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Tra destino e passione: Harmony Destiny
Tra destino e passione: Harmony Destiny
Tra destino e passione: Harmony Destiny
E-book163 pagine2 ore

Tra destino e passione: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Nella famiglia Dante basta un tocco per conoscere il proprio destino. Se la persona è quella giusta, si scatena l'Inferno e niente, né il tempo né la lontananza, potrà placarlo. Gianna lo sa bene, eppure, quando la bruciante magia l'avvolge insieme a Costantine Romano, nessuno dei due è pronto a riceverla. Due anni dopo, intatta come il primo istante, la passione divampa di nuovo e questa volta non c'è scampo per entrambi. Nonostante le complicazioni dovute agli affari e all'ingombrante e amorevole famiglia di lei, Gianna e Costantine hanno solo un'opzione: assecondare il sentimento sconvolgente che li sta consumando.
LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2017
ISBN9788858975008
Tra destino e passione: Harmony Destiny
Autore

Day Leclaire

Autrice americana creativa e versatile, ha scoperto in tenera età la sua passione per la scrittura.

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    Anteprima del libro

    Tra destino e passione - Day Leclaire

    possibile!

    1

    Era tornato.

    Costantine Romano entrò come se fosse il padrone del castello. D’altro canto, aveva quella sorta di presenza impressa nel proprio DNA, il tipo di presenza che si accompagnava alle origini aristocratiche, alla struttura perfettamente proporzionata e al corpo possente e muscoloso. Aveva i capelli più lunghi, i riccioli d’ebano e i fieri occhi neri che richiamavano alla mente l’immagine di pericolosi pirati e feroci duelli d’onore. Sotto l’elegante involucro fremeva un uomo d’azione, che avrebbe rischiato qualsiasi cosa, osato tutto e preso qualunque cosa volesse.

    E voleva lei.

    Gianna Dante rabbrividì: avrebbe dovuto affrontarlo, e presto.

    «Gianna? Ti dispiacerebbe controllare l’espositore?»

    Le ci volle un istante per tornare a concentrarsi sul lavoro. La sera successiva si sarebbe tenuto il galà di mezza estate della Dantes e restavano da affinare un milione di dettagli, ognuno dei quali richiedeva la sua attenzione: come coordinatrice degli eventi dell’azienda, Gianna era responsabile di tutto, dal catering alle decorazioni, agli inviti. Per fortuna aveva un’eccellente assistente, precisa e puntigliosa quanto lei.

    «Grazie, Tara. Vado subito.»

    Considerato che tra lei e l’espositore in questione si frapponeva un certo Romano, tanto valeva che si togliesse subito il pensiero. Prese un profondo respiro. Niente di che, cercò di rassicurarsi: le sensazioni che aveva provato quel weekend di tanto tempo prima si erano attenuate nei mesi seguenti, mesi che si erano susseguiti con straziante lentezza. Il leggendario Inferno dei Dante, quell’incredibile sensazione di fuoco vulcanico scoppiato quando lui le aveva preso la mano, si era quietato, scivolando nella normalità. Poteva gestire la situazione.

    Semplicemente doveva dirgli chiaro e tondo che lei aveva voltato pagina.

    Gianna si incamminò attraverso la sala da ballo verso di lui, ringraziando il cielo che per qualche motivo quel giorno avesse deciso di indossare uno degli abiti che più le donavano; la giacca rosso brillante e la minigonna aderente erano una lusinga per la sua figura, e i sandali alti un chilometro erano il complemento perfetto per le splendide gambe che aveva ereditato dalla madre altrettanto splendida. Portava i capelli più lunghi di quando l’aveva visto l’ultima volta; le morbide onde si rincorrevano fino a metà della schiena.

    Che guardasse pure. Che la desiderasse. E che fosse roso dal dovuto rimpianto.

    Non aveva coperto più di una mezza dozzina di passi quando Costantine si irrigidì sul posto con improvvisa consapevolezza predatoria. Voltò la testa nella sua direzione e i suoi occhi scuri come l’inchiostro scintillarono di intento inconfondibile: era venuto per lei, e ora avanzava verso di lei con una grazia intensa che quasi la fece scappare a gambe levate in direzione opposta. Con suo enorme stupore, lui non si fermò quando la raggiunse, ma invase il suo spazio personale prendendola tra le braccia; dopodiché, con il suo nome sulle labbra e una flebile protesta su quelle di Gianna, la baciò.

    La divorò, anzi, il bacio un’eclatante dichiarazione di possesso, un marchio che in qualsiasi altra situazione lei avrebbe respinto con ogni briciolo di forza che le fosse rimasta. Invece, qualsiasi idea di resistenza si sciolse sotto il bruciante calore e lei si lanciò in avanti, aprendosi a lui. Costantine sapeva di ambrosia combinata a una punta di spezie e resa perfetta da una dura, incontrovertibile virilità. Le devastò i sensi, insieme a ogni brandello di senso pratico.

    Era passato così tanto tempo dall’ultima volta in cui si erano toccati – diciannove mesi, cinque giorni, otto ore e una manciata di minuti. In quell’occasione tra loro il desiderio era scoppiato sotto forma dell’Inferno. Poi, dopo un solo weekend di beatitudine, lui l’aveva lasciata.

    La disperazione fece a pugni con un’euforia incandescente. Il suo ritorno, in quel momento, dopo così tanto tempo, era troppo poco, troppo tardi. Perché? Perché era tornato quando lei finalmente era scesa a patti con la consapevolezza che non avrebbe conosciuto la travolgente, infernale storia d’amore che tutti, nella sua famiglia, avevano vissuto?

    Non era giusto.

    «Fermati» riuscì a protestare. «È sbagliato.»

    Come poteva dirglielo? Come poteva pronunciare le parole che minacciavano di spezzarle il cuore? Aveva voltato pagina. Aveva trovato qualcun altro.

    Finalmente lui colse i suoi segnali e si tirò indietro quei pochi, preziosi centimetri. «Fermarmi?» La catturò col proprio sorriso. «Di che cosa parli, piccola? Dopo tutto questo tempo, finalmente siamo di nuovo insieme. Come può essere sbagliato qualcosa di così giusto

    Gianna si era sciolta dal suo abbraccio e stava strattonando la giacca per risistemarla. In qualche modo i primi due bottoni si erano aperti rivelando un lampo tentatore di pizzo nero. «È bello vederti, Costantine» offrì con educata formalità.

    Lui si raggelò. «Bello vedermi?» ripeté a bassa voce.

    Il suo tono pericoloso, tinto del calore della sua Toscana, ma raffreddato dal gelo del suo disappunto, la fece rabbrividire. Sarebbe stato molto più difficile di quanto avesse previsto. «Sei qui per affari? Spero troverai qualche minuto per passare a trovare i nonni, prima di tornare in Italia.» Gli rivolse un sorriso amichevole per coprire il proprio nervosismo. «Chiedevano di te proprio l’altro giorno.»

    «Non capisci? Mi sono trasferito a San Francisco.»

    No. No, no, no! Non era giusto. Non ora, dopo tutto quel tempo. Pregando che i propri pensieri non si rispecchiassero nell’espressione, Gianna conservò il sorriso, spensierato e disinvolto, a dimostrazione del fatto che la notizia non le facesse né caldo né freddo. «Congratulazioni.»

    Costantine le prese il mento nel palmo della mano per farle sollevare il viso. «È tutto ciò che hai da dirmi? Congratulazioni?»

    Al che il sorriso svanì, insieme a tutti i tentativi di mascherare le proprie emozioni. Il dolore e la rabbia vennero a galla e lei sobbalzò indietro, il carattere impetuoso che le decimava il buonsenso. «Che cosa vuoi da me, Costantine?» gli domandò in tono basso e fiero. «Sono passati quasi due anni. Ho voltato pagina. Ti suggerisco di fare lo stesso.»

    La sua testa scattò all’indietro come se l’avesse schiaffeggiato. «Voltato pagina?» L’accento si era fatto più rilevante. «Che cosa significa, voltato pagina?»

    Ma Gianna sorvolò sulla domanda con un gesto della mano. «Oh, ti prego. Capisci la mia lingua alla perfezione. Significa esattamente ciò che pensi significhi.»

    «C’è qualcun altro?»

    «Sì, Costantine. C’è qualcun altro.» Per la prima volta, si rese conto che erano al centro dell’attenzione e sentì le guance che si imporporavano. «Ora, se vuoi scusarmi, ho del lavoro da sbrigare se voglio che sia tutto pronto per il galà di domani sera.»

    Non l’aveva mai visto tanto duro o distante. Lui piegò il capo con aria regale. «Prego, allora. Non sia mai che ti sia d’intralcio.»

    Gettandosi alle spalle tutte le proprie emozioni in modo altrettanto regale, lei voltò sui tacchi e raggiunse l’espositore più vicino. Fissò il contenuto senza vederlo. Non era lei che aveva tagliato i ponti, che aveva messo fine prematuramente alla loro relazione, si ricordò. Costantine le aveva regalato una manciata di giorni straordinari e poi se n’era andato da ciò che il futuro poteva avere in serbo per loro. Che fosse riuscito a farlo non faceva altro che confermare i suoi sospetti sull’Inferno; la sua famiglia non conosceva tutta la verità sul dono dei Dante, ma lei sì: aveva tredici anni quando aveva sentito come funzionava davvero.

    E per quanto riguardava Costantine... Se aveva provato la profondità del desiderio che aveva provato lei, era riuscito a celarlo fin troppo bene. A metterlo da parte mentre si occupava di faccende più importanti. Prima di conoscerlo, Gianna aveva creduto che fosse impossibile innamorarsi perdutamente; e aveva pensato che anche Costantine si fosse innamorato di lei. Che sciocco, da parte sua. Aveva trascorso tutti quei mesi sopraffatta da sentimenti appassionati – sentimenti che, se lui li avesse condivisi, gli avrebbero impedito di lasciarla. Evidentemente lui non aveva condiviso un bel niente.

    Lei aveva sofferto mentre lui se n’era andato.

    Il che la portava a un’unica, devastante conclusione: lui non l’amava, non veramente. E questo significava che se si fosse arresa a lui, Costantine l’avrebbe posseduta, anima e corpo, ma a lei non sarebbe rimasto che un uomo capace di prenderla e lasciarla a proprio piacimento. Gianna non poteva vivere così. Si rifiutava di vivere così.

    Per un qualche astruso motivo, per lei l’Inferno funzionava a senso unico. Per questo, a qualsiasi costo, avrebbe dovuto porvi fine.

    Al diavolo! Costantine osservò Gianna allontanarsi, roso dalla frustrazione. Diciannove dannati mesi. Per diciannove mesi, cinque giorni, otto ore e una manciata di minuti aveva lottato con le unghie e coi denti per avviare la Romano Restoration ed elevarla a un punto che gli avrebbe permesso di trasferirsi a San Francisco. Il tutto per poter offrire a Gianna più del proprio nome quando le avesse chiesto di sposarlo. E ora che la compagnia aveva preso il volo e lui aveva i mezzi per creare una famiglia, l’unica donna che voleva gli aveva voltato le spalle con una camminata sculettante che gli mandava in cortocircuito ogni cellula cerebrale.

    Un altro uomo! Strinse i pugni fino a fermare la circolazione. Come aveva potuto? Costantine le aveva promesso che sarebbe tornato il giorno che avesse potuto mantenerla, e lei aveva accettato di aspettare. Per quasi due anni aveva lavorato giorno e notte per riuscirci. Come poteva, Gianna, voltare le spalle a ciò che condividevano? Ciò che avrebbero potuto avere? Non lo sentiva, quel fuoco feroce e selvaggio che scoppiava tra loro quando si trovavano nella stessa stanza?

    Abbassò gli occhi sui pugni chiusi e gli ci volle ogni briciolo di perseveranza per non grattarsi il palmo della mano destra. Era un prurito nato nell’istante stesso in cui Gianna Dante gli aveva stretto la mano, ed era continuato nei mesi seguenti, a prescindere dalla distanza frapposta tra di loro.

    Costantine sapeva di cosa si trattava. Anche se Gianna aveva omesso di spiegargli cosa gli aveva fatto – una discussione lunga e tormentata da affrontare in un altro momento – sua sorella Ariana gli aveva descritto in ogni dettaglio come il marito, Lazzaro Dante, l’aveva infernata quando si erano dati la mano per la prima volta. Quei dannati Dante e il loro dannato Inferno. Non bastava che l’avessero usato per sopraffare la sorella; ora anche Gianna, l’unica donna Dante, aveva scelto lui come compagno e grazie all’Inferno gli aveva portato via ogni residuo di autocontrollo. Da quel giorno, era stato intrappolato, senza via di fuga se non verso la resa alle sue richieste.

    E ora Costantine non poteva nemmeno cedere a quelle richieste perché Gianna aveva voltato pagina. Avrebbe voluto ruggire per l’affronto. Per niente al mondo glielo avrebbe permesso. Presto la cara Gianna avrebbe scoperto che non poteva voltare pagina, andare avanti, lasciarsi tutto alle spalle o metterci una pietra sopra senza trovarlo al varco ad aspettarla. Chiunque Gianna avesse scelto di infettare con l’Inferno questa volta avrebbe avuto poca fortuna.

    Costantine Romano avrebbe avuto Gianna Dante per sé, a qualunque costo, che lei lo volesse o meno. L’Inferno poteva anche averlo privato del suo leggendario autocontrollo, ma sposandola l’avrebbe riacquistato. E una volta che le avesse messo l’anello al dito e che le sue deliziose curve fossero state nel suo letto, quel terribile bisogno si sarebbe allentato e lui sarebbe stato in grado di gestirlo come più gli aggradava.

    «Hai sentito la notizia?» le domandò la madre, seduta su una poltroncina fuori dal camerino di una piccola boutique chiamata Deliziosamente Peccaminoso. «No, Gianna. Non quello salmone. Prendi l’abito color bronzo: sta molto meglio con i tuoi occhi.»

    Gianna sollevò prima un vestito, poi l’altro, infine annuì. In realtà non avrebbe neanche dovuto pensarci sopra: quando si trattava di moda e abbinamenti, Elisa Dante era infallibile. «Quale notizia?»

    La donna sorseggiò minutamente il caffè. «Costantine Romano si è trasferito a San Francisco» annunciò quindi. «Dovrebbe inaugurare la Romano Restoration da un giorno all’altro. A quanto pare ha organizzato tutto dall’Italia.»

    Gianna si irrigidì, grata poiché

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