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La paura e il coraggio
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E-book295 pagine4 ore

La paura e il coraggio

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Info su questo ebook

La paura e il coraggio rappresenta il terzo volume della trilogia comprendente In viaggio con Mago Merlino e con il giovane Carlos e La spada e la rosa. Qui il destino si compie, i personaggi singolarmente si evolvono e giungono a una maturità elettiva, nella quale la consapevolezza del loro ruolo si fa strada all’interno di un dedalo di situazioni.
È come un’enorme scatola cinese, ogni situazione ne sviluppa un’altra, quasi all’infinito, si ha la sensazione di non saperne mai abbastanza, come se ci fosse sempre un qualcosa da svelare. Ora Lorenzo è un giovane pieno di ardore, la sua intelligenza pronta e vivace lo accompagna costantemente e lo guida attraverso intricate avventure.
Sostenuto da Carlos, ormai invecchiato e stanco, detentore di un segreto che riguarda la sua vita e le sue origini e da Mago Merlino, suo mentore e guida spirituale, il ragazzo è alle prese con un pensiero assillante: scoprire la modalità con cui è venuto al mondo. Sembra una domanda dalla risposta scontata ma per lui non lo è affatto. 
Lunga Freccia in questo testo si dilunga ampiamente sul concetto filosofico dell’Amore Universale, come punto di raccolta di tutte le forze della Natura, l’incontro tra l’energia del Cielo e della Terra. Sviluppa altresì i concetti fondamentali per la scoperta del Sé, essenziale per giungere ai precordi dell’esistenza, in cui né paura e né mistero possono inquietare l’animo umano. Nonna Adele, la sa lunga su tutto ciò… 
LinguaItaliano
Data di uscita17 lug 2023
ISBN9788830687875
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    Anteprima del libro

    La paura e il coraggio - Lunga Freccia

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi:

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Il viaggio con il vecchio Carlos

    «Tua madre ha avuto un’altra delle sue crisi!» mi comunicano gli occhi preoccupati nel dipinto che raffigura il famigerato Mago Merlino.

    Sono trascorsi ben cinque lunghi anni dal nostro ultimo incontro, in quel viaggio sulle ali della fantasia. Confesso di aver provato una forte nostalgia.

    «Ah, così io sarei una fantasia, secondo te?» sbotta lui preoccupato e risentito insieme.

    Se qualcuno mi vedesse colloquiare con un dipinto, certo non avrebbe tutti i torti a pensare che io non abbia tutte le rotelle al posto giusto!

    «Ah, come la fai lunga!» esclama il Mago spazientito «Hai capito, sì o no, che tua madre, quella che deve ancora partorirti, ha fatto un altro tonfo sonoro?».

    «Intendi portarmi indietro nel tempo?».

    Chi non fosse al corrente delle mie precedenti avventure/disavventure, non capirebbe proprio nulla di questo discorso, all’apparenza surreale.

    «Basta, adesso! Ti interessano più i giudizi e i pregiudizi anziché tua madre. Dobbiamo fare qualcosa al più presto. Dopo un certo discorso mi ha preso così sul serio che ora è convinta, come te, di aver immaginato tutto e, in particolar modo, crede che tu sia solo il frutto della sua immaginazione e nulla più. Capisci?».

    «Allora sei tu che hai combinato il guaio! Cosa le avrai mai detto per farla piombare di nuovo nell’incredulità riguardo al mio arrivo?».

    «Per la verità, la mia intenzione era di metterla alla prova per accertarmi che fosse pronta, tutto qua».

    «Se lei ha frainteso è perché tu l’hai confusa con le tue assurde strategie».

    «Dovevi vederla, sembrava essere finita in un melodramma, piangeva come una fontana per scene che vedeva in televisione. Proiettare il dolore su altro è uno strano modo di reagire».

    «Cosa potrei fare io per rimediare?» gli chiedo perplesso, dato che questa volta ho la netta sensazione che le mie parole non le serviranno.

    «In effetti la penso anch’io così… Adesso è scettica su tutto. Non sa discernere tra una prova e la realtà».

    «Non era meglio se glielo avessi risparmiato questo test?».

    «I miei fratelli ed io abbiamo ritenuto necessario sottoporla a questo genere di sollecitazione per aiutarla a liberarsi dai dubbi e dalle paure che ha sempre avuto».

    «Proprio un bel sistema, invece, confermarglieli!» esclamo adesso irritato «Come si può pensare di aiutare una persona a liberarsi dei dubbi alimentandoli, anzi dicendole che si trattava semplicemente di una simulazione mentale per una sorta di iniziazione, come è capitato a me?».

    «E tu come fai a sapere questo? Il sottoscritto non te lo ha comunicato».

    È la prima volta che sento Merlino alquanto stupito per una mia affermazione.

    «Un figlio mantiene un canale di contatto viscerale con la propria madre naturale. È normale, suppongo…».

    «Con la madre di ora, sì, non con la donna che è stata in passato… Ragazzo, sei una vera scoperta per me. Me ne rallegro, ma ora che possiamo fare?».

    Vedere Merlino in seria difficoltà è davvero un fatto insolito. Pare quasi sia venuto apposta per chiedere il mio aiuto.

    «È proprio così!» mi conferma inaspettatamente lui «Sono a corto di idee».

    «Questo non è da te».

    Preso alla sprovvista, mi concentro mentalmente sul falco visualizzato nella mia prima iniziazione. È lui il ponte fra me e mia madre.

    Sembrerà assurdo un simile fatto ai più, me ne rendo conto, ma devo convincerla della mia esistenza, non vorrei dissolvermi come un fantasma!

    «Ancora questa paura!» sbotta il Mago del quadro.

    «Perché altrimenti dovrei rassicurarla e convincerla che non è una visionaria? Devi ammettere che è un pelino assurdo difendere la mia nascita, come se non fossi ancora venuto al mondo! Questi viaggi nel tempo mi hanno provocato un bel guaio!».

    «Adesso non farai anche tu un dramma! Concentrati che è meglio…» mi sollecita con uno sguardo che mi risulta beffardo. A questo punto non so proprio se sia stata una fortuna o una sventura incontrare Merlino…

    «Ragazzo di poca fede, concentrati!».

    Il falco con le ali aperte volteggia di fronte al Sole, scrutando lo scenario sotto di sé… Guardo anch’io insieme a lui. Il solo fatto di mettermi nell’atteggiamento di osservare tutto dall’alto mi dona un senso di pace inaspettato e anche la certezza di poter avere uno sguardo distaccato e completo sulle cose.

    «Guarda il Sole innanzi a te» tuona all’improvviso una voce rivolta a mia madre. Forse è il falco a parlare. «La vita è un dono meraviglioso che va vissuto al pieno delle proprie potenzialità. Non sentirti come una ruota di scorta desiderosa di toccare la strada. Tu sei il tuo potenziale, ora! Sappi vivere all’altezza delle tue risorse interiori. Come? Vivendole. Non gettare tutto alle ortiche per il fatto che un Mago bonario, ma dispettoso, ti mette spesso alla prova. Il fine giustifica i mezzi, ti ha detto, ma tu non hai ancora capito il suo fine… Mentre lui alludeva alle sue sortite, tu collegavi questo modo di dire al contenuto del suo messaggio. In buona fede lui ed i suoi fratelli hanno pensato che affrontare una volta per tutte dubbi e paure, invece di nutrirli lasciandoli in un angolo della tua mente, ti avrebbe permesso di sconfiggerli… Ne sei in grado ora? Adesso che li hai fatti maturare fino in fondo, fino alla temuta disillusione? Questa è la vera simulazione mentale: realizzare il temuto crollo delle aspettative, per vivere il presente, qui e ora! Solo chi è in contatto con il proprio sentire del momento vive veramente. E se Merlino ti parla del passato o del futuro lo fa perché tu possa comprendere meglio il tuo mondo interiore. La connessione con te stessa ti permette di assecondare il dispiegarsi naturale degli eventi, dentro e fuori di te. Se ora il dubbio ti assilla, non accantonarlo, fronteggialo sondando le tue reazioni, per impedirgli di crescere e poi esplodere, riducendoti a pezzi. Ogni giorno ha la sua sfida: affrontarla è il modo migliore per vincerla».

    «Ben detto!» esclama Merlino, pienamente soddisfatto.

    «Allora mi spiegherai come io possa concepire un figlio se il mio amato vive lontano e non sono previsti incontri…» sbotta all’improvviso la donna che sarebbe mia madre nel suo futuro.

    «Un tempo, da adolescente, fantasticavi sulla presenza di un uomo invisibile accanto a te, cosa assurda e impossibile ai tuoi occhi d’allora, eppure da parecchi anni lui è accanto a te in questo modo impensabile».

    «È vero, vivo già cose impensabili… ma il modo in cui mi è stato prospettato, riguardo al concepimento di un figlio, lo ritengo davvero poco probabile» cocciuta ribatte lei.

    Buffo questo colloquio fra il falco e mia madre… Mmh… Cosa sarebbe questa storia dell’uomo invisibile?

    Merlino non risponde a me, ma a lei: «Se è la modalità a crearti tutte queste perplessità… non sarà facile, ma forse potremmo richiederlo. Ti sarà fornita una simulazione molto realistica che ti darà qualche risposta».

    «Posso vedere anch’io?» chiedo al Mago, dato che non sto più nella pelle dalla curiosità.

    «Non ti sembra di fare il ficcanaso? La tua parte l’hai fatta e molto bene. Sei riuscito a rimetterla sulla rotta giusta. Ti pare poco? Accontentati, ragazzo, il resto non è affar nostro!».

    «È un mio diritto sapere come io sia stato concepito» mi sento di rivendicarlo, sperando di ottenere una concessione, seppur minima, da parte di Merlino. E aggiungo: «Se sono il frutto di un’inseminazione artificiale, protesto!».

    «Eh, eh… Un esperimento in laboratorio… e dove sarebbe allora l’evento poco probabile secondo tua madre?» mi stuzzica lui, con uno sguardo che mi sembra divertito… sempre dal quadro.

    «Non vedi che sono tutte idee che mi fanno soffrire? Ce l’hai un minimo di sensibilità? Non sono di ferro, io!».

    «Va bene, va bene, scusa. Devo ricordarmi che voi umani vi identificate con quello che non siete. Il ché causa dolore. Non era mia intenzione ferirti… Tua madre è uguale… uguale nella sensibilità intendo. Bene, bene, allora ti saluto».

    «No, per favore, non andartene! Perché non parliamo ancora un po’? So che la tua presenza mi annuncia il prossimo viaggio a tappe con Carlos, ma vorrei stare ancora un po’ con te…».

    «Il fatto è che ho molto da fare» si giustifica lui.

    «Pensavo che fosse solo da questa parte l’abitudine a un’attività incessante e frenetica, e invece anche voi di là avete il vostro bel da fare. E il riposo dove sta?».

    «Il riposo c’è sempre, fra un’impresa e l’altra. È necessario per tutti ristorarsi e nutrire lo spirito per essere pronti al compito successivo».

    «Se fosse così anche qui ci sarebbe più equilibrio, meno facce scure e inc…, nervose, non trovi?».

    «Certamente, così dovrebbe essere: Chiedi e ti sarà dato» conclude il Mago, citando una frase famosa.

    «E la mia mamma? Riprendo io per non lasciarlo andare».

    «Tua madre ha capito che ascoltare i segnali del cuore, al di là dei desideri e delle paure, la riporterà sulla strada giusta, quella che porterà al tuo arrivo nel mondo delle forme e delle apparenze».

    «Alla mia nascita, insomma, per dirla meglio. Non ti piace il mio mondo?».

    «Dipende… Se lo guardo dall’interno è meraviglioso, dall’esterno è una parodia della Vita reale e a volte mi fa ridere. Scusa, non vorrei ferire nuovamente la tua sensibilità».

    «No, non preoccuparti, capisco» lo rassicuro. «Potresti, invece, fornirmi qualche anticipazione del viaggio che mi aspetta?».

    «Dato che amo le sorprese, non dovrei, ma qualcosa te la posso rivelare, giusto per aiutarti ad affrontare la missione con il giusto atteggiamento».

    «Missione? Avrei un compito da svolgere, questa volta? Che novità! Ma sarò all’altezza?».

    «Non preoccuparti, sei pronto. Lo sei da molto. Diciamo che è uno dei motivi principali per cui sei al mondo».

    «Cioè?» lo incalzo, sperando di ottenere una risposta il più possibile diretta e chiara.

    «La Madre Universale parlerà e soprattutto vibrerà in te come mai prima, grazie all’esperienza che ti attende ormai da tempo…».

    «Il fatto che tale compito sia previsto da tempo, mi mette un po’ d’ansia. Chi coinvolgerebbe?».

    «Tu e i fratelli e le sorelle della tua famiglia spirituale. Ora devo proprio andare, ciaooo! A presto!».

    Per fortuna ho dei genitori adottivi che mi stanno vicino in modo stabile e continuativo, a differenza dei parenti che vivono dall’altra parte: vanno e vengono senza preavviso.

    È con questo pensiero e con il desiderio di percepire la presenza della Madre Universale nel mio piccolo mondo interiore, che mi decido ad andare a dormire.

    «Parenti, tanto per cominciare, lo siamo tutti, dato che apparteniamo alla medesima famiglia umana" mi precisa una voce ormai conosciuta, ma più bassa e leggermente roca».

    Spalanco gli occhi per osservare meglio quello che è stato un mio compagno di viaggio. Ma non è Carlos! E dire che mi sembrava la sua voce…

    Davanti a me si palesa un individuo un po’ maturo, diciamo pure vecchio, che mi sorride bonariamente.

    «Mi scusi, ma io non la conosco. Per la verità aspettavo Carlos. Lo conosce? Sa per caso dove si trova in questo momento?» gli chiedo alquanto disorientato.

    «Sono così cambiato da risultarti addirittura irriconoscibile?» esclama il tipo, con aria vagamente offesa.

    «La tua voce assomiglia a quella di Carlos, ma il resto sinceramente no».

    «Ti chiedi dove sia andato a finire il Superman che vedevi nel sottoscritto?» mi anticipa lui, leggendomi sfacciatamente nel pensiero, come, ho scoperto a mie spese, sanno fare gli individui del suo genere.

    «Forse questo super uomo è ora in te» risponde lui al mio posto «dato che vediamo negli altri solo ciò che esiste già in noi, seppure in forma latente…».

    «Cioè ti ho invidiato a tal punto da divenire come te? No, non è credibile. È come sostenere che, ad esempio, uno grassoccio, invidiando un tipo magro, potrebbe esserlo potenzialmente».

    «Perché no? Le cose, però, bisogna sentirle, immaginarle, più che desiderarle o invidiarle negli altri» ci tiene a precisare.

    Dopo una pausa che gli serve per studiarmi ai raggi x, mi conferma: «Sono Carlos e vengo dal passato, ma questa volta si tratta di un passato più vicino a te. Dal nostro precedente viaggio nel tempo, sono passati per me più di trent’anni».

    «Mi hai convinto» gli dico, nonostante mi renda benissimo conto di trovarmi in una situazione anomala. Ma in questo tipo di esperienze, cosa c’è di normale?

    «Tutto si ispira alla Natura e alle sue leggi» mi spiega la mia anziana guida, che noto assomigliare vagamente a Merlino, ma giusto un po’…

    Lui ride, probabilmente per aver letto mentalmente questa mia ultima osservazione.

    «È così che è iniziata tutta questa strana avventura» rammento «dal discorso sulla conoscenza delle leggi della Natura, che peraltro è il segreto della magia del Mago».

    «Appunto, quindi non c’è nulla di anomalo, semmai è naturale».

    «Naturale?».

    «Sì, le esperienze che hai fatto finora possono risultare strane solo perché sono state dimenticate alcune leggi naturali. Tutto qua».

    «Tutto qua. Dal modo in cui poni la questione, sembra semplice. Io sono un po’ perplesso, nonostante sia stato testimone e a volte protagonista di fatti inspiegabili».

    «Quando l’uomo segue la sola ragione, perde di vista la sostanza dell’esperienza e la visione d’insieme in cui collocarla».

    «Non ti seguo».

    «Prendi per esempio tua madre. Il dubbio l’ha attanagliata fino quasi al giorno prima del tuo concepimento. E questo perché? Nonostante avesse deciso di assecondare il cuore, una vocina nella mente la confinava in schemi ristretti, non adatti a leggere correttamente ciò che aveva intuito e sentito profondamente dentro di sé. La razionalità è importante per non decollare in voli pindarici, ma quando supera i limiti della sua funzione, che consiste principalmente nello spingerci a porci domande e a ricercare risposte, ci porta irrimediabilmente fuori strada».

    «Mi stai informando che i miei interventi per convincerla sono falliti?».

    «No, al contrario, ma non è riuscita a tacitare completamente il dubbio, nonostante avesse deciso di non seguirlo e adottare un altro tipo di approccio alla questione».

    «Era stata esortata ad impegnarsi per affrontare il dubbio e vincerlo una volta per tutte. Allora non lo ha fatto».

    «Sì, lo ha fatto, trovando un compromesso accettabile per se stessa. Assecondare i segnali del cuore e accettare la volontà della Madre Universale, qualunque fosse, le ha permesso di seguire il corso naturale della sua vita, rimanendo ricettiva e acquisendo una certa tranquillità».

    «Deve aver fatto una gran fatica per riuscirci» commento immedesimandomi totalmente.

    «La Madre Universale l’ha aiutata molto. È a Lei che ha chiesto il sostegno e la guida per ritrovare l’equilibrio. È stata la cosa più saggia che potesse fare».

    «In effetti, chi più di una Madre può aiutare una donna che sta per diventarlo a sua volta?» convengo anch’io.

    «Non è solo questo. È la Madre che permette la realizzazione concreta di qualsiasi progetto, a qualsiasi livello, spirituale, creativo e fisico».

    «Allora ha un ruolo proprio importante!» esclamo e dopo una breve pausa di riflessione, aggiungo: «Non è che il suo dubbio derivasse proprio dall’aver dimenticato una legge della Natura?».

    «Bravo! La tua intuizione ti ha guidato sulla strada giusta».

    «Allora se dovessi scoprire di quale legge si tratta, potrei aiutarla ancora!».

    «No, non è il momento adatto per una simile ricerca. Non sei pronto. Nemmeno io ne so abbastanza».

    «Non credo nemmeno un po’ che tu non conosca l’argomento».

    «Faresti bene a fidarti ogni tanto delle mie parole. Non sono un Mago, io, ma un mutante, ti ricordo».

    «Sapresti almeno dirmi in che impresa è attualmente impegnato Merlino?» tento di indagare.

    «Sta predisponendo un luogo» mi risponde telegraficamente.

    «Ne so quanto prima» protesto. «Un luogo per chi o per che cosa?».

    «Una sua faccenda personale. Tu non c’entri».

    Altra risposta secca che mi lascia a bocca asciutta.

    Inaspettatamente mi porge la mano e mi chiede: «Sei pronto per la partenza?».

    Perché mi chiedono sempre se io sia pronto, quando poi non mi lasciano mai il tempo di rispondere?

    Infatti, stiamo già ruotando su noi stessi, risucchiati da un vortice color arancione. Chissà dove saremo diretti questa volta… Il colore dell’imbuto rotante, che sta trasportandoci in un’altra epoca storica non mi convince molto…

    Se quello blu mi condusse nell’Antico Egitto, quello verde marcio nell’oscura epoca medievale, un altro tra il marrone e il verde, tipo tuta mimetica, ci catapultò nell’epoca in cui Carlos aveva venticinque anni, il nuovo colore mi suggerisce che l’epoca e il luogo saranno diversi da quelli visitati finora. È un ragionamento da bimbo dell’asilo, lo so, peccato che l’intuizione non mi venga in soccorso.

    Un momento… E se si trattasse di un’epoca conosciuta, ma di un luogo diverso? Le mie misere riflessioni finiscono qui, poiché, come è facile immaginare, la giostra è finita e siamo giunti a destinazione… almeno credo, dal momento che sono atterrato su qualcosa di solido, ma non stabile.

    Apro bene gli occhi e nel farlo rimango inorridito: sto volando insieme a Carlos su un coso spaventoso con le ali!

    «Si chiama drago alato, non coso!» mi corregge puntualmente la mia guida con estrema tranquillità, per nulla impressionato da quella presenza alquanto inquietante.

    «Non fermarti alle apparenze. È un prezioso alleato per noi».

    «Alleato? Cioè ci aiuterà nel nostro viaggio?» inorridisco nuovamente alla sola idea di averlo dietro o meglio sotto di me, per tutta la durata della mia esperienza onirica.

    «…È anche un guardiano» mi precisa lui.

    «Una frase più completa, con qualche complemento, che so, di specificazione, di luogo, di tempo… non potresti formularla?» gli grido per farmi sentire in mezzo ad un sibilo spaventoso della bestia, capace

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