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L'antica libreria delle erbe
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L'antica libreria delle erbe
E-book135 pagine2 ore

L'antica libreria delle erbe

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Info su questo ebook

Libro di racconti di vario genere - 5 racconti intitolati a 5 mestieri.
LinguaItaliano
Data di uscita2 ago 2013
ISBN9788868553647
L'antica libreria delle erbe

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    Anteprima del libro

    L'antica libreria delle erbe - Furio Travagli

    PESCATORI

    Prefazione

    L’Antica Libreria delle Erbe esiste veramente, a Genova, in piazza delle Erbe, nel pieno della città antica; ora è diventato un locale di aperitivi.

    Mio padre mi ci portava da piccolo e ricordo che rovistava e sfogliava tra quei libri vecchi a lungo o perlomeno per tutto il tempo che glielo lasciavo fare, prima di fare i capricci: ma non ricordo ne avesse mai comprato uno. Adorava i libri, ma gli interessavano molto di più le note a matita scritte tra le righe e sui bordi. D’altro canto mio padre era un tipo strano: mi portava spesso alla partita del Genoa, ma non entravamo mai nello stadio. Aspettavamo fuori che uscissero i tifosi, e lui li interrogava su come fosse andata. Poi, il giovedì, a settimana calcistica ormai finita, pubblicava un articolo di opinione sulla partita sul Corriere Mercantile, molto seguito.

    Ci ho messo molto tempo a capire che non gli interessavano i fatti e le cose ma le persone e le loro tracce.

    Cinque racconti delocalizzati, messi in ordine di lunghezza; cinque storie, cinque protagonisti, che hanno aperto le finestre di casa loro per farci vedere come andava a finire la loro vita. Grazie.

    I FIORAI

    Quando Lele Sasso si sveglio si trovò trasformato in un enorme gladiolo.

    Lele mentre apriva gli occhi rideva già a questa frase semi-sognata in questa mattina luminosa di primavera, ed al primo movimento bruscamente si fece male schiacciando le costole sul libro che aveva letto la sera prima.

    - Kafka, chi? - Pensò e risorrise.

    Che libro stupido gli aveva dato da leggere Giulia la moglie, la sera prima. E Giulia era già scesa e stava preparando colazione e stava vestendosi.

    Era proprio quel libraccio quello che gli era capitato nel corso di una delle solite riunioni di famiglia, con Elena la cognata intellettuale e quel cretino di Enrico che era il suo compagno (o marito? Non l’aveva mai capito, dato che, ogni volta che lo domandava a Giulia, gli pareva di ricevere sempre risposte diverse).

    Comunque si era parlato di questo Signor K per tutta la sera, e alla fine, dato che Lele non aveva letto mai nulla di lui come del resto di quasi tutti gli altri, si era fatto coinvolgere a leggere un suo libro che fosse però facile e breve, che fu consegnato con un sorrisino da Elena a Giulia e da lei rigirato a lui con un sospiro. Ma si era addormentato alla seconda pagina, dopo però aver letto quattro volte la prima.

    Due minuti ed era già schizzato in cucina al piano di sotto, ma Giulia aveva sempre i tempi giusti ed era già uscita.

    Si prese così il caffè tiepidino e si chiese ancora come mai le cose erano cosi cambiate rispetto ai primi tempi di matrimonio, quando si mangiava sempre assieme. Ma non aveva avuto da tempo abbastanza risposte, ed allora una volta lo chiese ad Elena, che lo guardo stupita dicendogli - Ma non devi preoccuparti di queste cose, Giulia è libera di fare quello che vuole, come te -

    E Lele trovò la risposta soddisfacente: anche lui infatti era libero di fare quello che voleva: ovvero sempre le stesse cose che gli dicevano di fare.

    Tra le quali cose, la prima della giornata era quella di andare a prendere il furgone posteggiato ai mercati, caricare dal magazzino sotto casa i cesti di fiori, guidare sino al negozio che era proprio li davanti e aprire la saracinesca, cioè i soliti lavori da uomini, e di rientrare dalla porticina laterale, dove entrava Giulia, sempre per prima e sempre da sola.

    A far tutto gli ci voleva solo una ventina di minuti, ma Giulia, che era già lì, gli appariva fresca e sempre come appena arrivata: Lele ne apprezzava la freschezza e lo sguardo rilassato; poi si accendeva una sigaretta e si godeva il traffico per la strada.

    A quarantadue anni era un bell’uomo, ma da giovane effettivamente aveva spopolato. Giulia qualche volta aveva accennato ad atti di gelosia quando lui parlava interi dieciminuti con le passanti del più e del meno e anche di altro, strappando sorrisi e gridolini inspiegabilmente a volte esagerati, ma che si mescolavano agli acuti e gli stridii del traffico del crocevia.

    Giulia però era discreta e solo dopo un pò si presentava con un bel mazzo da fiori, spesso anche da poco, che a dire il vero veniva immediatamente acquistato, talvolta con la promessa di ripassare fra qualche giorno dato che la signora cliente avrebbe trovato i girasole piuttosto che le viole.

    Lele i fiori li comprava, li trasportava, li caricava e scaricava ma li toccava raramente: Giulia era attentissima che non si occupasse della vendita e dell’incasso: una bella fatica risparmiata.

    E lui si sentiva a sua volta fiero di essere il responsabile del negozio, cioè di chi aveva le chiavi e sapeva dove erano tutte le cose che servivano e che Giulia non mancava di chiedergli ogni giorno: sempre le stesse e tutte nello stesso ordine. Come dalle sette alle otto di sera di stare solo mentre lei andava a fare le ultime commissioni della giornata, quelle che erano veramente importanti, anche perché quelle semplicemente necessarie come acquistare al supermercato, erano già state fatte da lui intorno al mezzogiorno.

    Le ultime commissioni di Giulia erano senza dubbio molto importanti, e più volte Lele aveva cercato di farle lui, ma non era mai stato possibile perché Giulia ci teneva quasi con gelosia: - Vuoi andare tu a prendere l’ultimo libro di Frieaks? Dovrebbe essere arrivato dal libraio Piero. Ma sta attento che sia la versione bilingue di Capelli, non quella in lingua originale -

    Lele quindi rinunciava sempre: gli sarebbe troppo dispiaciuto fare guai a qualcosa che Giulia amava troppo: i libri e le librerie, e gli amici che stavano lì dentro, dato che lei ne parlava spesso a tavola, e tra quello che faceva Piero e quello che diceva Franco, passava in fretta la cena e si accendeva la tv.

    Lele stava finendo la sigaretta quando dalla finestra dei coniugi Carli dirimpetto al negozio, usci a razzo un ferro da stiro a vapore, con tutto il filo e una camicia impigliata nella presa di corrente. Lele notò queste cose immediatamente, anche perche i tre oggetti (- No, erano due - fece persino a tempo a pensare), volarono interminabilmente fino a colpire il palo della luce lato opposto alla strada e crollare sui vasi zincati dei gladioli che emisero come gemito un rumore ferrigno di carabattole abbattute a sassate.

    Un silenzio di qualche secondo calò in strada, molte persone si fermarono, molte altre spensero i motori delle macchine per capire meglio quello che stata accadendo, e i pochi che non se ne stavano accorgendo, venivano redarguiti come ragazzini molesti.

    Poi un pianto dirotto scrosciò tristemente per strada e un uomo in canottiera, livido, si affacciò, disse scusate e chiuse lentamente le finestre, quasi fossero un tabernacolo di una messa funebre.

    Tutti rimasero quattro secondi immobili, tutti si scambiarono un’occhiata come un segno di pace e poi tutti contemporaneamente ripresero le loro faccende: tutti meno Giulia, che ancora prima che i vasi cadessero, si era mossa per tirarli su.

    Lele restò immobile ancora dieci secondi oltre gli altri e poi si girò verso Giulia: ma i vasi erano già al loro posto e Giulia gli passò veloce da un fianco sparendo nel negozio.

    Lele si sentiva emozionato: quello che era successo gli scatenava un senso di dolore e di curiosità, ma aveva pudore a mostrarlo a Giulia, perché già altre volte era capitato che, dopo aver assistito a queste situazioni dove marito e moglie litigano, poi lei gli sfuggiva o gli tagliava corto, come per non dare importanza all’accaduto. Ma Lele non poteva fare a meno di emozionarsi e rientrò con lei in negozio; nella penombra lei lo guardava e lui le vide come asciugarsi gli occhi.

    Lele si commosse.

    - E’ vero che col tempo il cuore diventa più tenero, anche tu ti cominci ad emozionarti - Pensò.

    - Bene - E se ne andò a fumare un’altra sigaretta.

    Quella sera si fiondarono in casa Elena e Enrico, carichi come molle: loro abitavano proprio due piani sotto ai Carli e avevano tante cose da dire a Giulia, come al solito, quando succedeva qualcosa nella zona.

    Lele definiva fieramente Giulia e Elena sorellissime, perche emanavano la stessa gaiezza da tutti i loro pori fratelli quando si incontravano a parlare delle loro cose: gli piaceva capitare di sorpresa in casa quando loro erano assieme, per vedere le loro facce arrossire quando le scopriva che parlavano di lui e zittivano improvvisamente ridacchiando. Questo gli scaldava proprio il cuore.

    La cena si sarebbe potuta intitolare la cena dei Carli, perche lì vennero dette tutte le cose segrete e non dei due, a partire dalle origini sino alla causa del litigio (uno dei tanti, scrollò la testa Enrico), che questa volta era il tradimento di lei. Lele corresse ad alta voce

    - Tradimento presunto, spero -

    E tutti gli altri all’unisono:

    - Certamente -.

    La cena pesante e l’alcool facevano poi spostare la discussione dal fatto alle opinioni, dove Elena si scatenava con la sua affascinante parlantina: Lele seguiva e non seguiva quello che lei diceva, specialmente quando Enrico proponeva una versione differente, subito dopo la quale veniva regolarmente tacitato. Enrico allora chinava la testa per qualche secondo, per poi rialzarla con una espressione da studentello stregato dal seno della professoressa, e si metteva in coda.

    Lele in realtà non si interessava alla discussione in sè, ma ai fatti concreti che venivano alla luce (o sapientemente svelati) alla fine della serata, quando le reti venivano finalmente issate e si poteva dare un’occhiata al pesce pescato; allora si capiva chi, come, dove e quando era avvenuto il fatto, con finale di risate liberatorie, alla quale anche lui partecipava, ma porca miseria, quella sera Giulia, chissà come, spostò inavvertitamente il centrino sopra la credenza e cadde a terra il vaso di mamma.

    Ma no! Cosa hai fatto!, scusa Elena, e adesso? proviamo a riaggiustarlo?

    - Ci penso io - Disse Lele, e raccolse tutti i pezzi sino a sotto il divano, li mise in un vassoio e si allontanò in camera dove aveva gli attrezzi e la colla. Ci lavorò fino a tardi e quando tornò in sala, erano tutti spariti; Giulia era già in bagno.

    A letto Lele le chiese - Come è finita tra i Carli?-

    Giulia dovette rispondere: - Male, penso, perche lei probabilmente non lo ha tradito, ma lui non ne ha ancora trovato le prove del contrario -

    - Ma… l’amore? - Mugolò Lele. Giulia lo prese per una mano.

    - Quello tra di loro c’e sempre, e comunque speriamo che le cose si mettano a posto -

    - Elena cosa dice? -

    - Lo sai come è fatta: per lei tutti possono fare quello che vogliono, senza dare spiegazioni, e non ci

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