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Capo, e non solo: Harmony Jolly
Capo, e non solo: Harmony Jolly
Capo, e non solo: Harmony Jolly
E-book155 pagine2 ore

Capo, e non solo: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Amore e lavoro possono andare d'accordo? Certo. Provare per credere!
Non c'è niente di meglio della casa in cui si è cresciuti per curare un cuore infranto. Per questo Justine Winter torna a Parry Sound per occuparsi del cottage resort della sua famiglia. Ma lì si trova a dover fronteggiare l'assillante richiesta di acquisto della proprietà da parte del milionario Casson Forrester che vuole apparentemente farne un resort di lusso. Da una richiesta insistente a una frequentazione assidua il passo è breve, Justine e Casson imparano a conoscersi e ben presto emergerà che non tutto è come appare e anche il milionario più privo di scrupoli custodisce tragici segreti e benefici progetti. Se Casson comprasse il resort di Justine diventerebbe il suo capo... e forse non solo quello.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2019
ISBN9788858998274
Capo, e non solo: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    Capo, e non solo - Rosanna Battigelli

    successivo.

    1

    Justine fece scivolare lentamente lo sguardo sul panorama che la circondava.

    Le acque di Georgian Bay oggi erano più calme del solito, osservò, provando una piacevole sensazione di pace mentre ammirava la meraviglia che aveva di fronte.

    La superficie limpida, illuminata dalla luce del sole, aveva un effetto ipnotico, mentre le ninfee raggruppate sul bordo della baia parevano uscite da un quadro di Monet, con i loro delicati petali bianchi che galleggiavano con grazia tra le ampie foglie verdi. Di tanto in tanto i garriti dei gabbiani, che somigliavano a grida umane, squarciavano il silenzio assoluto, ma nemmeno questo riusciva a turbare la serenità che regnava in quell'atmosfera incantata.

    Justine respirò a fondo l'aria fresca di luglio, congratulandosi di nuovo con se stessa per avere abbandonato lo smog e l'umidità della grande città per questo... questo paradiso terrestre, nel cuore di Georgian Bay.

    Aveva preso la decisione giusta accettando la proposta dei suoi genitori, si ripeté, spalmandosi la crema solare sulle gambe. La loro offerta era arrivata con un tempismo che poteva definire ottimo.

    Si era appena licenziata, infatti, dallo studio di Toronto dell'avvocato Robert Morrell poiché la situazione era diventata insostenibile. Non avrebbe mai dovuto fidarsi di lui. Abbozzò un cinico sorriso, rendendosi conto di quanto era stata ingenua a innamorarsi di un uomo che stava affrontando un divorzio turbolento.

    Dopo avere lasciato la lettera di dimissioni sulla scrivania del suo capo, era tornata immediatamente a casa, a Winter's Haven e appena aveva visto i suoi genitori in veranda, sul dondolo, che si tenevano per mano, era scoppiata in lacrime. Perché io non sono stata così fortunata?

    D'altro canto, essendo cresciuta con una madre e un padre che si adoravano e si rispettavano, e che l'avevano sempre fatta sentire amata, come avrebbe potuto accontentarsi di vivere una relazione che, evidentemente, non era basata sull'amore?

    Dopo il suo arrivo, mamma e papà l'avevano consolata e coccolata per quattro giorni poi, la mattina in cui lei aveva creduto di essere pronta per tornare a Toronto, le avevano fatto una proposta che l'aveva lasciata senza parole.

    Ne avevano parlato a lungo – le avevano spiegato – e avevano capito che era arrivato il momento per loro di andare in pensione e godersi la vita. Volevano girare il mondo, finché ne avevano ancora le energie così, se Justine fosse stata d'accordo, le avrebbero affidato la gestione di Winter's Haven, e si sarebbero trasferiti nel più piccolo dei dodici cottage che facevano parte della proprietà. In questo modo, Justine avrebbe avuto la sua eredità in anticipo, e loro sarebbero stati felici di sapere che l'attività sarebbe rimasta in famiglia.

    «Prenditi un po' di tempo per pensarci, piccola» le aveva detto il padre, abbracciandola, «ma sappi che noi abbiamo piena fiducia nelle tue capacità, lavorative e non.»

    La madre aveva annuito, poi si era unita all'abbraccio non potendo trattenere le lacrime. Justine li aveva baciati affettuosamente e quando poi se ne era andata, anche lei si era sciolta in lacrime.

    Un mese più tardi, aveva disdetto il contratto d'affitto del proprio appartamento ed era tornata a casa. Per sempre.

    Pian piano il dolore per il tradimento di Robert aveva iniziato ad affievolirsi e, anche se c'erano ancora dei giorni no, ormai aveva accettato la fine della loro relazione tanto che, a due mesi dal suo ritorno a Winter's Haven, riusciva a pensare a lui senza provare più nulla. Quasi nulla.

    L'ho dimenticato. Non ho più il cuore a pezzi e non ne voglio più sapere degli uomini e dei loro giochetti.

    Chiudendo gli occhi, Justine ascoltò il dolce sciabordio delle onde, lasciandosi cullare dal suono lento e regolare, mentre il sole caldo le accarezzava la pelle. Sistemando il cappello per ripararsi il viso, respirò a fondo e, sentendosi scivolare addosso la magia di Winter's Haven, si addormentò.

    Poco dopo, il suono del telefono la svegliò di soprassalto. Immediatamente, Justine prese il cellulare e lesse il messaggio che le era appena arrivato.

    Santo cielo, Justine, dove diavolo sei? Hai dimenticato l'appuntamento delle due?

    Oh no! Justine si raddrizzò, trafelata. Era la una e cinquantacinque. Non sarebbe mai arrivata in tempo.

    Si alzò e corse in casa dove fece una rapidissima doccia, si vestì – infilando una gonna a portafoglio fiorata e un top bianco in sangallo – quindi schizzò fuori, non avendo tempo né per asciugare i capelli, né per truccarsi.

    Di solito andava a piedi in ufficio, ma ora non poteva permettersi di perdere nemmeno un secondo, quindi salì in macchina.

    Dannazione! Finora, aveva gestito Winter's Haven in maniera ineccepibile. «Non preoccupatevi, manderò avanti il resort esattamente come avete fatto voi» aveva promesso ai genitori, prima della loro partenza. E, in effetti, era riuscita a mantenere la promessa. Ora, dunque, non poteva rovinare ogni cosa.

    Non era mai arrivata in ritardo a un appuntamento in vita sua, e non avrebbe dovuto cominciare a farlo oggi. Era così poco professionale. Non avrebbe mai dovuto permettere a Mandy di fissare quell'incontro proprio nel suo giorno libero.

    Ora, comunque non c'era tempo per i ripensamenti. Vedendo una Mustang verde argentata nel parcheggio di fronte all'edificio principale del resort, capì infatti che la persona con cui doveva parlare era già arrivata, salì dunque i gradini due alla volta e si precipitò in ufficio, dove Mandy Halliday, sua amica dai tempi delle scuole superiori, e ora sua assistente, la accolse con un sorriso tirato, da dietro la scrivania, indicando le porte doppie che davano sulla sala da pranzo.

    «Ti sta aspettando da mezz'ora. L'ultima volta che ho controllato stava parlando con gli Elliott, del Cottage Uno.»

    «Proprio oggi mi dovevo addormentare sulla spiaggia...» borbottò Justine. «Non capisco perché questo signor Forrest abbia insistito per vedermi. Se vuole affittare un cottage, non poteva parlarne direttamente con te? Peccato che tu non sia riuscita a strappargli qualche informazione in più.» Si sistemò la cintura della gonna. «Spero che non sia uno di quegli uomini d'affari arroganti e puntigliosi che pretendono che tutti siano perfetti come loro e che...» si bloccò, quando Mandy aggrottò la fronte.

    «Forse dovrebbe aspettare a esprimere giudizi dopo il nostro incontro» le suggerì una voce gelida, alle sue spalle.

    «Io sono in sala da pranzo, se avete bisogno di me» intervenne Mandy, prima di andare via.

    A quel punto Justine si voltò, trovandosi di fronte il suo ospite. In effetti non era affatto come lei lo aveva immaginato, rifletté fissando il petto possente, stretto in un impeccabile completo grigio, e sollevando poi lentamente lo sguardo sul viso.

    Era più alto di lei almeno di una ventina di centimetri e aveva un'aria tremendamente seria. I capelli castani dai riflessi ambrati, erano acconciati come se fosse stato un modello di GQ, e gli occhi color nocciola, con pagliuzze dorate, avevano uno sguardo magnetico.

    In maniera del tutto istintiva, Justine si passò la lingua sul labbro superiore. Stava sudando e aveva l'impressione di andare a fuoco. Possibile che lui, invece, fosse così perfetto nel suo completo formale?

    Avrebbe voluto suggerirgli di togliere la giacca, o la cravatta. Rendendosi conto però che la sua proposta avrebbe potuto essere fraintesa, preferì non dire nulla e si limitò a sorridergli.

    Lui rimase impassibile. Era arrabbiato, pensò Justine, non riuscendo a smettere di guardare quel suo viso così virile, con il naso dritto, le labbra sensuali e gli occhi ammalianti.

    «Mi dispiace» gli rispose. «Non volevo offenderla. Ero nervosa perché sono arrivata in ritardo. Non è da me» allungò una mano verso di lui, sforzandosi di usare un tono più gentile. «Piacere. Sono Justine Winter.»

    Per un attimo, lui si limitò a guardarla, tanto che Justine fece per ritrarre la mano, imbarazzata, a quel punto però le sue dita lunghe avvolsero quelle di lei in una stretta decisa.

    «Scuse accettate» le rispose infine, facendole cenno di sedersi.

    Justine lo accontentò, mentre lui si accomodò sulla sedia accanto.

    «Mi dica, che cosa posso fare per lei, signor Forrest?»

    «Forrester. Casson Forrester.»

    «Sì, mi scusi. Ha chiesto a Mandy di fissare un appuntamento con me, ma non le ha spiegato il motivo. Vuole affittare uno dei cottage? Desidera vedere la proprietà e tutti i servizi prima di prenotare? Dovremmo avere ancora dei posti liberi, ma ho bisogno di sapere le date del suo soggiorno» si bloccò, rendendosi conto che stava blaterando.

    «Sì, in effetti sono interessato ai cottage. Sa, ho appena acquistato il terreno intorno alla sua proprietà.»

    Justine aggrottò la fronte. «Non posso credere che i Russell abbiano venduto le loro terre...» affermò, sconvolta.

    In effetti gli antenati dei Russell erano stati tra i primi a insediarsi in quell'area.

    «Ho fatto loro un'offerta che non hanno potuto rifiutare» replicò lui soddisfatto. «È stato un affare vantaggioso per entrambi.»

    Justine lo guardò con espressione diffidente. «Immagino che lei non sia qui solo per conoscere i suoi nuovi vicini...»

    «Se non altro, è molto perspicace, signorina Winter» replicò lui ridacchiando.

    Se non altro? A Justine non piacque affatto quel tono ironico. «Perché non arriva al punto?» gli domandò sforzandosi di non stringere i denti.

    «D'accordo. Ho dei progetti per le proprietà che si affacciano sul lago» le spiegò, «e dato che la sua è esattamente in mezzo alle mie due, per evitare qualsiasi tipo di problema, credo che la soluzione ideale sia che io compri anche il suo terreno, in modo che il mio progetto si possa realizzare senza impedimenti.» Strinse gli occhi. «Mi dica quanto vuole e domani mattina avrà la cifra richiesta sul suo conto corrente.»

    «Non posso credere che lei stia parlando seriamente!» reagì Justine.

    «Non sono il tipo a cui piace scherzare» ribatté Casson. «Né sono qui per perdere tempo, signorina Winter. Non è necessario negoziare, le darò qualsiasi somma mi chiederà.»

    Justine era sempre più sconcertata. «Non ho intenzione di vendere, qualsiasi sia la sua offerta, signor Forrester» affermò con decisione. «Non è una questione di prezzo, ma di principio.» Si alzò, appoggiando entrambi i palmi sul tavolo, e sperando che lui se ne andasse.

    Casson, però, non batté ciglio, dimostrando di non avere alcuna intenzione di alzarsi da quella sedia. «Posso sapere perché, signorina Winter?» le domandò, inarcando un sopracciglio.

    «Non voglio che la pace di questo luogo venga distrutta da un'iniziativa commerciale. Perché è questo che lei ha in mente di fare, giusto?» gli domandò, portando le mani sui fianchi e trafiggendolo con i suoi occhi azzurri.

    «Mi permetta di chiarire quali sono le mie intenzioni» replicò lui appoggiando i gomiti sulla scrivania di Justine.

    A quel punto, lei si sedette e incrociò le braccia sul petto.

    «Credo che la bellezza selvaggia di quest'area della Georgian Bay non debba essere tenuta nascosta, quindi vorrei costruire un resort di lusso che si affacci sulla

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