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Portonuovo (Italiano)
Portonuovo (Italiano)
Portonuovo (Italiano)
E-book201 pagine2 ore

Portonuovo (Italiano)

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Info su questo ebook

Era l'inizio di un nuovo anno scholastico nel paese di Portonuovo.
Conrad era nuovo nella nostra scuola, nuovo nel paese e nuovo a tutti.
Venne a scuola per una settimana e un giorno. Poi, d'improvviso,
non c'era più'.

Portonuovo non e' un posto di misteri, eppure c'erano
tante domande e pochissime risposte.

Questa e' la traduzione in italiano del libro con lo stesso titolo
che e' stato scritto e pubblicato prima in inglese.

LinguaItaliano
Data di uscita30 set 2014
ISBN9781311555397
Portonuovo (Italiano)
Autore

Marco Bertamini

Marco lives in Liverpool, UK.

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    Anteprima del libro

    Portonuovo (Italiano) - Marco Bertamini

    Prologue

    Spazzolino e dentifricio. Cinque t-shirt pulite. Due paia di jeans. Calzini e mutande. Una copia di I figli del capitano Grant. Portafogli. Telefono. Penna. Una barretta di cioccolato.

    Il ragazzo si alzò dalla sua scrivania. Pensò di scrivere una nota. Non lo fece. Se ne andò senza chiudere la porta della sua stanza. Non aveva intenzione di tornare.

    Capitolo Uno

    Non sono molto bravo a raccontare storie. È meglio essere onesti e dirlo all'inizio. Voglio chiarire che non mi interessa far finta di essere uno scrittore. Tuttavia, qualcuno doveva pur scrivere qualcosa su ciò che è accaduto a scuola, poiché si tratta di una serie di eventi interessanti. Fondamentalmente, non mi sono inventato nulla. Questa è una storia vera e ho scritto, con la massima fedeltà possibile, quello che è successo quando Conrad scomparve da scuola.

    La scuola media al centro di questa storia è una scuola come tante, in un paese come tanti. Portonuovo è una piccola città lungo la costa, ma lasciate che vi spieghi meglio alcune cose. Non ci vorrà molto. Portonuovo non è Parigi.

    Anche se il nome della città è Portonuovo, in realtà nella nostra baia riparata esisteva un porto fin dai tempi Romani e, chissà, forse anche da prima. Per questo motivo, nel cuore della città, abbiamo una piazza chiamata la Piazza del Porto Romano. Nella piazza ci sono cinque pietre rettangolari e una placca di metallo. Ci sono regolamenti che dicono che i ragazzi non devono salire e giocare o anche solo sedersi sulle pietre.

    Tuttavia, il porticciolo ora è da un'altra parte, ha un unico molo e neanche molte barche. La pesca è un hobby per coloro che hanno tempo libero. Da un secolo ormai non è qualcosa che una persona può fare come lavoro e mantenere una famiglia. A Portonuovo si può incontrare qualche turista ogni tanto, ma solo nel mese di agosto, e comunque i turisti non rimangono a lungo. La posizione attuale del porticciolo ha poco a che fare con la posizione in cui i Romani avevano il loro porto e questo è evidente dal fatto che la piazza del porto Romano non è per nulla vicino al mare. Si trova nel centro della città. Devi seguire via Carmen per tutta la sua lunghezza per arrivare dalla piazza fino al mare. A quanto pare la forma della costa è cambiata nel corso dei secoli.

    Oltre al vecchio insediamento Romano, non c'è molto da dire su Portonuovo. Non è mai stato un posto importante, non è un posto che può rivaleggiare con Verona, che dispone di un porto enorme ed è solo mezz'ora ad est lungo la costa (28 minuti di treno veloce, 46 con quello regionale). O anche Itaca, che è mezz'ora a Ovest. Molte persone che vivono a Portonuovo vanno a lavorare in altre città. Per esempio mio padre, che per lavoro coordina il traffico merci nel porto (quello grande di Verona). Durante il fine settimana è il manager di una piccola squadra di calcio: la Virtus Verona FC. Non sono professionisti, ma prendono il calcio sul serio, nessuno più di mio padre.

    Ci sono molte strade tortuose, strette e ripide, nella parte vecchia di Portonuovo. Qui è meglio camminare a piedi o essere preparati a lavorare duro sui pedali, se siete su una bicicletta. Giù al porto c'è un po' più di spazio e soprattutto c'è una piccola spiaggia, con una fila di pini alle spalle. Si tratta di una spiaggia rocciosa (nessuna possibilità di fare castelli di sabbia) e l'acqua diventa profonda in fretta; ma in estate, quando l'acqua è blu e fa caldo, è il posto dove andare. Una volta ho letto un opuscolo su Portonuovo: parlava di stare a prendere il sole e guardare i pescatori mentre prendono il largo nelle loro barche di legno colorate. Deve essere stato molto tempo fa. Non mi ricordo di aver visto nessuna barca di legno colorato, eccetto quella del vecchio signor Gregory, che è pittoresca, in un certo senso, ma di un verde sbiadito.

    Credo che, nella mia famiglia, io sono quello che ama più di tutti il mare.

    Le altre barche che si vedono entrare nel porto sono piccole imbarcazioni da diporto: qualche barca da pesca piatta (che non sono fatte di legno e non possono allontanarsi molto dalla costa) e lo yacht occasionale di qualche riccone che incrocia il Mediterraneo (e che probabilmente si è perso). Per raggiungere le piccole isole deserte lungo la costa c'è anche una sorta di taxi-barca: un'operazione gestita dal signor Hopper. Lavora solo in estate o per i biologi dell' Università di Verona che vogliono andare a contare il numero delle uova degli uccelli che nidificano su alcune delle isole. Di tutte le isole, quella di Santa Clara merita una menzione speciale. È solo un piccolo grumo di roccia e oggi non è più abitata, ma ci sono le rovine di un antico monastero. Ci sono andato solo una volta con mio padre e mio fratello, ma è stato qualche tempo fa.

    Per il viaggiatore che arriva dalla costa, sulla strada principale del lungomare, Portonuovo può palesarsi piuttosto inaspettatamente. Questo per via del Promontorio dei Pirati, appena a est della città. E' un gran bel nome, ma ciò che è ancora più interessante di questo promontorio è che ci sono alcune grotte, e probabilmente altre ancora da scoprire, semi sommerse o completamente sott'acqua. Come vedrete, le grotte giocheranno un ruolo in questa storia.

    Infine, devo dire qualche parola sulla mia scuola. Il nome completo è Scuola Media Jonny Capri. Prende il nome da un ingegnere che è nato in città e che è relativamente conosciuto per la costruzione di catamarani e trimarani molto veloci. La sua carriera lo ha portato lontano, quindi il legame con la città è tenue, ma a scuola ci hanno fatto imparare tutto su di lui. I catamarani sono imbarcazioni molto sofisticate che possono viaggiare fino a 35 nodi (65 km/h) e possono andare più veloci della velocità del vento che li spinge (difficile da credere ma vero). Non sono utilizzati solo per le vacanze in mare, ma fanno da traghetto regolarmente in località dove la velocità è importante.

    Il nome della scuola è scritto sopra la porta principale, e devo ammettere che conferisce un senso di importanza e solennità al luogo. È uno di quei cancelli in ferro battuto con cerniere pesanti e punte acuminate in cima. La larghezza è insolitamente ampia e, per rendersi conto della distanza tra le sbarre di metallo, basti dire che da bambini non avevamo difficoltà a sgattaiolarci attraverso. Basta solo infilarsi di sbieco dopo aver fatto passare lo zaino. In realtà infilarsi fra le sbarre era solo un gioco, perché di solito uno dei due battenti era quasi sempre aperto, e comunque il muro non cinge l'intero edificio.

    Una volta superato il cancello, diventa subito chiaro che la costruzione non è molto pretenziosa (appena due piani). Sembra più una grande casa che una scuola, c'è qualche geranio alle finestre del secondo piano (la bidella è appassionata di fiori) e un abbaino nella soffitta, probabilmente piena di spazzatura, sedie rotte e lavagne in disuso.

    Tutto sommato si tratta di una piccola scuola, frequentata per lo più dai ragazzi dalla città. Tuttavia, non è insolito per alcuni ragazzi essere portati in macchina da paesi vicini o arrivare in treno da città lontane come Verona. Penso che questo sia dovuto al fatto che abbiamo alcuni bravi insegnanti, ma anche perché ciò che rende Portonuovo noiosa agli occhi dei suoi abitanti, la rende sicura agli occhi dei genitori che vivono in città.

    Ma questa storia riguarda Conrad. Era nuovo nella nostra scuola, nuovo nella città e nuovo per tutti noi. Era un ragazzo un po' timido. Venne a scuola per una settimana e un giorno; poi, improvvisamente, non più.

    Capitolo Due

    Quanto segue è una mia ricostruzione dei fatti, in quanto non ero presente nell'ufficio del Preside quando questo incontro ebbe luogo. Tuttavia è una ricostruzione ben informata: conosco abbastanza bene le persone coinvolte, quindi sono sicuro che quanto riportato di seguito sia piuttosto simile a quanto accadde realmente. Dovrò farne molte di queste ricostruzioni, poiché sono io a raccontare questa storia, e voglio essere sicuro che la narrazione abbia un senso.

    Era l'inizio della terza settimana del semestre autunnale.

    «Che mi sai dire di Conrad Nemo?»

    «Te l'ho già detto, è un ragazzo tranquillo, ma non credo ci sia nulla di particolarmente insolito da dire al suo riguardo. Era seduto nell'ultima fila della mia classe. Me lo ricordo molto bene seduto lì durante tutta la prima settimana del semestre ed anche lunedì scorso; poi si è assentato, non è venuto a scuola per il resto della seconda settimana e non s'è visto neanche oggi ...»

    Il Preside sedeva alla sua scrivania. Si chiamava Demetrious Konstantin e il suo titolo esatto era quello di dirigente scolastico. Era un uomo possente dalla faccia tonda e riempiva perfettamente tutta la sedia. Sul ripiano della scrivania c'era un ammasso di carte, penne e cartelle. Non era caotica, ma non era neanche ordinata. Dava l'impressione di essere la scrivania di una persona molto occupata da un lavoro difficile. C'era anche una grande ciotola piena di semi di zucca.

    «Ho provato a sedermi e parlare con lui, come faccio sempre per i nuovi alunni che si uniscono alla scuola, ma non ho appreso molto da lui. Ha parlato solo di quanto gli piacessero la sua nuova scuola e i suoi nuovi compagni di classe. Sembrava tranquillo, quindi non mi sono preoccupato. Volevo chiedere di più, avrei dovuto chiedere molto di più. Non posso credere che non gli ho nemmeno chiesto da che città venisse. Però volevo anche dargli il tempo di ambientarsi.»  

    L'insegnante più giovane stava in piedi di fronte al Preside. Era probabilmente sul finire della trentina o all'inizio dei quaranta; sulle tempie i capelli avevano cominciato ad ingrigirsi. Fece un gesto con entrambe le mani per dire che non c'era davvero più nulla da dire in merito a Conrad.

    «Sicuramente è arrivato il momento di chiamare i suoi genitori. Sono passati quattro giorni dall'ultima volta che è venuto a scuola, senza giustificazione. Cinque contando oggi. Suppongo che l'ufficio abbia spedito la lettera preimpostata come di routine, ma non credo abbia ricevuto ancora alcuna risposta, vero?»

    Il Preside levò lo sguardo e la sua bocca assunse una strana forma, a metà tra un sorriso e un digrigno di denti. Le sue mani si contorcevano nervosamente intorno a una penna costosa.

    «Non ci risulta alcuna iscrizione.»

    «Non sappiamo neanche come contattare i genitori?»

    L'insegnante era consapevole di non sapere nulla circa i genitori di Conrad, ed era imbarazzato per questo.

    «No. Cioè, voglio dire, non si sono mai registrati.»

    «Non ho ben capito.»

    «Mettiamola in questo modo. Non c'è mai stato un Conrad Nemo nella nostra scuola. Non è mai stato registrato. Non abbiamo mai avuto il suo indirizzo o i suoi contatti. Non sappiamo quale scuola abbia frequentato prima di arrivare qui da noi. Noi non sappiamo niente di questo ragazzo. Praticamente non esiste.»

    «Ma ...»

    «Lo so, dovrebbero esserci tutti i dati registrari e aggiornati nell' archivio digitale. È ovvio che non possiamo lasciare che un alunno semplicemente venga a scuola. Ma tutti hanno pensato che fosse una svista il fatto che il suo nome non figurava nell' elenco del registro. Pensavano che ci fosse stato un ritardo da parte dell' amministrazione. Sai come funzionano le cose lì ...»

    Il Preside disse quest'ultima frase agitando la penna per aria.

    L'insegnante era visibilmente stupito. Ci fu un momento di silenzio, mentre si accarezzava la barba. Si chiamava Fred Alba.

    «Beh, in effetti, due anni fa, aspettavamo una ragazza di nome Hilary, che poi si è scoperto essere un ragazzo. Tuttavia, da tutta la documentazione che avevano ricevuto su di lui risultava fosse una ragazza. Hilary è il suo vero nome, ma lui preferisce essere chiamato Henry. Non posso biasimarlo. Sta andando molto bene in lettere e filosofia ...»

    Il Preside annuì. C'erano buoni motivi per cui avevano accettato un ragazzo in più in quell'anno senza sapere molto su di lui.

    I registri potevano essere sbagliati, i dettagli potevano mancare, le informazioni potevano essere in ritardo; ma, ora, che cosa si poteva fare?

    «Non possiamo andare dalla polizia, naturalmente, converrai con me. Voglio dire, per quanto ne sappiamo magari il ragazzo ha solo commesso un errore ed ora probabilmente è nella scuola giusta ed è tutto a posto.»

    Il Preside prese una manciata di semi di zucca e cominciò a mangiarne uno alla volta.

    «Beh, sarebbe difficile spiegarlo alla polizia, ma ...»

    «... ma sarebbe bene saperne di più,» disse il Preside, «abbiamo bisogno di condurre un' indagine interna approfondita, per andare al fondo della questione. Chiaramente non era un ragazzo di questa città. Sarà stato originario di qualche altro posto, magari di Verona o di Itaca. Se avesse una casa e dei genitori qui a Portonuovo lo sapremmo.»

    I due uomini stavano cercando di convincersi a vicenda del fatto che ci fosse una spiegazione semplice per l' accaduto, ma non erano stupidi. Sapevano che non sarebbe stato così facile e che la scuola sarebbe potuta incappare in seri problemi.

    «Hai provato a cercare nella rubrica telefonica, o su Internet, per un ragazzo con quel nome che è andato smarrito? Si può trovare tutto su internet al giorno d'oggi.»

    «Fred,» disse il Preside con un tono di voce condiscendente, «hai pensato al nome? Ti dice niente quel nome?»

    «Conrad Nemo ... è un nome strano, mai sentito prima questo cognome, devo ammetterlo ...»

    «Davvero? Non hai letto Jules Verne? Nemo in latino significa nessuno, proprio come il Capitano Nemo.»

    «Certo che lo so ...» disse Fred, sulla difensiva.

    «E non ricordi Ulisse e Polifemo? Sembra quasi che questo ragazzo, o chi per lui, si stia prendendo gioco di noi. Siamo qui proprio come Polifemo, gridando che non possiamo trovare nessuno, che nessuno manca.»

    Nell' Odissea Ulisse dice a Polifemo che il suo nome è Nessuno, e poi conficca una lancia nel suo unico occhio. Polifemo urla di dolore, ma quando i suoi amici accorrono

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