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Mi ricordo quella volta: Incontri con imprenditori
Mi ricordo quella volta: Incontri con imprenditori
Mi ricordo quella volta: Incontri con imprenditori
E-book238 pagine2 ore

Mi ricordo quella volta: Incontri con imprenditori

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Info su questo ebook

Con uno sguardo privilegiato sui corridoi e le sale riunioni dell’imprenditoria italiana nata negli anni Sessanta e Settanta, questo libro è una raccolta di oltre cento aneddoti intriganti, commoventi e a tratti comici, che gettano luce sui suoi rapporti di lavoro con i principali imprenditori italiani, una generazione di fondatori di aziende che ha letteralmente forgiato la struttura economica e imprenditoriale del nostro Paese.
Attraverso le parole di Costaguta, viaggiamo nel cuore pulsante del miracolo economico italiano, in un'epoca in cui il lavoro, la dedizione e la visione imprenditoriale di questi imprenditori aveva un che di visionario, con una passione che oggi ci appare quasi leggendaria.
Il loro spirito innovativo, la loro dedizione ed il loro amore smisurato per il prodotto e per le persone hanno guidato l'Italia verso un futuro di prosperità e sviluppo, e Costaguta ha avuto il privilegio di lavorare a stretto contatto con loro per molti anni e di sedere ancora oggi ai loro Consigli di Amministrazione.
Non ci sono ricette, non ci sono lezioni da trarre, c'è soltanto da assorbire la voglia, l'intensità, l'entusiasmo, le emozioni di ognuna di queste storie, di chi le aziende le ha create e che, per il suo essere così diverso, rimane in fondo la fortuna e la vera ricchezza di un Paese. 
LinguaItaliano
EditoreBookness
Data di uscita22 mag 2024
ISBN9791254895054
Mi ricordo quella volta: Incontri con imprenditori

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    Anteprima del libro

    Mi ricordo quella volta - Marco Costaguta

    INTRODUZIONE

    IL CORAGGIO DI AVERE UN SOGNO

    L’economia italiana post covid sta crescendo a buoni ritmi, ma quando ricomincerà a crescere ai ritmi degli anni ’60 e ‘70? Quando torneremo di nuovo a creare occupazione e benessere con continuità e numeri importanti? Di fronte a queste domande, la maggior parte degli italiani guarda al governo e alla politica come se governo e politica avessero a disposizione strumenti e mezzi in qualche modo magici per poter risolvere la situazione. 

    Purtroppo, non è così. 

    Governo e politica non possono sostituirsi a iniziativa e imprenditorialità, di cui il nostro Paese è stato straordinariamente ricco in periodi precedenti, non molto lontani nel tempo ma in un certo senso lontanissimi come spirito ed intenti. 

    In più, l'Italia si trova in un delicatissimo momento di transizione per non poche famiglie di imprenditori. Molte, infatti, sono le imprese nate nel secondo dopoguerra e che hanno realizzato il miracolo economico dell'Italia negli anni ‘60 e ‘70, e che negli ultimi anni si sono trovate al passaggio di consegne. 

    Le nuove generazioni, spesso educate a un mondo evoluto, sofisticato, più finanziario che industriale, globale, veloce, informato… hanno tuttavia in molti casi perso l'attitudine e le competenze di chi si appassionava al prodotto, di chi pensava solo al cliente, di chi amava creare l'impresa e generare occupazione prima che ricchezza, perché il prodotto e le persone venivano prima di tutto.

    Ecco perché ho deciso di scrivere questo libro, per lasciare traccia e memoria di un mondo imprenditoriale unico, composto da persone speciali che hanno costruito e fatto dal nulla la propria impresa, dedicando la gran parte delle loro energie, se non tutte, alle persone ed al prodotto.

    I ricordi e gli aneddoti narrati in questo libro si riferiscono ad imprenditori che non esito a definire eroi, e che appartengono ad un’epoca in cui si è letteralmente costituita la spina dorsale dell’imprenditoria italiana, un’epoca in cui tutto è stato messo al servizio di un sogno.

    Sono Marco Costaguta e ho alle spalle 40 anni di esperienza lavorativa nel mondo della consulenza aziendale per grandi gruppi industriali e in quello degli investimenti per lo sviluppo di piccole e medie aziende. Ho iniziato in McKinsey, sono stato uno dei partner fondatore di Bain & Co. in Italia ed in altri Paesi nel mondo, per poi fondare Long Term Partners srl, attualmente integrata in OC&C Strategy Consulting, tutte società con le quali ho assistito diversi Imprenditori ed i loro Gruppi Familiari su questioni di governance e successione, crescita organica, M&A, strategia ed investimenti.

    Ho fatto parte tra gli altri di Consigli di Amministrazione o di Comitati Strategici di diversi di questi Gruppi, come ad esempio Erg, OTB, Ferrero, e attualmente siedo a quelli di Artsana, De Agostini, FineFoods e altri ancora. E in questi anni ho avuto la splendida opportunità di incontrare importanti imprenditori italiani che hanno dato vita ad aziende famose e determinanti per la nostra economia. Li ho conosciuti ed ho lavorato al loro fianco per anni ed anni, e con alcuni lavoro e collaboro ancora oggi. 

    Di fatto sono anche io un imprenditore nei servizi, e un investitore in piccole e medie aziende, e trovo il massimo della mia realizzazione professionale nel far crescere la competenza, la professionalità e la sicurezza dei giovani che vengono assunti nelle aziende di cui sono azionista.

    Nel dare alle stampe questi ricordi mi rivolgo principalmente a chi sta per fare ingresso nel mondo del lavoro, affinché, conoscendo più da vicino queste figure imprenditoriali ed il loro modo di essere imprenditori e di fare impresa, decida di dare un’impronta diversa al suo modo di lavorare. E, ovviamente, mi rivolgo anche a tutte le persone curiose e a coloro che hanno voglia di avvicinarsi all'umanità di quegli imprenditori che hanno fatto eccellere il nostro Paese. E a chi, nonostante tutto, abbia ancora voglia di sognare e di lottare per quel sogno.

    Si tratta di aneddoti, divisi per tematiche, che non fanno riferimento a nomi, cognomi e aziende specifiche ma che hanno piuttosto l'obiettivo di mostrare fondamentalmente alcuni aspetti straordinari di una tipologia specifica di imprenditori: la visione, l'attitudine e la passione. 

    Lascio a voi indovinare a chi ogni storia si riferisce.

    Non ci sono ricette, non ci sono lezioni da trarre, c'è soltanto da assorbire la voglia, l'intensità, l'entusiasmo, le emozioni di ognuna di queste storie, di chi le aziende le ha create e che, per il suo essere così diverso, rimane in fondo la fortuna e la vera ricchezza di un Paese. 

    All’inizio di ogni capitolo ho sintetizzato qualche mia considerazione, come guida agli aneddoti.

    Spero davvero con questo libro di poter contribuire a mettere un semino in più nella testa di chi pensa di voler intraprendere.

    Auguri e buona lettura!

    Lo stile, le caratteristiche e i comportamenti

    La voglia di fare e costruire è forse la caratteristica che contraddistingue di più un imprenditore, talvolta al di là della razionalità, è qualcosa che ha dentro e non perde mai.

    Per fare e costruire bisogna avere una idea forte, creare la squadra, trovare gli ingredienti (finanza, competenze, tecnologia, prodotti, servizi,  ,..) e bisogna fare in fretta. Si lavora sulla parola, fra persone che hanno grande credibilità e statura umana.

    La voglia di conoscere e sapere, ascoltando ogni spunto e idea nuova, e l’insoddisfazione perpetua, sono altre caratteristiche. Non troverete mai un imprenditore soddisfatto dei suoi risultati per più di qualche ora. Poi si pensa al traguardo successivo.

    La concentrazione ossessiva su quello che fa è l’altra caratteristica che mi viene in mente. Si parla per lo più di quello, dell’azienda, sempre.

    Il pensare che avere successo sia una missione, e tutte le persone dell’azienda devono sentirla tale. Però non è facile né sempre possibile.

    La calma nelle decisioni fondamentali. Si prendono solo se si è sicuri. Qui sì, non bisogna sentire il vincolo delle scadenze.

    L’immortalità, il non pensare che a un certo punto bisogna pianificare il dopo sé stessi, e non solo pensarlo, ma fare in modo che sia davvero preparato, e possibilmente messo in opera finché si è in grado di valutarlo.

    Il successo misurato in clienti, non in denaro, che è solo un mezzo per fare ed essere liberi di fare.

    E infine, riguardo ai clienti, la chiarezza di chi decide il tuo successo, i clienti. Vanno ascoltati, sempre.

    1. Tu fai troppe cose, concentrati!

    Tu fai troppe cose, te lo dico sempre. Questa attività da consulente, che giri per le aziende e ogni giorno svolgi un’attività diversa.... ma sei sicuro che sia la cosa giusta per te?  Vieni a lavorare da noi, guarda che ti divertiresti di più e faresti molto meglio. Si vede che non hai fatto il contadino. Non avevi nonni contadini?

    Sì veramente avevo la nonna che aveva una villa in campagna con gli animali, e trascorrevo tutte le estati da lei da piccolo.

    Va bene, ma non doveva lavorare la terra per mangiare, aveva tante cose se capisco bene, e teneva anche gli animali....... io dico il contadino vero, chi lo fa per vivere, per crescere la famiglia. Se tu avessi fatto il contadino, quello vero, sapresti che, se vuoi mangiare alla sera e devi prendere una gallina nel pollaio, devi prenderne di mira una e inseguire solo lei, sempre lei, e prima o poi la prendi, perché si stanca prima lei di te. Ma se cominci con una, poi ti giri perché ti sembra meglio un’altra, e poco dopo ti sembra più facile prenderne un’altra ancora......  viene sera e finisce che non mangi…Tu fai troppe cose, vuoi inseguire troppe galline, devi inseguirne una sola!

    Lui dalla mattina alla sera faceva solo quello e parlava e pensava solo a quello. Però era il migliore del mondo.

    Io, invece, ho continuato ad occuparmi delle cose che mi divertivano e mi appassionavano, ma non ho mai dimenticato l’esempio della gallina e mi sono chiesto spesso nel corso di questi anni cosa avrei combinato se lo avessi seguito.

    2. Non ne so niente 

    Ci conoscevamo ormai da diversi anni e ogni volta che andavo da lui sapevo esattamente come sarebbe andata a finire, perché finiva sempre nello stesso modo!

    Mi sottoponeva una serie di tematiche sulle quali sosteneva di non sapere assolutamente nulla e, domanda dopo domanda, cercava di approfondire il discorso per carpire le tue conoscenze a riguardo oltre che per avere il tuo punto di vista.

    Ho sentito dire che va gestito così, ma non ne so nulla, tu cosa ne pensi?

    Dietro la domanda Tu cosa ne pensi? si celava il desiderio profondo di assorbire le conoscenze ed il sapere altrui. Lui non si esponeva direttamente, faceva il finto tonto e poneva una raffica di domande andando avanti per ore ed ore, senza mai dare un’idea, seppur vaga, della direzione in cui si stava andando.

    Poi lasciava la riunione sicuro, lui, della direzione da prendere: si trattava di una tattica per capire meglio la problematica in questione e per nutrire e far crescere il proprio pensiero e la propria opinione. Una tattica che dava sempre i suoi frutti, perché, mi spiegò un giorno: Se al mattino entri in azienda e dici facciamo in questo modo, tutti fanno come hai detto, perché sei il capo. E anche se lo pensano, non ti diranno mai che si tratta di una boiata. Se invece analizzi prima le varie opinioni, ti fai un’idea più ampia e concreta, e prendi la tua decisione in modo migliore

    3. Solo pomodoro, per sempre

    Non voglio fare come la rana, che è nella pentola, e si accorge che l’acqua è calda solo troppo tardi, quando è bollente e finisce lessata. Questo mercato è difficilissimo, e per continuare a crescere come vogliamo, dobbiamo capire se c’è ancora spazio restando concentrati sul nostro territorio, o se dobbiamo uscire, sfruttando le nostre competenze e i nostri punti di forza, ed entrare in una adiacenza, e poi andare a capire in che modo farlo.

    Quante volte avevo affrontato questo problema, quante volte avevo discusso di questo tema con altri imprenditori....

    Ma la cosa sorprendente, questa volta, è che ne avevo discusso tante volte anche con lui, avevamo fatto tanti ragionamenti e tante analisi e studi, ma tornavamo sempre lì.

    Ma lui era fatto così, e questa era la sua forza. Era entrato in azienda, anzi aveva preso la guida dell’azienda, venticinque anni prima, a venticinque anni, e in questo arco di tempo l’aveva fatta diventare circa cinquanta volte tanto. L’aveva presa che era una piccola realtà e ora era il leader europeo.

    La sua grandissima forza era proprio questa, come affrontava i problemi, come andava a fondo, con tutti gli interlocutori che riteneva potessero essere utili per dargli idee, per testare le sue, anche per contraddirlo, se questo poteva contribuire a migliorare la forma del pensiero... e andava avanti così, senza una scadenza. La scadenza era dettata dal suo essere convinto che il problema era stato sviscerato a sufficienza, e che si prospettava una soluzione abbastanza chiara. Senza fretta, quello che contava era decidere la cosa giusta avendo previsto ed analizzato tutti i possibili aspetti.

    E giocava a fare il bastian contrario per farti tirare fuori davvero tutto: Perché la pensi così? Io credo che tu abbia torto, non mi sembra che tu abbia tenuto conto che non ho la gente per farlo, e che i clienti non saranno necessariamente pronti a ricevere questa innovazione e che, e che, e che…  

    E tu, messo nella posizione di chi doveva difendere l’idea a tutti i costi, iniziavi a ribattere, e via, si andava avanti, e finito con te, poi chiamava dentro un altro nel ragionamento a tappeto. E ricominciava daccapo: Ma se ieri mi hai detto che servirebbero molti più investimenti di questi, non credi che sia un progetto che non ci possa dare ritorno? Come ce lo paghiamo e in quanti anni?

    Quando era in queste giornate, se lo conoscevi, sapevi che stava testando una nuova idea a cui teneva molto, ma che criticava davanti a tutti per vedere se ogni aspetto

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