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La quinta dimensione. III. Un'allotropica realtà
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E-book243 pagine3 ore

La quinta dimensione. III. Un'allotropica realtà

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Info su questo ebook

La passione e la devozione che solo un androide innamorato può dare. Le amiche e le Thermae, il luna park, i Remorti e i glieseni, a Long Island capita di incontrare di tutto. Da lì a tuffarsi, poi, di botto, nell'avventura più grande della propria vita, è un attimo. Un assassino camuffato dalla sua ultima vittima, un muscoloso boia danzante, un angelo che diventa belva erotica, una vampira dominatrice, la donna-granchio. In una girandola di travestimenti e trasformazioni, il serial killer e la sua preda. Quanta magia, quale ardore e piacere può nascere nell'incontro erotico fra diverse razze planetarie. Su questo non ci può essere controllo alcuno.
LinguaItaliano
Data di uscita23 mag 2024
ISBN9791222745701
La quinta dimensione. III. Un'allotropica realtà

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    Anteprima del libro

    La quinta dimensione. III. Un'allotropica realtà - Roberto Fustini

    Titan

    Meredith e Gordon sono rincasati la sera stessa. Lei l’ha lasciato con un leggero bacio davanti all’ingresso del suo Palace. Lui, stanchissimo, si è fatto preparare una zuppa dal Domot e poi si è steso sul letto. Senza musica, né luci o colori, senza impostare alcuna azione rilassante da parte del suo giaciglio. Per quel che importa, è stato un sonno senza sogni – sa che in realtà non è così, solo che nessuno di essi ha lasciato al risveglio la minima traccia. Forse perché era comunque arduo superare, o anche solo eguagliare, l’intensità della notte passata al rifugio.

    Ha lasciato sedimentare le emozioni che, lassù, ha provato. Il giorno successivo ancora gli giravano nella testa, cercavano incastri, interpretazioni, simbolici letti di fiume nei quali scorrere. Mari nei quali gettarsi. In ufficio ha cercato di concentrarsi su alcune faccende da sbrigare, e poi pensava a Titan, il quale sarebbe rientrato poco dopo.

    È arrivato tardi la notte scorsa, Gordon già dormiva. Non si è accorto di nulla finché non l’ha avuto accanto.

    Ora è disteso sul divano, la musica fluisce dolce nella stanza, le finestre sono semioscurate. Una tazza di tè si sta raffreddando sul tavolo.

    Titan ha dovuto presenziare a un controllo su alcuni sistemi contabili, aveva anche una riunione con i colleghi, tornerà più tardi. Non hanno ancora parlato, nemmeno quando ieri sera si è infilato nel letto e l’ha sorpreso mentre lui era intontito dal sonno. Non ha detto una parola, è giunto di soppiatto, come un ladro. Lo ha preso come sa che piace a Gordon, senza interpellarlo. Lo ha sorpreso con un’ars amandi fatta di attenzioni inconsuete, dolcezze striate di decisione. Lo ha usato assicurandolo come l’unico beneficiario di quell’erotismo e lui, alla fine, ha raggiunto l’acme del piacere lasciandosi andare a grida sommesse, la bocca spalancata e schiacciata sulla pelle liscia del corpo di Titan.

    La conclusione trionfante degli amplessi dell’androide, invece, è costituita da un momento per lui perfetto. Questo si esplica nella chiusura di cerchi aperti, la manifestazione di catene logiche che si completano dando per ciò un senso di appagamento. Sono cerchi che, in alternativa, restano schiusi ma che vanno a intersecare, intrecciare o semplicemente toccare gli altri con la loro consustanzialità. È un piacere che si prepara nell’interazione e nel riflesso, nella reazione che provoca sull’altro da sé. Sono sistemi sospesi che trovano compimento nell’armonia, conosciuta o del tutto nuova, e danno infine una forma completa. A parte la soddisfazione del proprio compagno umano, l’atteggiamento dell’androide è tutto proiettato verso questo obiettivo.

    Dopo il rapporto, Gordon è scivolato dentro l’abbraccio di Titan, ne è stato avviluppato mentre lui gli sussurrava «Vieni, amore mio, che ho miliardi di endorfine da passarti». È la sintesi di processi biologici e chimici che segue la parabola degli ultimi istanti di piacere. Sono sensazioni che gli trasmette fisicamente, mentre diventa una guaina che avvince sempre più stretta, mai opprimente. Calda, ferma.

    Lo ha stretto e cullato in un discendente e morbido chill out, fino a farsi lieve, privo di consistenza. Abbandonato nella quietata violenza della mareggiata, appena lambito dall’alternarsi delle onde, Gordon è finito inerte sulla battigia silenziosa.

    Non è che percepisca sempre quell’animalità, da parte sua. Fare l’amore con Titan è fantastico ogni volta, però di solito è prevedibile. Non si tratta di una falla nel sistema affettivo dell’androide. Anche se i suoi progenitori sono i robot, lui è unico. Lo sono tutti, gli androidi. Possono riprodurre modelli, però la maniera in cui poi danno loro vita risulta diversa da ogni altro, sempre. E poi sono efficienti, metodici, assolvono perfettamente le loro funzioni.

    Nel bene e nel male essi sono il frutto di chi li ha progettati. C’è l’intenzione della precisione e dell’efficacia, ma c’è anche il legame con l’originarietà. Quando Titan tira fuori tale sensualità, allora si manifesta anche quell’aspetto che non è andato del tutto perduto.

    Chissà se ha percepito quanto mi sono concesso a questa parte di me, nella mia piccola avventura in montagna. Chissà se il suo modo di amarmi ieri sera è in realtà il riflesso di una nuova coscienza che riscontrava in me

    È stato diverso, lassù, è stato come raramente accade – e come comunque accade solo con lui. Nulla a che fare con le vaghe reminiscenze che trattiene dalle Sex House, e nemmeno con ciò che esperisce attraverso i Canali Extra. C’è stato qualcosa di apparentemente ostile in quelle singolari visioni erotiche. Non era dovuto alla stranezza delle situazioni – ne ha vissute finanche di più estreme – piuttosto alla sua consapevolezza mentre vi era immerso.

    Meredith dà il merito di questo all’assunzione di Genuhigh. Esse ignorano gli schemi che normalmente ci dominano e che ci vengono dati, forse imposti, come unica modalità dal Sovranazionale

    È stato naturale dare un rilievo differente alle emozioni, conferire loro una personalità più complessa. Dignitosa a 360°. E poi il modo in cui si sono manifestate: l’espressione del puro eros, la contezza fugace, ancora acerba, di un contatto nuovo con sé stesso, ma anche con l’Umanità intera.

    Meredith vede il cosmo come un unico organismo di cui tutto, ogni essere vivente e non, è parte. Se per qualche motivo abbiamo pian piano perso il se pur minimo contatto con esso, è attraverso ciò che ci offre che possiamo tessere un legame. Di nuovo. L’inconscio che aggira qualsiasi ostacolo, identificandolo come impurità, diventa la porta di accesso, l’eros il tramite. E così, finalmente, possiamo ricominciare a ricevere messaggi dal cosmo

    C’è stata della sgradevolezza, in quei viaggi notturni. Gordon, come tutti del resto, non è abituato a un certo grado di instabilità nella vita reale, tantomeno nelle esperienze voluttuarie. Nessuno ritiene necessario esperire delle genuinità che possano avere conseguenze imprevedibili quanto l’avventurarsi in un territorio sconosciuto.

    È un viaggio notturno per mare

    Ha letto questa frase da qualche parte, non ricorda a cosa si riferisse ma è del tutto calzante in questo frangente. Dà l’idea di un’impresa in cui ci si getta senza troppa preparazione. Fermo restando il fascino e la meraviglia che certamente ne verranno, si è soli con il proprio io davanti allo sconosciuto e imprevedibile.

    E l’imprevisto c’è stato, come pure il conseguente turbamento. Nello scontrarsi con la stabilità, però, ha poi dato vita a qualcosa di nuovo. In un certo senso è stato un passaggio necessario

    Dopo ha provato quelle sensazioni. Uno stato d’animo che gli permetteva di uscire da sé stesso e di vedere il proprio riflesso in un legame con tutta l’Umanità.

    I Canali Extra e le Sex House lasciano una sete eternamente insoddisfatta. Quelle esperienze sono talmente intense – fonti di alto godimento – e promettono così tanto che alla fine non si può fare a meno di pretendere di più. Forse perché, in realtà, manca sempre qualcosa

    D’altra parte quello che ha vissuto la sera al rifugio è stato diverso. Lo ha coinvolto, certo, ma soprattutto, alla fine, gli ha dato la percezione di essere più connesso con la realtà. Soddisfatto per le emozioni provate e lucido, pronto per viverne altre. Senza ansia alcuna.

    Più sicuro, più sensibile. Si è acceso qualcosa, in me

    Lo schiocco smorzato della porta d’ingresso che si apre e poi si chiude di nuovo. I passi attutiti da una stanza all’altra, il rumore della tracolla posata sul tavolo, Gordon apre gli occhi e davanti a lui c’è Titan che lo sta guardando.

    Si alza dal divano e lo abbraccia.

    «Finalmente. È bello riaverti qui»

    L’altro lo accarezza.

    «Non ti sei rasato, stamattina?»

    «Non mi andava. Sono ancora scombussolato dopo la mia gita con Meredith»

    «Dopo quasi due giorni» puntualizza l’androide mentre prende la tazza «Ti vado a scaldare il tè. Magari ne faccio un altro po’»

    Gordon si siede vicino al tavolo. Guarda il compagno muoversi dentro la cucina. Prende un pezzo di dolce dal frigorifero, riempie la teiera dal bollitore. La tracolla è semiaperta davanti a lui, spuntano un paio di piastre multifunzione, della nanoattrezzatura e una piccola memoria di massa. Questa gliel’ha regalata lui, riproduce una testa stilizzata con due minuscole, eleganti corna di kudu, un tipo di antilope africana. Era uno scherzo fra loro due, a Titan era piaciuta un sacco.

    «A proposito, com’è andata lassù?» gli chiede appoggiando tazza e piattino sul tavolo.

    «È stata una bella esperienza. Meredith mi ha anche parlato di questioni, per così dire, delicate. Argomenti che non vengono toccati quasi mai nei nostri rapporti quotidiani con altri umani o androidi»

    «Lei è in contatto con gli Orceri, i quali l’hanno messa al corrente di certe loro ipotesi. O per meglio dire veri e propri sospetti»

    Titan si siede di fronte a lui.

    Gordon gli racconta delle Genuhigh. Ha potuto constatare personalmente che inducono a un approccio emozionale molto diverso da ciò che di solito accade nelle Sex House, con l’utilizzo dei chip di Avventura e, nondimeno, utilizzando le Smart che sono in commercio.

    Gli illustra nei minimi dettagli l’esperienza delle visioni, Titan lo ascolta attento. Recepisce, più delle parole e del senso di ogni singolo frammento del discorso, l’impatto emotivo che quella situazione ha avuto sul compagno.

    «Avete fatto l’amore?»

    Gordon si blocca un istante, sembra esitare. Sta cercando di dare un nome a quello che è accaduto al risveglio, ma forse classificare un tale momento di vicinanza estrema sarebbe ingiusto. Eppure quella comunione di sensi, quel contatto di intimità animale – in fondo è quanto di più vicino all’eros puro.

    In realtà è subentrato un altro pensiero. Un dubbio che non si è mai posto prima d’ora, dato che Titan non è geloso.

    «Se intendi un rapporto sessuale vero e proprio, no, non c’è stato. Non ci sono stati preliminari, né penetrazioni di alcun genere. È difficile da spiegare: siamo entrati l’uno dentro l’altra senza coinvolgere in questo nessuna parte del nostro corpo. Non abbiamo nemmeno avuto un orgasmo»

    «Sono contento che tu abbia avuto questa possibilità, Gi. Davvero»

    L’altro lo guarda, gli occhi scintillano di gratitudine, di un fervore sentimentale.

    «Chissà che con questi input io non ti sappia dare, prima o poi, qualcosa di simile» e fa un ghigno malandrino «Penso che ti piacerebbe»

    «Oh sì. Ne sono certo»

    Si mettono a ridere tutti e due. Poi restano a guardarsi con aria maliziosa.

    «Dalle tue parole, ho anch’io la sensazione che questo tipo di esperienza abbia qualcosa di inedito rispetto a come ti intrattieni tu di solito. Come fanno più o meno tutti»

    Gordon gli racconta di Meredith nella Sex House col Neutralizzatore e della faccenda delle spore.

    «Dunque questi androidi le starebbero dando una mano nell’avvicinarsi a determinate informazioni»

    «Sono scienziati Pure Metal»

    «Certo, lo immaginavo. Fra l’altro durante il check-up ho proprio condiviso la stanza con una Pure Metal. Una certa Suvi»

    «Sbaglio o è la prima volta che ti succede?»

    «È così, infatti anch’io ero un po’ disorientato. Secondo lei è stato un errore del management che calendarizza e gestisce i soggiorni al Centro. Questa spiegazione, però, non mi convince. Non so perché»

    In realtà Titan sta pensando a un certo atteggiamento che ha notato in Suvi mentre questa gli esponeva le sue posizioni su varie questioni.

    «A quanto mi risulta la vostra convocazione dipende da un team di androidi, i quali attivano le necessarie procedure che sono le macchine a portare avanti. Magari una di queste ha deviato dal proprio percorso prefissato a causa di uno stupido errore. Comunque, se anche all’origine di tutto ci fosse una specifica decisione fuori norma da parte di uno scienziato androide, significherebbe che è stata generata secondo principi non corretti»

    «Posso accettare la presunta ottusità di una macchina. Mi pare, invece, ingiusta la valutazione sugli androidi, come spesso accade che facciano parecchi umani. Come vedi persino tu, qualche volta, scivoli nel pregiudizio dell’androide come capro espiatorio»

    Non c’è risentimento nella sua voce, nessuna amarezza nell’espressione del volto. È un’analisi della situazione, fredda ma anche intrisa di una certa concitazione.

    «Sarebbe come confondere l’homo sapiens con l’homo abilis. Pensavo che dopo decenni questo retaggio fosse scomparso. A quanto pare è un problema ricorrente proprio dell’Umanità il fatto che, nel corso della sua storia, si trovi invischiata in assurde ostilità nei confronti di un pezzo di sé»

    «È triste, poi, constatare con quale ostinazione, con che miopia vi si possa scagliare contro»

    Titan prende un respiro, la postura ferma e tranquilla prima dell’arringa.

    «Non si può guardare all’androide come a un Golem. Non più, per favore. Un organismo privo di una vera vita, che aspetta l’impulso dato da un umano per agire e poi tornare a essere materia inanimata. O peggio ancora l’invisibile pericolo di un potenziale che, esaurita la propria missione, potrebbe scaricare l’energia residua in un cortocircuito di azioni fuori controllo, se non addirittura nefaste»

    «È l’embrione di un essere umano. L’imperfezione, certo, ma solo quella che precede l’ordine. Non è una condanna a essere così per sempre. Siete stati voi umani a concepirci in questo modo, eravate perfettamente consapevoli che dall’esistenza saremmo passati all’essenza, e c’è ancora qualcuno che nel proprio intimo ci discrimina. A volte senza rendersene del tutto conto»

    «Sembra assurdo che tale atteggiamento venga soprattutto da chi consideriamo i nostri gemelli, gli umani potenziati. Siamo venuti fuori insieme da quell’epoca in cui l’ibridazione venne perfezionata, in un senso e nell’altro. È di per sé un ottimo motivo per essere solidali, no?»

    Gordon è colpito dall’ardore crescente. Attende che il monologo si plachi, specie quelle riflessioni che hanno sparso nell’aria un velo di acida elettricità.

    «Ti, non volevo darti l’impressione di pensarla così, perché così non la penso, in effetti. Non mi ci vedo per niente in mezzo a quelle persone che dici tu. Se a volte senza rendermene conto, invece, mi comporto in quella maniera vorrei che me lo facessi notare. Intendo liberarmi dei se pur minimi riflessi condizionati di quel tipo»

    «Non è che sono pessimista, sai. Si tratta comunque di una minoranza la quale, prima o poi, sarà anch’essa definitivamente conquistata dall’atteggiamento degli androidi. Suvi ha speso parole speciali riferendosi agli umani. C’era un trasporto che raramente ho sentito»

    «Lo credo. Come ti dicevo, anche i colleghi di Meredith hanno dimostrato di avere nei suoi confronti una considerazione particolare. È evidente che questi Pure Metal confidano in una reciprocità nei confronti di certi umani»

    «Non solo i Pure Metal, Gi. La maggior parte di noi androidi»

    Gordon appoggia una mano sulla spalla di Titan, scende lungo il braccio tornito fino a raggiungere il polso e le dita, che stringe.

    «Noi due staremo sempre insieme, e tu sai come la penso. Potremo concludere il nostro ciclo di vita nello stesso momento, e tu sarai sempre così, come sei ora»

    L’androide annuisce e sorride con gli occhi.

    «Sarò anche meglio, te lo assicuro»

    Gordon cerca di tirare le fila di tutta quella discussione.

    «Perciò non pensi che Meredith sia una specie di mitomane, con quelle sue idee? Mi riferisco anche ai suoi discorsi sugli Orceri, a suoi fantomatici rapporti con alcuni di essi»

    «Non mi pare che sia stata così insistente nel coinvolgerti o che ti voglia trascinare dentro certezze che peraltro lei stessa non ha. Ecco, dai tuoi racconti ho l’impressione che sia molto sicura di sé, ma che abbia anche molti dubbi intorno a ciò su cui si interroga. Penso che intenda condividere qualcosa lasciandoti seguire un tuo percorso. Senza forzare la mano, aperta al tuo contributo»

    «In ogni caso avrai modo di conoscerla personalmente. Verrà a trovarci nei prossimi giorni, così potrai dare un giudizio più completo»

    «Prometto che non la metterò a disagio con la mia scansione»

    Scoppiano a ridere all’unisono. Ne esce quasi una musica.

    Meredith si è presentata con una bottiglia di prosecco. È Titan a riceverla, Gordon è in cucina a sistemare degli snack su un piatto.

    «Tu devi essere Titan» gli dice lei squadrandolo in maniera scherzosa. Si è accorta che il suo pullover è dello stesso blu cobalto della maglia di lui. Si scambiano un sorriso prematuramente complice.

    «Entra, andiamo in soggiorno»

    Gordon la accoglie radioso.

    «Meredith. Sono felice che tu sia qui. Come stai?»

    «Io bene. Tu, piuttosto?»

    Non si sono parlati o messaggiati molto, nei giorni passati. Non hanno avuto modo di tornare sulla gita in montagna.

    «Vado a refrigerare il vino, e prendo i bicchieri» annuncia Titan con discrezione.

    I due si accomodano sul divano. Meredith prende alcune patatine fumanti dal piatto, Gordon si lascia andare a un sospiro di piacere.

    «Ti ha raccontato della nostra escursione?» chiede Meredith all’androide, mentre questi mesce il vino. Per sé ha preparato una dose di sostanza plasmatica.

    «Sì, e mi è sembrato tutto molto interessante»

    «Beh, ho delle novità» dice lei. Il vino freddo le pizzica le labbra, la gola «Ho incontrato uno dei miei contatti fra gli Orceri»

    «Scusa, Meredith, vorrei chiederti una cosa» la interrompe Titan «Come riescono a vivere nell’anonimato, in sicurezza? Senza rinunciare, insomma, all’utilizzo dei Lacci e dei vari strumenti»

    «Non so di preciso come facciano. Di certo un modo dovevano trovarlo, se volevano continuare a esistere. So che sono bravi nel dissimulare la loro specificità in mezzo a tutti gli altri, sia nell’aspetto che per il comportamento. E che raramente vivono in ghetti, dato che una certa concentrazione ne faciliterebbe l’individuazione»

    «E poi» continua «utilizzano dispositivi e seguono procedure che rendono molto difficile risalire alle loro identità. Talvolta ricorrono a percorsi analogici. I Non Recoded, come anche gli ex Recoded, sono in grado di ricostruire profili fittizi o di vivere come cellule saprofite di identità altrui»

    «La comunicazione dev’essere la parte più delicata» commenta Gordon.

    «Utilizzano un gergo che cambia di continuo, dato

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