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E-book265 pagine3 ore

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Info su questo ebook

Dalla Spagna il romanzo bestseller sul potere terapeutico dei libri

Silvia ha quasi quarant’anni, vive e lavora a Parigi e ha una relazione difficile con Alain, un uomo sposato che da mesi le racconta di essere sul punto di lasciare la moglie. Dopo tante promesse, sembra che lui si sia finalmente deciso, ma la fatidica sera in cui dovrebbe trasferirsi da lei, le cose non vanno come previsto. E Silvia, in una spirale di dolore e umiliazione, decide di farla finita con quell’uomo falso e ingannatore e di riprendere in mano la sua vita. Alain però non si dà per vinto, e Silvia non è abbastanza forte da rimanere indifferente alle avances dell’uomo che ama... Dopo giorni e notti di disperazione, viene convinta dalla sua migliore amica a fare visita a un bizzarro terapeuta, il signor O’Flahertie, che sembra sia capace di curare le persone con la letteratura. Grazie ad autori come Oscar Wilde, Italo Calvino, Gustave Flaubert, Mary Shelley, e al potere delle loro storie, Silvia comincia a riflettere su chi sia realmente, su quali siano i suoi desideri più profondi e su cosa invece dovrebbe eliminare dalla sua vita...

«Per guarire dai mali del cuore la letteratura è un farmaco potentissimo.»

«Una bellissima storia sul potere dei libri, sulla loro capacità di curare, nella cornice di una città magica, Parigi, in cui le emozioni brillano più delle stelle.»

«Il mistero dell’amore e la magia della letteratura riuniti in una storia che mi ha stregato fin dalla prima pagina e non mi ha più lasciata.»
Sofía Rhei
Nata a Madrid nel 1978, è una scrittrice, poetessa e traduttrice. Laureatasi in Belle Arti, è autrice di alcune serie per bambini e romanzi per ragazzi pubblicati con lo pseudonimo di Cornelius Krippa. Aspettami fino all'ultima pagina è il suo esordio nella narrativa per adulti.
LinguaItaliano
Data di uscita23 giu 2017
ISBN9788822712455
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    Anteprima del libro

    Aspettami fino all'ultima pagina - Sofía Rhei

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    1708

    Titolo originale: Espérame en la última página

    Copyright © 2017, Sofía Rhei

    © 2017, Penguin Random House Grupo Editorial, S.A.U.

    Traduzione dallo spagnolo di Tessa Bernardi

    Prima edizione ebook: agosto 2017

    © 2017 Newton Compton editori s.r.l.

    Roma, Casella postale 6214

    ISBN 978-88-227-1245-5

    Realizzazione a cura di The Bookmakers Studio editoriale, Roma

    www.newtoncompton.com

    Sofía Rhei

    Aspettami fino all’ultima pagina

    Newton Compton editori

    Indice

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Capitolo 27

    Capitolo 28

    Capitolo 29

    Capitolo 30

    Capitolo 31

    Capitolo 32

    Capitolo 33

    Capitolo 34

    Capitolo 35

    Capitolo 36

    Capitolo 37

    Capitolo 38

    Capitolo 39

    Capitolo 40

    Capitolo 41

    Capitolo 42

    Capitolo 43

    Capitolo 44

    Capitolo 45

    Capitolo 46

    Capitolo 47

    Capitolo 48

    Capitolo 49

    Devo questo romanzo al cuore d’oro

    di Elena Martínez Blanco.

    E anche ad Alain. Non sei male come nel libro,

    ma ti ho amato come se tu lo fossi.

    1

    J’attendrai…

    lucienne delyle

    Ci sono tanti modi di vincere alla lotteria. Uno dei migliori è innamorarsi ed essere ricambiati.

    Silvia passava l’aspirapolvere e spolverava nello stesso momento, portando a termine il prossimo compito della lista. L’obiettivo era lasciare il suo appartamentino talmente pulito e accogliente, con un’aria talmente confortevole e domestica, che chiunque ci mettesse piede non avrebbe potuto fare a meno di trattenersi. Doveva trasformare quei cinquanta metri quadri nella trappola perfetta.

    Si lanciò un’occhiata attorno, fiera di sé. Qualche anno prima, quando aveva acquistato la piccola mansarda, sapeva che avrebbe potuto tramutarla in un posto meraviglioso, ma averla proprio come aveva sognato le era costato parecchio tempo e denaro in ristrutturazioni e mobili. Le pareti erano pitturate con una delicata tonalità di verde, mentre le superfici a vista, gli armadi, le porte e il tavolo erano di legno lucido, con una mano di cera color nocciola che lasciava però visibili le venature. L’ambiente era presidiato da un enorme specchio che sembrava moltiplicare le dimensioni del salottino.

    Silvia contemplò la propria immagine, con un fazzoletto legato attorno alla testa per non sporcarsi i capelli, e la sorprese scoprire quanto apparisse stanca. Sorrise per vedersi più bella.

    Quando il telefono squillò, trasalì. Era Isabel, la sua migliore amica. Erano inseparabili da ormai sette anni e, da quando vivevano entrambe a Parigi, erano diventate ancora più unite. Oltre a vedersi con frequenza, si chiamavano quasi tutti i giorni.

    «Senti, ora non posso parlare», le disse. «Mi hai presa in un momento incasinato. È che… oggi arriva Alain. Viene a vivere qui da me».

    L’amica si chiuse in un silenzio a cui non mancava una certa punta di rimprovero.

    «Sicura che sia ciò che desideri?», domandò alla fine.

    «Sì», rispose Silvia dopo un breve attimo di incertezza. «L’ho sempre desiderato».

    «Non te l’aveva già detto altre volte che avrebbe lasciato l’italiana?».

    Silvia si prese qualche istante di pausa.

    «Sì, è vero. Ma stavolta non farà marcia indietro, me l’ha promesso. Dice di essere stanco degli sbalzi d’umore di Giulia, della sua gelosia. Secondo lui, è come un’adolescente che non ha mai superato l’età dello sviluppo».

    «Questo non gli ha impedito di stare con lei per un sacco di anni. Magari stava aspettando che maturasse», commentò Isabel con sarcasmo.

    Silvia ignorò la battuta.

    «Be’, conosci tutti quei luoghi comuni sulle italiane del meridione, sul fatto che siano umorali e possessive, e in questo caso sembrano calzare a pennello. Al confronto, io sono l’emblema dell’equilibrio e del buonsenso. O almeno questo è quello che dice Alain ogni volta che salta fuori l’argomento».

    L’amica sospirò e le fece promettere che l’avrebbe richiamata presto. Silvia tornò a passare l’aspirapolvere con rinnovata energia. Si sentiva meglio dopo averlo raccontato a Isabel.

    Non le restava molto tempo. Era in ritardo perché il capo aveva aspettato l’ultimo minuto per affidarle alcuni incarichi urgenti. Erano già le sette di sera e, dalle nove in poi, Alain sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro. Prima di allora, lei stessa e la casa avrebbero dovuto essere il ritratto vivente del benessere, dell’allegria, di ciò che è sano e giusto.

    Mentre svuotava mezzo armadio e infilava i vestiti estivi negli scatoloni da riporre nello sgabuzzino, pensò a quanto fosse curioso il mondo. Erano tre anni che portava avanti una relazione con un uomo sposato e, ciononostante, aveva la sensazione di essere sempre stata la vera moglie di Alain. Oppure, quantomeno, la donna che sarebbe stato più logico e ragionevole che sposasse.

    Non conosceva Giulia, ma, da quello che le aveva raccontato lui, aveva proprio un caratteraccio, era incline a manifestare repentini cambiamenti d’umore e, oltretutto, era incredibilmente gelosa; aveva il carattere di un’adolescente che non era mai maturata. A detta di Alain, rammentò mentre strofinava con foga le piastrelle del bagno, Silvia gli regalava la serenità e la pace di cui aveva tanto bisogno, e che erano tanto difficili da trovare con l’imprevedibile Giulia. La sua sposa si comportava come un’amante, trascinandolo di locale in locale fino alle prime luci dell’alba, in cerca di una passione e di una spontaneità perdute da tempo, mentre l’amante gli faceva da psicologa, gli offriva notti pacifiche e cene fatte in casa, e guardava con lui le serie di fantascienza in televisione. Il mondo al contrario.

    In realtà, era probabile che non esistesse alcun mondo al dritto. La situazione di Silvia e Alain esulava senza alcun dubbio dagli stereotipi, ma forse non era poi tanto insolita o infrequente quanto poteva sembrare. Si cerca sempre il contrario di ciò che si possiede e, se si vive una storia tormentata e passionale, è logico che ci si rifugi nella calma domestica di una donna completamente diversa.

    Era finalmente arrivato il giorno in cui quella situazione sarebbe cambiata, recuperando il significato che le era venuto a mancare per tanto tempo. Alain le aveva promesso che avrebbe lasciato Giulia e che sarebbe andato a vivere con lei. Le aveva assicurato di essere stanco delle urla, del suo carattere imprevedibile, delle notti insonni a causa dei litigi infiammati. Aveva preparato il discorso esatto che avrebbe fatto a sua moglie. L’avrebbe aspettata con la valigia pronta, avrebbe messo le cose in chiaro e non le avrebbe permesso di fare una delle sue scenate.

    Dopodiché sarebbe arrivato a casa di Silvia e avrebbero finalmente potuto vivere il loro amore senza sensi di colpa, senza lo stress e l’amarezza del tempo contato, senza saltare giù dal letto ogni volta che suonava il cellulare. Avrebbero potuto passare mattinate intere ad accarezzarsi e baciarsi, senza l’ombra di una terza presenza, di un elemento di paura e d’allerta che contaminasse il loro amore.

    Passò lo spolverino, con rispetto e gratitudine, sugli scaffali pieni di libri che riempivano il corridoio e metà del salone, placidi compagni che in tante occasioni alleggerivano la sua solitudine e le risollevavano l’umore. Non sapeva se Alain avrebbe voluto portare con sé i propri libri, ma, se lo avesse fatto, avrebbe dovuto trovare loro un’altra collocazione. Non aveva intenzione di spostare neanche un singolo tomo dalla libreria in salotto.

    Alle otto e mezza, finì di sistemare la casa ed entrò nella doccia portando con sé il cellulare. Anche se aveva dato ad Alain una chiave dell’appartamento, con un portachiavi a forma di delfino (era il suo animale preferito; era convinto che i delfini fossero più intelligenti degli umani), non voleva che la chiamasse e non ricevesse risposta. Quel giorno, più che in qualsiasi altro, era importante che niente andasse storto, che lui sentisse che valeva la pena di fare il salto mortale che si accingeva a compiere, che lei era meritevole di fiducia e lo avrebbe sempre trattato con la tenerezza che tanto gli era mancata nella precedente relazione.

    Quando finì di fare la doccia, si diede gli ultimi ritocchi con le pinzette e si truccò alla svelta, con la destrezza concessa soltanto dalla pratica. Si guardò allo specchio e non poté fare a meno di ammettere che appariva raggiante. Lanciò un’occhiata al telefono: erano le nove in punto. Aveva portato a termine i compiti necessari alla perfezione, e con un tempismo impeccabile. Una dimostrazione in più a riprova della sua efficienza, qualità che la riempiva di orgoglio e che la faceva sentire ancora più desiderabile, più appropriata, più degna di essere amata.

    Calzò i tacchi che piacevano tanto al suo amante, che a partire da quel giorno sarebbe diventato il suo compagno. Certo, in genere le saltava addosso non appena aveva varcato la porta, e non si ricordavano di mangiare se non dopo un paio di assalti, ma Silvia preferiva avere già pronto qualcosa di buono e non dover ordinare, come suggeriva lui di tanto in tanto, una pizza a domicilio. D’altro canto, quella era un’occasione speciale: aveva comprato vol-au-vent con salmone marinato e fragole caramellate al liquore come dessert. Con un menu del genere e una bottiglia come quella che si stava raffreddando nel congelatore, niente poteva andare storto.

    Erano le undici meno un quarto quando Silvia cominciò ad ammettere di essere nervosa. Le sembrava strano che Alain non avesse chiamato né avesse scritto un messaggio per dirle che stava arrivando. Affinché il tempo passasse più in fretta, accese la televisione.

    Non permetterò che tu ti allontani. Ti ho già perduta una volta e ho vissuto il peggior periodo della mia vita. Non posso lasciare che accada di nuovo.

    Le cose non sono così semplici, Brad. Il mondo non può sempre piegarsi ai tuoi desideri.

    Non puoi sposarti con una persona che non ami!.

    Le parole non significano niente e neanche queste nozze significano chissà cosa. Non dovresti farne un dramma….

    Annoiata, Silvia cambiò canale, ma incappò in altre scene simili. L’amore meritava di essere raccontato solo quando era problematico, tormentato, impossibile. La felicità, le storie che andavano bene e ciò che aveva un futuro non interessavano a nessuno. Sorrise, pensando che era esattamente quanto l’aspettava con Alain: la monotonia, niente di interessante, la felicità di coppia. Si crogiolò in quella sensazione mentre guardava un documentario sui pesci fosforescenti delle profondità abissali, cercando di non preoccuparsi per quanto si stesse facendo tardi.

    Forse mettere fine alla relazione non si stava rivelando semplice quanto previsto. Magari gli stava servendo più tempo per farlo capire a Giulia. Tutto pareva indicare che una donna con un carattere tanto forte non si sarebbe rassegnata ad accettare una notizia del genere e avrebbe cercato lo scontro, avrebbe fatto una scenata e avrebbe tentato di manipolarlo affinché non se ne andasse in quel preciso istante ma il giorno successivo. Andava bene qualsiasi cosa pur di guadagnare tempo e giocarsi la carta del ricatto psicologico.

    Ebbe la tentazione di chiamarlo o di scrivergli, ma pensò che fosse più prudente evitare. Non sapeva in quale situazione potesse trovarsi. Magari un semplice messaggio avrebbe potuto diventare la causa scatenante di una nuova sfuriata di gelosia che avrebbe rimandato ulteriormente la sua partenza da casa.

    Non le piaceva ricorrere ai tranquillanti, ma il cuore palpitava fuori controllo. Aprì una capsula e fece cadere la polverina bianca sotto la lingua, come le aveva raccomandato il medico se desiderava che facesse rapidamente effetto.

    Alle undici e mezza, tornò a farsi la doccia e si truccò di nuovo, ripetendo ciascun gesto come se fosse un mantra. Pensò che sarebbe stato saggio mangiare un po’ di insalata, o almeno uno yogurt, ma in quel momento non c’era niente che le risultasse appetibile.

    A mezzanotte, si costrinse a sedersi davanti al televisore e fece partire uno dei suoi film preferiti, uno di quei classici che riuscivano sempre a risollevarle l’umore. Stavolta, però, non funzionò. Ogni volta che i protagonisti si baciavano, immaginava le labbra di Alain posate sulla bocca di Giulia, di quella donna senza volto che era senz’altro più bella e attraente di lei.

    La gelosia le strinse il corpo intero come un gigantesco pugno serrato. Rimase senza fiato. Erano pochissime le occasioni in cui aveva provato una tale sensazione, giacché Alain le aveva assicurato che lui e la moglie quasi non avevano rapporti sessuali ormai da anni. Era stato uno dei motivi principali per cui si era lanciato in un’avventura con lei, quando non aveva alcuna intenzione di trasformarla in qualcosa di più duraturo.

    Erano andati a letto insieme parecchie volte prima che Silvia scoprisse che era sposato. All’inizio non le era sembrato un problema serio, perché era convinta che quella storia fosse destinata a offrirle qualche notte di passione o poco più. Poi, però, avevano cominciato a scoprire di avere molte più cose in comune di quanto si aspettassero. Entrambi adoravano i romanzi di ogni genere e parlarne dopo averli letti, i giorni di pioggia, ridere a crepapelle per qualsiasi stupidaggine e i documentari sugli animali nei loro habitat naturali. Nessuno dei due sopportava fermarsi nei locali pieni di fumo o di rumore; preferivano restare a casa, nudi sotto il piumone, per farsi una bella chiacchierata con del buon gin.

    Il solo ricordo di tutti quei momenti passati insieme la calmò e la fece sorridere da orecchio a orecchio. Doveva fidarsi di lui. Alain le aveva giurato che avrebbe lasciato Giulia e che sarebbe andato a vivere con lei, e quella promessa era l’unica cosa che contava. Si buttò addosso una coperta, si distese sul divano e riempì d’aria i polmoni, nel tentativo di tranquillizzarsi. Alain era in crisi da tempo, afflitto dal senso di colpa e dall’incapacità di mettere fine alla relazione problematica con sua moglie. Conoscere Silvia lo aveva aiutato a ritrovare un equilibrio, ad avere fiducia in se stesso e a recuperare l’entusiasmo e la voglia di vivere. Glielo aveva ripetuto un sacco di volte.

    Per un attimo ebbe la tentazione di chiamare Isabel, di chiederle ancora una volta aiuto.

    Era talmente facile fare ricorso all’amica nei momenti difficili… Non importava quanti problemi avesse, non importava se la colpa era sua. Isabel non recriminava mai le sue decisioni sbagliate, non la rimproverava se spariva quando stava male, non aspettava ogni minimo pretesto per ripeterle: Te l’avevo detto. Se Silvia avesse avuto un’amica che le raccontava la metà delle storie disastrose che le uscivano dalla bocca, l’avrebbe mandata a quel paese, mentre Isabel aveva dimostrato una pazienza e un affetto incondizionati. Ciononostante, non era l’ora adatta per telefonarle. Isabel doveva crescere una figlia da sola e aveva bisogno di riposare.

    Cercò di immaginare come la vedesse l’amica… Sempre così disperata e dipendente, come se Alain fosse il suo ossigeno. Era una fortuna che Isabel la conoscesse da tanto tempo e sapesse che non si era sempre comportata in quel modo con gli uomini.

    Non andava orgogliosa della propria dipendenza e sottomissione ad Alain, e aveva spesso pensato di non voler essere quel genere di donna. Il suo atteggiamento arrivava a risultarle ripugnante, e l’impossibilità di cambiarlo le provocava un logorante senso di impotenza.

    Si domandava perché avesse concesso di esercitare tanto potere su di lei a un uomo che, evidentemente, non lo meritava. Forse perché non aveva avuto figli, perché sentiva la forte mancanza di una famiglia e pensava che la solitudine sarebbe aumentata a mano a mano che fosse invecchiata. Per certi versi, desiderava riversare su di lui tutto l’amore e la voglia di prendersi cura dei bambini che non avrebbe mai avuto.

    D’altro canto, c’era qualcosa che non aveva niente a che vedere con la maternità… Anche se non sapeva quanto potesse essere reale, o scientifico, c’era il vincolo chimico e fisico che la legava ad Alain, l’effetto sedante che le provocava il suo odore, lo stato di trance quasi ipnotica in cui entrava quando si baciavano, la persona che aveva scoperto di essere a letto solo grazie a lui, così libera e diversa da quella che era stata con qualunque altro amante… Per certi versi, l’idea che ciò che c’era tra loro obbedisse a leggi più ataviche di quelle della natura la ossessionava. A volte pensava che ci fosse un motivo biologico se non poteva fare a meno di tornare con Alain, una forza più antica e universale della logica o dell’orgoglio.

    Respirò a fondo, chiuse gli occhi, sorrise. Sperò che la pastiglia la facesse addormentare lentamente, come se la accarezzasse da dentro. Aveva letto da qualche parte che sforzarsi di incurvare gli angoli della bocca mandava in circolo nel sangue la stessa quantità di endorfine prodotte da un sorriso spontaneo. Silvia scivolò nel sonno sfoggiando sulle labbra il sorriso tirato della volontà.

    2

    Johnny, tu n’es pas un ange…

    édith piaf

    Sentì un rumore. Fu svegliata da qualcosa. Trasalendo, si avvicinò all’ingresso e aprì, ma fuori non c’era nessuno. Chiuse la porta e corse a prendere il cellulare. Erano le due del mattino. Nessuna chiamata persa, nessun messaggio. Sospirò, preoccupata. Forse era giunto il momento di azzardarsi a chiedergli cosa stava succedendo. E se ci fosse stato qualche imprevisto, oppure un incidente? Se Giulia avesse afferrato un coltello o una confezione di medicinali, minacciando di suicidarsi per trattenerlo a casa?

    La cosa più sensata era mantenere la calma. Per quanto le rodesse il fegato, doveva comportarsi come se fosse una notte come le altre, una delle tante in cui Alain aveva disdetto un appuntamento e lei si era dovuta dimostrare dolce e comprensiva.

    Raggiunse l’armadietto dei medicinali e riprese la confezione dei tranquillanti. Aveva bisogno di una mano affinché cuore e stomaco smettessero di sfarfallare. Rovesciò la polvere bianca sotto la lingua e si guardò allo specchio mentre la sentiva sciogliersi in bocca. Dopo averla presa così tante volte, quella sostanza la induceva subito a rilassarsi. Lo specchio le mostrò una

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