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Una vita per caso
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Una vita per caso
E-book107 pagine1 ora

Una vita per caso

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Info su questo ebook

Narrata da un cane, un pastore tedesco, realmente vissuto accanto al protagonista, che accompagna il lettore lungo la scoperta e la comprensione della Verità, questa storia ha come vero protagonista un sentimento che affonda le sua radici in un mondo lontano di cui si è persa memoria. La sensibilità e l'intelligenza del cane sono il giusto mezzo per filtrare le dolorose vicende dell'animo umano e giungere alla Verità e, forse, a Dio. Per dimostrare che i cani sono i nostri veri Angeli Custodi!! P.G.
LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2014
ISBN9788891155931
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    Una vita per caso - Patrizia Giglia

    andata

    -Da quanto siamo qui? Quanto tempo dovrà ancora trascorrere?

    -Tempo? Come posso risponderti? Io non conosco il concetto di tempo, ma tu che ne parli sai già cos’è: hai raggiunto la giusta evoluzione e dunque sei pronto per andare.

    -Si, sono pronto. Lo sono perchè so cos’è il tempo, so cos’è il freddo, so che esistono le stagioni e che laggiù niente è eterno; sono pronto perchè ho conoscenza della temporaneità, di ciò ch’è terreno, e tutto questo mi affascina. Posso affrontare l’esperienza che ho scelto di fare perchè so a cosa vado incontro, ma sarò veramente pronto soltanto se anche tu lo sarai.

    -Perchè parli in siffatto modo? Sai bene che non spetta a noi decidere: solo l’Unità può! Tu hai scelto di andare, ti sei preparato ed ormai sei quasi parte del mondo terreno, non puoi più ribellarti!

    -So che laggiù esiste qualcosa di cui gli esseri umani non possono fare a meno: l’amore, gli affetti. Tra i miei affetti dovrai esserci anche tu. Io scendo solo se anche tu scenderai.

    -Tu sei un ribelle ed io ti amo per questo, in te c’è quello che manca in me: ecco che noi due ci completiamo. Ma tutto questo accade quassù, potrà essere lo stesso laggiù? Vorrei scendere anch’io, ma ho paura e non so se l’Unità mi concederà di nascere insieme a te. Ho molto timore di un mondo che conosco poco.

    -Continuare a vivere lontano da te: è inconcepibile per me! Non importa cosa troveremo, non importa cosa saremo o quale sarà il nostro sesso: saremo amici, amanti o fratelli, ma ci sarà sempre un legame tra noi, come quassù anche laggiù.

    -E’ confortante sentirti parlare ed ascoltare la tua certezza. La mia paura si stempera nel tuo entusiasmo per l’ignoto che ci attende. Dove andiamo? Quel mondo laggiù varrà la sofferenza di lasciare ciò che abbiamo adesso? Siamo ansiosi di scoprire qualcosa che conosciamo molto poco, andiamo col rischio di pentirci e di provare rimpianto. Quassù, per noi il tempo non esiste, ma sappiamo che laggiù è fondamentale: tutto è subordinato al tempo. Noi non sappiamo come si aspetta, ma se andremo lo sapremo e forse ci struggeremo nell’attesa di ritornare. Adesso siamo liberi e lo siamo anche di non andare, se non siamo pronti.

    -Sai che, se non scenderemo, dovremo ricominciare, dovremo prepararci ancora, poichè il tempo laggiù è inesorabile: i genitori che avremmo avuto invecchierebbero, ne avremmo degli altri ed il mondo non sarebbe più quello che abbiamo imparato a conoscere durante l’Attesa. Sai bene quanto siano travolgenti e mutevoli gli eventi terreni.

    -Lo so ed è questa una delle cause della mia paura. Durante l’Attesa ho imparato che laggiù anche la più piccola gioia costa sofferenza...

    -L’ho imparato anch’io, ma voglio conoscere e l’unico modo è oltrepassare la Grande Soglia. Voglio sapere anche a costo di soffrire... Ma cos’è veramente la Sofferenza?

    -Io conosco il dolore che provo adesso a causa di questa mia incapacità di affrontare e sconfiggere la paura per la materia che mi imprigionerà, ma non so com’è la sofferenza che provano i corpi. E se fosse più grande e penosa di quella che sentiamo noi quassù? Come posso saperlo? L’unica certezza è che un giorno, forse anche lo stesso giorno che avremo oltrepassato la Grande Soglia, torneremo qui. Ed allora che senso avrà avuto arrivare fin laggiù?

    -La paura ti regala il dubbio, ma sai bene che tutto ha un senso e che nulla è affidato al caso, anche se a noi ora sfugge la ragione di questo viaggio. Possiamo solo accettare tutto questo, ma dalle tue parole traspare l’insicurezza che mi fa comprendere la tua paura. Tu non sei ancora pronto, allora perchè aspetti qui, di fronte alla Grande Soglia?

    - Perchè voglio stare con te e spero che possiamo riuscire a scendere insieme e rimanere l’uno accanto all’altro, ed allora la mia paura sarà meno grande. Ho timore di non riuscire ad amare il mondo sconosciuto che ci aspetta. Rimpiangeremo la nostra libertà, questa leggerezza: laggiù esiste l’ansia, l’angoscia, la nostalgia, qualcosa che adesso ci è difficile comprendere, ma rimpiangeremo questo nostro essere. La materia ci imprigionerà e sentiremo di aver perduto qualcosa. Cosa? Allora non lo sapremo, non ricorderemo, perchè il corpo ce lo impedirà, e tutto questo ci farà soffrire: guarderemo il cielo, di notte, ed avremo delle reminiscenze, ci renderemo conto che, in realtà, noi siamo liberi eterni immateriali. Sentiremo il vento; sai cos’è il vento? Penetrerà dentro ciò che sarà il nostro corpo, lo attraverserà, arriverà fino a noi e ci chiederemo dov’è l’amore, tutto l’amore che avremo lasciato quassù! E’ questo che vuoi? E’ di questa sofferenza che vuoi sapere?

    -Noi ci compensiamo perchè l’uno ha ciò che l’altro non ha: tu hai la capacità di conoscere anche ciò che non sai, possiedi ciò che sulla Terra chiamano intelligenza, intuito; io, invece, per conoscere e sapere devo vivere l’esperienza. Non riuscirai a convincermi: non m’importa di sperimentare anche la sofferenza, io voglio sapere e conoscere... Ora non posso più tirarmi indietro, anche se tu deciderai di non venire con me: ormai sono destinato ad unirmi a quel corpicino che presto lascerà il corpo di sua madre. Come vedi anche la nostra libertà ha dei limiti!

    -Eppure sei stato libero di decidere se oltrepassare la Grande Soglia, come io sono libero di seguirti o di restare.

    -So che laggiù saremo ancor più liberi...

    -Dimentichi che il corpo ci costringerà a fare ciò che mai avremmo voluto fare! Saremo capaci anche di uccidere! Sai cosa vuol dire: impedire ad uno di noi di fare la sua esperienza. E’ qualcosa che, molto a lungo, non ci consentirà di essere così come adesso siamo!

    -Lo dico con dolore: non scegliere di venire con me, non sei pronto ad affrontare la nuova vita ed io temo per te, che veramente tu possa soffrire.

    -Io verrò con te: nessuna sofferenza è paragonabile a quella che potrei provare lontano da te... Ascolta! Che succede? Ci fanno cenno di avvicinarci alla Grande Soglia: il momento è arrivato! Tocca a noi...

    -Aspetta: come faremo a riconoscerci attraverso il corpo?

    -Avremo il cuore, comandato dal cervello che, a sua volta, sarà strettamente collegato all’anima! Sarà proprio il cuore che ci permetterà di riconoscerci!

    -Avvicinati, altrimenti non ce la farai ad oltrepassare la Grande Soglia! Vieni, stai vicino a me. No, non voglio andar solo!

    -No! Aspettate! Non chiudete! Ci sono anch’io! Io sono pronto! Ma che succede? Perchè nessuno mi ascolta? Io non posso lasciarlo solo! E’ debole, fragile, ha bisogno di una guida ed io ho bisogno di lui! Ecco: adesso so cos’è la sofferenza, ed anche lui la conosce già, così presto! Dovevamo affrontare quest’esperienza insieme, dovevamo passare la vita insieme, ci saremmo trovati, ci saremmo riconosciuti. E’ colpa mia, della mia paura: come temevo, l’Unità ha deciso che non ero veramente pronto. Adesso saprò cos’è l’attesa, poichè dovrò aspettare di poter attraversare ancora la Grande Soglia. Ma laggiù esiste il tempo! E se a me toccasse di scendere quando lui sarà pronto per far ritorno? Io non posso rischiare di allontanarmi ancor più da lui, dunque aspetterò. Non sperimenterò la vita, lo aspetterò anche se lui, ormai dentro il corpo, non si ricorda più di me, poichè la materia attenua i ricordi e poi li cancella. Io resterò qui e lui soffrirà ancor più di quanto avrebbe sofferto se fossimo scesi insieme: sarà sempre alla ricerca di qualcosa, una strenua e vana ricerca, non potrà mai essere veramente felice. Che Dio lo aiuti!

    *******************************

    -Da quanto aspetto che torni? Adesso che ho conoscenza del tempo e della sofferenza capisco che sono due concetti concatenati:

    l’attesa procura il dolore. Ma lui soffrirà molto più di me che ho la certezza del suo ritorno. Lui non ricorda più questo mondo da cui è partito ed a cui deve fare ritorno, e ne avrà paura, come io ho avuto paura del suo mondo. Diceva che io ho il dono della conoscenza, ma da quando è andato via, inghiottito dalla Grande Soglia, faccio fatica a capire e discernere: non ho nessuno con cui scambiare i significati di parole sconosciute a noi che non abbiamo fatto l’esperienza della vita materiale. Vorrei raggiungerlo. Devo decidermi, fare una scelta, prepararmi: manca poco, ormai, alla prossima apertura della Grande Soglia. Riesco sempre a conoscere ciò che voglio sapere, dunque l’esperienza sulla Terra non m’importa, ma sperimenterò la

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