Tuatara
()
Info su questo ebook
Emilio, Nadia e Gian Paolo sono tre giovani figli di una piccola pianura meridionale, poco distante da catene di alte montagne, molto inquinata. Cresciuti fianco a fianco fin dall'infanzia, alcuni eventi li hanno portati a perdersi di vista. Seppure a distanza, nessuno dei tre ha mai smesso di sognare una vita diversa, lontana; nessuno di loro ha mai dimenticato gli altri due. Ognuno porta dentro di sé una traccia che lo accomuna agli altri due e, soprattutto, all'arcaico progenitore. Incontrarsi di nuovo sarà nel loro destino?
Raffaele Frigo, vicentino, fin da bambino coltiva le sue grandi passioni per la lettura, la scrittura, i viaggi e la pratica di diversi sport. Dopo essersi laureato in lettere all'università di Padova, sta faticosamente cercando il suo posto nel mondo, barcamenandosi tra insegnamento precario e altri lavori saltuari. "Tuatara" è il suo esordio editoriale.
Correlato a Tuatara
Ebook correlati
Le Correnti del Fato Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLasciami entrare nel tuo inferno (Policromia) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniProgetto H.P.C.P.: Libro 1 - Cerca & distruggi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAl di là dello specchio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa neve sopra le giunchiglie Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl Ritorno Delle Coccinelle Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa tua ombra su di me (Floreale) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl punto estremo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl massaggio come cura: Riscopri te stesso attraverso il massaggio olistico Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPensieri e Sentenze Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniHo fatto strage del principio di realtà tra i versi di una poesia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRibellarsi come si può Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe malattie dell'amore Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTopi di corsia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'uomo che parlava all'universo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl respiro del vuoto Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa Mente Nera - (volume 4°) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAccadde un giorno Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl mistero della Torre Templare Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGli aquiloni sono pazzi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniBoccioli di rose Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIneffabile creatura Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCOBALTO Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPolvere di fata Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUomini su Carta - Volume uno Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFragranze di mare e respiri Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa paura e il coraggio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniQuello di cui non vogliamo parlare Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa mia (in)consistenza Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'ombra del vero Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Narrativa generale per voi
La Divina Commedia: edizione annotata Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Confessioni di uno psicopatico Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Il maestro e Margherita Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Suite francese Valutazione: 4 su 5 stelle4/5I fratelli Karamazov Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutte le storie tristi sono false Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRacconti dell'età del jazz Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa metamorfosi e tutti i racconti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa biblioteca perduta dell'alchimista Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Il nome della rosa di Umberto Eco (Analisi del libro): Analisi completa e sintesi dettagliata del lavoro Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTenebre Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAlla ricerca del tempo perduto Valutazione: 5 su 5 stelle5/5I fratelli Karamazov Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Chiodo fisso Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFaust Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa coscienza di Zeno Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Tutte le fiabe Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Il piacere Valutazione: 3 su 5 stelle3/5L'idiota Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Sette sfumature di eros Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutti i racconti gialli e tutte le indagini di Padre Brown Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Lotta fra titani Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI capolavori Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Storia di una ninfa Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl Diario di Anne Frank Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Le metamorfosi Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Ulisse Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Frammenti di vite altrui. Racconto breve di un fotografo di strada Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl giardino segreto Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Recensioni su Tuatara
0 valutazioni0 recensioni
Anteprima del libro
Tuatara - Raffaele Frigo
Collana
LE FENICI
Raffaele Frigo
TUATARA
MONTAG
Edizioni Montag
Prima edizione maggio 2024
Tuatara
© 2024 di Montag
Collana Le Fenici
ISBN: 9788868927851
Copertina: T. Studler, Unsplash.com
Quest’opera è esclusivamente frutto della fantasia dell’autore. Ogni riferimento a persone esistite, esistenti o a fatti accaduti è
puramente casuale.
TUATARA
«Fui posto a metà strada fra la miseria e il sole»
(Albert Camus)
EMILIO
Il martello! È di nuovo lui. Lo sento fissare i chiodi nella mia testa. Li fissa proprio bene. Crea pertugi per i piccoli mostri. Mi alzo, sarà la sveglia, la guardo e non suona. È troppo presto per godere del tepore dell'alba. Aspetterò, intanto mi accerto che sia una giornata limpida. Solo quando il sole avrà varcato l'orizzonte mi sentirò autorizzato a tornare a letto e, se mi riuscirà, a dormire per il resto della giornata. Ritengo che questo sia il mio unico diritto in questo momento. Nulla può sconfiggere i colori e le luci dell'alba. Poi probabilmente osserverò per qualche ora le muffe del soffitto.
Che sto facendo ora? Assomiglia tanto ad uno dei miei fallimenti. Mi ritrovo di nuovo sdraiato in questo prato spelacchiato, poco distante da casa, a fissare senza motivo le nuvole sopra la mia testa. È da queste che aspetto una spiegazione, anche se non so di preciso cosa sto cercando. A loro, scrutandole, chiedo che mi rendano conto del mio stato d'animo. Perché esistete? Perché continuate a muovervi in questo modo propriamente vostro, incostante, rarefatto, nevrotico e allo stesso tempo lento ed eterno, sporcando della vostra imperfezione lo splendido cielo altrimenti completamente azzurro? Non cerco né filosofia né metafisica, non possiedo gli strumenti adatti per questo. So che i problemi sono tanti e sono altri però ora mi basterebbe riuscire a inquadrare questa sensazione di persistente fastidio che la vista di queste nuvole suscita in me. Mi piacerebbe magari poterla giustificare. Mentre rimango qui buttato, inerte, l'odore dell'erba appena tagliata invade le mie narici. Un tempo l'avrei trovato gradevolissimo, ora tutto questo non fa altro che aggiungere disgusto al disgusto che mi percorre da capo a piedi. Vorrei tanto che mi grandinasse addosso e che i fulmini mi cadessero in testa. Forse allora ci capirei qualcosa. Spesso serve la guerra per ricordarsi che la vita è così bella. Più le condizioni si fanno avverse, più il mio spirito sonnolento si risveglia, le mie membra recuperano le forze e l'ispirazione riesce a prendere forma. Non sono fatto per la bellezza, nuvole e meteo ora c'entrano solo in parte. A volte mi avvicino a quella fusione con il mondo naturale tanto desiderata, a quello che i sapienti hanno definito sentimento panico della natura ma che solo i contadini, forse, sanno davvero raggiungere. Quand'ero più giovane ho studiato questo concetto sui banchi di scuola e da allora non mi è più stato possibile dimenticarlo. Lo intendo come una disperata ricerca dell'essenziale, del primitivo, di ciò che non si vede, ma che contemporaneamente si può toccare e si può sentire. L'ho solo sfiorato, mai agganciato. Forse l'ho desiderato troppo impetuosamente quando invece avrei dovuto soltanto aspettare, tranquillo, riposato e pronto a riceverlo. Forse la colpa invece è del mio temperamento, che troppe volte indugia eccessivamente nell'auto analisi. Come adesso. Ponendo sempre in prima posizione la mia persona mi mantengo slegato e indifferente alla natura che, comunque -di questo ne sono certo- a sua volta non mi considera. E perché dovrebbe, poi? Non riesco più a seguire l'istinto! Ci sono mai davvero riuscito? Non mi accontento del dormiveglia, ho bisogno tutto sommato di una certa concretezza. Tutto questo però inizia a stancarmi tremendamente. Non posso che contraddirmi di continuo, è la natura dell'essere umano pensante. Come un cane frustrato allora provo a mordermi la coda, sognando di essere il mitico uroboro. Almeno in questo modo diventerei un simbolo, rappresenterei qualcosa e avrei un significato. Avrei un compito preciso: svalutare lo scorrere lineare del tempo, palesare che la storia privata e universale è un circolo di vizi e schifose storture che si ripresentano puntuali a intervalli regolari nei momenti più sbagliati. Invece posso essere giusto un cagnaccio randagio, condannato a non essere ascoltato. Tutt'al più una lucertola. Posso praticare continuamente l'autotomia (perdere volontariamente la coda per difendermi dai predatori), tanto la parte monca è destinata a ricrescere in breve tempo. Posso agire in questo modo però solo perché so per certo che la coda ricrescerà, i miei rischi sono sempre calcolati, non so più agire seguendo l'istinto che caratterizza le vere lucertole.
Non disdegnerei una coscienza meno assillante. Sono sempre condannato a vedermi agire dall'esterno.
Un altro comportamento della lucertola che da sempre mi affascina è la tanatosi (morte apparente), ovvero la capacità di perdere coscienza, sensibilità, vigore muscolare, sempre con il fine di difendersi da un grave pericolo. Potrebbe in effetti rappresentare la mia salvezza quando la mia testa inizia a mulinare a vuoto e la consapevolezza inasprisce questo stato di malinconia in cui mi trovo da diverso tempo. Premi un pulsante e attivi con vigliaccheria lo stato di tanatosi. Clic, e nulla di più semplice. Tutto può scorrere via libero: idee, progetti, speranze, fallimenti, inettitudine, desiderio di essere all'altezza. Non esiste più nulla, niente è mai esistito in realtà. Diventare una lucertola sarebbe poi così male? Svegliarsi un giorno e, come il giovane Gregor Samsa, ritrovarsi trasformato in un bel lucertolone. Penso che inizialmente non mi dispiacerebbe affatto. Col passare del tempo però ne avrei indubbiamente abbastanza, anche di questa condizione. D'altronde mi sono sempre stufato di tutto e di tutti. La cosa non rappresenterebbe novità alcuna. Potrei anche scriverci un romanzo, raccontare di me che mi trasformo in una lucertola, mangio qualche insetto, prendo il sole, scorreggio. Tanto una cosa vale l'altra. Lasciamo perdere. Mi accuserebbero come minimo di plagio o, nella migliore delle ipotesi, di avere sviluppato un'idea troppo banale. Sono certo, però, che il risultato non sarebbe malvagio. Ne verrebbe fuori un raccontino grottesco e divertente, fedele a questa venatura cupa e meditabonda che ora mi caratterizza. Mi rimane la certezza che la creazione di qualcosa, di qualsiasi cosa, sia un passo obbligato per me come per tutti. Vorrei riuscire ad esprimermi e a realizzare le mie potenzialità. Chiunque dovrebbe provarci. Da anni sono bloccato su queste posizioni. Essere felice è così difficile. Combattere fantasmi interiori non dà la stessa soddisfazione che sfuggire a un gatto. Che cambia se anche la coda ricresce?
Latito in un incubo come quel latitante nel mio incubo. Con due amici ha sfasciato un centro commerciale di notte, ma questo era pieno di telecamere. È una mera questione di tempo, i notiziari stanno diffondendo il suo volto in preda alla follia in tutto il Paese. Non si diverte più tanto perché l'attesa è dura: anche la cattura potrà essere una liberazione dalla vergogna e dal disonore. Si è lasciato trasportare dagli eventi perché incapace di preferire e di portare a termine una qualsiasi cosa. Imprigionato dai suoi pensieri, ha concluso che perfino la gabbia del corpo sarebbe un miglioramento sensibile della sua condizione. Continua a dimenticarsi i particolari, a perdere lucidità. Come una cimice gettato dentro il water, decide di passare gli ultimi attimi della sua fetida vita ad accapigliarsi coi suoi simili in trappola, invece di escogitare un piano per salvarsi, magari tentando di unire le forze con questi. Avrebbe ancora molto altro da dire, ma sul più bello gli manca la voce. La parola gli si strozza in gola e anche l'inchiostro della penna è finito. Quando si offrono le condizioni subentra l'oblio, o i sensi lo risvegliano dall'inquietudine intellettuale per gettarlo con ritardo in un'angoscia ancora maggiore, quella dell'esistenza tridimensionale. Intanto anch'io sento un certo appetito, manca lo spazio se si vuole dire troppo, bisogna eliminare e sottrarre. L'essenziale è sintesi. Aggiungo in continuazione problemi invece di trovare soluzioni e di rendermi le cose più semplici. Invece di terminare una riflessione ne accumulo un altro paio. È esattamente ciò che sto facendo adesso.
Infatti penso che mi alzerò dal divano per prepararmi qualche cosa da mangiare. È un sollievo da poco ma è un'azione che posso iniziare e concludere con una certa velocità e senza interruzioni. Il frigo come al solito offre davvero poco: saranno almeno due settimane che non faccio la spesa. In dispensa trovo due pacchi di spaghetti, in giro qualche pomodorino secco, delle acciughe e un barattolo di olive mezze andate. Gli ingredienti dello scapolo o di chi va di fretta. E pensare che una volta curavo nei minimi particolari la mia alimentazione. Cucinare era per me una vera passione. Cercavo nuove ricette, sperimentavo, agrodolce di qua, riduzioni, escargot di là. Robe del genere. Erano bei tempi: l'entusiasmo in varie sfere mi attraversava come un dolce tramonto irradia, con la sua luce arancione, flebile ma tenace, l'irraggiungibile orizzonte. Adesso basta, il cibo per me è mero nutrimento utile a farmi arrivare a fine giornata in condizioni psicofisiche accettabili e anche i tramonti non mi attirano più. Probabilmente questo disamore per la cucina venne a coincidere con il mio ritorno, forse prematuro, dal viaggio fatto in Sri Lanka qualche anno fa. L'obiettivo era quello di assistere la popolazione locale con tutte le mie forze. Provavo a fare, insomma, del volontariato, un'altra attività che mi infiammava parecchio e verso la quale mi sentivo naturalmente portato. In quei luoghi capii presto che per molte persone il cibo non poteva essere un piacere, ma solo una schietta necessità. Trassi inoltre un altro grande insegnamento da quell'esperienza che forse non mi arricchì, ma fu sicuramente un tassello più che mai utile per la mia formazione. Questa scoperta fu infatti la causa del mio ritorno a casa dopo solo due mesi. Pensavano tutti che a dettare la mia scelta repentina fosse stata l'incapacità di abituarmi al clima tropicale, oppure la nostalgia di casa e degli amici. Avevo in realtà compreso in modo netto e doloroso una cosa in apparenza molto semplice, che in quel momento determinò lo spegnersi definitivo e improvviso del mio ingenuo entusiasmo anche per quella nobile causa. Non ero nato per aiutare gli altri. La cornice purtroppo era troppo piccola e non poteva contenere più fotografie. Le dimensioni di queste foto erano poi imponenti e spaventose. Allora decisi di incorniciare la prima foto soltanto, la più piccola, anche se raffigurava un soggetto quanto mai nebuloso e di difficile comprensione: scelsi me stesso, con tutte le mie contraddizioni. In che maniera potevo portare benefici agli altri senza aver prima trovato il modo di fermare la mia decadenza? Chi può aiutare chi? Quella fu una scelta obbligata, determinata dal mio istinto e ora è inutile stare a discutere della sua validità. Ho scelto necessariamente di concentrarmi sul lavoro su me stesso pensando che la risoluzione individuale fosse il breve ma indispensabile passo iniziale. Bene o male sto ancora