Come le margherite
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Questo libro parla di un viaggio durato anni, di una lotta contro l’instabilità che ha permesso a una ragazza di guardare dentro se stessa e riuscire a vedersi donna, padrona dell’equilibrio raggiunto.
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Anteprima del libro
Come le margherite - Giorgia Rossi
La cura
"Perché sei un essere speciale
Ed io, avrò cura di te"
(La Cura - Franco Battiato)
Se dovessi scegliere un termine per descrivere la mia vita, affermerei, senza alcun dubbio, che è, ed è sempre stata ciclica
, esattamente come l’andatura delle patologie che l’hanno caratterizzata e scandita negli ultimi dieci anni. Oggi, a ventisei anni, mi ritrovo in una condizione mentale, fisica e sociale, che non avrei mai pensato di poter raggiungere. Oggi mi sento, finalmente, fiera di aver raggiunto degli obiettivi, di aver trovato i mezzi e le strategie, grazie all’aiuto di chi in maniera professionale e chi, tramite l’amore e la cura, mi ha aiutato ad imparare a fronteggiare la moltitudine di catastrofi che ho causato e che a volte, invece, mi sono precipitate addosso. Se ho deciso di iniziare questo viaggio è perché credo fortemente nell’idea che la condivisione di vissuti particolari possa essere di aiuto e fonte di motivazione ad iniziare un trattamento di cura per tutti quelli che si ritrovano a vivere particolari situazioni di disagio, sia esso mentale e/o fisico.
"Ti solleverò dai dolori dagli sbalzi d’umore
Dalle ossessioni delle tue manie"
(La Cura - Franco Battiato)
Pillole
"Associo Roma a cose brutte ma non posso andarmene,
ho demoni e il volto distrutto e non so liberarmene"
(Ariete)
Dovendo scegliere, inizierei col parlare di un episodio che ha cambiato totalmente la mia esistenza, facendomi scoprire con gioia e con altrettanto estremo dolore aspetti di me, della mia intimità, del mio modo di fronteggiare ed elaborare gli eventi traumatici, e soprattutto la mia reazione contro un evento improvviso ed imprevedibile: la morte.
Sai, forse sto scrivendo grazie a te, una volta mi consigliasti di farlo, ricordi? Ti feci leggere quella bozza ancora oggi salvata con il nome Una vita quasi perfetta
, e mi guardasti dicendo: Ci possiamo fare un film, ma solo se ti occupi della parte psicologica
; poi sei andato via e non ci siamo nemmeno detti ciao, come quando, di fretta e con ansia, facevi attenzione mentre giravi la chiave nella serratura e ti assicuravi che nessun vicino mi avrebbe vista uscire da casa tua. Però non ti importava quando sognavi con quegli occhi un po’ lucidi e mi dicevi che dovevamo andare a ballare in quel locale, quello lì, di cui non ti sei mai ricordato il nome, o di quando volevi andare in barca e io ti ricordavo che noi due ufficialmente
non esistevamo e che non si poteva. Non ho potuto dirti ciao come ogni volta che scendevo dal taxi e c’eri tu ad aspettarmi; perché figuriamoci se non eri anche un gentiluomo. Ci penso spesso, anzi, tutti i giorni, eppure non ti ho mai sognato; prima accadeva sempre. Da quando te ne sei andato all’improvviso, in un giorno che avremmo dovuto tra l’altro passare insieme, nei miei sogni non sei più tornato. Ho pensato che, forse, sei arrabbiato, perché il giorno del funerale ero lontana, ma sai bene perché non ho potuto esserci. Verrò a trovarti, a breve; magari poi tornerai anche nei miei sogni a farmi compagnia e a raccontarmi di tutte le tue ansie e paranoie che dicevi solo io riuscivo a curare, perché ero leggera e sapevo ascoltare. E tu ascoltavi me, ci fidavamo, l’uno dell’altro, perché a pelle, da quella sera di inizio dicembre 2017, non abbiamo più smesso di volerci bene. Per quattro anni sei stato, a modo tuo, un punto fermo. Ovunque ti trovassi rendevi tutto possibile. Ricordo quando una notte, verso le tre del mattino, mi chiamasti. Non so cosa avessi preso, ma eri confuso, agitato, accelerato, parlavi velocemente e dicevi che avevi bisogno di vedermi ma che eri lontano per il set, che dovevo salire e raggiungerti. Una settimana prima di morire mi cercasti in piena crisi di astinenza per avere un posto dove farti, sebbene non lo dicessi direttamente. Conoscevo bene i tuoi vizi, quelli che per qualche anno sono stati anche i miei, quelli che mi stavano lacerando, quelli che sì, abbiamo condiviso. Il problema è che nessuno dei due aveva mai pensato che potessero ucciderci, nel senso letterale del termine. Quando te ne sei andato hai portato via anche un pezzo di me, una parte fondamentale che solo poi, ho capito, non tornerà più; hai portato via la mia spensieratezza dei 20 anni, quella fatta di alcool, droga e sesso, impulsività, ricerca costante di sensazioni e stimoli, quelli che rappresentano tutti i sintomi di un disturbo di personalità definito come disturbo Borderline, caratterizzato da estrema impulsività, sbalzi umorali, comportamenti autolesivi,