La profezia
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Info su questo ebook
Un racconto “esemplare” del grande autore austriaco, che con sapiente ironia affonda la sua penna tagliente nei fragili anfratti della psiche umana.
Arthur Schnitzler
Arthur Schnitzler (* 15. Mai 1862 in Wien, Kaisertum Österreich; † 21. Oktober 1931 ebenda, Republik Österreich) war ein österreichischer Arzt, Erzähler und Dramatiker. Er gilt als Schriftsteller als einer der bedeutendsten Vertreter der Wiener Moderne. (Wikipedia)
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Anteprima del libro
La profezia - Arthur Schnitzler
I LEONCINI
frontespizioArthur Schnitzler
La profezia
ISBN 978-88-9296-873-8
© 2012 Leone Editore, Milano
www.leoneeditore.it
Prefazione
La notevole opera di Arthur Schnitzler, tesa all’osservazione lucida dei costumi sociali e delle più intime movenze psicologiche dell’animo umano, analizza non senza pessimismo la degradazione dei valori individuali e culturali del suo tempo, che è ancora il nostro. La crisi del soggetto, che egli pone al centro della sua narrativa e delle sue pièce teatrali, incontrò in molti punti il pensiero di Freud, che gli scrisse: «Ho avuto l’impressione che lei conosca attraverso l’intuizione – come anche attraverso dettagliate forme di osservazione – tutto ciò che io ho scoperto attraverso un faticoso lavoro sulle persone».
Figlio di un noto laringologo, Arthur Schnitzler nacque a Vienna nel 1862 in seno a una famiglia della buona borghesia ebraica e venne avviato al prestigioso Akademisches Gymnasium, prima di iniziare gli studi di medicina che condusse fino alla laurea conseguita nel maggio del 1885 e all’incarico di medico assistente presso il Policlinico di Vienna.
La professione del padre determinò la singolare circostanza per cui lui venne a contatto con quei cantanti e attori di fama che sottoponevano alla cura dell’illustre clinico il prezioso strumento della voce. La frequentazione di questa fauna umana, nella Vienna colta, scintillante e leggera della Belle Époque, attivò senz’altro nel giovane medico l’estro artistico che già covava per conto suo sotto i severi impegni della scienza medica, che ben presto abbandonò. Non fu estranea ancora, la laringoiatria, al fatto che in seguito si sposasse anche con una cantante.
Schnitzler è stato spesso considerato il «doppio» di Sigmund Freud. Fu lo stesso fondatore della psicoanalisi a rendere omaggio allo scrittore riconoscendo in lui il suo Doppelgänger. In una famosa lettera del 1922, Freud gli scrisse: «Sempre, allorché mi sono abbandonato alle Sue belle creazioni, ho creduto di trovare dietro la loro parvenza poetica gli stessi presupposti, interessi e risultati che conoscevo come miei propri. […] Credo che nel fondo del Suo essere Lei sia un ricercatore della psicologia del profondo, così onestamente imparziale e impavido come non ve ne sono stati mai». La lettera continua rivelando un Freud timoroso di confrontarsi con un artista temibile concorrente nelle scoperte che lui stesso andava in quegli anni facendo: «Perché, infatti, nel corso degli anni, ho sempre cercato di partecipare a voi e avere una conversazione con voi? [...] Credo di avere evitato una sorta di paura di incontrare il mio doppio».
Dal canto suo, Schnitzler fu uno dei primi trecentocinquanta lettori dell’Interpretazione dei sogni, ancor prima che si affermasse lui stesso come uno dei più grandi romanzieri del sogno.
In Doppio sogno (1926), che il film di Stanley Kubrick Eyes Wide Shut ha riportato all’attenzione, Fridolin lascia la saggia vita quotidiana e conosce i piaceri proibiti: facili avventure, un’orgia erotica. Il passaggio dalla normalità borghese a un mondo segreto dove si compie la trasgressione permette a Schnitzler di giocare sul fantastico, sull’esitazione del lettore e dei personaggi che si chiedono: siamo nella realtà o nel sogno?
Un altro punto di convergenza tra la scrittura di Schnitzler e la psicoanalisi freudiana è il monologo interiore
, tecnica letteraria simile a quella terapeutica delle associazioni libere
cui l’analista sottopone il paziente. Si ritiene che Schnitzler sia stato il primo autore di lingua tedesca a riprendere questa modalità espressiva nel Sottotenente Gustl (1900). Ma c’è da dire che nelle tecniche narrative Schnitzler fu brillante e poliedrico, avendole adottate tutte, quelle collaudate e quelle sperimentali, a seconda del soggetto che aveva davanti: la narrazione onnisciente, il discorso indiretto libero, il monologo interiore, nonché l’io narrante che è dentro il racconto come personaggio (narratore omodiegetico-intradiegetico, lo chiamano gli specialisti), com’è il caso di questa novella, La profezia.
Si veda il monologo interiore della Signorina Else (1924). Vittima dei suoi genitori indebitati che non esitano a indurla a un atto di prostituzione perché ottenga denaro dal commerciante d’arte Dorsday, messa sotto la protezione del tutto inefficace di suo cugino, un medico ginecologo che ovviamente non ha compreso nulla del suo caso
, Else ha tutte le debolezze, ma anche le risorse della femminilità: fragile, vulnerabile e passiva, giunge, con un sottile gioco teatrale e con il suo indiscutibile charme di fanciulla in fiore, a riprendere il pieno controllo sul suo entourage e a sottrarsi al ricatto mettendo in scena una crisi isterica, dandosi la morte. Con una sottigliezza virtuosistica straordinaria, Schnitzler riesce a condensare tutti questi conflitti nel flusso di coscienza del monologo interiore della ragazza.
Arthur Schnitzler non amava i manifesti né le dichiarazioni di poetica. Se la sua opera non ha nulla di eccessivamente sperimentale – forte era in lui la preoccupazione di restare accessibile a un pubblico il più ampio possibile –, nondimeno Schnitzler si è rivelato un innovatore in più campi: nel teatro ha portato alla perfezione la tecnica delle pièce brevi raggruppate in trilogie o in tetralogie, o della successione di brevi quadri scenici (Girotondo, del 1900, è l’esempio più famoso). Maestro del racconto breve, ha alternato novelle eccezionalmente dense a racconti di lunga lena, dalle tranche de vie alle situazioni sorprendenti di Morire (1894), del Ritorno