorni l’invio di questi cartolinotti, ma ti abbiamo spedito parecchie lettere»⁷⁰. Buona parte degli ammanchi, secondo Lietta, sarebbero dovuti al fatto che molte lettere erano state buttate a mare dal marito nel corso di uno dei loro lunghi viaggi oceanici⁷¹. Delle due lettere del novembre 1922 (una databile secondo i curatori ai primi del mese, l’altra successiva al 14) e di quella del marzo 1923, manca l’inizio⁷²; delle lettere del 14 aprile, 11 giugno e 3 agosto 1922, così come di quella del 19 febbraio 1923, manca la fine⁷³.

    Giulio Natali, sulla «Nuova Antologia», cita una trentina tra lettere e bigliettini inviati da Pirandello a Giuseppe Aurelio Costanzo tra il 1898 ed il 1912⁷⁴, pubblicandone tuttavia solo cinque.

    Inedite risultano essere le due lettere indirizzate a Virgilio Talli citate da Sabatino Lopez: quella del 1° giugno 1917, in cui Pirandello esprime la propria soddisfazione per il fatto che l’attrice Maria Melato interpreti la signora Frola nel Così è (se vi pare)⁷⁵, quella del 9 giugno, dove annuncia che essendo libero dagli esami potrà assistere alle ultime prove della commedia⁷⁶ e quella dell’8 ottobre, con il testo di Marionette, che passione! di Pier Maria Rosso di San Secondo, le lodi di Pirandello, e la richiesta di mettere il dramma in scena a Torino entro il mese⁷⁷. Solo parzialmente edite: la lettera del 3 maggio 1917, in cui Pirandello annuncia di aver pronto il Così è (se vi pare)⁷⁸; quella senza data – ma da circoscrivere al periodo tra il 20 ed il 31 maggio, estremi delle due lettere di Talli a Pirandello – con alcune considerazioni sul suo rapporto col pubblico⁷⁹; quelle del 30 settembre e del 14 dicembre, in cui nuovamente parla con entusiasmo del Marionette, che passione! di Pier Maria Rosso di San Secondo, di cui sono editi solo alcuni frammenti⁸⁰. Ancora le Marionette di San Secondo sono argomento della lettera senza data della seconda metà di dicembre⁸¹, cui ne segue un’altra, a sua volta non datata, parzialmente ricostruita unendo tra loro diversi frammenti, con la risposta stizzita di Pirandello alle considerazioni di Talli sull’opportunità di rappresentare L’innesto⁸², seguita dalla lettera conciliatrice del 2 gennaio 1918, a sua volta ricostruita unendo alcuni frammenti⁸³, come anche quella del 20 agosto 1918⁸⁴. La frammentarietà di questo, come di altri carteggi, è ben sintetizzata da Guido Lopez, che nota come «secondo l’uso del tempo, prima lo stesso Talli, poi i curatori del volume si fecero un pregio di selezionare e sforbiciare, anzi sciabolare»⁸⁵, specificando che «il resto del materiale è andato perduto; forse, nel rogo della casa editrice Treves»⁸⁶.

    Un gruppo di nove lettere indirizzate a Giovanni Alfredo Cesareo, scritte tra il 1902 ed il 1918, giacenti nella Biblioteca Nazionale di Palermo, scoperte da Anna Maria Dotto⁸⁷ e che, a quanto risulta, non sono state pubblicate, è citato da Alfredo Barbina⁸⁸, che riporta solo brevissimi frammenti delle lettere del 3 giugno 1902, 23 gennaio 1905, 3 giugno 1918⁸⁹. In una lettera del 13 agosto 1912, di cui non è riportato il testo, Pirandello farebbe alcuni riferimenti a dei Terzetti pubblicati da Cesareo sulla Gazzetta del Popolo di Torino⁹⁰.

    Per quanto riguarda altri frammenti sparsi nell’epistolario, si segnalano: la lettera al ministro dell’Istruzione Nicolò Gallo del 20 novembre 1900⁹¹, quella a Luigi Natoli del 28 maggio 1904⁹², quella a Giuseppe Primoli del 18 novembre 1905⁹³, quella ad Adriano Tilgher del 5 luglio 1922⁹⁴, quella a Camille Mallarmé del 4 ottobre 1922⁹⁵, quella a Roberto Forges Davanzati del dicembre 1929⁹⁶.

    Il solito Barbina si è occupato di analizzare i rapporti di Pirandello con gli editori, pubblicando stralci di carteggi parzialmente risultanti inediti⁹⁷. Per quanto riguarda i rapporti con Enrico Bemporad, si segnalano:

    – Lettera del 9 giugno 1921, con cui Pirandello informa l’editore di aver ceduto alla Società Italiana degli Autori il contratto editoriale a cui devono essere versate le quote che gli spettano, con sede a Milano, Corso Venezia 6, sin dal 5 settembre 1919⁹⁸;

    – Lettera del 3 agosto 1921 della cui esistenza si apprende da una lettera-raccomandata di risposta di Bemporad dell’8 agosto⁹⁹;

    – Lettera del 10 maggio 1922, della cui esistenza si apprende da una successiva lettera di Lietta, di cui non si è identificata la data esatta, forse distrutta da Lietta stessa¹⁰⁰;

    – Lettera del 27 maggio 1924, di cui non è stata rinvenuta copia, della cui esistenza si apprende da una raccomandata di Bemporad del 2 giugno¹⁰¹;

    – Lettera del 9 febbraio 1925 della cui esistenza si apprende da una missiva di risposta di Bemporad del 12 febbraio¹⁰²;

    – Lettera senza data, presumibilmente del giugno 1925, della cui esistenza si apprende da una missiva di risposta di Bemporad del 16 giugno¹⁰³.

    Nel giugno del ’25, i rapporti epistolari tra Pirandello e Bemporad si infittiscono, come dimostrato dalle numerose lettere di quest’ultimo. Non pervenute, invece, quelle di Pirandello, puntualmente segnalate:

    – Copia dattiloscritta di una lettera del 26 agosto 1926, non firmata, dove Pirandello parla della tempesta in famiglia che lo ha visto, sull’orlo della bancarotta, lanciare accuse alla figlia Lietta ed al marito di lei Manuel Aguirre. Lo scrittore chiede che non gli vengano trattenute le 15.000 lire che gli erano state rimesse per un errore dei suoi uffici¹⁰⁴;

    – Lettera del 27 agosto 1926 con cui Pirandello ringrazia per la disponibilità di Bemporad di inviargli 15.000 lire in cambiali. Nella stessa comunica di aver revocato la procura generale a Manuel Aguirre («d’ora in poi tratterò direttamente i miei affari») per affidarla ai figli Stefano e Fausto «che tratteranno secondo le direttive che io impartirò loro i miei affari, e potranno firmare per me o uniti o separati»¹⁰⁵;

    – Telegramma del 20 aprile 1927 con cui dichiara di non poter accettare il rinnovo parziale di una cambiale¹⁰⁶.

    Lettere a cui bisogna aggiungere quella incompleta e non datata (ma da ritenere precedente al 1920), in cui Pirandello insiste nel voler pubblicare le Novelle per un anno in dodici volumi di trenta novelle ciascuno anziché nei ventiquattro volumi di quindici novelle progettato da Bemporad¹⁰⁷.

    Riferimenti analoghi trovano riscontro nel rapporto con Arnoldo Mondadori:

    – Lettera del 5 novembre 1923, di risposta ad una precedente lettera di Mondadori del 31 ottobre¹⁰⁸;

    – Lettera del 3 agosto 1932, della cui esistenza si apprende dalla lettera di risposta di Mondadori del 9 settembre¹⁰⁹.

    Delle lettere del 6 e del 30 gennaio 1918 indirizzate a Enrico Voghera sono pubblicati solo frammenti¹¹⁰.

    È altresì vero che l’epistolario parla di sé stesso: al suo interno sono riscontrabili indicazioni riguardo lettere, telegrammi e cartoline scritte che sono andate perse e che presumibilmente potrebbero essere ancora rintracciabili:

    – nei fogli non datati e senza busta ma circoscrivibili all’agosto-settembre 1886 indirizzati a Giuseppe Schirò, le pagine contenenti il componimento poetico sono numerate nel manoscritto da 5 a 7, il che fa supporre che fossero precedute da una lettera di accompagnamento¹¹¹;

    – in una lettera ai famigliari senza data ma circoscrivibile tra il luglio e l’ottobre del 1886, parla di una missiva che non si è ricordato di spedire e di un’altra che non è stata acclusa nella busta inviata da Ninella¹¹²;

    – nei fogli datati 25 novembre 1886, con destinatario Giuseppe Schirò, manca la probabile lettera di accompagnamento del componimento poetico Alla Dea¹¹³;

    – di una lettera a Giuseppe Schirò circoscrivibile al periodo tra l’agosto e l’ottobre del 1887, manca la prima pagina¹¹⁴;

    – nella lettera del 24 febbraio 1888 cita lettera e telegramma spediti da Roma alla sorella Lina e al cognato Calogero De Castro che sono andati perduti¹¹⁵;

    – nella lettera del 1° luglio 1888 cita telegramma inviato ai famigliari, perduto¹¹⁶;

    – nella lettera del 19 giugno 1889 a Giuseppe Schirò, Pirandello si lamenta di non aver ricevuto risposta alle proprie lettere, che non sono state ritrovate nell’archivio di Schirò¹¹⁷;

    – nella lettera a Jenny Schulz Lander del 15 luglio 1890, cita cinque missive, di cui sono pervenute solo due delle quattro lettere (Palermo, 3 luglio 1890 e Porto Empedocle, 12 luglio 1890) e la cartolina postale (Napoli, 2 luglio 1890)¹¹⁸;

    – nella lettera ai famigliari datata Bonn 12 gennaio 1891, parla della lettera, che viene acclusa, ricevuta dall’editore Galli in merito alla pubblicazione della Pasqua di Gea, in risposta ad una sua propria missiva. Effettivamente, nella risposta di Galli, parzialmente riportata si parla di «una di Lei stimatissima del 10 c.m.»¹¹⁹;

    – nella lettera al padre datata Roma 12 febbraio 1892, la frase «intorno all’affare in discorso io ho ricevuto da te tre lettere»¹²⁰, riferita alla biennale vicenda delle trattative di Stefano Pirandello con Calogero Portulano per raggiungere un accordo per il matrimonio dei rispettivi figli Luigi e Antonietta, farebbe pensare, come nota Elio Providenti, che «evidentemente c’è stato uno scambio epistolare più nutrito di quanto sia rimasto documentato»¹²¹;

    – nella lettera ai famigliari datata Roma 18 gennaio 1895, fa riferimento a due lettere indirizzate a Lina (probabilmente la sorella Rosolina) che non hanno avuto risposta. In LF è specificato che «non risultano conservate, forse andate perdute nell’assestamento dopo il trasloco a Carrara»¹²²;

    – nella lettera ai famigliari datata Roma 8 maggio 1895 cita un telegramma del 7 maggio, presumibilmente una richiesta di soldi, non conservato¹²³;

    – nella lettera ai famigliari datata Roma 9 agosto 1895, cita un telegramma inviato qualche giorno prima per assicurarsi dei motivi dei ritardi nelle risposte alle proprie missive¹²⁴;

    – nella lettera ai famigliari datata Roma 24 agosto 1895 fa riferimento ad una cartolina inviata ad Enzo con una risposta al padre Stefano su chi contattare per avere un ribasso del 50% sul viaggio a Roma¹²⁵;

    – nella lettera ai famigliari del 10 novembre 1895 anticipa di dover scrivere una lettera alla sorella Lina, che non è pervenuta né è dato sapere se sia stata scritta o meno¹²⁶;

    – In Peppino mio è riprodotta la busta della missiva inviata a Giuseppe Schirò con timbro postale Palermo 12.[10].86, la cui corrispondente lettera non è pervenuta¹²⁷;

    – nella lettera al padre del 22 gennaio 1897, cita una lettera allegata da spedire al suocero Calogero Portulano, non conservata probabilmente perché considerata inopportuna per i toni agitati, e sostituita da una successiva lettera dai toni pacati, allegata alla missiva del 28 gennaio¹²⁸;

    – nella lettera al padre del 2 giugno 1897 cita un precedente telegramma, di cui non è indicata la data, con richiesta di soldi¹²⁹;

    – nella lettera a Giuseppe Primoli del 20 gennaio 1905 cita una lettera datata 21 dicembre 1904 sull’autorizzazione alla traduzione francese de Il fu Mattia Pascal¹³⁰;

    – nella lettera del 22 febbraio 1910 indirizzata all’editore Rocco Carabba, dice di aver scritto all’editore Treves chiedendo l’autorizzazione di cedere Il fu Mattia Pascal a Carabba perché lo potesse pubblicare¹³¹;

    – nella lettera al figlio Stefano del 29 gennaio 1917 parla di un telegramma del 22 gennaio non risultante¹³²;

    – nella cartolina-vaglia indirizzata al padre del 15 aprile 1917 dice di aver scritto contemporaneamente alla sorella Anna, lettera di cui tuttavia non si ha riscontro nel periodo immediatamente precedente, né in quello immediatamente successivo¹³³;

    – nel telegramma inviato a Lina in data 31 luglio 1917, cita un altro telegramma, inviato al fratello Giovanni a Firenze perché potesse accogliere il figlio Fausto¹³⁴;

    – nella lettera ai famigliari del 24 settembre 1917 cita una lettera del sabato precedente¹³⁵;

    – nella lettera al padre del 15 febbraio 1918 cita una lunga lettera che ha scritto alla sorella Lina, che sarebbe andata dispersa¹³⁶;

    – in una nota riportata in MN, si è rinvenuta notizia di una lettera della Segreteria di Stato del Papa datata 18 aprile, rinvenuta presso gli eredi di Stefano Pirandello, evidentemente di risposta ad una qualche missiva con cui Pirandello chiedeva l’intervento del Pontefice per ottenere la liberazione del figlio dal campo di prigionia austriaco¹³⁷;

    – nella lettera del 28 giugno 1918 cita una cartolina-vaglia inviata a Calogero De Castro la mattina dello stesso giorno¹³⁸;

    – nella lettera alla figlia Lietta del 1° aprile 1922 dice di averle spedito un radiotelegramma sul piroscafo per l’America: «Baci da Milano a Lillì mia, a Manuelito caro – Papà», di cui non si ha traccia¹³⁹;

    – della lettera datata 22 giugno 1926 indirizzata a Telesio Interlandi affinché fosse recapitata a Mussolini, non si ha certezza che sia stata inoltrata, ma ne è stato conservato il testo, custodito presso la Biblioteca-Museo Luigi Pirandello di Agrigento¹⁴⁰;

    – in nota alla lettera a Marta Abba del 5 agosto 1926, è citato un telegramma di Pirandello a Mussolini datato 4 ottobre 1925 in cui «implora il suo intervento personale per salvare la propria famiglia dalla rovina» della bancarotta come conseguenza di un anticipo di 115.000 lire fatto alla propria Compagnia sulla base delle promesse di un aiuto statale non pervenuto in tempo¹⁴¹;

    – nella lettera al figlio Fausto del 10 giugno 1928, parla di due lettere che ha spedito a Benjamin Crémieux con le informazioni da questi richieste per la sua tesi di laurea e alcuni commenti sui libri che aveva ricevuto¹⁴²;

    – nella lettera a Marta Abba del 26 settembre 1928, scrive che «lo sbaglio del numero di casa nell’indirizzo è possibile che abbia portato di conseguenza lo smarrimento di qualche mia lettera. Tu puoi fare bene il conto: ti ho scritto ogni giorno, e questa è l’ultima lettera che ti scrivo, perché domani sera (27) alle ore 8 e 1/2 partirò. Conta i giorni: tanti giorni, dalla mia partenza da Viareggio, e tante lettere: non puoi sbagliare»¹⁴³. Se non ha sbagliato, si deve rilevare l’assenza della lettera del 24 settembre, che non è inclusa nella collezione della Biblioteca dell’Università di Princeton;

    – nella lettera a Marta Abba del 26 maggio 1929 si deduce che una missiva datata 24, ma probabilmente anche altre scritte tra il 9 ed il 26 maggio, sono andate perdute. Tra le carte facenti parte della collezione donata alla Biblioteca dell’Università di Princeton, infatti, è conservata una busta vuota, indirizzata a Marta presso le terme di Miradolo, con timbro postale «Berlino 15 maggio»¹⁴⁴;

    – nella lettera a Marta Abba del 22 luglio 1929, fa una lista di lettere che ha spedito e che Marta non avrebbe ricevuto. Tra queste, la lettera del 17 luglio non è stata ritrovata¹⁴⁵;

    – nella lettera a Marta Abba del 25 settembre 1929, fa riferimento a ripetute lettere inviate a Paolo Giordani lamentando di non aver ricevuto risposta¹⁴⁶;

    – nella lettera a Marta Abba del 27 luglio 1930, le dice di averle indirizzato un telegramma il giorno prima per avere sue notizie¹⁴⁷;

    – nella lettera a Marta Abba del 7 marzo 1931, Pirandello accenna ad una missiva inviata al padre di lei¹⁴⁸. La lettera dattilografata, con due buste recanti la dicitura «con preghiera di far proseguire, se Destinataria già partita», sono conservate presso la Biblioteca dell’Università di Princeton¹⁴⁹;

    – nella lettera a Marta Abba del 1° maggio 1931 cita, scusandosi per i toni utilizzati, una lettera databile 25 aprile che fu respinta da Marta e che andò distrutta¹⁵⁰;

    – nelle lettere a Marta Abba del 7 e del 13 luglio 1933 cita una lettera di risposta a Federico Vittore Nardelli di cui non c’è traccia¹⁵¹;

    – nella lettera a Marta Abba del 23 dicembre 1935, annuncia di dover inviare un telegramma al rappresentante della Società degli Autori a Buenos Aires, Giuseppe Giacompol: «Lusingato invito, accetto proposta. Stop. Dannata ipotesi mie condizioni salute impediscanmi partire, preavviserò in tempo. Saluti. Pirandello»¹⁵²;

    – nelle note alla lettera a Marta Abba del 14 gennaio 1936 è citata una lettera indirizzata a Giacompol, non pervenuta¹⁵³;

    – In Pirandello e il cinema sono citate le lettere inviate a Emilio Cecchi, di cui ne sono riportate una incompleta (5 agosto 1932) ed un frammento¹⁵⁴.

    Un interessante filone, tutto da scoprire, è quello delle lettere che sicuramente sono state scritte, ma di cui non si ha notizia se non per la disponibilità delle missive dei rispettivi corrispondenti. È infatti piuttosto improbabile, visto anche il tono delle lettere, ritenere che vi fossero rapporti unilaterali quanto piuttosto una reciproca corrispondenza.

    Di questo gruppo, fanno ad esempio parte le lettere di Marino Moretti da Cesenatico del 13 gennaio 1932 (Caro e grande amico...)¹⁵⁵, quella di Federico De Maria da Palermo dell’11 marzo 1932 (Caro e amatissimo Pirandello...)¹⁵⁶, quella di Bruno Cicognani da Firenze del 14 aprile 1932 (Caro Pirandello...)¹⁵⁷, le ultime due addirittura caratterizzate dall’utilizzo del tu, che denota, al di là degli affettuosi incipit, la presenza di legami stretti e di (quasi) certi rapporti epistolari che trascendono la singola lettera citata.

    Per una critica (costruttiva) dei carteggi editi

    1. Su alcune questioni di ordine filologico

    Numerose lettere, tra quelle raccolte, sono state pubblicate, sia integralmente che parzialmente, in due, e talvolta più, fonti diverse. Dal confronto tra edizioni differenti, ma anche dalla comparazione dei testi a stampa con le rare riproduzioni degli originali che è stato possibile rintracciare qua e là, sparsi tra le varie monografie edite, si è purtroppo potuto – e dovuto – constatare che non sempre le trascrizioni coincidono tra loro.

    Non ci si riferisce alle divergenze relative alla punteggiatura, all’utilizzo dei segni grafici e del corsivo, all’adeguamento di forme desuete all’italiano moderno¹⁵⁸, alla ripartizione dei capoversi o agli aspetti meramente formali della distribuzione del testo come ad esempio la collocazione delle date e delle firme, nel qual caso le difformità sono riscontrabili nella totalità del materiale in analisi; quanto piuttosto ad una quantità di varianti e/o omissioni (talvolta in qualche modo giustificate con discutibili scelte editoriali e debitamente segnalate, talaltra – ossia nella maggior parte dei casi – no) disseminate un po’ ovunque.

    In termini generali, stravolgimenti destinati a modificare radicalmente il senso complessivo dei contenuti non ve ne sono, tuttavia, ai semplici refusi si affiancano talora evidenti omissioni, spesso senza che siano opportunamente segnalati gli eventuali tagli apportati.

    A titolo esemplificativo si paragonano due edizioni della medesima lettera a Carmelo Faraci del 18 agosto 1887, pubblicata su «Ariel»¹⁵⁹ e in due successive edizioni di Alle fonti di Pirandello¹⁶⁰:

    Cui deve aggiungersi l’edizione LGPR, che riproduce il testo di Bussino e tuttavia, specificando che «della lettera del 18 agosto se ne è conservata altra copia in questo epistolario, con lievi varianti rispetto al testo dato dal Bussino, riportato in parentesi quadre»¹⁶¹, riporta le varianti.

    Ancora a titolo di esempio, si prenda la lettera a Marta Abba del 24 febbraio 1932, riportata da Benito Ortolani e riproposta da Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla:

    La gran parte delle differenze che sono state riscontrate possono essere suddivise in tre blocchi: quello formato dall’accostamento tra le lettere a Giuseppe Schirò edite in Amicizia mia e in Peppino mio; quello composto dalle lettere pubblicate in Epistolario familiare giovanile da un lato, Lettere giovanili da Palermo e da Roma e Lettere della formazione dall’altro; quello che scaturisce dal confronto tra Il figlio prigioniero e le lettere al figlio Stefano pubblicate sull’Almanacco Bompiani del 1938.

    Per quanto concerne il carteggio con Giuseppe Schirò, lo studio del materiale si è rivelato in alcuni casi intricato. L’edizione delle lettere in Amicizia mia, come già precedentemente accennato, è lacunosa poiché i curatori hanno operato sulle copie realizzate da Giuseppe Schirò-Clesi e non sugli originali. Tali copie erano a loro volta incomplete per motivi sconosciuti che Matteo Mandalà, nel saggio introduttivo di Peppino mio, riassume in due possibili spiegazioni: o non tutte le lettere gli erano state consegnate dalla moglie del poeta di Piana dei Greci oppure, com’è più probabile, quelle mancanti si trovavano custodite nella casa siciliana di Schirò¹⁶².

    Quella di Peppino mio si rivela indubbiamente, tra tutte le pubblicazioni, la più attendibile in quanto più corretta dal punto di vista filologico, spingendosi fino all’eccesso di accuratezza nel rispetto degli a capo: a lato di ogni lettera è riprodotta copia dell’originale manoscritto in modo da rendere immediata la verifica anche dei piccoli refusi talvolta riscontrabili nella trascrizione. Il confronto tra le due edizioni delle lettere a Schirò rende obsoleta quella del 1994 di Amicizia mia, e doverosa la scelta dei testi editi in Peppino mio, senza neppure evidenziare le varianti.

    L’unica eccezione ha riguardato la corretta ricomposizione delle lettere dell’11 e del 21 luglio 1887, che in PM risultano invertite rispetto alle rispettive buste con timbro postale. In AM, tra la lettera del 27 giugno e quella del 31 luglio, risulta una missiva inviata da Porto Empedocle, identificata dal numero progressivo XIII, datata semplicemente «luglio ’87», cui sono allegati i componimenti poetici Cavalleresca e Nottolata, alla fine dei quali compare l’indicazione scritta di pugno da Pirandello «notte dall’11 al 12 luglio». In PM, invece, alla lettera del 27 giugno segue quella datata 11 e poi 12 luglio, cui è allegato il componimento Natura, non risultante in AM, la cui corretta collocazione è confermata dal «te ne trascrivo una» annotato da Pirandello. Viceversa, nella

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