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Da cuore a cuore - L'amore come non l'avevi mai visto prima
Da cuore a cuore - L'amore come non l'avevi mai visto prima
Da cuore a cuore - L'amore come non l'avevi mai visto prima
E-book150 pagine2 ore

Da cuore a cuore - L'amore come non l'avevi mai visto prima

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Info su questo ebook

Una lettura dell'amore come mai prima d'ora era stata fatta, cogliendone gli aspetti più profondi e a tratti scabrosi, per incontrarne il senso e la magia di cui sa essere capace. Un libro per imparare a innamorarsi della vita e di sé stessi, costruendo relazioni importanti e durature.
LinguaItaliano
Data di uscita21 gen 2019
ISBN9788827867747
Da cuore a cuore - L'amore come non l'avevi mai visto prima

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    Anteprima del libro

    Da cuore a cuore - L'amore come non l'avevi mai visto prima - Francesco Attorre

    Indice

    Capitolo 1 - Perché ci innamoriamo?

    Capitolo 2 - Un gusto strano tra le gambe

    Capitolo 3 - Incredibili coincidenze

    Capitolo 4 - Quello giusto e quello sbagliato

    Capitolo 5 - Quale famiglia allora

    Capitolo 6 - I modi dell’amore

    Capitolo 7 - Poesia senza fine

    Capitolo finale - Essere malati, senza volerlo

    Biografia

    Credits

    Capitolo 1

    Perché ci innamoriamo?

    Quando di noi, di quello che siamo stati veramente, del dolore che nessuno potrebbe capire mai, della nostra indicibile solitudine, non resterà che il ricordo, un ricordo sbiadito dal tempo che sarà andato via inesorabile, mentre il corpo smetterà di sentire e di vibrare, l’emozione di ciò che avremo perso senza averlo mai vissuto soffierà lieve come avvolgente vento d’estate sul mondo che di noi si sarà già dimenticato.

    Avremmo potuto avere l’infinito, abbracciare Dio e la sua eternità, e invece non ci resterà nulla, se non uno struggente e timido rimpianto. L’inconsolabile nostalgia, quella di non aver sfidato veramente il destino, provando a dimostrargli che è davvero possibile essere felici, perché la vita è un gioco e a noi, lo sai, piace tanto giocare...

    Già, a noi piace da impazzire giocare e per questo non smetteremo mai di essere bambini. Perché a noi piace giocare!

    Ci piace immaginare la vita come un fantastico spettacolo di luci, di colori, di suoni. Peccato che invece tante volte ci troviamo ignari spettatori di uno squallore, di un’arida performance degna delle peggiori bettole e non dei teatri blasonati.

    C’est la vie, dicono a Parigi. Va beh...

    Ma a noi, diciamoci la verità, non piace mica essere spettatori, giusto?

    Perché guardare appena, seduti più o meno lontano, più o meno vicino, quando per una volta, almeno per una volta, possiamo essere veri protagonisti, possiamo essere noi la Star, il personaggio di spicco, il mito per cui vale la pena veramente pagare il biglietto?

    E allora si dia pure il via alla kermesse!

    Ladies and gentlemen di ogni dove e di ogni tempo venite pure avanti… numerosi mi raccomando… il sipario sta per alzarsi… affrettatevi su, altrimenti vi perdete i posti migliori!

    Siamo in scena.

    Il nostro momento è giunto.

    La nostra grande occasione, quella che aspettavamo da una vita, per essere finalmente felici.

    È arrivata.

    Ora è qui!

    Stiamo per sentire dentro cosa può provare persino Dio mentre si accorge di essere tremendamente importante.

    Eh sì, perché senza di Lui la vita non avrebbe senso, nulla avrebbe senso.

    Stiamo per esplorare l’amore, l’esperienza più maledetta che ci potesse capitare mai, la più balorda, la più devastante, la più riluttante delle abbuffate, la più fangosa delle lavate nell’acqua di sorgente inquinata dalle alghe eppure, allo stesso tempo, la più imperdibile, la più catartica delle abluzioni, la più fresca delle ventate nel caldo torrido d’estate, assai più mielata e delicata dello zucchero filato, immensamente più sublime di un’aurora madreperlata, davvero più preziosa di un diamante a ventiquattro carati, più sensuale di un brivido, semplicemente più di tutto.

    È inutile negarlo. Quando c’è ed è vero, unico e irripetibile, l’amore è quanto di più incomparabile ci sia. Neppure la vita stessa vale nulla a confronto, tant’è che se quello che sentiamo è vero, come vere sono le nostre mani, i nostri occhi, tutto quello che tocchiamo e vediamo e quindi non abbiamo deliri o allucinazioni, gli doniamo la vita intera, la nostra vita, e lo facciamo senza sconti. L’unico guaio è che, pur senza avere deliri o allucinazioni, crediamo fermamente e per un tempo incalcolabile che ciò che stiamo provando dentro è amore vero, puro.

    Perdiamo insieme ad esso l’unica occasione che abbiamo e sembra quasi che siamo felici di farlo.

    Quell’occasione è il nostro tempo del vivere che non si ripeterà mai più.

    Poi accade una cosa strana, tremenda, micidiale.

    A un certo punto, in un momento che avremmo voluto non arrivasse mai, ci rendiamo conto che era tutta un’incredibile illusione. Ci rendiamo conto che ci siamo lasciati prendere in castagna come autentici baccalà, che abbiamo sprecato davvero l’unico tempo che la vita ci ha dato vivendo qualcosa di talmente sciocco che neppure una gallina, considerata un animale idiota ma tutt’altro che stupida, avrebbe vissuto mai. Un’esperienza che, solo quando forse è davvero troppo tardi riusciamo a chiamare storia, per ricordarci quanto siamo stati imbecilli.

    La nostra storia.

    Una storia finita, da dimenticare.

    Purtroppo quella storia che nessuno vorrebbe sentirsi raccontare ci ha rubato dei momenti in cui sentivamo cose dentro che non sentiremo mai più uguali, perché in quegli istanti i nostri ormoni giocavano a far sesso tra loro trastullandosi con i nostri neurotrasmettitori, quelli, per intenderci, che se ne vanno in tilt quando il cervello entra in depressione o non connette più. Mentre si trastullano come delfini, gli ormoni si mescolano ai pensieri, alle esperienze che facevamo e alle fantasie che ci coloravano quegli stessi momenti. Erano loro che scandivano la quotidianità, erano loro che ci davano il ritmo con cui danzavamo sul palcoscenico del mondo.

    Era la nostra età. Potevamo sognare, perché il futuro lo disegnavamo attimo dopo attimo e lo bagnavamo di desiderio, di passione, di eros.

    Dannazione, che sfiga però, ora è tutto così diverso! Il peso di quella storia da niente, di quelle storie da niente, di quei corpi che abbiamo sentito dentro senza ascoltarli mai.

    Quelle emozioni libere e innocenti cadute dalle nuvole quando era forse ancora troppo presto, fa sì che nulla sia più la stessa cosa, neppure un altro amore.

    Neppure un nuovo amore.

    È davvero penoso quello che troppe volte la vita, quasi fosse insensibile, ci obbliga a vivere. Sa essere cattiva. Forse ce lo siamo meritati, ci diciamo. Per chi crede nella reincarnazione è lo scotto da pagare per qualche colpa vissuta in precedenza, per chi crede in alcune religioni è una prova da sostenere verso il nirvana.

    In realtà è una sconcertante coincidenza, tutt’altro che inevitabile. È qualcosa di profondamente prevedibile e noi siamo come topolini in gabbia.

    Perdiamo il tempo migliore della nostra vita inseguendo una cinica chimera e non ci accorgiamo che siamo come ipnotizzati da un comando impartitoci da qualcuno che non conosciamo ma che ci muove come burattini, costruendoci il destino.

    Questo qualcuno è il nostro inconscio. E noi non lo riconosciamo mai, neanche quando ci fa male da morire, neanche quando ci sevizia i sentimenti, neanche quando ci sbeffeggia miseramente davanti alle nostre debolezze.

    Eppure è lui che ci fa recitare senza che ce ne rendiamo conto il nostro copione per tutto il tempo della nostra vita. È lui che ci fa imparare le emozioni. È lui che ci fa innamorare. È lui che ci fa soffrire. È lui che ci fa ammalare e poi morire. Sicuramente ci sarà capitato, non tante ma tantissime volte, di arrossire davanti ad una frase detta da qualcuno, o di diventare verdi dalla rabbia, o paonazzi per la paura. Noi non lo volevamo ma è accaduto da sé.

    Ecco, questo sé è l’inconscio. È quella parte di noi che ci fa fare tutto quello che non vogliamo.

    Quegli strani mal di pancia improvvisi quando da piccoli dovevamo andare a scuola e non volevamo proprio essere interrogati, o quando da grandi dobbiamo fare qualcosa di importante e temiamo di non farcela, i mille sintomi che ci fanno correre di dottore in dottore, di ospedale in ospedale, quella fiammella meravigliosa che si accende proprio al centro del petto e che somiglia così tanto alla fiammella che mantiene in alto una mongolfiera, perché è in alto che immaginiamo di volare, liberi e leggeri tra le nuvole, quando siamo veramente innamorati.

    Tutto questo e molto, molto altro, lo fa per noi l’inconscio. Si svela in silenzio mentre dormiamo, regalandoci i sogni.

    In quegli istanti ci sentiamo bambini eterni e per una volta possiamo dolcemente affrescare le pareti grigie della realtà con i pastelli della fantasia, assai più colorati, più vivi, più veri, più meravigliosi.

    L’inconscio è la nostra anima, la nostra culla, la nostra tomba, la nostra verità. Non saremo mai veramente felici se lo negheremo, se sceglieremo facendo a meno di lui.

    Non importa per quale traguardo, per quale legge, per quale cultura, per quale morale. Non importa per fare piacere a chi o a cosa.

    Se sceglieremo facendo a meno di lui ci negheremo purtroppo per sempre la felicità, quella vera e autentica.

    Sta a noi.

    Non abbiamo che una possibilità, una sola, per sentire dentro cosa vuol dire essere liberi e felici.

    Non abbiamo che una sola possibilità per fare della nostra vita il paradiso.

    Perché vivere l’inferno quando possiamo andare oltre, ma così oltre, da sfiorare la pelle sensuale dell’universo e sentirne i brividi?

    Non c’è nulla di più bello della felicità e non è vero che non esiste.

    Esiste eccome invece e, come disse sul palcoscenico di Sanremo l’incomparabile Roberto Benigni, deve costare poco perché se è cara non è di buona qualità. Hanno fatto di tutto gli infelici per disegnarla come qualcosa di impossibile, di utopistico, di assurdo.

    I frustrati, i falliti, i rassegnati, i perdenti, hanno inventato la mediocrità perché tutti quanti potessimo essere come loro, perché tutti quanti potessimo smetterla una buona volta di illuderci, tanto poi alla fine avremmo fatto la loro fine.

    Ma chi se ne frega?

    Chi se ne frega se poi alla fine un’illusione finisce per morire? Perché noi per caso viviamo per sempre su questa terra? Le emozioni che sentiamo dentro, attimo dopo attimo, vivranno la loro vibrazione per sempre? Non mi sembra, se penso che c’è un viale di cipressi come unica certezza per tutto quello che c’è di umano.

    Che veniamo al mondo noi, proprio noi, non lo possiamo sapere prima di nascere.

    Eh già, perché tra miliardi e miliardi di spermatozoi che schizzano via impazziti uno solo, appena uno, riuscirà a rompere la zona pellucida che riveste l’ovulo e proverà a fecondarlo.

    Chissà a quale maschera carnevalesca quello spermatozoo e quell’ovulo daranno vita nella commedia tragica della vita: a me, a te, a un barbone, a una prostituta, a un papa, a un criminale, a un politico, a una lavandaia, a un barista, a un tranquillo impiegato di banca, a una mamma, a uno psicopatico, a un transessuale. Chissà…

    Eppure, se c’è una certezza, straordinariamente inconfutabile, è che prima o poi tutti, indistintamente, saremo avvolti dal frassino e totalmente impotenti quando insetti onnivori, lombrichi, vermiciattoli schifosi e putridi, si divertiranno ad accarezzare la pelle sensuale e la carne di noi, già, sempre quei famosi noi.

    Facendoci diventare nostro malgrado loro nutrimento, cibo, concime.

    Che tristezza!

    E allora, perché mai addossarci tutti i maledetti problemi del mondo quando abbiamo la possibilità e la libertà di fare esperienza di un brivido vero, autentico, puro?

    Ben inteso: quel brivido non è detto che sia esclusivamente sessuale.

    Eh sì, perché magari ci può venire malauguratamente in mente che fare sesso sfrenato è evidentemente la via maestra alla felicità del momento. In effetti, se ci pensiamo, il sesso ha un pochino la funzione di liberarci la mente da tutto, facendoci provare un orgasmo che in quella sequenza di istanti, seppure brevissimi, ci fa sentire un piacere incredibile, a

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