Parodi e il banchiere
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Anteprima del libro
Parodi e il banchiere - Umberto Ferrari Leuzzi
Umberto Ferrari Leuzzi
Parodi e il banchiere
Prima Edizione Ebook 2015 © Damster Edizioni, Modena
ISBN: 9788868101770
Grafica copertina su licenza PhotoDollarClub.com
elaborazione Damster
Damster Edizioni
Via Galeno, 90 - 41126 Modena
http://www.damster.it e-mail: damster@damster.it
Ferrari Leuzzi Umberto
PARODI E IL BANCHIERE
Romanzo
INDICE
CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
Catalogo Damster
CAPITOLO 1
Per chi non lo sapesse Chiavari è una ridente cittadina ligure che si affaccia sul golfo del Tigullio.
Chiassaiola e un po’ caotica d’estate quando frotte di turisti affollano la spiaggia o i portici del centro; pigra e sonnacchiosa a partire dall’autunno quando finalmente i residenti possono riappropriarsene.
Parodi non amava l’estate: troppo caldo e soprattutto troppa confusione per chi, come lui, abitava di fronte al lungomare.
Preferiva settembre e ottobre; le giornate erano ancora calde ma non afose e alzandosi, come faceva di solito di buon’ora, poteva vedere il sorgere del sole.
La passeggiata a quell’ora era pressoché deserta e lui con Brick arrivava passo passo sino al baretto del porticciolo.
Quel posto non solo gli piaceva perché di buon mattino poteva parlare con i marinai che tornavano dalla pesca ma perché quasi sempre c’era la focaccia come piaceva a lui. Bella morbida, con tanti buchetti rotondi pieni di olio di oliva e con i grani di sale grosso che scrocchiavano sotto i denti.
Quella mattina di lunedì, un giorno che odiava, era stato particolarmente fortunato; non solo aveva trovato anche la focaccia di salvia ma Baciccia, un vecchio pescatore dal volto incartapecorito e cotto dal sole gli aveva offerto due branzini pescati poche ore prima al largo di Portofino.
Ci volle del bello e del buono per convincerlo a farsi pagare ma dopo una trattativa estenuante ci riuscì e col cartoccio di pesci sotto braccio si avviò verso casa.
Il mercoledì invece andava al mercato in piazza grande. Gli piaceva enormemente passeggiare tra i banchi dei venditori ambulanti, assaporare i profumi delle verdure e della frutta, ascoltare il chiacchiericcio dei venditori.
Guardava le donnette che facevano la spesa contrattando sul prezzo. Tutte con l’immancabile sporta di tela o di paglia come usava una volta quando non c’erano i sacchetti di plastica. E allora gli veniva in mente sua madre. Poi, con un ombra di malinconia sul volto, se non era troppo tardi andava al bar di Bepi.
Si sedeva accanto al muro per farsi accarezzare dal tepore che il muro illuminato dal sole riverberava dolcemente e dando un’occhiata al giornale si beveva un caffè.
«Deli sono io. Guarda cosa ti ho portato» disse posando i pesci sul tavolo della cucina.
«Bravo. Vuoi fare colazione o ti sei già rimpinzato al baretto?»
«Non esagerare; ho mangiato solo un po di focaccia e poi il Brick ne ha voluto un bel pezzo.»
La donna lo guardò con aria dubbiosa.
«Me li faresti stasera alla provenzale?»
«Certo Parodi ma ora vai in ufficio; sono quasi le nove» e dandogli un bacio sulla guancia uscì dalla stanza.
«Bacigalupo buongiorno.»
«Commissario l’hanno cercata due volte.»
«Chi?»
«Il Presidente del Banco di Chiavari ; ha detto che si tratta di una questione urgentissima.»
«Vado nel mio ufficio; me lo chiami per favore.»
«Subito.»
Squillò il telefono.
«Commissario buongiorno; sono il Dottor Paolo Rebora. Ho bisogno di vederla per una questione estremamente delicata e della massima urgenza.»
«D’accordo. Posso essere da lei nel pomeriggio diciamo verso le 15.»
«Benissimo. L’aspetto; a dopo allora e arrivederci.»
«Arrivederci.»
Il Banco di Chiavari, fondato nel 1870 da un gruppo di intraprendenti chiavaresi era l’orgoglio della città così come lo erano le varie ditte artigiane che fabbricavano le famose sedie chiavarine esportate in tutto il mondo sin dal 1800.
Qualche minuto prima delle 15 Parodi entrò nell’atrio della banca e si avvicinò ad un usciere che stazionava accanto alla porta.
«Sono il Commissario Parodi; ho un appuntamento col Dottor Paolo Rebora.»
«L’accompagno subito da lui; la prego mi segua.»
L’uomo lo precedette lungo un corridoio e si arrestò davanti alla porta di un piccolo ascensore. Entrarono nella cabina e dopo qualche istante arrivarono al terzo piano dell’edificio.
Un uomo di una sessantina di anni grassoccio e col volto paffuto e roseo come quello di un bambino gli si fece incontro afferrandogli le mani. Scrutò Parodi dalla testa ai piedi; era sicuro che aveva indovinato persino quanti centesimi aveva in tasca.
«Commissario grazie per essere venuto; venga che andiamo nel mio ufficio.»
Si sedette ad una enorme scrivania di mogano mentre Parodi si accomodò su una poltroncina.
L’uomo era visibilmente scosso e in preda all’agitazione.
«Non so da dove cominciare; è una catastrofe.»
«Dall’inizio?» suggerì Parodi.
L’uomo sospirò profondamente e con voce tremula cominciò:
«Come lei certo saprà la nostra banca sta organizzando per la prima settimana di febbraio una mostra numismatica relativa alla monete delle antiche repubbliche marinare: Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. È un avvenimento molto importante che non solo migliorerà l’immagine del nostro istituto ma contribuirà in senso sostanziale all’economia della città. Arriveranno numismatici, collezionisti e appassionati un po’ da tutte le parti e il commercio locale ne trarrà indubbi benefici. Questa mattina abbiamo ricevuto da Ragusa, tramite un corriere speciale, alcuni cofanetti di monete.»
«Ragusa?»
«Sì. Mi scusi ho dimenticato di dirle che alla mostra parteciperanno anche Ancona e Ragusa.»
«Sono sceso immediatamente nel sotterraneo per metterle nel secondo caveau dove custodiamo la nostra riserva di denaro e le monete ricevute sino ad ora.»
«A che ora?» chiese Parodi
«Mi lasci pensare. Il corriere è arrivato alle 8,30 quindi saranno state quasi le 9. Ho aperto il primo caveau…»
«Il primo caveau?»
«Sì, Commissario. Per accedere al secondo bisogna necessariamente passare dal primo dove teniamo il contante che ci serve quotidianamente per le nostre normali operazioni; circa 600.000 euro. Ho visto subito che i vari cassetti ove vengono riposte le banconote e le monete erano aperti. Erano tutti vuoti tranne quelli delle monete.»
Prese fiato e proseguì agitando nervosamente le mani.
«Ho aperto il secondo caveau; era completamente vuoto. Spariti tutti gli astucci di monete antiche e la nostra riserva di denaro.»
«E prima di ieri pomeriggio quando è stata l’ultima volta che lei è andato nei caveau?»
«Tre giorni