La costituzione in un angolo
Di Stefano Magi
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L’attuale Costituzione non è da buttar via tutta, ma da fortificare nella sua gran parte, proprio per evitare il ripetersi della sua mancata applicazione.
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Anteprima del libro
La costituzione in un angolo - Stefano Magi
Magi
INTRODUZIONE
Ho cominciato ad occuparmi di politica relativamente tardi. E ad impegnarmi ancora più tardi. E proprio quest’interessamento mi ha generato la consapevolezza dell’accantonamento coatto dell’attuale Costituzione, ovvero della sua mancata applicazione nelle sue parti essenziali utili alla realizzazione della democrazia.
Tale convinzione mi è stata a più riprese confermata da personalità illustri e meno, come per esempio l’attuale segretario del Partito Socialista, nonché promotore di una raccolta di firme per l’istituzione di una nuova assemblea costituente, che ho contribuito a diffondere, ma di cui si sono perse le tracce.
Nessuno però ha cercato di analizzare articolo per articolo la Costituzione, verificandone la loro applicazione nella vita reale.
Questo libro tenta quindi di sopperire a tale vuoto e di proporre alcune idee di base utili per una nuova assemblea costituente che parta dall’attuale carta costituzionale, rafforzandone alcuni aspetti ed eliminandone altri non più attuali.
PRINCIPI FONDAMENTALI
Art. 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Si parla di Repubblica democratica la cui sovranità appartiene al popolo, una ripetizione forse necessaria a sottolineare che il potere del popolo ha comunque un limite dettato dalla Costituzione, e quindi dal popolo medesimo.
Quando però si stabilisce che è fondata sul lavoro, si può facilmente contestare oggi quest’affermazione, con i dati ISTAT rilevati molto ballerini, quand’anche poco attendibili, che rivelano un tasso di disoccupazione sostanzialmente inaccettabile (coadiuvato da una fetta crescente di popolazione che rinuncia a cercare lavoro), con la precarizzazione del lavoro, senza garanzie per il futuro dei lavoratori, con il lavoro nero, che spesso in molte zone del sud del paese sono appena un gradino sopra la schiavitù.
Ergo, se queste sono le fondamenta, è chiaro che l’edificio non regge.
In più, tornando al potere del popolo limitato dalla Costituzione, si può rilevare che tale limitazione diviene ogni giorno più estesa grazie alla promulgazione di sempre nuove leggi che, per esempio, nel tentativo di arginare l’evasione fiscale che in Italia è a livelli insostenibili, limitano la libertà d’intrapresa: si assiste ad una catena per cui si promulga una legge per impedire di evaderne una precedente, poi si scopre che si riesce ad evadere anche questa, quindi se ne promulga un’altra senza per questo abolire tutte le precedenti.
Con il risultato che, l’interpretazione della legge, diventa di esclusiva competenza degli avvocati, senza che un semplice cittadino possa capirne significati e regole, grazie al groviglio così creato. E chi promulga queste leggi? Il popolo? I suoi rappresentanti? Sì, ma oggi non certo perché eletti direttamente dal popolo, ma nominati dalle segreterie di partito, e quindi non di diretta emanazione del popolo.
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Quali sono questi diritti inviolabili? Per diritti fondamentali si intendono in genere tutti quelli legati alla natura dell'uomo, come il diritto alla vita, all'integrità fisica, la libertà di pensiero, la libertà di professare liberamente la propria religione qualunque essa sia, la libertà di riunirsi e di associarsi senza danneggiare gli altri, ecc.. Non vengono qui elencati singolarmente poiché sono in gran quantità e l’elenco, non essendo specifico, è soggetto ad estensione qualora se ne presenti l’opportunità. Tali medesimi diritti vengono riconosciuti sia singolarmente che ad organizzazioni ed associazioni di qualsivoglia tipologia (partiti, scuole, sindacati, famiglie, uffici, fabbriche, ecc.), senza distinzione tra cittadini italiani e non.
Bene, ed i Centri d’Identificazione? Ed il reato di clandestinità? Sono conformi a quest’articolo? Oppure vengono limitati nella libertà di poter accedere al nostro paese quando perseguitati nel proprio, piuttosto che relegati in vere e proprie carceri per periodi di tempo troppo lunghi per garantirne l’integrità fisica? Dov’è la solidarietà sociale?
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
La dichiarazione dei diritti dell’uomo, a cui l’articolo si ispira, recita che "Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione."
E’ evidente che rimane ancora inapplicato nella parte che dovrebbe tutelare gli omosessuali (non sono malati come ancora qualcuno cerca di farci credere), i quali non sono a tutt’oggi in grado di sposarsi civilmente né di stabilire un qualche legame che ne tuteli reversibilità ed ereditarietà dei beni posseduti, come avviene invece per gli etero-sessuali.
Vogliamo poi discutere dell’insegnamento della materia religione nelle scuole, dove l’insegnante è di nomina riservata del Vaticano, seppur pagato con soldi pubblici? Quale pari dignità hanno gli alunni se il loro insegnante è per forza di cose rappresentante di una sola confessione religiosa? Quale mentalità critica possono sviluppare? E’ pur vero che la religione cattolica è, volenti o nolenti, parte integrante della nostra cultura da secoli; ciò non toglie che, in una società multi-etnica come ci troviamo oggi, diventa di sicuro una discriminazione.
Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità