Chi ha rubato Pecos Bill?
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Info su questo ebook
Anche il protagonista di questo romanzo, il commissario della polizia fluviale sul Tevere, Omar (anagramma di Roma) Martini, è figlio loro. Ma qui esce dalla penna del solo Fiori, che ci offre un personaggio tipicamente romano, titolare di un commissariato scalcagnato e dimenticato sull’isola Tiberina e che ci trascina in una avventura che ha per protagonista niente meno che Pecos Bill, non quello della leggenda, ma il cowboy in sella a un cavallo bianco e che per arma usa solo il lazo, ormai oggetto di ricco antiquariato.
Un collezionista ha di questo mitico fumetto tutti i preziosissimi fascicoli che gli vengono rubati. Al commissario Omar Martini, figura anch’essa degna di un Jacovitti, il compito di ritrovare l’intera collezione. Avventure e risate caratterizzano questo singolare Giallo Oltre.
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Anteprima del libro
Chi ha rubato Pecos Bill? - Giuseppe Fiori
Tutti i diritti riservati
Copyright ©2020 Oltre S.r.l.
www.oltre.it
ISBN 9791280075093
Titolo originale dell’opera:
Chi ha rubato Pecos Bill?
di Giuseppe Fiori
Marchio editoriale OLTRE EDIZIONI
Collana *Gialli*
SOMMARIO
Collana
Autore
Dedica
Presentazione
Sabato
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Giuseppe Fiori
Giuseppe Fiori, ha diviso la sua attività amministrativa al Ministero dell’Istruzione (da ultimo come direttore generale del personale della scuola) con quella di narratore e saggista su tematiche amministrative ed educative, l’opera più recente è Scuola in frammenti (Anicia 2020) . Ha scritto libri per bambini e ragazzi: La leggenda dell'Acanpesce (Le Monnier 2002) da cui è stato tratto, per il teatro, Il mostro gentile nel 2015, Celestino e Ribò (Manni 2003), Frittelle d'acqua (Manni 2006), I sogni di re straccione (Laterza 2006), Phantomas (Manni 2010) e Il bambino a cui succedono cose impossibili (ilmiolibro.it 2012).
E' anche autore in coppia con Luigi Calcerano di romanzi e racconti polizieschi, tra i quali le prime storie del commissariato di polizia fluviale poi raccolte in Uomo di vetro uomo di piombo (Valore Scuola, 2002), della Guida alla lettura di Agatha Christie (Oscar Mondadori 1990), del saggio Teoria e pratica del giallo (Edizioni Conoscenza 2009) e di due storie apocrife di Sherlock Holmes: S.H. a Roma e Due pistole per un regicidio (Delos).
Le sue ultime opere edite da Manni sono: La conversazione sparita (2013), la raccolta di racconti Il cocomero a primavera 2015), La memoria spezzata (2017) e Il pasticciaccio del commissario Martini (2019).
nella stessa collana
I Gialli Oltre
(diretta da Diego Zandel)
1. John Harvey, Anestesia letale, 2018
2. Antonio Perria, Incidente sul lavoro, 2018
3. Paolo Tagliaferri, Io mi chiamo Miguel Enríquez, 2019
4. Franco Enna, Tempo di massacro, 2019
5. Luisa Rosa, Sara è scomparsa, 2019
6. Alessandro Varaldo, La gatta persiana, 2019
7. Adriano Petta, Fuga dall’Apocalisse, 2019
8. Ugo Moretti, Doppia morte al Governo Vecchio, 2019
9. Biagio Proietti, Il dio del male, 2019
10. Enrico Luceri, Il vizio del diavolo, 2020
11. Massimo Carloni – Antonio Perria, Il caso Degortes, 2020
12. Diego Zandel, Crociera pericolosa, 2020
13. Giuseppe Fiori, Chi ha rubato Pecos Bill?, 2020
14. Ivo Scanner, L’ultimo ebreo, 2020
In ricordo del professor Pierpaolo Rampazzi
un uomo mite e arrabbiato
PRESENTAZIONE
Poche parole per presentare ai lettori che non lo conoscono già, Omar Martini commissario di polizia fluviale all’Isola Tiberina di Roma, protagonista di questa storia.
In precedenza le sue indagini erano state oggetto di altre quattro storie poliziesche – L’uomo di vetro, L’innocenza del serpente, L’ultimo racconto, Un detective tra le spie – raccontate dal sottoscritto e dall’amico coautore Luigi Calcerano e raccolte nel volume Uomo di vetro, uomo di piombo (Valorescuola, Roma 2002).
A cinquant’anni o giù di lì Martini sente il bisogno di fare una pausa, di interrompere il suo affannoso operare e il dominio che aveva continuamente esercitato su se stesso, di prendersi una sorta di anno sabbatico mentale, coerente con l’incarico tranquillo e isolato che le sue vicende professionali gli hanno destinato.
Questa condizione soggettiva e oggettiva, allo stesso tempo, è l’ideale per tessere la trama di una soft-crime novel in cui l’azione investigativa è diretta non tanto a scoprire il colpevole quanto a fare in modo che nessuno si faccia male.
Un giallo senza cadaveri, dunque, ma con alcuni furti compiuti per diverse ragioni perché, come spiega Martini i motivi dei furti sono tanti quanti i colori dell’arcobaleno
e in uno o più di essi si nasconde il ladro che è in noi.
Se poi debbo azzardare una previsione, direi che l’esile Commissariato di polizia fluviale – a rischio di soppressione da una finanziaria all’altra – adagiato sull’Isola Tiberina e separato da Trastevere da un solo antico ponte, non chiuderà certo bottega con questa storia… dopotutto l’anno sabbatico mentale di Omar Martini è appena iniziato e già si affaccia un altro intrigo, ne Il pasticciaccio del commissario Martini.
L’autore
SABATO
Ai tempi dell’antica Roma il Tevere gelava…
Dove aveva letto quelle parole? E perché gli erano rimaste nella memoria?
Il commissario Martini, sbadigliò e guardò fuori dalla finestra del suo ufficio al primo piano del palazzo sull’Isola Tiberina proprio di fronte a ponte Fabricio, davanti alla Sinagoga.
Il freddo mordeva quella mattina in città e mancava poco che nevicasse… ma Roma è fatta così, manca sempre poco per qualcosa… In tutta la sua vita aveva visto solo un paio di volte Roma sotto la neve e mai comunque era durata il tempo sufficiente per godersela da vari punti di osservazione. Così, pochi giorni prima era andato, per curiosità, al Museo di Roma in Trastevere a vedere l’acquerello di Ettore Roesler Franz che tristemente raffigurava, alla fine dell’Ottocento, l’Isola Tiberina sotto un manto bianco.
«La stufa a sabbia non riscalda» urlò verso la porta spalancata. Una guardia si precipitò. «È solo saltata la corrente, dottore, ci abbiamo tutte le stufe e i computer accesi.»
«E allora spegnete i computer» ordinò laconico, fregandosi le mani con forza.
Omar Martini distese sulla scrivania il Messaggero
alle pagine della cronaca nera e sbadigliò ancora, tra poco avrebbe preso un altro caffè.
Eccolo di nuovo lì, sulla sua Isola al centro di Roma, relegato in un torpore a cui non aveva voluto sfuggire; commissario da sempre, aveva traversato i venti e più anni di carriera con alterne vicende.
Si era perfino imbattuto in indagini importanti, ma, al Ministero degli Interni, non era amato. Nelle stanze dove si gettavano le sorti qualcuno lo aveva bollato per sempre: È troppo coerente con le sue contraddizioni!
E gli avevano affidato la responsabilità del Commissariato di polizia fluviale, con un raggio d’azione limitato a reati minori, comprendente l’Isola e le zone limitrofe e il tratto cittadino del Tevere. In alcuni punti del fiume il reato maggiormente perpetrato era il furto di ghiaia, mentre i ben più gravi delitti di sversamento di sostanze nocive dei processi lavorativi di tipo industriale ed agricolo venivano compiuti fuori Roma e vedevano, quindi, l’intervento del Corpo Forestale dello Stato. Lui si limitava a informare, a segnalare… insomma a passare le carte.
Voltò pagina, l’isolamento forzato, dopotutto, non gli dispiaceva, sentiva che gli avrebbe giovato, avrebbe accumulato energie, come un gatto sul tetto di una macchina parcheggiata al sole, d’inverno.
«Dottore ’sta mattina come lo prende: nero e amaro o macchiato e dolce?»
«Come ieri mattina, Almarati, come ieri mattina.»
«Macchiato e amaro? Lo stiamo facendo anche per un cliente» lo informò il brigadiere.
Martini chiuse meccanicamente il giornale. «Vi ho detto cento volte che non dovete chiamare clienti, i cittadini che si rivolgono a noi per una denuncia.»
«Sono pochi e vanno incoraggiati, per questo li chiamiamo così, è pure in linea con la privatizzazione dei servizi pubblici.»
Martini sorrise sornione, aprì il cassetto centrale, guardò il vecchio pacchetto di Super senza filtro e si rassicurò: sì, desiderava ancora fumare prima del caffè, anche se aveva smesso ormai da dieci anni.
Richiuse il cassetto. «Chi c’è di là?»
«Uno che gli hanno rubato Pecos Bill.»
Il commissario si alzò. «Fammelo nero e amaro, con un caso di questo genere per le mani bisogna essere ben svegli e lucidi.»
Almarati fece una smorfia. «Un caso è un caso: a questo poveraccio gli hanno rubato la raccolta completa dei Pecos Bill e, per di più, lui è del mestiere.»
«Commercia in fumetti?»
Il brigadiere si avvicinò e poi a voce bassa gli confidò «Li scrive, è uno sceneggiatore di fumetti, ma mi ha detto che, in qualche occasione, li disegna pure».
«E noi» fece Martini interessato «oltre ad offrirgli il caffè, che altro facciamo per lui?».
«Prima che lei, dottore, facesse spegnere i computer per scaldarsi, stavamo anche assumendo la sua denuncia.»
Il commissario incassò il colpo, andò verso un mobile schedario ed aprì il primo cassetto in alto. Guardò il rasoio elettrico e lo richiuse, si passò la mano sul mento non rasato. «E chi la sta prendendo la denuncia per questo caso?»
«Il maresciallo Giustoleo, in persona… ma aveva appena iniziato, se lei vuole…»
Almarati s’interruppe, già altre volte aveva cercato di coinvolgere il suo commissario in indagini routiniere, ma Martini era riuscito sempre a schivare, eppure era un investigatore di prim’ordine e all’istinto della caccia non si può mettere una sordina.
Forse era deluso di stare su quell’isola in un commissariato di polizia fluviale, in mezzo a