La falce di Crono
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Anteprima del libro
La falce di Crono - Lario Sinigaglia
tragedia
Capitolo primo
CONTINUO E DISCONTINUO.
IL SUBSTRATO DEI FENOMENI
Fenomeni inaccessibili
Tutto ciò che definiamo fenomeno
consiste in una differenza da qualcos’altro, che è il suo substrato.
Per esempio: normalmente sono detti freddi
gli oggetti che hanno una temperatura inferiore a quella del corpo. Quelli che hanno una temperatura superiore sono detti caldi
.
Ma è possibile avere piedi freddi
o fronte bruciante
.
O fronte gelida
e magari piedi caldi
.
È possibile anche avvertire soggettivamente
calda una parte del corpo che, al nostro stesso tocco, appare oggettivamente
fredda (si provi a nuotare in acqua fredda).
Qual è dunque la temperatura del corpo?
In questa indagine il termometro non è di grande aiuto.
Si può concludere che la temperatura del corpo, che è il campione di misura di ogni altra, è quella che non si percepisce. È un fenomeno per sua natura inaccessibile. Quindi il substrato del fenomeno caldofreddo
, cioè la temperatura del corpo, non è un fenomeno.
Anche il suono del silenzio
e un fenomeno inaccessibile, come lo sono tutti i fenomeni che sono al di sotto della soglia di percezione.
Fenomeni accessibili non percepiti
Che senso ha dire che un fenomeno fosse percepibile anche se, di fatto, non è stato percepito?
Ha tanto senso quanto ipotizzare l’esistenza di un universo parallelo al nostro, nel quale si sia manifestato almeno un fenomeno, che nel nostro non si è manifestato.
Eppure di enti come questi si parla continuamente.
È evidente che noi percepiamo, all’interno dell’insieme dei fenomeni percepibili, solo quelli degni di nota. Questa asserzione sembra viziosa, dal momento che i fenomeni degni di nota appaiono essere prescelti dall’insieme dei fenomeni percepiti.
Eppure occorre che vi sia stata una scelta, che ha condotto alla percezione, prima di quest’ultima ed ulteriore scelta.
Se vogliamo evitare di postulare una coscienza a monte della nostra, per esempio un angelo custode, che porga alla nostra attenzione i fenomeni degni di nota, occorre ripiegare su un automatismo funzionale, che conduce alla nostra attenzione i fenomeni diversi dal normale
(per esempio: suoni, odori, comportamenti diversi dal consueto).
Ciò detto, quella situazione di normalità, che ci consente di pensare ad altro, è straordinariamente elusiva e dipende dalle circostanze e dal soggetto coinvolto. Il quale assolutamente non la conosce e non può descriverla.
Può descrivere invece ciò che normale non è.
La normalità
può ben essere diversa tra l’ottusa cozza ed il sensibile poeta, ma per entrambi esiste e da ciascuno non viene rilevata. Pertanto esiste un ente, lo stato di normalità, che esiste in quanto non viene percepito. Quanto a dire: esiste se, e solo se, non esiste.
Qual è il fenomeno che ci desta dal sonno? Esso esiste in tanto, in quanto non esistono quelli che non ci destano. Ed anche la cozza, nella sua semplicità, rileva ciò che per essa è rilevante e che forse lascia nel sonno il poeta.
Ricordo e dimenticanza
Il ricordo è un fenomeno speciale, accessibile ad un solo soggetto. Basta una breve indagine per verificare che non esistono ricordi davvero condivisi tra due soggetti, a meno che non vi sia stato tra di essi un processo transattivo, che conduca al ricordo condiviso. Quello che unisce le famiglie e le altre più vaste comunità. Anche questo fenomeno ha il suo substrato, che è l’oceano della dimenticanza. E mentre i ricordi sono tutti diversi, le dimenticanze sono tutte uguali.
Così come non abbiamo scelto di non percepire ciò che avremmo potuto percepire, ma non abbiamo percepito (se pure ha senso un tale modo di dire), così non abbiamo scelto di dimenticare ciò che abbiamo dimenticato. Infatti nulla si ricorda così bene, come ciò che si vorrebbe dimenticare.
Altro, non noi, decide che cosa si possa dimenticare ed è da ritenere che ciò che si dimentica non sia importante. Oppure non sia più importante.
Se poi, in seguito, risulterà che si è dimenticata una cosa importante, sarà facile rendersi conto che la cosa era importante, eventualmente, per altri. O per un altro, quale noi stessi siamo diventati, forse a causa di quella stessa dimenticanza. In breve: le cose importanti non si dimenticano, a meno che il dimenticare non sia patologico.
Ancora una volta si affaccia il paradosso: alcune delle cose che dimentichiamo, intanto le dimentichiamo, in quanto le conosciamo. Certamente qualcuno ci ha insegnato a guidare una motocicletta. Ma il guidarla, effettivamente, richiede che l’insegnamento diventi natura. Chi pilota una moto non pensa a cosa si debba fare, anzi lo dimentica, esattamente come fa quando cammina.
Questo fatto ci suggerisce che tutto ciò, di cui disponiamo per innatismo, proprio per questa via è stato dimenticato. Non occorre ricordare di non mangiare ciò che ha odore ripugnante.
Ideazione e sogno
Anche l’ideazione è un fenomeno speciale, che si vorrebbe strettamente individuale.
Ma in realtà la nascita dell’idea, una rappresentazione di qualsiasi natura, immagine o concetto, non può essere direttamente provocata. Sebbene ci si possa disporre nella situazione spirituale e materiale che ne favorisca la nascita.
Una situazione di disponibilità, anche perché le idee sono signori esigenti, che è difficile scacciare dopo che si sono insediati.
Sicchè le nuove idee sembrano spettare a chi nulla fa per averle, salvo acquietarsi e svalutare le proprie. Ancora una volta non le idee esistenti paiono essere il substrato delle nuove, bensì un vuoto d’idee, che ha aspetti inquietanti e perciò vi si rifugge. Con la conseguenza che coloro, di cui si dice che non hanno idee, ne hanno, al contrario, anche troppe.
Non l’ignoranza bensì l’onniscienza è d’ostacolo all’ideazione.
In questa ottica il sogno è l’ideazione principale. Riesce infatti solo in quell’abbandono totale che è il sonno più profondo. HAL 9000, il computer omicida protagonista di Odissea nello spazio, mentre la sua memoria viene disinserita, si chiede: Sognerò?
Il che significa: sarò libero da me?
Uno spazio vuoto comune
Fenomeni non percepibili, fenomeni percepibili ma non percepiti, dimenticanza, vuoto d’idee hanno, contro l’apparenza, qualcosa in comune.
Essi hanno il requisito della continuità perché non hanno parti distinguibili.
Ma non sono enti unitari, in quanto non hanno confini percepibili o contorno di alcun genere.
In un certo senso si può dire che ricevono confine dai fenomeni. Ma questi ultimi, sebbene si mostrino, non hanno un confine preciso e pertanto paiono inadatti a tracciare alcun confine.
Infatti quando comincia la notte? Dove finisce la pianura ed inizia la montagna?
Esiste un fenomeno corrispondente al concetto di cane? Sembra, quanto meno, difficilmente circoscrivibile. Ma il legislatore, che istituisce l’imposta sul possesso dei cani, agisce riferendosi ad un concetto che gli sembra chiaro, sebbene, concretamente applicato, catturerebbe forse lupi, sciacalli e persino esotici cani marsupiali.
Qual è mai l’estensione del fenomeno cane concreto
? Lo spazio da cui lo si vede? Quello da cui lo si annusa o quello in cui lo si sente abbaiare? Da distanza sufficientemente grande il fenomeno cane concreto
si trasforma nel fenomeno cane o gatto
. E poi nel