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La convention del ragno
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E-book215 pagine3 ore

La convention del ragno

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Info su questo ebook

Il diavolo si annida nei dettagli. L’omicidio di un agente immobiliare sconvolge l’apertura della convention di un importante network americano, che per oltre un decennio ha tessuto in Italia la sua ragnatela di eccellenze. Presente sulla scena del crimine per ragioni squisitamente professionali, il veterano del gruppo Paolo Pezzullo è coinvolto nelle indagini come consulente esperto del settore. Ben presto però si troverà al centro di un labirinto di menzogne e dovrà combattere contro un pericoloso ragno che intriga nell’ombra per destabilizzare il mercato mondiale dei diamanti. Armato solo della propria pazienza e della capacità di guardare oltre le apparenze, con un colpo di coda Paolo riuscirà a orientare le indagini verso la soluzione, facendo emergere una verità antica quanto il mondo.
LinguaItaliano
Data di uscita29 nov 2013
ISBN9788868851484
La convention del ragno

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    Anteprima del libro

    La convention del ragno - Roberto Genovese

    Roberto Genovese

    La Convention del Ragno

    PROLOGO

    20 Marzo

    L’ampia stanza odorava di legno antico appena lucidato, una luce soffusa entrava dalla parete finestrata dotata di speciali vetri antiriflesso, antisfondamento, praticamente antitutto (avrebbero potuto resistere al proiettile di un bazooka). Valery Ivanovic sorseggiava un brandy, comodamente seduto sulla sua poltrona di pelle rossa fabbricata in Italia ed attendeva i suoi ospiti che sarebbero arrivati di lì a poco per cena.

    Era stata una giornata molto dura, ma una bella sauna finlandese ed un massaggio che gli aveva fatto Ira con le sue mani esperte lo avevano rimesso in sesto.

    Ira era una stupenda ragazza alta, carnagione chiarissima, capelli neri ed occhi verdi, vestiva sempre in modo molto essenziale e professionale, Valery non l’aveva mai vista con quegli abitini succinti che di solito portano le giovani moscovite desiderose di mettersi in mostra. Era la sua segretaria, ma aveva anche altri compiti particolari che riguardavano la sua persona: lui non andava mai a fare shopping, ma i suoi armadi erano sempre pieni di abiti ed accessori e tutti di suo gradimento. Non avevano mai fatto sesso perché a Valery non piaceva mischiarlo con il lavoro, inoltre lui era quasi certo che sua sorella Nat ed Ira avessero una storia.

    Avrebbe potuto scoprirlo immediatamente, se solo avesse voluto, ma temeva le conseguenze. Privarsi della collaborazione di una o dell’altra per lui sarebbe stato disastroso, infatti entrambi le donne avevano un ruolo fondamentale nel suoi disegni.

    Ira e Valery erano uniti più che se fossero gemelli, pensavano all’unisono e bastava loro scambiarsi un cenno o un’occhiata per capirsi all’istante.

    Valery voleva dare alla Russia un ruolo strategico nel mercato dei diamanti e creare i presupposti perché la sua amata Patria assumesse di nuovo il ruolo che le competeva nell’ambito delle potenze mondiali.

    Voleva fare tutto questo e poi servirlo su un piatto d’argento al suo Presidente per divenire, dopo di lui naturalmente, l’uomo strategicamente più importante in Russia.

    Ira lo aveva aiutato a scegliere con cura la camicia e la cravatta da indossare perché entrambi volevano che tutto fosse perfetto e lui, per primo, doveva essere d’esempio.

    Per giorni il maggiordomo aveva tirato la dimora a lucido, servendosi di un esercito di assistenti e di inservienti ed ora tutto era pronto.

    La casa era un cubo sospeso sul costone di una montagna da tralicci di cemento armato. Era praticamente inattaccabile in quanto circondata, su tre lati, da erte scoscese e minate; l’ultimo lato era raggiungibile da una strada attentamente vigilata giorno e notte in modo molto discreto, ma efficace dagli uomini di Valery. Impianti a circuito chiuso muniti di telecamere, dotate di congegni ad intensificazione di luce notturna, controllavano chiunque si avvicinasse alla villa. Altri sessanta vigilanti, reclutati per l’occasione tra le forze più fedeli ed addestrate, montavano la guardia, alternandosi in turni di otto ore per l’intero giorno. Telecamere a visione notturna coprivano l’intero perimetro, anche quello della zona minata, trasmettendo le immagini ad una saletta sotterranea. Lì altre dodici persone, che si alternavano in turni di tre - ogni sei ore -stavano incollate ai monitor, senza perderli di vista un attimo. Tutto questo apparato era stato messo in piedi appositamente per la riunione che si sarebbe tenuta quella sera, dopo cena.

    Gli invitati erano i principali responsabili dell’ estrazione e del commercio dei diamanti nel mondo, scelti con cura tra quelli che Valery sapeva essere ostili, se non contrari, al regime dell’attuale Presidente americano.

    Era ormai da tempo in atto una guerra che vedeva nuove potenze mondiali cercare di scalzare i vecchi monopoli. Gli interessi erano astronomici ed un mutamento di rotta avrebbe stravolto le economie di diversi Stati, sia produttori che consumatori, nonché gli equilibri faticosamente raggiunti in anni di colonialismo.

    Per due interi anni Valery ed i suoi uomini avevano lavorato per mettere intorno ad un tavolo il gota del mondo economico e finanziario che ruotava intorno alle pietre più preziose del mondo. Aveva diviso i suoi uomini in due team con compiti ben distinti che, per ovvi motivi, ignoravano ognuno l’esistenza dell’altro. Un gruppo, che faceva capo ad una Onlus presieduta da sua sorella Nat, si era interessato di tessere la ragnatela a livello politico ed economico, per creare i presupposti al mutamento voluto. Aveva interessato i movimenti più sensibili al problema dello schiavismo, legato all’estrazione della materia prima, quelli più impegnati sul problema del traffico delle armi verso gli stati canaglia e quelli che erano contro chi alimentava le eterne guerre, flagello soprattutto delle regioni africane. L’altro gruppo, curato direttamente da Valery si era occupato invece della provvista dei fondi necessari, con mezzi spesso disinvolti. La droga, la prostituzione, l’emissione di monete false e l’uso delle operazioni di borsa erano state le principali fonti che avevano alimentato la disponibilità economica dell’operazione.

    Un ruolo importante però era stato svolto da organizzazioni malavitose locali con le quali erano stati stretti importanti accordi.

    Una delle più attive alleate era la ‘ndrangheta calabrese in Italia.

    A differenza della Mafia siciliana, la ‘ndrangheta era più facile da utilizzare perché aveva un’organizzazione meno verticale, ma più allargata e tribale. Era molto meno teatrale nelle sue azioni, più silenziosa e quindi era più difficile che gli inquirenti potessero associarla ad un disegno di così ampio respiro internazionale, come quello che stava tramando Valery ed i suoi amici finanziatori. L’obiettivo finale era comunque quello di destabilizzare gli Stati Uniti d’America e tutti quegli stati che, per motivi storici, erano al loro servizio, primi fra tutti gli israeliani che ne rappresentavano la sentinella armata in Medio oriente.

    La riunione che si sarebbe tenuta quella sera doveva gettare le basi per un nuovo cartello, un ordine mondiale che ridesse equilibrio ai ruoli e riconoscesse alla Russia quel primato che le toccava. Valery nutriva, nei confronti dell’attuale leader, una venerazione assoluta, in quanto lo riteneva il più grande e forse l’unico statista vero e completo che in quel momento il mondo avesse.

    Ne aveva studiato le mosse, il comportamento, lo stesso modo di parlare ed in qualche modo faceva di tutto per assomigliargli, anche fisicamente, nonostante in realtà fossero abbastanza diversi.

    Valery, a differenza del presidente, era alto quasi un metro e ottanta centimetri, aveva capelli nerissimi e folti, anche se tagliati corti ed infine non era affatto un donnaiolo.

    In verità era sempre stato così preso dai suoi progetti che non aveva mai avuto il tempo di interrogarsi veramente sul suo rapporto con l’altro sesso. Aveva avuto delle storie occasionali, perlopiù con donne prezzolate, poiché gli mancavano il tempo e la voglia per fare seriamente la corte ad una donna, pur avendone avuto molte volte l’occasione.

    Il suo Rolex gli ricordò che mancava un’ora all’arrivo degli ospiti, fece un cenno a Ira ed entrambi si ritirarono nella biblioteca per ripassare, per l’ultima volta, il discorso che avrebbe dovuto aprire la riunione dopo cena. Nonostante Ira avesse cercato di fargli eliminare o quantomeno limare i passaggi più bruschi, comunque il discorso suonava come una dichiarazione di guerra ed in alcuni tratti era un po’ delirante, ma su alcune frasi Valery era stato irremovibile.

    Puntuale, come in ogni protocollo che si rispetti, alle venti in punto la prima limousine entrò nel cancello della villa dirigendosi verso il patio, guidata con cenni brevi ma perentori dagli addetti alla vigilanza. Questi sfoggiavano ampi e rassicuranti sorrisi, come aveva loro raccomandato ed a volte dovuto insegnare Ira.

    La stessa Ira e Valery accolsero gli ospiti con una cordiale solennità.

    Ad ognuno era stato riservato un dono, commemorativo della serata, costituito da una targa in cristallo nel cui centro era stato incastonato un diamante grezzo.

    Valery aveva insistito perché il regalo fosse consegnato all’arrivo, convinto che il momento del commiato non sarebbe avvenuto in un clima di analoga cordialità .

    Dopo una cena abbastanza frugale, nello stile del padrone di casa che non amava le esagerazioni, gli ospiti furono introdotti nella sala delle conferenze. Al centro troneggiava un tavolo in cristallo, sul quale si sarebbe potuto disputare un incontro di tennis, retto da sculture in pietra della Dalmazia. Ogni posto era contraddistinto dal nome dell’ospite ed al centro vi era un buffet di dolci tipici russi, acque minerali, scelte tra le migliori al mondo, ma niente alcool.

    Gli invitati erano consci di partecipare ad un incontro di importanza epocale e grazie anche alla frugalità del pasto, il loro livello di attenzione era massimo. Nessuno avrebbe potuto prendere appunti, né tanto meno registrare i vari interventi. Pertanto quando Valery si alzò per cominciare il suo discorso, tutti si rizzarono sulle poltroncine e si girarono verso di lui a significare la loro massima attenzione.

    «Gentili amici, vi parlo da uomo di affari, ma soprattutto da russo. La Russia possiede la più grande concentrazione di ricchezze e risorse naturali sul pianeta: il 13% delle riserve di petrolio del mondo, il 32% del gas naturale, le più grandi riserve di carbone pari al 30% e la più grossa produzione mineraria di ferro, nonostante venga costantemente descritta come un paese in rovina dai media occidentali. Siamo i leader mondiali nella produzione di alluminio e di stagno, titanio, tantalio, niobio, e nelle attività minerarie di terre rare. Possediamo un terzo dei giacimenti d’oro, il 10,2% del platino e il 50% delle riserve di diamanti del mondo. Costruiamo ed esportiamo tutti i tipi di macchinari dal laminatoio all’aeromobile ad alta prestazione e veicoli spaziali, navi, treni, automobili, apparecchiature per le comunicazioni, macchinari agricoli, attrezzature per l’edilizia e per generare l’energia elettrica, strumenti medici e scientifici, beni di consumo non deperibili, prodotti tessili e alimentari. Tutti i Paesi giacciono prostrati ai piedi del regime americano, persino la Cina che una volta manteneva la sua autonomia, ora ne è diventata un ubbidiente satellite. La Russia invece non permetterà mai alle società americane di schiavizzarla e ridurla sul lastrico. Noi non abbiamo né prestato denaro né ne abbiamo preso in prestito dall’America, pertanto i problemi che ora affliggono le economie mondiali, succubi di quella statunitense, non toccano la Russia anzi la rafforzano. La Russia è riuscita a sconfiggere qualsiasi aspirante invasore, da Napoleone ad Hitler ed ora con fierezza respinge anche l’attuale neo-colonialismo americano e cinese. Se non fosse stato per la Russia, l’America avrebbe facilmente avuto ragione degli iracheni e rubato il loro petrolio. Abbiamo fornito quelle genti di occhiali ad intensificazione di luce notturna, dell’equipaggiamento di interferenza radar, di lanciagranate e lanciarazzi, di fucili da cecchino Dragonov, del famoso fucile russo da battaglia AK47, della mitragliatrice pesante DShK Soviet, di molte altre armi e letteralmente di tonnellate di munizioni. Israele, l’amichetto assassino dell’America, avrebbe ucciso la popolazione libanese se non fosse stato per i missili prodotti dalla Russia e che il Libano ha utilizzato piuttosto efficacemente per distruggere i carri armati e gli elicotteri israeliani. Così è avvenuto anche in Venezuela e continuerà ad avvenire ogni volta che l’America ed i loro amichetti assassini cercheranno di mettersi in azione per uccidere, derubare e schiavizzare. Essi incontreranno della resistenza perché c’è un paese ad aiutare gli indifesi ed i deboli del mondo e questo paese è la Russia. Attraverso la Russia ha origine la speranza del mondo.

    Il nostro presidente è tutto quanto odiano, un grande statista europeo, che ha rimesso in piedi la Russia distrutta dal comunismo prima e dai rapaci oligarchi poi: un avversario da eliminare!

    Se l’America perderà in Afghanistan … e perderà, se perderà in Iraq …. e perderà, se attaccherà l’Iran, la famosa super potenza super indebitata questa volta sarà in ginocchio. La Russia sarà allora tornata una grande potenza mondiale e forse finalmente in Europa si tornerà a parlare di libertà, sovranità e indipendenza. Si tornerà finalmente a parlare davvero di politica. C’è solo da sperare nel nostro presidente.

    In questo scenario si inserisce la necessità di un nuovo riequilibrio anche nel nostro settore, è impossibile che una potenza come la Russia che, ripeto possiede il cinquanta per cento delle riserve diamantifere del mondo, debba sottostare allo strapotere delle multinazionali americane e sioniste che fanno il bello ed il cattivo tempo sui mercati occidentali.

    Gli Stati uniti, i loro amichetti sionisti e gli europei devono capire che solo trovando un accordo con la Russia riusciranno ad avere un equilibrio nel settore diamantifero a livello mondiale: senza la Russia ci sarà solo il caos. Il nostro piano prevede un nuovo mercato dei diamanti, alternativo a quello di Anversa, che possa garantire più profitti ai produttori, ai commercianti e dare un giusto compenso ai mediatori, ma senza che questi ultimi abbiano posizioni dominanti sui mercati, come oggi avviene.

    Noi siamo pronti e disponibili agli accordi e se ci sarà il caos sarà solo colpa di chi è troppo cieco per guardare in faccia la realtà!»

    Valery aveva parlato al plurale, come se dietro le sue parole ci fossero accordi con i vertici della sua nazione, cosa che in realtà non esisteva ancora, ma ciò aveva fatto sì che il suo discorso assumesse una forza ed una violenza che lasciarono senza fiato i presenti.

    Questi avevano ascoltato in silenzio il lungo discorso di Valery, un po’ per lo stupore causato dalla veemenza dell’oratore ed un po’ per cortesia nei confronti dell’ospite, ma appena il discorso fu terminato, dopo un attimo di silenzio, cominciarono timidamente a chiedere la parola per le repliche .

    Valery propose di fare il giro del tavolo in modo che tutti avessero la possibilità di dire la loro, ma fu subito chiaro che la platea si era divisa in due, una parte nettamente favorevole ed un’altra possibilista. I componenti di quest’ ultima infatti erano combattuti tra la paura di fare uno sgarbo alle vecchie lobby ed il timore di cadere dalla padella alla brace, consegnandosi nelle mani di un nuovo potentato.

    Alla fine fu chiaro che la riunione era solo interlocutoria ed ogni accordo, almeno al momento era da ritenersi rinviato ad altra data.

    Alla fine del giro Valery prese nuovamente la parola: «Ho bisogno di sapere chi è con noi e chi no, al più tardi fra tre giorni, esattamente alla mezzanotte di mercoledì prossimo attendo una risposta, la mancanza di notizie equivarrà ad un diniego. Cari amici non è un problema per noi essere in due piuttosto che in venti, l’essenziale è che chi deciderà di stare con noi sia veramente convinto del passo che fa, dei rischi, ma anche degli enormi vantaggi che ne trarrà».

    Gli ospiti furono congedati per la notte con l’invito a riconsiderare le posizioni ed a tale scopo fu loro consegnato un dossier molto accurato sull’ipotesi di strategia proposta da Valery: in realtà il dossier diceva ben poco delle reali intenzioni del suo estensore.

    «Ho fatto già preparare l’aereo per domani per il nostro rientro a Mosca.» disse Ira giungendogli alle spalle e massaggiandogli il collo.

    «Grazie Ira, avverti Nat che saremo da lei domattina presto per colazione, ora vado a riposare, pensa tu a tutto il resto.»

    Gli era sembrato di cogliere per un attimo uno lampo di luce negli occhi di Ira, quando aveva nominato Nat, ma in fondo non erano affari suoi, si fidava troppo di entrambi per sospettare che potessero mettere a repentaglio l’operazione a causa dei loro presunti rapporti.

    Il mercoledì successivo il settanta per cento dei convocati avrebbe dato la sua adesione al piano di Valery, i rimanenti avrebbero chiesto altro tempo per riflettere, il che voleva significare che erano da ritenersi inaffidabili, pertanto sarebbero stati depennati dalla lista.

    Il Jet con a bordo Valery, Ira ed un piccolo seguito di accompagnatori e guardie del corpo, rullò sulla pista dell’aeroporto di Mosca. Quattro limousine li attendevano ed il corteo si diresse alla sede di Mosca della onlus guidata da Nat.

    Dopo un breve cerimoniale di saluti Valery, Ira e Nat, più alcuni stretti collaboratori, si recarono nella sala riunioni dove era stata allestita un’abbondante colazione in puro stile russo.

    «So già», esordì Valery: «chi sarà con noi e chi no, senza bisogno di aspettare mercoledì, pertanto senza perdere altro tempo direi di concentrarci sugli aspetti esecutivi dell’operazione».

    Naturalmente furono tutti d’accordo ed il piano ebbe ufficialmente inizio. Ognuno si recò nel suo ufficio per mettere a punto i dettagli relativi al proprio ambito di competenza.

    Valery, rimasto solo, si aggiustò la cravatta, soddisfatto di poter finalmente cominciare a tessere la sua tela.

    LA REGATA

    15 Maggio

    Lo Yacht Club Lago Maggiore aveva promosso un’iniziativa tra i Soci: adotta una barca, volta a recuperare vecchie imbarcazioni che, per l’incuria degli allievi o dei Soci stessi, erano mal ridotte e

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