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La letteratura gallurese: Dal 1683 a Fabrizio De André
La letteratura gallurese: Dal 1683 a Fabrizio De André
La letteratura gallurese: Dal 1683 a Fabrizio De André
E-book275 pagine3 ore

La letteratura gallurese: Dal 1683 a Fabrizio De André

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Info su questo ebook

Il presente volume rappresenta un lavoro di ricerca che, seppure suscettibile di approfondimenti in varie direzioni, offre una panoramica su oltre 335 anni di letteratura e oltre 150 autori. Nel frattempo, esso apre la strada a nuovi studi e ulteriori riflessioni. La sua struttura è concepita per periodi, autori, generi e tendenze con sintetiche notazioni biografiche. La prima parte è dedicata a notazioni filologiche sui testi più antichi che risalgono al 1683. Sono inseriti anche dei brani antologici, con traduzione in italiano, relativi agli autori più noti e ai testi più interessanti o rappresentativi.
LinguaItaliano
EditoreNOR
Data di uscita7 mag 2023
ISBN9788833091174
La letteratura gallurese: Dal 1683 a Fabrizio De André

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    Anteprima del libro

    La letteratura gallurese - Mauro Maxia

    copertina-letteratura_gallurese.jpg

    in ricordo di Mario Scampuddu

    cuore e motore della cultura gallurese

    Mauro Maxia

    La letteratura gallurese

    dal 1683 a Fabrizio De André

    nor

    Indice

    Premessa

    Introduzione

    Nota ortografica

    1. Le origini

    2. Il Settecento

    3. Gli autori del 1700

    4. L’Ottocento

    5. Il Novecento

    6. Il canto

    7. Il teatro

    8. La prosa

    9. Letteratura delle aree laterali

    10. Conclusioni

    Bibliografia e sitografia

    L'Autore

    Sa colletzione paràulas

    Colophon

    Premessa

    Questo volume vuole rappresentare una sintesi della storia ormai plurisecolare della letteratura gallurese. In pari tempo, intende essere un’agile antologia con una serie di brani selezionati dalla produzione di decine di autori, molti dei quali sono sconosciuti alla gran parte dei lettori.

    L’idea di scrivere questo lavoro prese le mosse in vista della quarta edizione della Ciurrata internaziunali di la linga gadduresa che si tenne a Palau nel 2016. La Ciurrata era un convegno annuale che, dopo aver raggiunto una dimensione autorevole, si è dovuto interrompere per la prematura scomparsa del dott. Mario Scampuddu, vicepresidente dell’Accademia di la linga gadduresa, di cui era il vero propulsore.¹

    Quel lavoro iniziale è confluito negli atti del citato convegno col titolo di La littaratura gadduresa nel contesto degli atti in cui sono compresi anche due saggi degli studiosi còrsi Alain Di Meglio e Anghjulu Pomonti². L’anno successivo è confluito nel volume edito in Francia col titolo Lingue e literature vicine: Corsica e Gallura³ (v. Bibliografia). Rispetto a quel primo saggio questa edizione presenta una più accurata periodizzazione, alcuni nuovi testi e una serie di autori soprattutto contemporanei.

    Appare opportuno dedicare qualche riga alla scelta della lingua con cui pubblicare questo lavoro. Essa riflette la situazione della lingua che in Sardegna è piuttosto differente da quella della Corsica, dove i saggi di letteratura spesso sono pubblicati nella lingua regionale. In Sardegna, infatti, vige una timida legislazione regionale che, come quella statale, riconosce una certa dignità al sardo e al catalano algherese ma anche al gallurese, al sassarese e al ligure tabarkino, ignorando invece il maddalenino. Questa situazione favorisce una circolazione linguistica che continua a essere quasi esclusivamente in italiano e determina una scarsa abitudine dei lettori a vedere delle opere pubblicate in lingua locale.

    Sarebbe stato interessante pubblicare in gallurese anche questo saggio sulla letteratura della Gallura. Del resto, lo scrivente non è nuovo ad articoli e saggi scritti in lingua minoritaria, compreso il gallurese⁴. Non a caso la relazione alla prima edizione del suddetto convegno e il saggio pubblicato nei relativi atti sono stati redatti interamente in gallurese. Ma in questo momento una scelta di questo tipo potrebbe sortire effetti forse contrari a quelli che una pubblicazione come questa si propone, cioè raggiungere il maggior numero possibile di lettori anche al di fuori della Gallura per divulgare un patrimonio di conoscenze di cui attualmente soltanto poche persone sono al corrente. In questo senso e nella presente situazione è apparso dunque coerente, quasi necessario, scrivere in italiano. Peraltro, i contenuti e la grafia di una serie di composizioni poetiche scritte nel gallurese del 1700 non sono alla portata di tutti i lettori. Parecchi termini caduti in disuso sono di ostacolo alla piena comprensione di testi scritti in una lingua che per alcuni testi risale fino a oltre tre secoli orsono. Per questo motivo, si è deciso di affiancare al testo in gallurese la traduzione in italiano a fronte oppure in nota. Questo aspetto chiarisce, una volta di più, che una scelta purista – cioè la pubblicazione integrale dei commenti oltre che dei testi in gallurese – avrebbe potuto avere la paradossale conseguenza di intimorire e allontanare il lettore comune anziché raggiungere l’obiettivo desiderato. Ciò non significa che il gallurese sia assente. Quasi la metà del saggio, infatti, risulta scritta in questa lingua attraverso i testi che qui si prendono in esame.

    Il presente volume rappresenta un lavoro di base che, seppure suscettibile di miglioramenti in varie direzioni, offre una panoramica su oltre 150 autori susseguitisi in quasi 340 anni di letteratura. Esso, inoltre può aprire la strada a nuovi studi e ulteriori approfondimenti.

    Colgo l’occasione per un doveroso accenno all’Istituto Sardo-Corso di Formazione e Ricerca, che mi onoro di presiedere. Col presente volume questo sodalizio aggiunge un altro tassello alla propria attività volta alla valorizzazione di tutto quanto sia utile per rinsaldare i rapporti culturali e linguistici tra la Sardegna e la Corsica, di cui il gallurese rappresenta il tramite più evidente.

    Mauro Maxia

    1) Mario Scampuddu, oltre che autore di alcuni validi lavori, era l’anima di quella splendida manifestazione. Senza il suo entusiasmo non si sarebbero potuti raggiungere certi risultati. Per avere un’idea del livello scientifico dei convegni in questione basti ricordare che vi presero parte accademici italiani e stranieri del calibro di Massimo Pittau, Eduardo Blasco Ferrer, Jean Chiorboli, Jean-Marie Comiti, Alain Di Meglio, Elton Prifti e altri.

    2) Literatura corsa e littaratura gadduresa, Atti del 4° Convegno Internazionale di Studi Ciurrata di la linga gadduresa, Palau 10 dicembre 2016, a cura di Mauro Maxia, coordinamento organizzativo di Mario Scampuddu, Taphros, Olbia, 2017. Il convegno era patrocinato dal Comune di Palau col supporto dell’Accademia di la linga gadduresa, dell’Istituto Sardo-Corso di Formazione e Ricerca e del Centru Culturali Universitariu di Corsica.

    3) Lingue e literature vicine: Corsica e Gallura, Albiana-CCU, Ajaccio-Pisa, 2018. Nell’edizione còrsa la parte dedicata alla letteratura gallurese risente, purtroppo, di alcuni refusi dovuti all’Editore che ha riversato il testo dell’edizione del 2017 stampandolo senza sottoporlo alla necessaria revisione dello scrivente.

    4) Cfr.

    Mauro Maxia

    , Lingua e società in Sardegna, Dublino, Ipazia Books, 2017, cap. 4 Gadduresu e sassaresu tra cossu e saldu.

    Introduzione

    Il presente volume offre un inquadramento generale della produzione letteraria avutasi nella Gallura corsofona dalle sue prime manifestazioni a oggi. Si tratta perciò di un primo approccio a questa tematica nella consapevolezza che esso non può essere esaustivo rispetto alla complessità dell’argomento. Occorrono adeguati studi filologici sui testi, parecchi dei quali sono ancora inediti. Studi filologici che finora nessuno ha mai affrontato seriamente. A questo riguardo occorre dire che la filologia sarda finora si è interessata di testi scritti in sardo, latino, spagnolo, italiano e anche in sassarese ma non ad opere scritte in gallurese.

    Di parecchi autori galluresi del passato, noti localmente per la produzione di testi orali, non disponiamo ancora dei materiali indispensabili per poterne parlare adeguatamente. Il riferimento è ad autori popolari come Ghjuanna Francisca Burricca, Paolo Careddu Burriccu, Ghjuanni Battista Uscidda Burriccheddu, Ghjacu Antoni Trustugliu, Petru Calzoni, Pascali Alvisa Accau (1879-1945), Matteu Pirina Cracchja, Agostino Peru Cetta, Andria Mattola, Andria Paggiolu, Ghjuanni Maria Addis Pumpitta, Ghjuanni Maria Peru Cujareddu, Ghjuan Comita Battinu Pagghjali, Ghjombattista Baltolu Burriccu (1908-1991), Duminicu Careddu Grisciura, Pitreddu Giorgioni Gambinu, Antoni Battinu, Antoni Giua, Bastianu Sanna Cucchjari, Francesco Maria Mariotti, Ghjuan Battista Cossu, Andria di Scanu, Ghjuan Battista Biancu, Petru Paulu Biancu e altri ancora.

    Naturalmente in questo lavoro non sono compresi i lavori di quegli autori galluresi, soprattutto di Olbia e Luras, che per le loro opere impiegano la lingua sarda.

    Per la letteratura gallurese sono annunciati nuovi contributi su alcuni autori inediti e, soprattutto, un’edizione critica di una delle maggiori fonti scritte⁵ che richiederanno una rivisitazione dei contenuti che si propongono in questa pubblicazione.

    La struttura del presente contributo è concepita per periodi, autori, generi e tendenze con sintetiche notazioni biografiche quando sono conosciute. Compatibilmente con lo spazio a disposizione si sono inseriti anche dei brani relativi agli autori più noti e ai testi più interessanti o rappresentativi. In qualche caso, costituito da componimenti molto lunghi, si è optato per una trascrizione soltanto parziale dei testi. Le dimensioni di questa pubblicazione, purtroppo, non hanno consentito di commentare i testi, molti dei quali invero meriterebbero un disanima approfondita. Oltre a questo aspetto, desidero scusarmi con tutti quegli autori che involontariamente posso avere omesso di citare. Spero di avere in un futuro non lontano l’occasione di compilare un’opera più esauriente di questo abbozzo.

    Sento il dovere di ringraziare il prof. Graziano Fois, per i molti dati e i puntuali ragguagli relativi sia al manoscritto 44 del Fondo Sanjust della Biblioteca Comunale di Studi Sardi di Cagliari sia ad altre fonti. Insieme a lui ringrazio il compianto dott. Mario Scampuddu al cui costante impegno organizzativo si deve la celebrazione delle giornate internazionali di studio di cui il presente volume rappresenta, in parte, una concreta testimonianza.

    Per l’inquadramento storico della letteratura in lingua gallurese⁶ si deve considerare che la comunità territoriale di cui è espressione nel momento di massima produzione e circolazione letteraria⁷ (metà 1700 – secondo 1800), era composta da circa ventimila persone. Persone che per metà risiedevano a Terranova (Olbia), a Tempio e nei cinque villaggi circostanti (Aggius, Bortigiadas, Calangianus, Luras e Nuchis) mentre l’altra metà viveva dispersa in quasi duecento cussogghj e in circa duemila stazzi.

    A questa situazione assai particolare era quasi estranea la comunità de La Maddalena che – pur essendo stato nel 1800 e nei primi decenni del 1900 il centro più popoloso dell’intera Gallura – era abitata in prevalenza da persone immigrate di recente dalla penisola italiana. Soltanto in tempi più recenti la comunità maddalenina ha espresso una sua microletteratura basata sulla locale parlata còrsa trapiantata dal prospiciente territorio di Bonifacio circa tre secoli fa.

    Della letteratura gallurese fanno parte anche alcuni autori espressi da territori limitrofi che, pur non facendo parte della Gallura sul piano geografico, sono da associare ad essa sul piano linguistico e letterario. Si tratta di territori situati in regioni confinarie come il Monteacuto dove in porzioni più o meno estese dei comuni di Tula, Oschiri, Berchidda⁸, Monti, Padru e Torpè⁹ si parla il gallurese. Una situazione analoga si osserva nell’Anglona dove i comuni di Erula e Santa Maria Coghinas, il centro abitato di Codaruina (Valledoria)¹⁰ e buona parte dell’agro di Perfugas sono galluresofoni. Al dominio linguistico gallurese, poi, sono in parte associabili anche i territori di Castelsardo e Sedini dove si parlano dei dialetti intermedi che condividono col gallurese la morfosintassi e gran parte del lessico¹¹. Leggendo questo lavoro apparirà chiaro come le parlate dell’Anglona non possono andare disgiunte da quelle della Gallura né sul piano linguistico né su quello letterario.

    Fin dalle origini, che cominciano a manifestarsi nel secondo 1600, la letteratura gallurese ha costituito un sistema con proprie caratteristiche oscillante tra autoreferenzialità e aperture verso le letterature in lingua sarda, spagnola e italiana. Il primo aspetto è da attribuire al fatto che la circolazione letteraria è avvenuta in prevalenza all’interno della sua comunità linguistica. Comunità che è formata dagli utenti di una delle varietà che costituiscono il dominio gallurese che si basa sulla parlata di Tempio e, in misura minore, su quella di Aggius e di altre varietà locali. L’ambito geograficamente circoscritto di questa comunità rappresenta una eteroglossia rispetto al restante territorio dell’Isola dominato dal sardo. Tuttavia, grazie alla perfetta intercomprensione, sono del tutto normali gli scambi orizzontali con le altre varietà sardo-corse che sono costituite dal sassarese e dalle parlate intermedie dell’Anglona rappresentate dal castellanese e dal sedinese.

    Contatti col dominio sardofono si verificano di preferenza lungo la fascia che collega l’Anglona al Monteacuto e alla Gallura d’Oviddè e che include la città di Olbia, la quale da secoli mostra un bilinguismo sardo logudorese – gallurese¹². In questa fascia, in effetti, i sardofoni e i galluresofoni si capiscono senza problemi e questa reciproca comprensione favorisce la circolazione delle rispettive letterature. Un esempio di questa situazione è offerto dalle cosiddette gare poetiche e di canto, nelle quali gli autori, sia sardofoni sia galluresofoni, cantano indifferentemente testi in sardo e in gallurese.

    All’interno della letteratura propriamente gallurese si osserva un dualismo storico costituito dall’incontro-scontro tra le comunità rurali (in gallurese lu pasturìu ‘territorio abitato dai pastori’) e la città che fino ai primi decenni del 1900 è stata rappresentata dalla sola Tempio. In questo centro – grazie alla presenza di una collegiata, di due conventi e una scuola diretta dai padri scolopi – si ebbe una produzione letteraria di livello elevato che mostra punti di contatto e momenti di rielaborazione di modelli e temi irradiati dalle prestigiose letterature spagnola e italiana. Modelli e temi giungono anche attraverso i contatti che Tempio ha con Sassari e soprattutto con Cagliari per ragioni legate all’amministrazione del Regno di Sardegna. A questo proposito va evidenziato il ruolo notevole esercitato nella capitale vice-regia dai nobili e cavalieri tempiesi tra il secondo 1700 e il primo 1800. A questi contatti e a queste frequentazioni si deve la diffusione e la persistenza di modelli arcadici nella poetica del maggiore autore gallurese del tempo, cioè Don Gavino Pes, più noto come Don Baignu. Quest’ultimo, insieme a Padre Luca Cubeddu e ad altri epigoni, furono appunto gli autori che facevano propri i modelli letterari che giungevano in Sardegna dalla Spagna e dagli stati italiani adattandoli al contesto isolano. La letteratura espressa dal ceto cittadino circolò a lungo, oltre che in forma orale, anche sotto forma di libretti e fogli manoscritti che in rari casi potevano essere anche stampati.

    Viceversa, la letteratura delle comunità rurali si è sempre connotata per la sua poesia spontanea aderente a temi concreti della vita agreste e ai problemi ad essi connaturati. Quando qualche autore del pasturìu cerca di impiegare concetti presenti nella letteratura cittadina si assiste, infatti, a rielaborazioni che appaiono grottesche¹³. Questo accade per il fatto che i poeti-pastori sono quasi sempre degli analfabeti. Le loro poesie sono destinate esclusivamente alla circolazione orale alimentata dalla proverbiale memoria degli abitanti delle cussògghj ‘comunità agropastorali’.

    La dicotomia città-campagna va avanti fino alla prima metà del 1900 quando entrano in crisi i pilastri su cui si regge. Pilastri che corrispondono, come si accennava, all’abitato di Tempio e all’insediamento sparso. Negli anni Sessanta l’affermarsi del turismo sulle coste determina una repentina crisi e il veloce ribaltamento degli equilibri territoriali. Olbia e gli altri centri costieri crescono rapidamente e in modo quasi tumultuoso mentre nella Gallura interna la crescita si ferma e i distretti pastorali a poco a poco si svuotano. La crisi dell’insediamento sparso ha determinato anche la veloce decadenza della produzione poetica. La letteratura finisce così col diventare sempre più appannaggio di pochi intellettuali e degli acculturati che però cominciano a rivolgersi con sempre maggior frequenza all’italiano.

    L’esplosione del turismo e il boom edilizio causano la progressiva interruzione dei canali comunicativi tradizionali. Nel volgere di pochi decenni si spostano verso la Gallura migliaia di persone dall’interno e dal sud dell’Isola. Il circuito autoreferenziale che caratterizzava la letteratura gallurese entra in crisi. Dagli anni Ottanta comincia a spegnersi la produzione poetica nell’antico pasturìu. Gli ultimi poeti, ormai anziani, via via si trasferiscono da li cussogghj ai più vicini centri abitati.

    Attualmente i poeti in attività hanno un’età media piuttosto avanzata. Il gallurese continua a essere usato dalla maggior parte della popolazione ma il cambiamento dei modelli tradizionali e la pressione dell’italiano distolgono i giovani dalla letteratura in gallurese. In generale, anche la scuola e la scarsa attenzione dell’università alla cultura locale non lasciano intravedere particolari segni di inversione di tendenza rispetto alla situazione odierna.

    Il chiostro del convento del Carmine, sede dei padri scolopi. La scuola diretta da questi religiosi costituì il fulcro della cultura che fece di Tempio l’indiscusso centro di riferimento di tutta la Gallura.

    5) Si tratta del cosiddetto Canzoniere Gallurese, conservato nella Biblioteca di Studi Sardi (Cagliari), Fondo Sanjust, ms 44. L’edizione critica sarà curata dal prof. Graziano Fois al quale si deve la riscoperta di questo importante manoscritto.

    6) L’espressione lingua gallurese serve a distinguere le opere scritte nella varietà gallurese di origine còrsa – detta còssu ‘còrso’ dagli stessi galluresi – dalle opere scritte in

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