Falsa identità
Di Robert Reed
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Info su questo ebook
"Falsa Identità" è apparso per la prima volta nel 2005 sull'antologia "Down These Drak Spaceways" (edita da Mike Resnick), che conteneva sei romanzi brevi di fantascienza a tema "giallo". Il mistero di "Falsa Identità" è costituito da una serie di omicidi che sono avvenuti a bordo dell'immenso vascello cosmico e che riguardano tutti gli ex-mariti, umani e alieni, di una donna incredibilmente avvenente. A risolvere l'avvincente vicenda viene chiamato Pamir, anche lui personaggio con un passato molto travagliato ed ex-comandante della Nave stessa.
Nato il 9 ottobre del 1956 a Omaha, nel Nebraska, Robert David Reed ha vinto il premio Hugo nel 2007 con il magnifico romanzo breve "A Billion Eves" ("Un miliardo di donne come Eva", Delos Books) ed è considerato in patria come uno dei massimi scrittori di fantascienza viventi. Eclettico e multiforme, Reed ha al suo attivo più di una dozzina di romanzi (tutti inediti in Italia) e circa duecento racconti e romanzi, tra cui vanno ricordati, oltre al già citato "A Billion Eves", anche "La verità" ("The Truth"), apparso anch'esso su Odissea Delos Books, e "Celacanti" ("Coelacanths"). Una particolare importanza riveste, all'interno del suo opus letterario, il ciclo dedicato alla Grande Nave, un'immensa astronave che viaggia da millenni attraverso la Galassia, popolata da innumerevoli culture e civiltà umane e aliene. All'interno di questo ciclo si colloca appunto questo "Falsa Identità" ("Camouflage", 2005), considerato dai critici uno dei momenti più significativi dell'intera serie. Altri racconti di questo celebre ciclo saranno presto pubblicati su questa stessa collana.
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Anteprima del libro
Falsa identità - Robert Reed
a cura di Sandro Pergameno
Robert Reed
Falsa identità
Traduzione di Fabio F. Centamore
Prima edizione novembre 2014
ISBN versione ePub: 9788867755417
© 2005 Robert Reed
Titolo originale: Camouflage
Traduzione: Fabio F. Centamore
Copertina: Tiziano Cremonini
Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano
Versione: 1.0
Font Exo Sans by Natanael Gama, SIL Open Font Licence 1.1
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.
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Indice
Robert Reed
Falsa identità
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Delos Digital e il DRM
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Nato il 9 ottobre del 1956 a Omaha, nel Nebraska, Robert David Reed ha vinto il premio Hugo nel 2007 con il magnifico romanzo breve A Billion Eves (Un miliardo di donne come Eva, Delos Books) ed è considerato in patria come uno dei massimi scrittori di fantascienza viventi. Eclettico e multiforme, Reed ha al suo attivo più di una dozzina di romanzi (tutti inediti in Italia) e circa duecento racconti e romanzi, tra cui vanno ricordati, oltre al già citato A Billion Eves, anche La verità (The Truth), apparso anch’esso su Odissea Delos Books, e Celacanti (Coelacanths). Una particolare importanza riveste, all’interno del suo opus letterario, il ciclo dedicato alla Grande Nave, un’immensa astronave che viaggia da millenni attraverso la Galassia, popolata da innumerevoli culture e civiltà umane e aliene. All’interno di questo ciclo si colloca appunto questo Falsa Identità (Camouflage, 2005), considerato dai critici uno dei momenti più significativi dell’intera serie. Altri racconti di questo celebre ciclo saranno presto pubblicati su questa stessa collana.
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1
Il maschio umano abitava su quel viale da trentadue anni. I vicini generalmente lo consideravano una creatura solitaria, irascibile a volte, ma mai sgarbato senza un motivo. La sua arguzia cupa era famosa nel circondario, e si diceva che nascondesse un'intelligenza fulminante dietro gli occhi marrone scuro. Chi apprezzava la bellezza umana sosteneva che ne era abbastanza lontano, il volto asimmetrico, la pelle ruvida e carnosa e le mani forti, mentre i capelli castani tendenti al mogano sembravano squadrati come tagliati a colpi di coltello. Eppure quella peculiare bruttezza lo aveva reso affascinante per alcune femmine umane, a giudicare dalle chiacchiere. Non era robusto per un essere umano, ma quasi tutti lo consideravano assai ben piazzato. Forse era il modo in cui camminava, la schiena dritta e le spalle squadrate, con il volto leggermente inclinato in avanti, come se guardasse verso il basso da una grande altezza. Alcuni si immaginavano che fosse nato in un mondo ad alta gravità, dal momento che le abitudini più antiche non muoiono mai. Ma forse questo non era il suo vero corpo e la sua anima ancora bramava per quel tempo in cui era stato un gigante. Avevano intessuto speculazioni a non finire sul passato dell'uomo. Aveva un nome, tutti lo sapevano. Aveva una biografia, completa e facilmente osservabile nei registri pubblici. Ma c'erano almeno una dozzina di versioni alternative del suo passato e dei problemi che si era lasciato alle spalle. Era un poeta fallito, o un poeta pericolosamente di successo, o un rifugiato che era sfuggito a qualche pasticcio politico, a meno che ovviamente non fosse stato una specie di criminale. Una certezza era la sua sicurezza finanziaria, ma da dove fosse venuto il suo denaro era un argomento di notevole dibattito. Ereditato, sostenevano alcuni. Altri immaginavano vincite al gioco d'azzardo o investimenti redditizi su mondi colonia ormai lontani. Qualunque fosse la storia, l'uomo si permetteva il lusso di riempire le sue giornate facendo molto poco, e durante i suoi anni in questo anonimo viale, aveva aiutato i vicini con regali non richiesti in denaro e forme di aiuto a volte più evidenti.
Trentadue anni non erano un lasso di tempo poi così lungo. Non per creature che viaggiavano di solito tra le stelle. Gran parte dei passeggeri della nave e tutto l’equipaggio erano anime immortali, durevoli e libere da ogni malattia, con menti potenziate dotate di una stabilità e di una profondità di memoria capaci di sopravvivere a milioni d’anni di esistenza agiata e confortevole. Tre decadi non erano quindi molto diverse da un pomeriggio, ed è per questo che per un altro secolo o venti la gente del posto poteva ancora riferirsi a un vicino di casa come se fosse il nuovo arrivato.
Tale era la vita a bordo della Grande Nave.
C'erano milioni di viali come questo. Alcuni erano abbastanza brevi da essere percorsi in un giorno, mentre altri si estendevano ininterrotti per migliaia di chilometri. Molti viali erano rimasti vuoti, bui e freddi come quando i primi esseri umani avevano scoperto la grande nave. Ma alcuni erano stati risvegliati, resi abitabili per i proprietari umani o per i più strani passeggeri alieni. Chiunque avesse costruito la nave – presumibilmente una razza antica e da lungo tempo estinta – l’aveva progettata come casa per un’ampia varietà di organismi. Questo era ovvio. E non esistevano altre astronavi come la Grande Nave: più grande di mondi e fatta in modo da durare per eoni interi attraverso le galassie, e, alla maggior parte di chi la guardasse, anche bella e affascinante.
I cittadini più ricchi di migliaia di mondi avevano abbandonato le loro fortune in cambio del piacere di viaggiare all’interno di questa macchina favolosa, imbarcata in un viaggio di mezzo miliardo di anni per circumnavigare la galassia. Anche il passeggero più povero relegato nei quartieri più miseri poteva ammirare la maestà della sua enorme casa e sentirsi benedetto dalla fortuna in maniera incredibile.
Questo particolare viale misurava quasi un centinaio di chilometri di lunghezza e poco meno di duecento metri di diametro. Ed era inclinato. Le acque reflue costituivano un fiume poco profondo che risuonava a modo suo su un pavimento di granito color zucchero e pepe. Per cinquantamila anni, il fiume aveva continuato a scorrere senza interruzione, scavando un canale poco profondo. Gli abitanti del posto avevano costruito ponti laddove serviva, ed eretto vasche lungo le rive e vasi pieni di terra che imitavano innumerevoli mondi, piantando radici e piedi sessili nei luoghi più adatti a tirarli su. Un grande vaso giaceva fuori dalla porta principale dell'uomo: un recipiente di schiuma di ceramica, rifinito con ottone lucido che copriva quasi un decimo di ettaro. Quando era arrivato all'inizio, l'uomo aveva avvelenato la vecchia giungla e piantato altra roba. Ma non doveva essere un gran giardiniere, a quanto pare. Il nuovo fogliame non aveva prosperato, e le erbacce strane e infestanti emergevano spontaneamente dalle rovine.
Lungo il bordo del vaso stava una macchia frastagliata di llano-vibra – un fiore alieno famoso per i suoi canti selvaggi e inquietanti. Dovrei tagliare l'erbaccia lì fuori
, avrebbe detto ai vicini. odio da morire il fracasso che sta facendo.
Eppure non la uccise né strappò le piccole scatole vocali. E dopo un decennio o due passati ad ascoltarne le lamentele, i vicini cominciarono a capire che segretamente apprezzava quelle melodie complesse, del tutto aliene.
La maggior parte dei vicini erano macchine senzienti, del tutto autosufficienti. All'inizio del viaggio, una fondazione caritatevole per la ricerca di case e mezzi di sussistenza per gli schiavi meccanici liberati aveva affittato il viale. Ma di recente le specie organiche avevano cominciato a ritagliarsi i loro appartamenti nelle pareti, tra cui una coppia di Janusiani a valle e, a monte, una famiglia allargata di Harum-scarum.
L'umano era un solitario, ma non era affatto un eremita.
La vera solitudine era l'astuzia più semplice. C'erano miliardi di passeggeri a bordo, ma la grande massa della nave era piena di luoghi vuoti e grandi grotte, mari di acqua, ammoniaca o metano, nonché serbatoi delle dimensioni di una luna pieni di idrogeno liquido. La maggior parte dei luoghi erano vuoti. Regioni selvagge erano ovunque, a buon mercato e invitanti. In effetti, un breve viaggio in capsomobile poteva portare l'uomo in uno qualsiasi dei sei posti selvaggi –